A differenza di altre classifiche incentrate principalmente sulla qualità e quantità della ricerca, il Qs University Rankings si basa essenzialmente sui giudizi espressi da quasi trecentomila docenti e datori di lavoro.
Dei dieci indicatori che determinano il verdetto finale su ciascun ateneo, la reputazione accademica e quella lavorativa pesano da soli quasi per la metà.
Il Politecnico di Milano continua la sua scalata nella classifica QS delle migliori università del mondo.
Quest’anno è 111esimo su 1.503 atenei.
E’ il miglior risultato di sempre per un’università italiana.
L’ingresso nel club delle prime cento, che fino a qualche anno fa pareva un obiettivo irraggiungibile, non è più così lontano.
Anche la Sapienza e l’Alma Mater di Bologna — rispettivamente 132esima e 133esima — continuano a guadagnare posizioni.
In generale il cammino delle italiane resta in salita: difficile competere con sistemi come quello britannico che spendono il doppio di noi (in rapporto al Pil) o con quello americano che si conferma al vertice della classifica con il Mit di Boston.
L’indicatore più importante di questa classifica: la reputazione accademica, in cui l’Alma Mater è prima in Italia e 69esima al mondo, seguita a ruota dalla Sapienza (70esima). Terzo il PoliMi (90esimo), che può contare anche su un’ottima fama presso i datori di lavoro (82esimo). Al quarto posto in Italia si conferma l'Università di Padova che rispetto all'anno scorso perde però ben 17 posizioni (è 236esima). Quinto il Politecnico di Torino che invece scala 11 posti e ora è 241esimo. Segue la Statale di Milano che anch'essa scende di 9 posizioni collocandosi al 285esimo posto.
Uno dei fattori che più penalizza il nostro sistema in queste classifiche è il rapporto studenti-docenti: 20 a uno, contro 17 in Francia, 15 nel Regno Unito, 12 in Germania.
Un altro è la scarsa internazionalizzazione: i nostri atenei continuano a essere poco attraenti sia per gli studenti che per i docenti stranieri.
A frenare i primi, oltre alla barriera linguistica (i corsi in inglese restano una minoranza), c’è il costo medio delle rette, fra i più alti dell’Europa continentale (circa mille euro, secondo l’ultimo rapporto Udu).
A disincentivare i docenti ci pensano l’esiguità degli stipendi e la scarsità dei fondi per la ricerca, oltre a un sistema di reclutamento ingessato e poco trasparente.
La classifica è guidata anche quest'anno dal Mit che da tredici edizioni è saldamente in testa al ranking. Sorpresa, invece, al secondo posto dove si impone l'Imperial College di Londra che guadagna quattro posizioni, supera Oxford (terza) e relega un'altra star, Cambridge, al quinto posto. Unica università continentale in questa decina è l'università politecnica Eth di Zurigo, che si conferma settima. Per l’Asia c’è la National University di Singapore, ottava.