"L’opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così". Arthur Schopenhauer, "L'arte di ignorare il giudizio degli altri " Schopenhauer esamina le cause e gli effetti dell'opinione altrui sulla nostra felicità e ci offre dei consigli su come liberarcene. Molti di noi si preoccupano troppo di ciò che gli altri pensano nei nostri confronti. Questa preoccupazione ci rende infelici, insicuri, ansiosi. Ci fa dipendere dalla valutazione altrui che spesso è superficiale, ingiusta, invidiosa. Ci fa perdere di vista ciò che conta davvero: la nostra essenza, i nostri valori, i nostri obiettivi. Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, ci insegna che l'opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così. Perché? Perché siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di appartenere, di essere accettati, di essere amati. Ma questo non significa che dobbiamo sacrificare la nostra autenticità, la nostra libertà, la nostra felicità. Come possiamo allora ignorare il giudizio degli altri e vivere secondo la nostra natura? Schopenhauer ci suggerisce alcune strategie: - Sviluppare la nostra autostima, basata su ciò che siamo e non su ciò che rappresentiamo. L'autostima è la consapevolezza del nostro valore, delle nostre qualità, dei nostri talenti. È la fiducia nelle nostre capacità, nei nostri sogni, nelle nostre scelte. È la fonte della nostra forza interiore che ci permette di affrontare le sfide, i fallimenti, le critiche. - Concentrarci sui nostri bisogni primari, ovvero quelli più vicini alla nostra sopravvivenza. Schopenhauer ci ricorda che siamo innanzitutto "dentro la nostra pelle, e non nell'opinione delle persone". I bisogni primari sono quelli che riguardano la nostra salute, la nostra sicurezza, il nostro benessere. Sono quelli che ci fanno sentire vivi, soddisfatti, grati. Sono quelli che ci fanno apprezzare le piccole cose, le bellezze della vita, le gioie semplici. - Coltivare la nostra saggezza, basata su ciò che sappiamo e non su ciò che crediamo. La saggezza è la conoscenza approfondita della realtà, di noi stessi, degli altri. È la capacità di discernere il vero dal falso, il bene dal male, l'essenziale dal superfluo. È la virtù che ci guida verso la verità, la giustizia, la bontà. È la luce che ci illumina il cammino, che ci mostra la via, che ci fa vedere il senso. Queste sono alcune delle vie che Schopenhauer ci propone per ignorare il giudizio degli altri e vivere felici. Non sono facili, non sono immediate, non sono scontate. Richiedono impegno, coraggio, pazienza. Ma sono possibili e realizzabili. #opinione #inconscio #ansia #autostima
Post di Antonio Gentile Specialist Bquadro - Astidental Spa
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"L’opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così" Arthur Schopenhauer, "L'arte di ignorare il giudizio degli altri " Schopenhauer esamina le cause e gli effetti dell'opinione altrui sulla nostra felicità e ci offre dei consigli su come liberarcene. Molti di noi si preoccupano troppo di ciò che gli altri pensano nei nostri confronti. Questa preoccupazione ci rende infelici, insicuri, ansiosi. Ci fa dipendere dalla valutazione altrui che spesso è superficiale, ingiusta, invidiosa. Ci fa perdere di vista ciò che conta davvero: la nostra essenza, i nostri valori, i nostri obiettivi. Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, ci insegna che l'opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così. Perché? Perché siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di appartenere, di essere accettati, di essere amati. Ma questo non significa che dobbiamo sacrificare la nostra autenticità, la nostra libertà, la nostra felicità. Come possiamo allora ignorare il giudizio degli altri e vivere secondo la nostra natura? Schopenhauer ci suggerisce alcune strategie: - Sviluppare la nostra autostima, basata su ciò che siamo e non su ciò che rappresentiamo. L'autostima è la consapevolezza del nostro valore, delle nostre qualità, dei nostri talenti. È la fiducia nelle nostre capacità, nei nostri sogni, nelle nostre scelte. È la fonte della nostra forza interiore che ci permette di affrontare le sfide, i fallimenti, le critiche. - Concentrarci sui nostri bisogni primari, ovvero quelli più vicini alla nostra sopravvivenza. Schopenhauer ci ricorda che siamo innanzitutto "dentro la nostra pelle, e non nell'opinione delle persone". I bisogni primari sono quelli che riguardano la nostra salute, la nostra sicurezza, il nostro benessere. Sono quelli che ci fanno sentire vivi, soddisfatti, grati. Sono quelli che ci fanno apprezzare le piccole cose, le bellezze della vita, le gioie semplici. - Coltivare la nostra saggezza, basata su ciò che sappiamo e non su ciò che crediamo. La saggezza è la conoscenza approfondita della realtà, di noi stessi, degli altri. È la capacità di discernere il vero dal falso, il bene dal male, l'essenziale dal superfluo. È la virtù che ci guida verso la verità, la giustizia, la bontà. È la luce che ci illumina il cammino, che ci mostra la via, che ci fa vedere il senso. Queste sono alcune delle vie che Schopenhauer ci propone per ignorare il giudizio degli altri e vivere felici. Non sono facili, non sono immediate, non sono scontate. Richiedono impegno, coraggio, pazienza. Ma sono possibili e realizzabili.
