Il nuovo anno scolastico è pronto a partire: in Lombardia la metà degli studenti inizia percorsi più vicini al mondo del lavoro. Un tassello per ridurre la disoccupazione giovanile e l’alto tasso di skill mismatch. #lecodibergamo #notizie #bergamo
Post di L'Eco di Bergamo
Altri post rilevanti
-
L’ultima elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia sui dati Eurostat e Istat evidenzia come il tema dell’abbandono scolastico sia maggiormente sentito nel Mezzogiorno e resti un problema che riguarda soprattutto i ragazzi provenienti da famiglie disagiate, nonostante un dato nazionale ormai in calo. “È evidente che nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un'occupazione di qualità e adeguatamente retribuita; le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto - come la transizione ecologica e quella digitale - non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese”, ha dichiarato l'associazione di Mestre. La regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna, che nel 2023 ha registrato un tasso del 17,3 per cento. Seguono la Sicilia, con il 17,1 per cento, e la Provincia di Bolzano, con il 16,2 per cento. In termini assoluti, invece, il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente è della Campania ed è pari a 72mila unità: a seguire ci sono Sicilia, con 62mila unità; Lombardia con 53mila e Puglia con 38mila. A livello europeo il dato italiano, pari a 10,5 per cento, si colloca a pari merito con Cipro al terzo posto tra i peggiori: solo la Spagna, con il 13,7 per cento, e la Germania, con il 12,8 per cento, fanno peggio.
Scuola, 431mila giovani tra i 18 e i 24 anni hanno solo la terza media
tg24.sky.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Quali dati ci restituiscono le prove INVALSI 2024 sulla scuola primaria del nostro Paese? Concentrandoci sull’ultimo anno, gli esiti di V primaria restituiscono un quadro piuttosto differenziato in base alla disciplina. I risultati di Italiano rimangono stabili, senza riuscire ad invertire il trend negativo cominciato nel 2021. Prevalgono, invece, note positive in Matematica e in Inglese, con una inversione dell'andamento dei risultati e, soprattutto, con una crescita statisticamente significativa per entrambe le prove di Inglese. Da un punto di vista territoriale, permangono differenze di apprendimento nel Sud e nelle Isole. La macro-area del Sud e Isole registra, infatti, un numero significativamente maggiore di studenti che non riescono a raggiungere il livello base in Italiano e Matematica: +6% rispetto alla media italiana e +8 e +9% rispetto al Centro Italia, che risulta la macro-regione più virtuosa. In Inglese, la quota di studenti del Sud e delle Isole che non raggiunge il livello minimo prescritto è circa doppia rispetto al dato nazionale e più che doppia rispetto all’Italia settentrionale. Rimane quindi radicata la permanenza di forti disparità territoriali, non solo tra Nord e Sud (a volte tra Nord, Centro e Sud), ma anche tra regioni o province. Restano inoltre molto significative le disuguaglianze legate al contesto socio-economico e culturale delle famiglie di allievi e allieve, segnale di un sistema scolastico scarsamente equo che si dimostra non sempre capace di assolvere al dettato costituzionale di compensare gli effetti del peso del contesto di provenienza. #boltonhopefoundation #wechooseeducation #education #educazione #invalsi2024 #invalsi #scuola #italia #dispersionescolastica #divari #divariterritoriali
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
DIRETTORE RESPOSNSABILE OSSERVATORIO DISAGIO SOCIALE presso COMUNE di Mercato S. Severino Direttore Responsabile nominato con Decreto n.20 del 14.06.2018
In aumento, in Italia, i giovani che abbandonano prematuramente la scuola e i ‘cervelli in fuga’ E’ la CGIA di Mestre, ovvero l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, a sollevare la problematica. Perché per le piccole e medie imprese è diventato difficile trovare personale preparato. L’Italia, rispetto ai molti importanti Paesi dell'Unione Europea, ha un grosso problema: il basso numero di diplomati e laureati, soprattutto in materie scientifiche. Se in tempi ragionevolmente brevi non si riuscirà a recuperare il gap con i nostri competitor, si corre il pericolo di un impoverimento generale del sistema Paese. La fuga dalla scuola è di natura culturale sociale ed economica: questo perché i giovani che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità. A livello territoriale, sempre secondo l’ANSA, sono le regioni del Sud quelle che presentano i livelli di abbandono scolastico più elevati. Dal confronto tra la dispersione scolastica e la 'fuga di cervelli' è la Campania a presentare il gap più elevato (la prima è numericamente 16 più grande della seconda). Seguono la Puglia e la Sicilia con 14, e la Toscana e la Sardegna con 8.
