Il volo sull’acqua delle imbarcazioni dell’America’Cup è la punta dell’iceberg di un lavoro lungo e sfibrante, che vede impegnate figure professionali eterogenee. Ingegneri, fisici, meteorologi, addetti alla comunicazione, dirigenti, operai, designer e membri dell’equipaggio che per mesi lasciano la propria città e il proprio Paese per dedicare anima e corpo a una competizione lunga, esclusiva, seducente e ricca di novità intriganti, spesso decise, come da tradizione, dai vincitori dell’edizione precedente (la Nuova Zelanda nel 2021).
I “campi base” delle sei squadre dell’America’s Cup sono sparsi per il porto di Barcellona e ricordano un po’ i paddock della MotoGP, ma in versione allargata e con una vista decisamente migliore (il mare!). Una sensazione confermata non appena abbiamo messo piede nel quartier generale della squadra statunitense, rappresentata dall’American Magic, imbarcazione del New York Yacht Club. È qui che i membri del team lavorano, si allenano e vivono nei mesi precedenti alle regate.
Fare foto è severamente vietato, perché il quartier generale è anche il polo produttivo dove si mette a punto l’imbarcazione ufficiale – un’AC75 lunga 20,7 metri e alta 26,5 metri, per un peso di 6,5 tonnellate. Entrare nella base dell’American Magic significa essere catapultati in un’altra dimensione, totalmente slegata dal clima festoso della città.
Tra i container bianchi di quel piccolo “quartiere mobile” a Port Vell, infatti, si decidono le sorti dell’America’s Cup: c’è poco da scherzare. Il box della barca ufficiale e della barca da allenamento rappresenta solo una piccola percentuale dell’universo in cui vivono i membri dei team: ci sono simulatori di guida, palestre, area lounge, falegnameria. Un ecosistema indipendente dove tecnici e membri dell’equipaggio si confrontano quotidianamente.
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