Post di ITA - Italian Trade Agency

L'export di #vino made in Italy si appresta a vedere la luce a partire dal 2025, con una crescita media annua delle esportazioni fra il 3 e il 4%. È ciò che emerge dalle stime di Bain & Company sull'outlook del settore vitivinicolo italiano, presentato da Sergio Iardella in Italia in concomitanza con l'appuntamento del #Vinitaly 2024. Gli Stati Uniti, che devono smaltire le giacenze nei magazzini accumulate tra il 2021 e il 2022, rimangono centrali per l’export del nostro Paese. 👇🏻 Scorri il carosello qui sotto per saperne di più

🍇🍷 𝗟'𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝗦𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗠𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗩𝗶𝗻𝗼, 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗦𝗽𝗶𝗿𝗶𝘁𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗔𝗰𝗲𝘁𝗶 Recentemente, uno studio di Nomisma per Federvini ha evidenziato il contributo significativo della filiera italiana del vino, degli alcolici e degli aceti all'economia del nostro Paese - ben 21,5 miliardi di euro di fatturato direttamente, con 10 miliardi provenienti dall'export. Leggendo questo articolo su Il Sole 24 Ore, non posso fare a meno di pensare al grande potenziale di crescita e internazionalizzazione per le imprese del settore. 🌐 𝗜𝗻 Geocom Italia, 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗺𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝘁𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹'𝗮𝗰𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗱𝗶 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘀𝘁𝗶𝗺𝗼𝗹𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼. Che si tratti di trovare nuovi mercati, partner strategici o importatori qualificati, siamo qui per aiutarti a esplorare nuove opportunità e rafforzare la tua presenza a livello globale. 📈 Se sei un produttore e vuoi espandere il tuo raggio d'azione oltre i confini nazionali, contattami, fissa un incontro con me e insieme esploreremo nuovi orizzonti. 📞 Non esitare a chiamarci per una consulenza personalizzata! #VinoItaliano #Export #Internazionalizzazione #MadeInItaly #GeocomItalia

I mesi a venire serbano sfide di estrema importanza che riguardano in modo diretto le sorti di molti nostri produttori e – per certi versi – il destino stesso della cultura del bere di qualità, di cui l’Italia è emblema, ma rappresentano altresì un’opportunità unica per il vino italiano per riaffermare la sua posizione d’eccellenza nel panorama vinicolo internazionale, attraverso uno strategico adattamento alle attuali dinamiche di mercato e alle necessità delle nuove fasce di consumatori. L’editoriale di Andrea Grignaffini su #Vendemmie

🍷 Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, il #vino italiano rallenta in modo progressivo la sua corsa nei mercati extra Ue con quasi 4,7 milioni di ettolitri esportati tra gennaio e giugno, e un consuntivo pari a 2,1 miliardi di euro. Di seguito, alcuni dei principali numeri del primo semestre 2024: 🔹 Giugno segna un -10% in volume e un -7% in valore per sparkling e imbottigliati fermi e frizzanti. In calo i mercati di Regno Unito, Svizzera, Canada e Cina. 🔹 Il prezzo medio complessivo per gli #spumanti si attesta su un tendenziale di -1,5%. 🔹 Segnali di stanchezza anche dagli USA (-4,8%), con l’ultimo mese che ha accentuato la forbice tra la domanda di imbottigliati fermi e frizzanti e quella relativa agli sparkling. Al LINK l’articolo dedicato ⤵️ #mixerplanet #enologia #vinitaly

L’IMPORTANZA DI ESPORTARE Ieri, all’Assemblea Generale 2024 di Federvini , sono intervenuto con una relazione sul ruolo strategico che i mercati internazionali hanno assunto per la tenuta delle nostre filiere di vini, spirits e aceti. Negli ultimi vent’anni, se la produzione italiana di vino è rimasta più o meno costante (oscillando, tra alti e bassi, attorno ai 48 milioni di ettolitri) è grazie all’aumento intervenuto nell’export. Dal 2003 al 2023, i volumi di vino italiano venduti oltre frontiera sono cresciuti del 60% (a valore del 188%), a fronte di un crollo dei consumi interni del 25%. Grazie ad un riposizionamento qualitativo della nostra offerta (meno sfuso, più bollicine) siamo passati dal 17% al 22% di quota sull’export mondiale di vino, diventando leader in 46 mercati, contro gli appena 9 di vent’anni prima. Oggi, questo difficile equilibrio è messo in discussione dalle sempre più numerose tensioni geopolitiche che spesso conducono a vere e proprie guerre commerciali (e non solo, purtroppo). E per ricordare gli effetti nefasti collegati a tali contrasti, basta pensare alla “parabola” dei vini australiani in Cina – dove è in atto un’indagine antidumping sui vini europei - passati da 725 milioni di euro di export a meno di 600 mila euro in appena quattro anni a seguito dell’applicazione di un dazio del 218% da parte del governo di Pechino (dopo che li aveva azzerati a seguito di un accordo di libero scambio) oppure ai “super dazi” di Trump (25%) applicati nell’ambito del contenzioso Airbus-Boeing del 2020 che fecero crollare l’export di vino francese negli USA del 30% nonché di liquori italiani del 40%. E a riprova degli impatti negativi generati dalle barriere tariffarie, ho evidenziato il “cambio di passo” che hanno registrato le nostre esportazioni di vini e liquori in Canada a seguito dell’entrata in vigore del CETA. Nei quattro anni precedenti l’accordo (2013/2017) le importazioni canadesi di vino italiano viaggiavano ad un tasso medio annuo del +3,7%, quelle di liquori del +2,9%. Nei quattro successivi (2018/2022), sono passate rispettivamente a +7,6% e +13,1%. (Denis Fantini)