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
"465mila ragazzi hanno lasciato gli studi, ci sono sempre meno diplomati", la Cgia di Mestre, lancia l'allarme per la dispersione scolastica. Secondo i dati elaborati dall'Ufficio studi della Cgia, nel 2022, l'Italia ha registrato un numero preoccupante di giovani che hanno abbandonato prematuramente la scuola, con un totale di 465.000 individui, rappresentando l'11,5% della popolazione nella fascia d'età tra i 18 e i 24 anni. La situazione diventa ancora più allarmante considerando il confronto con altri Paesi europei. Sebbene la tendenza all'abbandono scolastico sia in calo in Europa, l'Italia si posiziona al terzo posto tra i 20 Paesi dell'Eurozona, con un tasso del 11,5%, superata solo dalla Spagna (13,9%) e dalla Germania (12,2%). L'abbandono scolastico non è solo un problema educativo, ma ha anche implicazioni sociali ed economiche significative. Ad esempio, la fuga dei giovani cervelli (18-39 anni), con 55.500 emigrati nel 2022, evidenzia una perdita di talento e competenze che potrebbero essere cruciali per lo sviluppo del Paese. In particolare il confronto tra l'abbandono scolastico e la fuga dei cervelli nel Sud Italia rivela una situazione critica. La Campania presenta il gap più ampio, con la dispersione scolastica che è numericamente 16 volte più grande della fuga dei cervelli. Situazioni simili si riscontrano anche in Puglia, Sicilia, Toscana e Sardegna. #notizie #scuola #giovani
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Formatore, consulente, speaker e autore su cultura del lavoro e innovazione sociale | Ex Fondatore Job Club | Blogger HuffPost Italia e SenzaFiltro | 2x TEDxSpeaker | Padre
Nella totale incertezza odierna sulle prospettive del mondo del lavoro (e non solo) la risposta pressoché unanime è: "più istruzione". La diffusa convinzione è che solo una formazione continua e sempre più specialistica possa dare sufficienti garanzie per un futuro efficiente ed equo. Ma i dati supportano questa promessa? Spesso ci interroghiamo sui limiti della tecnologia e delle macchine, ma quasi mai facciamo lo stesso sui nostri limiti di apprendimento e in generale quelli dell'istruzione. Puntare tutto sulla scuola è un approccio che, oltre a essere poco realistico, ha anche l'effetto di scaricare quasi tutto il peso della sfida occupazionale sulle spalle dei lavoratori, e in particolare dei giovani e delle famiglie. Rischiamo così di creare proprio lo scenario che vorremmo evitare: un mondo ingiusto, inefficiente e disuguale. Mio nuovo per Huffpost. #scuola #innovazione #AI #impattotecnologico
Per preparare i giovani al futuro la scuola dovrebbe insegnargli a "non-lavorare" (di R. Maggiolo)
huffingtonpost.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Punto di partenza per una riflessione ed interpretazione di molti fenomeni sociali e sanitari nel nostro Paese
Le competenze degli studenti in Italia nel primo test Pisa dopo il Covid. Leggi di più nel nuovo approfondimento dell'osservatorio povertà educativa @conibambini
Le competenze degli studenti in Italia nel primo test Pisa dopo il Covid - Openpolis
https://www.openpolis.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Sono 465mila, più di uno su dieci, i giovani che nel 2022 hanno abbandonato la scuola prima del diploma. In Europa fanno peggio di noi soltanto Spagna e Germania. È il desolante quadro emerso da uno studio dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese (Cgia Mestre) coinvolta direttamente dalle conseguenze di questa tendenza che condannerà le aziende a faticare enormemente a trovare personale qualificato. La situazione peggiore si presenta al Sud con le regioni Campania e Sicilia in cima alla classifica con un abbandono scolastico rispettivamente del 16,1% e del 18,8%. Ma i problemi con cui deve fare i conti l’Italia sono molteplici. Oltre ad avere una fisiologica quota di studenti svogliati, il Paese invita i più bravi a guardare all’estero per vedere riconosciuta la propria professionalità. Nel 2022 sono stati 55mila quelli che hanno preferito varcare i confini nazionali alla ricerca di un’occupazione che avesse uno stipendio adeguato e la possibilità di una crescita professionale. A questo bisogna anche aggiungere il problema della denatalità, che nel 2023 ha fatto segnare il record negativo con meno di 400mila nascite. Circostanze che – messe assieme – stanno portando a un incredibile paradosso destinato ad aggravarsi con gli anni: nel Paese che abbiamo appena descritto molte posizioni lavorative (circa 500mila ogni anno) resteranno scoperte. Sempre guardando all’Eurozona, l’Italia ‘vanta’ anche un numero basso di diplomati e laureati, soprattutto nelle materie scientifiche. Tutto il mondo riconosce all’Italia curiosità, idee e inventiva. Eppure queste stesse caratteristiche sembrano essere meno valutate e apprezzate proprio nei patrii confini, dove tra le realtà più penalizzate c’è proprio il luogo dove queste idee prendono forma: l’università. A fronte di qualche eccellenza posizionata al Nord, al Sud ci sono campus che somigliano più a eleganti parchi di ristoro che ad atenei, ragione che spinge molti genitori a spedire i propri figli in città come Roma o Milano. Clicca sul seguente link per leggere l’articolo completo “Abbandono scolastico e crisi demografica da record” di Ilaria Cuzzolin: https://lnkd.in/dWFR7mmg #Scuola #Studenti #Italia #Nord #Sud
