La moda sostenibile non è solo un trend, ma una necessità in un mondo che si muove verso la responsabilità ambientale. Ci impegniamo quotidianamente a supportare pratiche di gestione responsabile dei rifiuti tessili, ma come affrontiamo il dilemma dello smaltimento? Contrariamente alla credenza comune, i rifiuti tessili non dovrebbero finire nell'indifferenziato. Per evitare che capi dimenticati o usurati raggiungano le discariche, è possibile depositare i tessuti non più desiderati nei centri di raccolta specifici per il riciclo tessile. Qui, gli indumenti vengono selezionati per il riutilizzo, il riciclo o la trasformazione in nuovi materiali. #Euroveneta #ClassificazioneRifiuti #ModaSostenibile #Categoria4
Post di Euro Veneta s.r.l.
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👖 👗 L’Italia si sta preparando al nuovo sistema di raccolta differenziata del tessile in linea con la normativa Ue. Al tessile post consumo il Rapporto Nazionale sul riutilizzo 2024 ha dedicato ampio spazio. La raccolta è in crescita - come ha affermato Karina Bolin - responsabile comparto Tessile Rete ONU nel corso della presentazione del Rapporto - ma la mole di articoli scartati del fast fashion e dell’ultra fast fashion sta generando una serie di problemi. Il mix di fibre e la bassa qualità rendono difficile la rivendita e impossibile il riciclo della fibra. Insomma, tutto il contrario di quello che dovrebbe essere una capo circolare, cioè duraturo, riutilizzabile, riciclabile. Stando ai dati elaborati dall’ISPRA, che tengono conto solo dei negozi conto terzi, i prodotti tessili riutilizzati nel 2021 sono stati 13.933 tonnellate. Il che, giusto per rendere l'idea, è come aver prolungato l'uso a 96 milioni di magliette o a 33 milioni di jeans. Insomma, le potenzialità del riutilizzo e quindi della seconda mano sono enormi. Senza la fast fashion e l’ultra fast fashion sarebbe tutto molto più semplice. #raccoltadifferenziatatessile #secondhand #fastfashion #ultrafastfashion
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Cavaliere di Parte Guelfa e Leonardo Da Vinci, Presidente CdR Ambiente, Coordinatore Generale Cetri-Tires, Socio ANTER, gli Scudieri e Plastic Free Onlus
#Rifiuti #Tessili #UnioneEuropea #BuonePratiche #Consumatori La moda è il secondo settore per impatto ambientale. Produce da solo tra l’8% al 10% delle emissioni di Co2 globali. Per quanto riguarda i rifiuti tessili, solo in Europa, si aggirano intorno alle 7,5 tonnellate annue, 15 kg di rifiuti pro capite. Un triste primato che però tutti noi contribuiamo ad alimentare con le nostre scelte quotidiane. Infatti, a prescindere dalla nostra attività professionale, età o genere tutti noi acquistiamo abiti ed accessori non tanto per necessità, quanto per piacere. Siamo passati dai 12 capi nel 1980, ai 68 capi acquistati all’anno nel 2022 e La media europea di utilizzo è di 7/8 volte prima di disfarci dei nostri capi (fonte Mckinsey). L’Unione Europea ha studiato e recentemente approvato una serie di misure atte a gestire e riciclare la grande quantità di rifiuti tessili che produciamo. Nell’ambito di un pacchetto di misure sull’economia circolare, la direttiva (UE) 2018/851 modifica la direttiva 2008/98/CE e stabilisce nuovi obiettivi per il riciclaggio dei rifiuti urbani tra cui quelli tessili. Gli stati membri, entro il il 1 gennaio 2025, dovranno riciclare almeno il 55% dei rifiuti tessili prodotti dalle famiglie. Ma in Italia quest’obbligo, rivolto ai comuni, è stato anticipato al 1° gennaio 2022 dal DL 116/2020. Attualmente, nel nostro paese sono attivi quattro consorzi: Retext.Green (fondato da Sistema Moda Italia e Fondazione del Tessile Italiano), Ecotessili (fondato da Federdistribuzione), Cobat Tessile (parte di COBAT, piattaforma multi-consortile controllata da Innovatec) e Re. Crea (coordinato da Camera nazionale della moda Italiana e fondato da diversi noti brand di moda italiani). Ma cosa possiamo fare noi consumatori per ridurre la produzione di scarti tessili ? E’ necessario ritornare alla vecchia,sana abitudine di riflettere prima di acquistare e ridurre i nostri acquisti compulsivi. Inoltre bisogna imparare ad allungare la vita dei nostri abiti. Per la moda a basso impatto “Il capo più sostenibile è quello che hai già nell’armadio”. Ma con il passare degli anni noi cambiamo (lavoro, età, taglia, gusti, ambienti frequentati) ed anche il nostro guardaroba segue i nostri cambiamenti. Questo spesso vuole dire capi accumulati e non utilizzati nel guardaroba. Quindi dobbiamo imparare a ri-inventare i nostri abiti in base alle nuove esigenze, prima di passare all’acquisto del nuovo. Dobbiamo pensare in ottica circolare usando le tre R: #Riparare, #Riciclare e #Ripensare >>> https://lnkd.in/dBcKZueN L’impatto dei rifiuti sull’ambiente ci riguarda tutti, per questo ognuno di noi deve diventare parte del #cambiamento!