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"L’opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così" Arthur Schopenhauer, "L'arte di ignorare il giudizio degli altri " https://amzn.to/3vNMeJz Schopenhauer esamina le cause e gli effetti dell'opinione altrui sulla nostra felicità e ci offre dei consigli su come liberarcene. Molti di noi si preoccupano troppo di ciò che gli altri pensano nei nostri confronti. Questa preoccupazione ci rende infelici, insicuri, ansiosi. Ci fa dipendere dalla valutazione altrui che spesso è superficiale, ingiusta, invidiosa. Ci fa perdere di vista ciò che conta davvero: la nostra essenza, i nostri valori, i nostri obiettivi. Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, ci insegna che l'opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così. Perché? Perché siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di appartenere, di essere accettati, di essere amati. Ma questo non significa che dobbiamo sacrificare la nostra autenticità, la nostra libertà, la nostra felicità. Come possiamo allora ignorare il giudizio degli altri e vivere secondo la nostra natura? Schopenhauer ci suggerisce alcune strategie: - Sviluppare la nostra autostima, basata su ciò che siamo e non su ciò che rappresentiamo. L'autostima è la consapevolezza del nostro valore, delle nostre qualità, dei nostri talenti. È la fiducia nelle nostre capacità, nei nostri sogni, nelle nostre scelte. È la fonte della nostra forza interiore che ci permette di affrontare le sfide, i fallimenti, le critiche. - Concentrarci sui nostri bisogni primari, ovvero quelli più vicini alla nostra sopravvivenza. Schopenhauer ci ricorda che siamo innanzitutto "dentro la nostra pelle, e non nell'opinione delle persone". I bisogni primari sono quelli che riguardano la nostra salute, la nostra sicurezza, il nostro benessere. Sono quelli che ci fanno sentire vivi, soddisfatti, grati. Sono quelli che ci fanno apprezzare le piccole cose, le bellezze della vita, le gioie semplici. - Coltivare la nostra saggezza, basata su ciò che sappiamo e non su ciò che crediamo. La saggezza è la conoscenza approfondita della realtà, di noi stessi, degli altri. È la capacità di discernere il vero dal falso, il bene dal male, l'essenziale dal superfluo. È la virtù che ci guida verso la verità, la giustizia, la bontà. È la luce che ci illumina il cammino, che ci mostra la via, che ci fa vedere il senso. Queste sono alcune delle vie che Schopenhauer ci propone per ignorare il giudizio degli altri e vivere felici. Non sono facili, non sono immediate, non sono scontate. Richiedono impegno, coraggio, pazienza. Ma sono possibili e realizzabili. #opinione #autostima #pensiero #giudizio
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Arthur Schopenhauer, "L'arte di ignorare il giudizio degli altri " "L’opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così" Schopenhauer esamina le cause e gli effetti dell'opinione altrui sulla nostra felicità e ci offre dei consigli su come liberarcene. Molti di noi si preoccupano troppo di ciò che gli altri pensano nei nostri confronti. Questa preoccupazione ci rende infelici, insicuri, ansiosi. Ci fa dipendere dalla valutazione altrui che spesso è superficiale, ingiusta, invidiosa. Ci fa perdere di vista ciò che conta davvero: la nostra essenza, i nostri valori, i nostri obiettivi. Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, ci insegna che l'opinione su noi stessi è, e dovrebbe essere, per noi indifferente. Eppure, ancora oggi, non è così. Perché? Perché siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di appartenere, di essere accettati, di essere amati. Ma questo non significa che dobbiamo sacrificare la nostra autenticità, la nostra libertà, la nostra felicità. Come possiamo allora ignorare il giudizio degli altri e vivere secondo la nostra natura? Schopenhauer ci suggerisce alcune strategie: 1) Sviluppare la nostra autostima, basata su ciò che siamo e non su ciò che rappresentiamo. L'autostima è la consapevolezza del nostro valore, delle nostre qualità, dei nostri talenti. È la fiducia nelle nostre capacità, nei nostri sogni, nelle nostre scelte. È la fonte della nostra forza interiore che ci permette di affrontare le sfide, i fallimenti, le critiche. 2) Concentrarci sui nostri bisogni primari, ovvero quelli più vicini alla nostra sopravvivenza. Schopenhauer ci ricorda che siamo innanzitutto "dentro la nostra pelle, e non nell'opinione delle persone". I bisogni primari sono quelli che riguardano la nostra salute, la nostra sicurezza, il nostro benessere. Sono quelli che ci fanno sentire vivi, soddisfatti, grati. Sono quelli che ci fanno apprezzare le piccole cose, le bellezze della vita, le gioie semplici. 