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Le competenze degli studenti in Italia nel primo test Pisa dopo il Covid. Leggi di più nel nuovo approfondimento dell'osservatorio povertà educativa @conibambini
Le competenze degli studenti in Italia nel primo test Pisa dopo il Covid - Openpolis
https://www.openpolis.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Change-maker @Teach for Italy | Alumnus @Scuola Holden/SDA Bocconi/24ORE Business School | ex founder Job Club | ex Ferrero
- La quota di giovani che non finisce le scuole superiori in Italia è tra le più alte in Europa (12,5 per cento). Nelle regioni del Sud la media si alza al 17 per cento. - La scuola pubblica non riesce più ad essere un efficace ascensore sociale, specialmente nelle comunità più svantaggiate del Paese. - In Italia solo il 6 per cento dei ragazzi e delle ragazze i cui genitori non hanno terminato le scuole superiori otterrà la laurea. Il 65 per cento resterà allo stesso livello di istruzione. - Il Sud vince per giovani che non raggiungono il livello minimo di competenze scolastiche e per NEET (Not engaged in Education, Employment or Training). Vogliamo continuare a guardare o facciamo qualcosa di concreto per contribuire al cambiamento?!? #TeachForItaly #educationmatters #educationispower
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
La scuola italica sfida le leggi fondamentali dell’economia Certo che la scuola italiana è sempre più un’entità avulsa dal Paese, che vive di vita propria, refrattaria ad ogni sia pur timido tentativo di cambiamento. Ma la nostra scuola ha anche un’altra peculiarità; quella di porsi al di fuori anche dalle regole fondamentali dell’economia; per semplificare quelle della correlazione fra domanda e offerta, e viceversa. Per essere più chiaro, nell’anno scolastico 2014/15 i docenti erano 788mila, nel 2022/23 sono arrivati a sfiorare le 944mila unità; 150 mila insegnanti in più a fronte di un calo drastico della popolazione scolastica. Il trend è infatti di circa 100 mila alunni in meno ogni anno scolastico, per cui da qui ai prossimi dieci anni perderemo circa 1,2 milioni di alunni”. In una qualsiasi azienda ben gestita, questo andamento avrebbe portato ad una contrazione del corpo insegnante; invece la politica portata avanti dai Governi (spinti dai Sindacati dei docenti) è stata quella di fare in modo che l’organico potesse mantenere una sua continuità, enfatizzando il problema delle cosiddette “classi pollaio”. Che, dati alla mano, non esistono, perché (fonte Ocse) nell’anno scolastico 2020/2021 l’Italia aveva 11 studenti per insegnante nella scuola primaria, contro 15 studenti nella media OCSE, e 12, 15 e 18 studenti rispettivamente per Spagna, Germania e Francia. Per la scuola secondaria di I° grado il dato italiano (sempre 11 studenti) è più basso della media OCSE (13), della media europea (12) e del numero per Francia e Germania (rispettivamente 15 e 13 studenti). Non intravvedendosi idee nuove all’orizzonte, immagino si continuerà a considerare la scuola un settore secondario, un “impieghificio” dove collocare forza lavoro che faticherebbe a trovare spazi in altri settori, sulla base di un accordo tacito (poco lavoro contro poco stipendio). Vedo oggi che i Sindacati degli insegnanti chiedono di postergare al 1° ottobre l’inizio dell’anno scolastico per questioni di caldo. Che faccia sempre più caldo è un dato incontrovertibile, ma c’è da considerare anche la posizione dei genitori che già contestano le lunghe vacanze estive attuali, e per i quali un allungamento sarebbe una tragedia, anche di tipo economico. Da cretino di turno mi verrebbe da dire che forse la soluzione più ovvia sarebbe di attribuire assoluta autonomia alle Regioni nel decidere i calendari scolastici, in base alle loro caratteristiche climatiche. Ma in questo clima politico “anti Autonomista”, sicuramente qualcuno direbbe che il “caldo deve essere uguale per tutti, e non può esistere il caldo dei ricchi del Nord, e quello dei poveri del Sud”.
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
1.103 follower