Rifiuti tessili: l’azione normativa della Unione Europea e le buone pratiche dei consumatori
https://ambiente.news
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La moda è il secondo settore per impatto ambientale. Produce da solo tra l’8% al 10% delle emissioni di Co2 globali. Per quanto riguarda i rifiuti tessili, solo in Europa, si aggirano intorno alle 7,5 tonnellate annue, 15 kg di rifiuti pro capite. Un triste primato che però tutti noi contribuiamo ad alimentare con le nostre scelte quotidiane. Infatti, a prescindere dalla nostra attività professionale, età o genere tutti noi acquistiamo abiti ed accessori non tanto per necessità, quanto per piacere. Siamo passati dai 12 capi nel 1980, ai 68 capi acquistati all’anno nel 2022 e La media europea di utilizzo è di 7/8 volte prima di disfarci dei nostri capi (fonte Mckinsey). L’Unione Europea ha studiato e recentemente approvato una serie di misure atte a gestire e riciclare la grande quantità di rifiuti tessili che produciamo. Nell’ambito di un pacchetto di misure sull’economia circolare, la direttiva (UE) 2018/851 modifica la direttiva 2008/98/CE e stabilisce nuovi obiettivi per il riciclaggio dei rifiuti urbani tra cui quelli tessili. Gli stati membri, entro il il 1 gennaio 2025, dovranno riciclare almeno il 55% dei rifiuti tessili prodotti dalle famiglie. Ma in Italia quest’obbligo, rivolto ai comuni, è stato anticipato al 1° gennaio 2022 dal DL 116/2020. Attualmente, nel nostro paese sono attivi quattro consorzi: Retext.Green (fondato da Sistema Moda Italia e Fondazione del Tessile Italiano), Ecotessili (fondato da Federdistribuzione), Cobat Tessile (parte di COBAT, piattaforma multi-consortile controllata da Innovatec) e Re. Crea (coordinato da Camera nazionale della moda Italiana e fondato da diversi noti brand di moda italiani). Ma cosa possiamo fare noi consumatori per ridurre la produzione di scarti tessili ? E’ necessario ritornare alla vecchia,sana abitudine di riflettere prima di acquistare e ridurre i nostri acquisti compulsivi. Inoltre bisogna imparare ad allungare la vita dei nostri abiti. Per la moda a basso impatto “Il capo più sostenibile è quello che hai già nell’armadio”. Ma con il passare degli anni noi cambiamo (lavoro, età, taglia, gusti, ambienti frequentati) ed anche il nostro guardaroba segue i nostri cambiamenti. Questo spesso vuole dire capi accumulati e non utilizzati nel guardaroba. Quindi dobbiamo imparare a ri-inventare i nostri abiti in base alle nuove esigenze, prima di passare all’acquisto del nuovo. Alessandra Gallo >>> Dobbiamo pensare in ottica circolare usando le tre R: #Riparare, #Riciclare e #Ripensare >>> https://lnkd.in/dm-_psG5 L’impatto dei rifiuti sull’ambiente ci riguarda tutti, per questo ognuno di noi deve diventare parte del cambiamento. #Rifiuti #Tessili #UnioneEuropea #BuonePratiche #Consumatori
Rifiuti tessili: l’azione normativa della Unione Europea e le buone pratiche dei consumatori
https://ambiente.news
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📰 L’Arena di Verona riprende l'intervista di Karina Bolin, Fondatrice e Presidente di Humana People to People Italia, nonché rappresentante del comparto tessile di Rete Onu, presente all’interno del Rapporto Nazionale sul Riutilizzo 2024. 🇪🇺 La Commissione europea, a partire dal 2022, sta lavorando a nuove iniziative legislative che hanno l’obiettivo di regolamentare il settore tessile, armonizzando le filiere fino alla gestione del post-consumo. 🗣 Le proposte legislative, spiega Bolin, se da una parte hanno generato incertezza tra gli operatori, allo stesso tempo hanno innescato un innalzamento del dibattito verso modelli più spinti di professionalizzazione. La raccolta dei tessili usati è oggi considerata parte integrante delle raccolte differenziate dei rifiuti. 🔎 La classificazione come rifiuto non è però dovuta al suo stato: va sottolineato che oggi gran parte degli indumenti e tessili conferiti nei contenitori della raccolta possono essere riutilizzati nuovamente. 🙌 A garantire il miglior stato di conservazione sono la professionalità e accuratezza degli operatori della raccolta: non dobbiamo dimenticare che lo scopo principale dell’obbligatorietà della raccolta differenziata del tessile sta nel ridurre l’impatto negativo sull’ambiente del settore moda. #humanapeopopletopeople #settoretessile #tessiliusati #impatto #moda https://lnkd.in/da5seY39
