𝟭𝟱 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 - 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗥𝗲𝘁𝗿𝗶𝗯𝘂𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗶𝗻 𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮 I͟n͟ ͟I͟t͟a͟l͟i͟a͟,͟ ͟t͟r͟a͟ ͟i͟l͟ ͟1͟5͟ ͟n͟o͟v͟e͟m͟b͟r͟e͟ ͟e͟ ͟i͟l͟ ͟3͟1͟ ͟d͟i͟c͟e͟m͟b͟r͟e͟,͟ ͟l͟e͟ ͟d͟o͟n͟n͟e͟ ͟l͟a͟v͟o͟r͟a͟n͟o͟ ͟"͟g͟r͟a͟t͟i͟s͟"͟.͟ Sì, perché il #gapsalariale tra uomini e donne è talmente alto che è come se per un mese e mezzo il lavoro femminile non venisse retribuito. In Europa, il divario medio è del 12,7%, ma in #Italia la situazione è persino più grave, con un gap che arriva al 28% giornaliero e addirittura al 40% su base annuale. Questa disparità non si ferma al salario, ma ha ripercussioni anche sulle #pensioni: gli uomini in media percepiscono pensioni del 60% più alte rispetto alle donne. Eppure qualcosa si potrebbe fare: cosa? 👉🏻 Recepire la Direttiva europea sulla trasparenza salariale, per contrastare il divario di genere. 👉🏻 Promuovere congedi di paternità paritari e obbligatori, per una più equa divisione del lavoro di cura. 👉🏻 Adottare contratti aziendali che garantiscano la parità retributiva. #ParitàRetributiva #CGIL #ParitàDiGenere #NoAlDivarioDiGenere
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Benché il gap retributivo di genere sia in media più contenuto in Italia che nel resto d'Europa, la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel nostro Paese resta ancora piuttosto modesta: quali gli effetti di carriere discontinue e bassi salari sulle pensioni (presenti e future) delle donne italiane? Dati e considerazioni via #ilPunto
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Il gender gap salariale in Italia: una realtà che inizia presto e persiste nel tempo In Italia, il divario retributivo tra uomini e donne è una realtà che colpisce duramente fin dalle prime fasi della carriera. Secondo recenti dati, le lavoratrici laureate tra i 25 e i 34 anni guadagnano mediamente il 58% in meno rispetto ai loro coetanei uomini. Questa disparità non solo si radica nelle prime esperienze lavorative, ma tende a perpetuarsi lungo tutto l’arco della vita professionale. Il problema si riflette anche sulle pensioni: i dati INPS mostrano che l’assegno medio percepito dagli uomini è di 1.430 euro, mentre quello delle donne è di appena 884 euro, con una differenza del 60%. Questi numeri non raccontano solo di disparità economiche, ma anche delle difficoltà strutturali e culturali che impediscono alle donne di vedere pienamente valorizzate le loro competenze e il loro impegno. Il gender gap non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di sostenibilità economica e di inclusione. Che ruolo possiamo giocare, come individui e come società, per colmare questo divario? Riflessioni e azioni concrete sono necessarie per garantire un futuro equo, in cui il talento e l’impegno vengano premiati indipendentemente dal genere. 📢 Qual è la vostra esperienza su questo tema?
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Serve una normativa di adeguamento salariale ma serve soprattutto a livello europeo (non a livello italia). Basterebbe effettuare adeguamenti salariali trimestrali di genere e con il vincolo delle medie di mercato per settore e mansione ricoperta. Molti altri paesi già adottano questo criterio, non l'Italia.