3) Coltivare la nostra saggezza, basata su ciò che sappiamo e non su ciò che crediamo. La saggezza è la conoscenza approfondita della realtà, di noi stessi, degli altri. È la capacità di discernere il vero dal falso, il bene dal male, l'essenziale dal superfluo. È la virtù che ci guida verso la verità, la giustizia, la bontà. È la luce che ci illumina il cammino, che ci mostra la via, che ci fa vedere il senso. Queste sono alcune delle vie che Schopenhauer ci propone per ignorare il giudizio degli altri e vivere felici. Non sono facili, non sono immediate, non sono scontate. Richiedono impegno, coraggio, pazienza. Ma sono possibili e realizzabili. Ormai sono campionessa di sopravvivenza e per quanto concerne l'autostima, anche meglio, considerati i tanti troppi attacchi gratuiti, anche e soprattutto sul personale e non sulla professionalità dei vari sedicenti manager/dirigenti/datori di lavoro che troppo spesso attaccano per difendere le loro pecche, mancanze, incompetenza e illeciti.
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𝐈 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐭𝐚̀ In un mondo sempre più connesso, dove le informazioni ci sommergono e la velocità dei cambiamenti supera la nostra capacità di adattamento, c’è un nucleo immutabile che resta il vero artefice del nostro destino: i nostri pensieri. La filosofia, da millenni, esplora la potenza del pensiero umano, suggerendo che la realtà in cui viviamo è, in larga parte, una proiezione delle nostre convinzioni più profonde, delle nostre aspettative e dei nostri desideri. Platone, con la sua Allegoria della Caverna, ci invitava a considerare come la nostra percezione della realtà possa essere limitata e distorta, simile alle ombre proiettate su una parete di una caverna che prendiamo per la realtà stessa. Questa potente metafora ci sollecita a interrogarci sulla natura dei nostri pensieri: se ciò che percepiamo è soltanto un’ombra, quanto potere abbiamo nel modellare attivamente la realtà attraverso un cambiamento della nostra percezione interiore? L’idea che i nostri pensieri creino la nostra realtà è stata esplorata anche da filosofi moderni e dai pensatori del New Thought, che enfatizzano il potere del pensiero positivo e della visualizzazione creativa come strumenti per trasformare la nostra vita. Questa visione sostiene che, attraverso l’adozione di un atteggiamento mentale positivo, possiamo influenzare gli eventi esterni, attrarre successo, benessere e relazioni soddisfacenti. Tuttavia, questa concezione solleva interrogativi etici e pratici. Se i nostri pensieri hanno il potere di plasmare la nostra realtà, dove si colloca la responsabilità individuale di fronte alle disuguaglianze e alle sofferenze del mondo? E come possiamo distinguere tra l’effettiva capacità dei nostri pensieri di influenzare la realtà e un ingenuo ottimismo che potrebbe portarci a ignorare le concrete condizioni materiali e sociali in cui viviamo? La filosofia ci insegna che la questione non è tanto se i nostri pensieri creino la nostra realtà, quanto piuttosto come e fino a che punto possiamo esercitare questo potere in modo consapevole, etico e costruttivo. La sfida sta nel coltivare una mente critica che sappia interrogarsi sulla propria realtà interna e esterna, riconoscendo al contempo il potere e i limiti dei nostri pensieri nel modellare il mondo in cui viviamo. L’esplorazione filosofica del rapporto tra pensiero e realtà ci invita a una continua riflessione sul nostro ruolo nel mondo, stimolandoci a considerare non solo come percepiamo la realtà, ma anche come possiamo agire consapevolmente per trasformarla. È un invito a riconoscere l’immensa responsabilità che accompagna il potere dei nostri pensieri: l’opportunità di essere gli architetti consapevoli della nostra vita e, in un certo senso, del mondo stesso. www.pietroriparbelli.it #coaching #pensare #crearelarealtà #teencoaching #ascoltare