Il riuso di una t-shirt di cotone riduce le emissioni di 70 volte
larena.it
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Quanto inquina il #fastfashion? Il consumo di #prodottitessili in Europa si trova al quarto posto per l’impatto sull’ambiente e sui #cambiamenticlimatici. 👗 Lungo tutta la #filiera, si stima che la produzione tessile sia responsabile del 20% dell'inquinamento globale dell'#acqua potabile a causa dei processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di #microfibre nei mari. Ma non solo abbigliamento e calzature: quando si parla di #rifiutitessili, ci si riferisce anche ai prodotti per la casa, ai tessili tecnici (corde o reti) e, in generale, agli scarti post-industriali, come fibre e ritagli. ♻️ Per questo motivo con il progetto europeo #VERDEinMED abbiamo iniziato, insieme ad altri partner, un lavoro per ridurre i rifiuti tessili nella regione mediterranea, supportando l'adozione di processi e tecnologie incentrati sull'#economiacircolare. Il nostro obiettivo è creare un impatto positivo sulla società, l'ambiente e l'economia proponendo processi efficienti in termini di costi e risorse e coprendo questioni critiche come le tecniche di produzione industriale, le abitudini di consumo e le opzioni di riuso e riciclo. #StayTuned
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Quanto inquina il fast fashion? L’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo. Ogni anno, utilizza 93 miliardi di metri cubi d’acqua ed è responsabile di una quota significativa di emissioni di gas serra, stimate tra l’8 e il 10% del totale a livello mondiale. 👕 Un impatto insostenibile che si è intensificato negli ultimi anni con l’ascesa del fast fashion. Il suo modello di business ha infatti amplificato il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. Il risultato è che ogni secondo un camion di vestiti viene svuotato in una discarica, spesso dall’altra parte del mondo. 🔧 Abiti più duraturi, ma anche più facili da riutilizzare, riparare, riciclare e, infine, smaltire; questa la sintesi della strategia dell’Unione Europea per il tessile. ✨ Sapevi che il nostro Standard Grade flakes può essere utilizzato per produrre fibra nel settore tessile? Scopri di più su ➡️ https://lnkd.in/exPBPqmA 👇🏻 🌱 Facciamo la differenza insieme! #SRI #SRIsorting #SRIrecycling #SRIndustries #riciclo #Economiacircolare #FastFashion #ModaSostenibile #EcoFriendly #Ambiente #SRIRecycling *** “Strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari. Risoluzione del Parlamento europeo del 10 giugno 2023 sulla strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari” (“Strategia”), approvata il 1° giugno 2023.
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Ti sei mai chiesto che impatto può avere il 𝐅𝐚𝐬𝐭 𝐅𝐚𝐬𝐡𝐢𝐨𝐧 sul settore dei rifiuti?👚👖👗 Negli ultimi anni, il campo della moda ha generato una vera e propria emergenza rifiuti, conseguentemente al Fast Fashion ⚠🌍 Secondo i dati ISPRA 2022, il prodotto tessile a fine vita rappresenta il 5.7% dei rifiuti indifferenziati di cui il 30% arriva dalla raccolta urbana. Il recupero degli scarti tessili è difficoltoso per la varietà di materiali da smontare, con presenza di bottoni o cerniere 👚👖👗 Come soluzione al problema, l'UE ha promosso un modello di economia circolare rivolto al tessile, adoperando principi di riutilizzo economicamente vantaggiosi. Ad esempio, in Italia sono nati centri di raccolta, in Campania e a Prato, dove i capi vengono selezionati e poi rivenduti. Ciò che non è adatto al riuso, circa il 30-35%, viene inviato a operatori specializzati per il riciclo ♻ Da qui, deriva il concetto di "𝐄𝐧𝐝 𝐨𝐟 𝐖𝐚𝐬𝐭𝐞", quel processo che porta un rifiuto a cessare di essere tale. Infatti, il MASE (Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica), dalla fine del 2023, ha stabilito i criteri di conformità per la cessazione della qualifica del rifiuto, gli scopi specifici di utilizzabilità e gli obblighi documentali per le aziende. A livello europeo, invece si parla di 𝐄𝐏𝐑 (𝐄𝐱𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐏𝐫𝐨𝐝𝐮𝐜𝐞𝐫 𝐑𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐲), una normativa obbligatoria (2002) che richiede alle aziende una maggiore attenzione allo smaltimento dei rifiuti e all’intero ciclo di vita dei propri prodotti 🔃 Oggi, vengono quindi richiesti ai produttori tessili contributi finanziari il cui livello si basa sulla circolarità dei propri prodotti tessili 🏭 Ne consegue che tutti quei brand che si sono affacciati timidamente alla ricerca dei tessuti sostenibili, oggi sono costretti a intervenire, invertendo il senso di marcia. Scopri di più 👉🏼 https://lnkd.in/dtTmtVvB #difespa #difemagazine #economiacircolare #fastfashion #endofwaste #epr #recuperoscartitessili #industriadellamoda #tessutisostenibili #ecodesign #riciclo #impattoambientale #sostenibilità