Secondo l’Europe Key Figures del 2024, l’Italia è all’ultimo posto per entità del divario retributivo di genere. Cioè guardando alla differenza percentuale tra le retribuzioni di donne e uomini all’interno dello stesso settore, il divario è pari al 5%, contro la media UE del 12,7%. Ottima notizia? Solo in parte, purtroppo. Il punto è che la partecipazione al mercato del lavoro da parte della popolazione femminile in Italia è tra le più basse dell’UE: in Italia, addirittura il 42,3% donne non lavora e non cerca lavoro, contro la media UE del 29,8%. I motivi dietro all’inattività femminile sono legati alla cura di figli e familiari, motivo per cui spesso le donne smettono di lavorare. Infatti non solo la partecipazione femminile al mercato del lavoro è bassa, ma è anche “selezionata”, cioè tendono a rimanere nel mercato del lavoro le donne che percepiscono stipendi alti. Non a caso, sono proprio le donne che hanno stipendi alti a potersi permettere i servizi di cura di figli e familiari che arrivano a costare fino a un terzo del reddito. Per chi ha stipendi bassi, al contrario, è più conveniente lasciare il lavoro e dedicarsi direttamente a questi compiti domestici. La tendenza delle lavoratrici a basso reddito a lasciare il lavoro porta a una sottostima del gender pay gap. Il fatto che lascino il lavoro fa sì che vengano escluse dal calcolo del gap salariale un'ampia fascia di lavoratrici povere, rendendo asimmetrico il confronto con gli uomini poiché le poche donne che restano nel mercato del lavoro hanno in media stipendi più alti e questo fa sembrare il gap salariale meno problematico di quanto non sia in realtà. Il confronto tra gli stipendi quindi viene fatto tra uomini e le sole donne con stipendi alti, ed ecco perché il divario retributivo di genere risulta molto basso. Di gender pay gap abbiamo parlato in Donchisciotte, il podcast condotto da Oscar Giannino, Carlo Alberto Carnevale-Maffè e Renato Cifarelli, con la partecipazione di Clara Morelli, che commenta l'attualità economica a partire dai dati 👉https://lnkd.in/de5FUZPq #gendergap #divariodigenere #italia #lavoro #will #willmedia
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15 novembre 👉 Equal pay day Da oggi fino a fine anno, in confronto agli uomini, è come se le donne lavorassero senza essere pagate. In Italia il Gender pay gap settimanale medio si attesta al 28%. Gender pay gap che avrà effetti anche sulle pensioni. Molte le ragioni ma su tutte quella modale è di stampo culturale, figlia di quella cultura secondo cui le donne si devono occupare di casa e figli, lavorando giusto per arrotondare, e goi uomini devono far carriera. Cambiare su può, partendo per esempio dal condividere maggiormente la genitorialità con congedi di paternità obbligatori e paritari Dati, elementi di analisi e soluzioni nel mio intervento su Collettiva
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"Donne/Uomini stipendi al 58%?" Ma fatevi uno stipendio al 100%! "Le donne in Italia guadagnano solo il 58% dello stipendio degli uomini. Contratti precari, stipendi bassi, posizioni dirigenziali quasi irraggiungibili e assenza di welfare rallentano l'emancipazione femminile", secondo un articolo di ELLE, scritto da E. F. Gadeschi, con fonte il rapporto "Education at a glance" uscito sul sito ASviS (Alleanza per lo sviluppo sostenibile https://asvis.it/ ). Letto l'articolo, mi è scattato questo commento. Se in ogni posizione dipendente, che dovrebbe rappresentare un posto sicuro e che dovrebbe offrire redditività e stabilità alla donna ma, dove poi questa, a prescindere da capacità e cultura, si trova ad essere sottopagata, spesso discriminata, a volte mobbizzata o anmche solo non rispettata da colleghi/e... che sicurezza è? Che senso ha cercare disperatamnete un posto fisso dove poi ci si sente "imprigionati" in una specie di "girone infernale"? Con quale spirito ci si alza alle 5, ci si prepara e si viaggia fino al posto di lavoro, già disperandosi di non esser compresi