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Siamo tutti idealisti! Siamo tutti idealisti. Possiamo avere ideali differenti, aspirazioni diverse e contrastanti, ma non ne potremo mai fare a meno. “Ogni individuo deve dare una risposta al problema della propria esistenza. È impossibile limitarsi a vivere, mangiare e bere, senza dare un senso alla propria vita. Dobbiamo sempre dare una risposta al problema dell’esistenza, sia teoricamente sia praticamente.” Che sia poi in sostanza un “problema” o meno è una pura questione etimologica. E probabilmente di consapevolezza. Il termine “consapevolezza” deriva dal latino “cum” e “sapere“, “sapere insieme”. Termine che assume un doppio significato: sapere con tutto se stesso, essere presenti a ciò che siamo dal punto di vista razionale e dal punto di vista emozionale, e sapere insieme ad altri, nel senso che la consapevolezza deriva anche dal confronto di più punti di vista, di esperienze differenti. Troppo spesso questo aspetto fondamentale viene completamente trascurato progetti - di qualsiasi natura - che ci troviamo ad affrontare. Dimentichiamo che siamo tutti idealisti. Dimentichiamo il perché, il significato, il senso. Non ne siamo più consapevoli. Questa parola denota inoltre un fenomeno estremamente intimo perché non è “un superficiale essere informati” e non è neppure la conoscenza cosiddetta intellettuale. La consapevolezza è una condizione in cui la conoscenza di qualcosa si fa interiore, profonda, viscerale, armonizzata col resto della persona, in un tutt’uno coerente. “È quel tipo di sapere che dà forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche.” È partecipazione attiva. È una postura. Soltanto chi è consapevole non subisce. Soltanto chi è consapevole può affrontare e rielaborare. Dice Siddhārtha Gautama Buddha nel Dhammapada: “La consapevolezza è il cammino per il senza morte, la mancanza di consapevolezza è il cammino per la morte. Coloro che sono consapevoli non muoiono, coloro che non lo sono è come se fossero già morti”. Può sembrare strano associare la consapevolezza della persona alla gestione di un progetto, eppure la mancanza di un’interazione continua tra strategia e operatività e i conseguenti “non risultati attesi”, molto probabilmente, derivano proprio dalla mancanza di consapevolezza. Del resto “Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa”, diceva Pirandello. A volte mi chiedo se oggi una persona debba impazzire per poter percepire determinate cose. Vogliamo lavorarci un po’ su?
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"Il mondo è la mia rappresentazione: è questa una verità che vale nei confronti di ogni essere vivente e conoscente, benché l'uomo soltanto possa condurla nella coscienza riflessa ed astratta. E se egli fa realmente questo, in tal modo si è insediata in lui la riflessione filosofica". Arthur Schopenhauer Ho sempre ritenuto che l’incipit del capolavoro di Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione (opera immensa), andasse ben oltre la semplice argomentazione accademica, non tanto per l’assunto di base, che tra le altre cose asserisce che la realtà che percepiamo è soggettiva, frutto cioè della nostra rappresentazione mentale del mondo, e che dunque ogni individuo percepisce il mondo attraverso il filtro dei propri sensi e delle proprie categorie mentali, tanto per le implicazioni che una riflessione simile può avere nei più svariati ambiti, anche in quello professionale, a riprova di come la riflessione filosofica è universale, oltreché atemporale e può essere efficacissima anche nella sfera lavorativa. Se, con Schopenhauer, affermiamo per un attimo anche solo questa primissima considerazione, e cioè che la realtà è soggettiva, ergo ogni situazione professionale che viviamo, a partire dal colloquio di lavoro, per proseguire nei progetti, incarichi, gestioni varie, compiti, feedback, confronti, ecc. non esiste se non secondo la mediazione che la nostra percezione personale ne dà. E questo vale anche per ciò che riguarda le nostre aspettative di carriera e crescita, con lo stress e le speranze ad esso connesse, il benessere nei luoghi di lavoro, l'equilibrio lavoro-famiglia-tempo libero, ecc. Il successo stesso non è altro che una costruzione soggettiva, ed è qui che questa riflessione, secondo il mio punto di vista, coglie un aspetto notevole: la nostra capacità e volontà di ridefinire, lavorativamente parlando (ma il discorso potrebbe tranquillamente investire l'intera sfera della nostra persona), il successo. Operazione che dovrebbe basarsi esclusivamente sul nostro sentire ma che invece spesso si limita ad aderire a quei malsani modelli preconfezionati, tanto di moda oggi. Insomma, tra le righe e tra le tante profonde sfumature di questo celeberrimo incipit, c’è anche l’invito all’autenticità, l'esortazione a riscoprire i nostri veri desideri e a riflettere sulla nostra più vera inclinazione.
