Tradizione e innovazione sono due facce della stessa medaglia. Nel mondo del #vino, rimanere fermi significa restare indietro. Ecco perché, su Wine Meridian, Annamaria Sala ha affrontato con Agnese Caterina Ceschi i temi più caldi del momento: il cambiamento nei gusti dei consumatori, le sfide del mercato, l’impatto del clima e il delicato equilibrio tra tradizione e innovazione. La nostra filosofia? Innovare non significa tradire la tradizione, ma darle nuovi strumenti per restare viva. Guardiamo al futuro senza dimenticare le nostre radici, con la consapevolezza che il vino è una storia in continuo divenire. Leggete l’intervista completa, in italiano e inglese, e scoprite il punto di vista di Tenuta Gorghi Tondi qui sotto. #ViniPerNatura #sorelleSala #VinoItaliano #ItalianWine
Post di Tenuta Gorghi Tondi
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Amorim Wine Vision: soluzioni innovative per il futuro del vino Sono onorato di condividere alcune riflessioni chiave emerse dalla mia recente intervista, pubblicata da Wine Meridian, nell'ambito del progetto innovativo Amorim Wine Vision. Questo progetto mira, attraverso il confronto con esperti della filiera del vino, a indagare le dinamiche attuali dei mercati e a delineare soluzioni innovative per il futuro del settore vitivinicolo. Punti salienti dell'intervista: 1️⃣ Educazione e branding: Il vino ha ancora un potenziale immenso nei mercati emergenti come India e Cina. La chiave è l'educazione al consumo e una comunicazione che rafforzi il valore del nostro prodotto. 2️⃣ Il boom delle bollicine: Gli spumanti, e in particolare il Prosecco, stanno ridefinendo gli stili di consumo, con una crescita che supera il 5% annuo negli ultimi 20 anni. 3️⃣ Enoturismo e personalizzazione: Trasformare il vino in un'esperienza culturale è il futuro. Fidelizzare i consumatori attraverso wine club e offerte personalizzate rappresenta una strategia vincente. 4️⃣ Comunicazione inclusiva: È il momento di abbattere il linguaggio elitario del vino, rendendolo accessibile e coinvolgente, soprattutto per attrarre le nuove generazioni. 5️⃣ Investimenti e cooperazione: Branding forte e collaborazione tra produttori sono essenziali per aumentare il valore e la riconoscibilità delle denominazioni italiane. Il nostro settore ha davanti a sé sfide, ma anche enormi opportunità. Serve una visione condivisa, orientata al futuro, per raccontare il vino come esperienza unica e culturale.
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Tra i modelli del vino che vengono evocati oggi, c’è quello di piccoli territori estremamente vocati come ad esempio Montalcino. ‘Non credo che alcuna Denominazione con il potenziale produttivo di Montalcino abbia intenzione di scegliere solo un posizionamento altissimo, tutte hanno bisogno di avere una base che vada su un segmento di mercato un pochino più ‘comodo’. Il posizionamento non lo fanno i territori ma le imprese, quindi questa cosa compete all’imprenditore e non, ad esempio, al Consorzio che per legge mette allo stesso tavolo visioni diverse del prodotto’ ha replicato Piero Mastroberardino ricordando che ‘i Disciplinari di produzione, per quanto li si voglia stringere, hanno maglie larghe e alle fine è il mercato che seleziona l’offerta: è l’imprenditore che deve sapere come posizionare il suo prodotto non certo delegarlo al direttore del Consorzio’. Un argomento caldo in questi mesi è quello dei vini ‘low e no alcol’, segmenti considerati ovunque in forte ascesa e per i quali il mercato italiano chiede una normativa specifica, dato che oggi la produzione di dealcolati non è possibile. ‘Al nostro interno abbiamo sensibilità diverse: ci sono operatori che sono poco fiduciosi nei risultati organolettici dei prodotti che sono stati attualmente sperimentati, mentre altri sostengono che abbiamo il dovere di esplorare degli spazi di mercato soprattutto se si rivolgono ad un segmento, magari giovanile, che in questo momento sta