né apprezzati e valorizzati? La sicurezza dello stipendio? Si ma se chiude l'azienda che sicurezza è e quanto farà male ricominciare altrove? Ma allora perché non scegliere un mestiere professionale, per successo del quale non valgono genere e raccomandazioni ma le capacità, la cultura e l'impegno, ed esercitabile anche nei periodi di crisi? Ma quale potrebbe mai essere un lavoro dle genere? A mio avviso ce ne sono parecchi, io posso parlervi ad esempio il mio, quello dell'agente immobiliare, che esercito da ormai 20 anni. Un mestiere per il quale non esiste un percorso di studi, ma al quale si giunge da "strade" differenti; abbastanza semplice; generalmente non pesante fisicamente né pericoloso; il quale, pur non essendo facile e nemmeno (di norma) milionario, specie se svolto in modo competente etico e corretto, permette di vivere da protagonisti il proprio lavoro e di conseguenza di vivere meglio insieme ai prorpi affetti... e di sentirsi liberi e felici di andare a lavorare! Questo post non mi permette di aggiungere altri caratteri, dettagli e spiegazioni a queste mie parole, me ne scuso. Ho pensato allora, sperando di far cosa gradita a qualcuno e soprattutto a qualcuna, di scrivere, nei prossimi post, cosa mi motiva a fare ancora questo lavoro e perché vorrei che altri, specialmente le donne, lo facessero, magari insieme a me. Per ora Auguro a tutte le lettrici ed i lettori di questa mia pagina ... BUONA EPIFANIA!! Mattia dott. Bergamaschi Articolo al link: https://lnkd.in/dt-umwNy
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Secondo l’Europe Key Figures del 2024, l’Italia è all’ultimo posto per entità del divario retributivo di genere. Cioè guardando alla differenza percentuale tra le retribuzioni di donne e uomini all’interno dello stesso settore, il divario è pari al 5%, contro la media UE del 12,7%. Ottima notizia? Solo in parte, purtroppo. Il punto è che la partecipazione al mercato del lavoro da parte della popolazione femminile in Italia è tra le più basse dell’UE: in Italia, addirittura il 42,3% donne non lavora e non cerca lavoro, contro la media UE del 29,8%. I motivi dietro all’inattività femminile sono legati alla cura di figli e familiari, motivo per cui spesso le donne smettono di lavorare. Infatti non solo la partecipazione femminile al mercato del lavoro è bassa, ma è anche “selezionata”, cioè tendono a rimanere nel mercato del lavoro le donne che percepiscono stipendi alti. Non a caso, sono proprio le donne che hanno stipendi alti a potersi permettere i servizi di cura di figli e familiari che arrivano a costare fino a un terzo del reddito. Per chi ha stipendi bassi, al contrario, è più conveniente lasciare il lavoro e dedicarsi direttamente a questi compiti domestici. La tendenza delle lavoratrici a basso reddito a lasciare il lavoro porta a una sottostima del gender pay gap. Il fatto che lascino il lavoro fa sì che vengano escluse dal calcolo del gap salariale un'ampia fascia di lavoratrici povere, rendendo asimmetrico il confronto con gli uomini poiché le poche donne che restano nel mercato del lavoro hanno in media stipendi più alti e questo fa sembrare il gap salariale meno problematico di quanto non sia in realtà. Il confronto tra gli stipendi quindi viene fatto tra uomini e le sole donne con stipendi alti, ed ecco perché il divario retributivo di genere risulta molto basso. Di gender pay gap abbiamo parlato in Donchisciotte, il podcast condotto da Oscar Giannino, Carlo Alberto Carnevale-Maffè e Renato Cifarelli, con la partecipazione di Clara Morelli, che commenta l'attualità economica a partire dai dati 👉https://lnkd.in/de5FUZPq #gendergap #divariodigenere #italia #lavoro #will #willmedia