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𝐂𝐎𝐋𝐓𝐈𝐕𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐋𝐀 𝐆𝐑𝐀𝐓𝐈𝐓𝐔𝐃𝐈𝐍𝐄 𝐏𝐄𝐑 𝐅𝐀𝐑 𝐑𝐈𝐅𝐈𝐎𝐑𝐈𝐑𝐄 𝐋𝐀 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐀 𝐕𝐈𝐓𝐀 👉🏻 Marshall Rosenberg, padre della Comunicazione non violenta e allievo di Carl Rogers, oggi ci suggerisce delle meravigliose Parole di consapevolezza… Uno dei gesti più potenti, uno dei momenti più autentici, uno dei doni più preziosi che gli esseri umani si possono reciprocamente fare è quello di ESPRIMERE GRATITUDINE. ✅ La parola “gratitudine” deriva dal latino GRATITUDO e indica un sentimento di “disposizione d’animo positiva che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene”. 👉🏻 Essere grati e, soprattutto, esprimere tale sentimento, ci permette di concederci del tempo per valorizzare le persone che ci circondano, di fermarci a godere delle relazioni. Spesso la gratitudine ci aiuta ad “ammirare” la bellezza che, nelle sue varie forme, ci circonda e ci avvolge, come in Natura succede con un paesaggio o un tramonto. La gratitudine è uno dei sentimenti più potenti che possiamo coltivare come esseri umani. Essa ci permette di spostare il focus da ciò che ci manca a ciò che già possediamo, portando un senso di abbondanza e soddisfazione nella nostra vita quotidiana. Essere grati non significa ignorare le difficoltà o le sfide, ma riconoscere e apprezzare le piccole e grandi “benedizioni” che riceviamo ogni giorno. La scienza ha dimostrato che praticare la gratitudine può migliorare il nostro benessere mentale, ridurre lo stress e aumentare la nostra resilienza. Ricordiamo quindi di dedicare ogni giorno qualche minuto per riflettere su ciò per cui siamo grati: un gesto semplice, ma dal grande potere trasformativo: ✳️ Essere grati fa bene agli altri ma, soprattutto, a noi stessi, ci aiuta a sviluppare resilienza e flessibilità; ✳️ Al contrario della tristezza e della paura, è un sentimento positivo che aumenta la nostra sensazione (sia fisica che psicologica) di benessere e autostima; Attraverso la gratitudine abbiamo la possibilità di arricchire, in modo autentico e rispettoso, la vita degli altri… E ci ricorda, nel momento in cui la manifestiamo, che possiamo “andare oltre noi stessi” e che le nostre vite sono immerse in una profonda connessione e interdipendenza, con tutto quello che ci circonda. ➡️ E tu, come consideri la gratitudine? ➡️ Hai notato come ti senti quando la pratichi? #crescitapersonale #gratitudine #parolediconsapevolezza #comunicazioneefficace #persone #intelligenzaemotiva #emozioni
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[Sono stupito, deluso, compiaciuto di me; sono afflitto, depresso, entusiasta. Sono tutte queste cose insieme, e non so tirare le somme. Sono incapace di stabilire un valore o un non-valore definitivo; non ho un giudizio da dare su me stesso e la mia vita. Non vi è nulla di cui mi senta veramente sicuro. Non ho convinzioni definitive, proprio di nulla. So solo che sono venuto al mondo e che esisto, e mi sembra di esservi stato trasportato. Esisto sul fondamento di qualche cosa che non conosco. Ma, nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell'esistenza e una continuità nel mio modo di essere. Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. Se la mancanza di significato fosse assolutamente prevalente, a uno stadio superiore di sviluppo la vita dovrebbe perdere sempre di più il suo significato; ma non è questo - almeno così mi sembra - il caso. Probabilmente, come in tutti i problemi metafisici, tutte e due le cose sono vere: la vita è - o ha - significato, e assenza di significato. Io nutro l'ardente speranza che il significato possa prevalere e vincere la battaglia. Quando Lao Tse dice: "Tutti sono chiari, io solo sono offuscato", esprime ciò che io provo ora, nella mia vecchiaia avanzata. Lao Tse è l'esempio di un uomo di una superiore intelligenza, che ha visto e provato il valore e la mancanza di valore, e che alla fine della sua vita desidera tornare nel suo proprio essere, nell'eterno