perdendo qualche colpo nell’avvicinamento ai vini di pregio’ ha messo in luce Mastroberardino, secondo cui ‘il tema va declinato più nel dettaglio: primo, bisogna aprire il confronto, serve discuterne e sperimentare, secondo, bisogna scegliere la soluzione tecnica che ci consenta di avere un output il più possibile vicino alla nostra idea estetica del vino, nei suoi canoni edonistici, perché il tema del prodotto a basso o a zero tenore alcolico sono argomenti molto diversi tra loro. Per quanto riguarda l’alcol zero – ha puntualizzato – in giro ci sono prodotti pieni di zucchero e noi si può fare fare la guerra all’alcol per poi avere lo zucchero che abbiamo bandito dalla nostra dieta: se facciamo il dealcolato non fermentando, quindi con tutti gli zuccheri dentro, abbiamo un prodotto pesante, poco digeribile, senza il vettore dei profumi: così è meglio non farlo’. ‘Ma ci sono altre soluzioni – ha ricordato il vicepresidente della Federazione – per esempio ragionando su un prodotto a più basso tenore alcolico, ottenuto anticipando la raccolta e puntando su maggiore acidità e freschezza: la scommessa è riuscire a trovare un nuovo equilibrio gustativo diverso da quello che oggi riteniamo ottimale per un vino di pregio, magari tirando fuori cose diverse da quelle oggi degustiamo ma non così distanti. Non nascondo che nella nostra Cantina, ad esempio, sto lavorando insieme con le mie figlie che hanno poco più di vent’anni, a delle soluzioni che ci consentano di ricercare nuovi equilibri su un segmento diverso’.
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Ma poi il vino dealcolato è buono? Secondo alcuni esperti la qualità dei vini bianchi dealcolati è buona, meno quella dei #vini rossi, che oltretutto saranno sempre confrontati con i rossi a denominazione d’origine (che non possono essere #dealcolizzati in Italia). Comunque il vino #dealcolato prodotto in Italia va assaggiato. Non è ancora arrivato sugli scaffali, dove si può trova quello prodotto all’estero, come quello di Schenk Italia, che ha deciso di spostare al più presto la sua produzione di vini dealcolati dalla Spagna all’Italia. Secondo l’Institute of Social Welfare and Research di Londra il dealcolato aumenterà del 4% a volume entro il 2028 nei principali mercati internazionali. E in Italia? Siamo abituati a bere #vino di qualità e quindi si può ipotizzarne un successo modesto, a meno che non si riesca a conquistare parte del mercato dei giovani.
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Cosa serve per vendere il vino nel 2025? Quando ho intervistato Filippo Vallarom per Wine Meridian con le luci del mattino che entravano dalla finestra del suo maso, mi è venuta in mente una sola parola: "memorabilità". Meglio se scandita nelle sue sillabe. Tra giovani consumatori un po' scettici e nuove sfide da intraprendere (complici le manovre politiche recenti e i cambiamenti climatici evidenti) abbiamo cercato di condensare in poche domande ciò che un produttore ritiene come valida la sua road map. Per far conoscere i suoi prodotti, certo, ma ovviamente anche per venderli. https://lnkd.in/d-RF3A-B
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“Il Ruolo Cruciale delle Risorse Umane nel Successo del Settore del Vino” Nel mondo del vino, l’attenzione spesso si concentra sulle uve, il terroir e il processo di vinificazione. Tuttavia, dietro ogni grande bottiglia di vino c’è un team di persone appassionate e competenti che lavorano instancabilmente per portare l’esperienza del vino a nuovi livelli di eccellenza. Le risorse umane svolgono un ruolo cruciale in ogni fase del processo, dalla vigna alla bottiglia e oltre. Dalla selezione accurata del personale alla formazione continua, dall’accoglienza ospitale nei luoghi di degustazione alla gestione efficiente della catena di approvvigionamento, il successo nel mondo del vino dipende dall’impegno e dalla dedizione delle persone dietro le quinte. Inoltre, le aziende vinicole che investono nel benessere e nello sviluppo del proprio personale spesso vedono un ritorno sotto forma di produttività elevata, soddisfazione dei dipendenti e qualità superiore del prodotto finale. La sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale sono sempre più al centro dell’attenzione nel settore del vino, e le risorse umane giocano un ruolo chiave nell’implementare pratiche sostenibili e promuovere l’equità sul posto di lavoro. #Vino #RisorseUmane #Sostenibilità #SettoreVinicolo #Passione