Dife e il Consorzio Corertex di Prato insieme per la sostenibilità nel settore tessile | DIFE Magazine
dife.it
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🌍👚 Stop al Fast Fashion: Salvaguardiamo il Pianeta! Le discariche di vestiti sono ormai una realtà devastante, soprattutto nei Paesi a basso reddito, dove i vecchi abiti si accumulano a dismisura. L'industria tessile, seconda solo ai combustibili fossili per inquinamento, consuma enormi quantità di acqua e risorse. 💧🌱 Mentre in Italia la raccolta differenziata dei rifiuti tessili partirà dal 2025, la Repubblica Ceca ha già annunciato l’obbligo di raccogliere questi rifiuti separatamente. Ogni anno, nel paese vengono gettate circa 180mila tonnellate di prodotti tessili, ma solo una minima parte viene riciclata. 👗♻️ Nell'Unione Europea, solo il 22% dei rifiuti tessili viene riutilizzato o riciclato. In Italia, nel 2022, sono state raccolte in modo differenziato 160mila tonnellate di abiti, un passo avanti ma ancora non abbastanza. 🌊 Il consumo di prodotti tessili in Europa ha un impatto devastante sull'ambiente e sul clima. Dalla produzione alla distribuzione, la filiera tessile è responsabile del 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile e del rilascio di microfibre nei mari. È tempo di agire! Riduciamo il nostro consumo di fast fashion e supportiamo iniziative di riciclo e riuso. Insieme possiamo fare la differenza! 💪🌏
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Giornalista professionista - Founder Solo Moda Sostenibile - Docente - Ricercatrice indipendente - Sustainable Fashion Consultant
Riciclare gli scarti della confezione, creando una filiera che richiede la collaborazione di diversi attori: i brand, le aziende produttrici, i riciclatori. E' l'oggetto della sperimentazione di Circular Fashion Partnership, promossa da Global Fashion Agenda con la collaborazione di GIZ. Gli ostacoli sono numerosi: innanzitutto quello di creare un'alternativa a un mercato informale che ritira questi materiali e li destina alle fornaci per la produzioni di mattoni, con danni all'ambiente e alle persone che ci lavorano. E poi creare un mercato per le materie riciclate, che alla fine è l'unica soluzione per dare una spinta decisiva alla circolarità.
Un progetto pilota in Cambogia per il riciclo dei rifiuti post industrial
https://www.solomodasostenibile.it
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Riciclare gli scarti in plastica per farne tessuti innovativi per l’abbigliamento: è quello che fa RES - Recupero Etico Sostenibile, società attiva in Molise che da oltre 30 anni opera nel settore dell'economia circolare e della sostenibilità ambientale. Promuovere l’uso responsabile delle risorse sembra essere il mantra di Antonio Lucio Valerio, amministratore delegato del gruppo: a Pettoranello, in provincia di Isernia, vengono realizzati capi di abbigliamento ecosostenibili con rifiuti in plastica, che la stessa società seleziona nei propri centri di raccolta. L’idea è proprio di partire dagli scarti in plastica e arrivare a un filato innovativo, mettendo insieme ricerca, innovazione e tradizione tessile molisana. La sostenibilità è un valore che si può anche indossare. Avanti così! Non solo abiti in plastica riciclata: Res spinge l’acceleratore dell’innovazione investendo anche nella trasformazione di rifiuti plastici poliolefinici, non riciclabili meccanicamente, in olio pirolitico di alta qualità da reinserire nel ciclo produttivo di nuovi polimeri. Buon lavoro da tutto il team di Certified Recycled Plastic®✔ #certifiedrecycledplastic #economiacircolare #plastica #plasticariciclata #sostenibilità ➡️ https://lnkd.in/dK_vEFFx
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