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📌Oggi, 18 settembre in occasione della 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗥𝗲𝘁𝗿𝗶𝗯𝘂𝘁𝗶𝘃𝗮 ci teniamo a riaffermare l'importanza di colmare il divario salariale tra uomini e donne. ✔Nonostante i passi avanti, il gender pay gap rimane una realtà in molti paesi, Italia compresa. 📊 Secondo i dati 2023 dell’Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti del settore privato, la retribuzione media annua complessiva è di 22.839 euro; per il genere maschile è di 26.227 euro contro i 18.305 euro del genere femminile. Quasi 8 mila euro l'anno in meno per le donne. 👥Per ridurre questa disparità, è essenziale dare priorità a misure concrete come la trasparenza retributiva all’interno delle aziende, l'adozione di politiche di congedo parentale retribuito, disponibili sia per uomini che per donne e l'implementazione di politiche aziendali che favoriscano il welfare e la parità di genere. 👉Il valore del lavoro non deve mai dipendere da chi lo svolge: deve essere uguale per tutti! ✔Come Agenzia per il Lavoro ci impegniamo a creare un mercato del lavoro più giusto, in cui le competenze siano il vero metro di valutazione e il talento sia premiato equamente. Offriamo percorsi formativi e consulenze che mirano a colmare le disparità di genere, migliorare le competenze e promuovere la crescita professionale di ogni persona. 💪Prenota la tua sessione di orientamento gratuita: https://lnkd.in/ddCMuED 📍Ci troviamo in Via del Carrubo, Vittoria (Rg) #18settembre #ParitàRetributiva #GenderEquality #WelfareAziendale #EqualPayDay #aletheia
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Benché il gap retributivo di genere sia in media più contenuto in Italia che nel resto d'Europa, la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel nostro Paese resta ancora piuttosto modesta: quali gli effetti di carriere discontinue e bassi salari sulle pensioni (presenti e future) delle donne italiane? Alcuni spunti di riflessione via #ilPunto https://lnkd.in/detpMAEs
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Qui potete leggere alcune mie riflessioni sul gap retributivo di genere e il suo impatto sulle pensioni femminili.
Benché il gap retributivo di genere sia in media più contenuto in Italia che nel resto d'Europa, la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel nostro Paese resta ancora piuttosto modesta: quali gli effetti di carriere discontinue e bassi salari sulle pensioni (presenti e future) delle donne italiane? Alcuni spunti di riflessione via #ilPunto https://lnkd.in/detpMAEs
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Non lo sai, ma è da circa 20 giorni che stai lavorando gratis! Eh sì, parlo proprio con te, donna, professionista! È dal 15 novembre – Equal Pay Day per il 2024 – che, simbolicamente, le donne italiane lavorano “gratis” rispetto ai colleghi uomini. Affrontare il gendar pay gap è una vera e propria urgenza sociale, una disuguaglianza che non solo penalizza le donne durante la loro vita lavorativa, ma anche al momento della pensione. In Italia, secondo i dati Inps del rendiconto annuale, il gender pay gap settimanale medio ruota intorno al 28% - numeri che includono differenza salariale, contratti precari, part time involontario o rinuncia alla carriera. Senza dimenticarci il pregiudizio che vede le donne meno affidabili sul lavoro perché più coinvolte nella cura di figli e/o gestione della famiglia come caregiver. 💥Dobbiamo intervenire attraverso politiche aziendali inclusive, promuovendo modelli che valorizzino la diversità di genere e sostengano l’equilibrio tra vita privata e lavoro, lo smart working e la completa flessibilità oraria. Ma non possiamo dimenticarci che serve anche un cambio culturale profondo, dove si valutano le competenze e le qualità umane per un lavoro, non il genere, si garantiscono pari trattamenti economici e pari accessi ai percorsi di carriera, come facciamo anche qui in InsideFactory. Non ci riteniamo una mosca bianca ma di sicuro vogliamo contribuire a promuovere un mondo del lavoro più giusto e più corretto! #comunicazione #crescitapersonale #motivazione #lavoro #paritàeconomica #women #genderpaygap #pariopportunità #teamwork #smartworking
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