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Nel mio ultimo editoriale ho sollevato un dibattito interessante con Angelo Peretti sul tema del calo dei consumi di vino. Secondo Peretti, questa crisi riflette principalmente la situazione economica e sociale odierna, trasformando il vino in una commodity, ovvero un prodotto standardizzato, privo di identità specifica. Ho contestato questa visione, temendo che attribuire la colpa solo alla crisi economica possa favorire chi da anni spinge il vino verso una semplice logica di mercato, come accade per molti prodotti agricoli. Peretti, nel suo blog The Internet Gourmet, ha replicato, sostenendo che una parte significativa del vino italiano è già una commodity, citando esempi come il Prosecco e il Pinot Grigio. Questi vini, dice, sono consumati senza un reale interesse per il produttore o il territorio. Anche Andrea Lonardi, master of wine, ha recentemente analizzato il tema, distinguendo tra il “vino commodity”, quotidiano e funzionale, e il “vino edonistico”, consumato per piacere o status. Quest’ultimo, sostiene Lonardi, è meno richiesto oggi, complice un cambio delle mode: benessere e tempo libero hanno sostituito il prestigio di una grande bottiglia. Queste riflessioni mi portano a interrogarmi: quanto il “vino commodity” incide davvero sul panorama enologico italiano? Personalmente, credo che sia una minoranza, e che potrebbe ridursi ulteriormente se il settore adottasse modelli più innovativi, sia nel packaging che nella comunicazione, superando l’élitismo che spesso caratterizza il vino di qualità. Lonardi parla di una “crisi di soddisfazione edonistica”, ma io penso che il vero problema sia una comunicazione troppo esclusiva e distante dai consumatori più giovani. La mixology, ad esempio, ha saputo semplificare il messaggio, valorizzando comunque la qualità. 📰 𝗘𝗱𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗙𝗮𝗯𝗶𝗼 𝗣𝗶𝗰𝗰𝗼𝗹𝗶 👉 Leggi l'articolo completo: https://lnkd.in/ddmPQPXF
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Nulla è facile quando si fa impresa, ma conoscere ci dà le leve per decidere. Grazie a winenewsit per aver ripreso queste riflessioni. #wine #strategy #trends #plan
Con il calo dei volumi nelle vendite e le evoluzioni negli stili di consumo del vino, certificato anche e soprattutto dagli ultimi report Wine Monitor di Nomisma, la società di consulenza con sede a Bologna ha pubblicato una serie di riflessioni da parte di Roberta Gabrielli, head of marketing, business processes and communication Nomisma, volte ad analizzare le sfide che nei prossimi anni le imprese del vino dovranno affrontare. In particolare, secondo Gabrielli, queste sono sia di carattere esogeno che endogeno: se da una parte gli operatori devono sempre comunque tener conto dei cambiamenti dei consumi e degli aspetti legati al territorio e al cambiamento climatico, serve anche attenzione alla gestione dei costi operativi e al posizionamento sui mercati e canali distributivi, sia italiani che esteri. “Fattori che sono destinati a essere sempre più interconnessi tra loro - spiega - e questo richiede un approccio strategico consapevole e strutturato”. #winenews
