Welfare aziendale, Ghilardi (A2A): “120 milioni per i genitori del Gruppo, ma il cambiamento deve essere culturale”
Un interessante articolo su Adnkronos
“Dove non arriva il welfare statale è necessario quello aziendale. Questa è la linea supportata negli ultimi mesi da demografi, economisti, enti del terzo settore e politici, per quanto riguarda il tema della denatalità in Italia. Nell’ultimo evento dedicato a ‘Demografia’ e ‘Sostenibilità’, dal titolo “Per un’Europa giovane: transizione demografica, ambiente, futuro” e promosso dalla ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella, si è ribadito l’impegno degli organi di governo e la necessità che ci sia anche un impegno da parte dei privati per invertire l’inverno demografico e “trasformarlo in una timida primavera”.
A2A, in questo senso, è al fianco delle famiglie, con un progetto di Life Caring che si configura come un esempio rilevante nel panorama privato italiano.”
“Mentre la crisi demografica incalza, il welfare aziendale diventa sempre più prezioso. Ne è convinto anche Mauro Ghilardi, Direttore People and Transformation, in a2a che si schiera al fianco delle famiglie con un progetto di Life Caring. Un esempio rilevante nel panorama privato italiano.
“Credo nella coerenza delle nostre azioni. Supportare i nostri dipendenti fa parte della nostra missione. Per questo ci definiamo una Life Company, perché intendiamo guardare al futuro, anche delle nuove generazioni oltre che dell’ambiente”, esordisce Ghilardi all’Adnkronos.
“Preso atto del tema della denatalità – aggiunge – abbiamo pensato dovessimo intervenire in prima persona per contribuire a supportare la pubblica amministrazione nel portare avanti politiche che garantiscano le migliori prospettive alle persone e sostenere lo shift: dal non avere figli a volerne.
Riteniamo che il passaggio da 0 a 1 sia il vero tema di svolta di questa comunità. Il programma prevede un mese aggiuntivo di congedo di maternità alle mamme, e un mese per i papà. Il tempo, se lo si ritiene opportuno, può essere convertito in denaro.
Per tutti i dipendenti del Gruppo, circa 14mila persone, abbiamo previsto uniformità di questi permessi indipendentemente dal fatto che il contratto di lavoro sia più o meno generoso.
C’è poi il discorso economico, sempre tra gli aspetti più dibattuti quando si parla di crisi demografica.
“Nei primi tre anni di vita diamo un contributo di 3.250 euro l’anno per ciascun figlio per spese come asilo nido o babysitter. Poi investiamo in interventi che diminuiscono di importanza economica, ma che variano dagli 800 ai 600 euro, per spese di libri durante la scuola primaria, e secondaria. Ultimo intervento è un supporto per i percorsi universitari, qualora la famiglia non possa farsene carico”, racconta.”
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