inconoscibile significato. L'archetipo dell'uomo vecchio che ha visto abbastanza è sempre vero. Questo tipo appare a qualsiasi livello di intelligenza, e i suoi tratti sono sempre gli stessi, sia egli un vecchio contadino o un grande filosofo come Lao Tse. Così è la vecchiaia, dunque limitazione. Eppure vi sono tante cose che riempiono la mia vita: le piante, gli animali, le nuvole, il giorno e la notte, e l'eterno nell'uomo. Quanto più mi sono sentito incerto su di me stesso, tanto più si è sviluppato in me un senso di affinità con tutte le cose. Mi sembra, infatti, che quell'alienazione che per tanto tempo mi ha diviso dal mondo si sia trasferita nel mio mondo interiore, e mi abbia rivelato una insospettata estraneità con me stesso.] Carl Gustav Jung “Ricordi, sogni, riflessioni” ph Wikipedia
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La vita è uno specchio, ma è importante conoscere la verità che si riflette. Nel vecchio paradigma, si credeva che tutto ciò che accadeva intorno a te riflettesse qualcosa da risolvere dentro di te. Questo concetto potrebbe aver offerto un grado fugace di comprensione, in cui il mondo interiore ed esteriore si uniscono, ma non è in realtà la profondità della verità che lo specchio della realtà riflette. Incolpare te stesso per le azioni degli altri è un atto di co-dipendenza. Ogni essere ha il proprio libero arbitrio per navigare il proprio percorso durante un viaggio che può svolgersi solo nella sua massima perfezione. Sei libero di credere che i bordi crescenti degli altri riflettano qualcosa in te che ha bisogno di essere raffinato, e tuttavia, tale interpretazione co-dipendente tende a generare più dubbi su te stesso e giudizio invece di chiarezza e potere. Potrebbe sembrare un cambiamento positivo uscire dal giudizio sugli altri, ma se tali giudizi vengono rivolti verso l'interno e proiettati su te stesso, nessuna quantità di sofferenza è stata risolta quando la critica viene semplicemente reindirizzata. Sebbene sia vero che siamo tutti Uno, la nostra unità si verifica al fondamento dell'essere eterno, prima del pensiero, del nome, della scelta, della forma o dell'incarnazione. Ciò significa che siamo Uno nell'essenza, ma come personaggi siamo espressioni uniche della nostra unica fonte divina. Un ego che è stato istruito su questioni spirituali cercherà spesso se stesso nell'ego degli altri, solo per rimanere bloccato nella vibrazione della co-dipendenza. Insisterà sul fatto che tale chiarezza è un atto di auto-responsabilità, anche se la responsabilità ha più a che fare con la qualità delle tue azioni e risposte alla vita, invece di ciò che credi che abbia a che fare con te. Poiché siamo uno nella nostra essenza, l'energia che si modella in ogni personaggio riflette la bellezza della tua Divinità nella forma, mentre la mentalità e le azioni di ogni personaggio riflettono semplicemente dove si trovano nel loro viaggio spirituale in evoluzione. Non importa come un personaggio ti tratta, l'unico riflesso della tua coscienza è determinato da come rispondi. Non importa nemmeno se il tuo dialogo interiore è critico nei confronti del comportamento dell'altra persona, finché la tua risposta verbale è indulgente, paziente, compassionevole e amorevole come vorresti che gli altri fossero con te. Come sempre, che tu sia in grado di rispondere con più grazia agli altri o che tu tenda a rispecchiare inconsciamente i loro comportamenti in un momento di rappresaglia impulsiva, meriti sempre più amore, non di meno. Quando ogni momento non è più un riflesso di te, ma un'opportunità di essere per il mondo, te stesso e gli altri qualunque parola o azione consapevole sembri mancare dal gioco eterno della vita, stai iniziando a vedere cosa sta realmente riflettendo lo specchio della realtà.
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Antonio Gentile Specialist Bquadro - Astidental Spa 6 anni -
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POLO FIERISTICO DI SORA CON LIRITV.IT
Antonio Gentile Specialist Bquadro - Astidental Spa 7 anni