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🍇 Il settore del vino ha la coda di paglia? 🍷 Nel mio ultimo editoriale su Wine Meridian, affronto una questione delicata: sembra che il nostro comparto vitivinicolo abbia una "coda di paglia". Di fronte a critiche costruttive, la reazione è spesso di difesa, come se ammettere i nostri limiti possa minare l'immagine del vino. Ma possiamo davvero migliorare senza riconoscere i problemi? 🚀 📉 Calo dei consumi tra i giovani, una comunicazione poco inclusiva e una carenza di investimenti in marketing sono temi su cui dobbiamo riflettere. Accettare queste sfide è l'unico modo per esplorare nuove opportunità, soprattutto nei mercati internazionali. 🌍 Il futuro del vino italiano non può basarsi solo sulla difesa dello status quo, ma deve accogliere il cambiamento. Siete pronti? 🍾 Leggi l’articolo completo qui 👉 [link all'articolo] #vino #marketingdelvino #innovazione #enoturismo #WineMeridian #FabioPiccoli #comunicazione
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Il 2024 segna un momento di riflessione nel mondo del vino. Da una parte ci sono i produttori, custodi della terra e del vino, dall'altra i consumatori con esigenze in continua evoluzione. Le preferenze cambiano, ma il vino rimane. Il vino trascende il consumismo, trasportandoci nel tempo e nel luogo in cui è stato prodotto. Assaporare un calice di vino significa andare oltre, percepire il senso del territorio, la storia e la cultura da cui proviene. I produttori sanno che il valore del vino risiede nella sua capacità di trasmettere questa profondità. I consumatori lo riconoscono e lo apprezzano sempre di più. In un'epoca caratterizzata dalla globalizzazione, il vino ci permette di riscoprire le nostre radici e il legame con la terra. Il futuro del vino è legato a doppio filo con la capacità di custodire e valorizzare questa essenza. I produttori sono chiamati a preservarne il patrimonio culturale e il patrimonio naturale, l'equilibrio dei vigneti e la qualità delle uve, la storia di un popolo e quella di un territorio. Da parte loro, i consumatori devono fare la loro parte, scegliendo vini prodotti con cura e rispetto per il territorio. Anche i consumatori possono contribuire facendo la loro parte! Scegliere bottiglie fatte con amore e dedizione, vini che rispettano profondamente la terra da cui provengono. Bere prodotti realizzati con cura e rispetto, supportando i produttori che valorizzano il territorio. Solo insieme si può godere un eccellente prodotto, preservando nello stesso tempo l'ambiente che ce lo dona. Il futuro del vino è legato alla sua sostenibilità. I produttori devono adottare pratiche rispettose dell'ambiente e della biodiversità, riducendo al minimo l'impatto dei trattamenti. Anche il packaging e la distribuzione dovranno diventare sempre più eco-friendly. Il vino è un prodotto culturale e solo restando fedeli alla sua essenza profonda potrà avere un futuro duraturo. Preservando l'equilibrio tra produttori, consumatori e natura, possiamo garantire che anche le prossime generazioni possano godere del piacere di assaporare un calice di vino. #vino #wine #culturalheritage #terroir #bellenda #earthday
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Il mercato del vino sta cambiando 🍷 Durante il confronto con le aziende vinicole, è emerso un messaggio unanime: il mercato del vino è saturo e la competizione è feroce. 🔸 Troppa offerta, consumi che cambiano: I giovani trovano il vino troppo sofisticato e preferiscono alternative più semplici, come il gin tonic. Il consumatore medio sceglie principalmente etichette già conosciute, mentre gli intenditori sono alla ricerca di nuove scoperte e nicchie da esplorare. 🔸 La qualità non basta più: Con tante aziende che producono vino di qualità, non basta più puntare su tradizione, famiglia e dimensioni. Oggi è il marketing e la strategia di marca a fare la differenza. 📈 Strategie innovative per distinguersi: Per emergere, è fondamentale raccontare storie uniche e posizionarsi in modo distintivo nel mercato. La chiave per il successo? Un branding forte che vada oltre la concorrenza. #Vinitaly #Vino #Marketing #Strategia #Branding #Innovazione
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