𝗧𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗚𝗿𝗮𝗽𝗽𝗮: 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲 𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮 𝗼𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗱𝗼𝘁𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗶𝘂𝗺 𝗲 #𝗠𝗮𝗱𝗲𝗶𝗻𝗜𝘁𝗮𝗹𝘆 🥃 Il terzo millennio ha segnato un interesse senza precedenti verso la #grappa, con l'Italia che si conferma protagonista nell'arte distillatoria. In particolare, è aumentata la domanda di grappe premium e invecchiate, trainata sia dal mercato interno che dall'export, cresciuto del 32% negli ultimi anni. 🌍 La Germania rappresenta il 54% delle esportazioni complessive, seguita da USA e Giappone, che hanno registrato un significativo aumento post – pandemia. I consumatori internazionali apprezzano sempre di più #distillati artigianali di qualità e in grado di esaltare l’inconfondibile “stile italiano”. 🍇Gli scenari produttivi riflettono un ritorno alle radici con distillatori che investono nella tradizione e avviano nuovi impianti per produrre grappe invecchiate, attingendo dal ricco patrimonio di botti italiane di vino. 🚛 Le nostre soluzioni logistiche e di trasporto dedicate al settore degli #spirits incontrano le specifiche esigenze di ogni cliente! Affidati a un partner affidabile e certificato per movimentare i tuoi prestigiosi distillati. Richiedi ora una quotazione 👉🏻 https://bitly.ws/HQBX #Shipping #Logistics #Import #Export #Trend

L'Italia è il secondo operatore mondiale per il #vino🍇(+188%) e quinto per gli #spirits 🥂 (+300%). Andamento positivo anche per gli #aceti (+180%). Un trend dell'#export registrato in due decadi sulla base di elaborazioni dell'Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab. Un comparto che vale 21,5 miliardi di euro di fatturato e rappresenta il 21% dell'export del food & beverage italiano. L'export di 🍇#vino #italiano negli ultimi 20 anni ha conosciuto una sensibile crescita, passando da una quota di mercato del 17% nel 2003 (con la Francia al 38%) al 22% nel 2023 con i transalpini che flettono al 33%. #Export #MadeinItaly #Foodandbeverage https://lnkd.in/dA9Txdvf).

Cosa succederebbe se, improvvisamente, la filiera del vino italiano scomparisse? Le conseguenze sarebbero, prima di tutto, economiche: oltre 300.000 persone dovrebbero trovarsi un altro lavoro e il Paese rinuncerebbe ad un asset in grado di generare (tra impatto diretto, indiretto e indotto) una produzione annua di 45,2 miliardi di euro ed un valore aggiunto di 17,4 miliardi di euro. Uno shock per l’economia del Belpaese, pari all’1,1% del Pil (lo sport, secondo stime dell’Istituto Credito sportivo, vale l’1,3%). In questo scenario da day after, faremmo a meno di un moltiplicatore economico in grado di generare un contributo di 2,4 euro di produzione (e 0,9 di valore aggiunto) per ogni euro di spesa attivata dall’industria del vino, che, per ogni 62.000 euro di valore, garantisce un posto di lavoro. Insomma, togliere il vino al Belpaese equivarrebbe, in termini di Pil, a cancellare quasi tutto lo sport italiano, compreso il calcio. Lo afferma Veronafiere, che con l’Osservatorio Uiv-Vinitaly Official ha presentato oggi, alla vigilia della prima “Giornata nazionale del Made in Italy” e in avvio della manifestazione, i risultati del progetto: “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”. #winenews #vinitaly

🍇🍷 Riflessioni sulle Esportazioni del Vino Italiano 🍷🍇 Dopo un periodo di crescita costante, il settore dell’export del vino italiano ha dovuto affrontare diverse sfide negli ultimi anni, segnati dalla pandemia, da fluttuazioni dovute a stocking e de-stocking delle filiere distributive. Nonostante un calo nel 2023, le prospettive rimangono positive con ritorno a pieno trend di crescita dal 2025. Importante un'attenzione crescente verso la diversificazione e l'innovazione: ho presentato questa nuova analisi di @Bain & Company Italia su @Il sole 24 Ore in concomitanza con il #Vinitaly2024. #VinoItaliano #Esportazioni #TendenzeDelMercato #Innovazione #ConsumerProducts 👇🏻 Per saperne di più https://lnkd.in/ejkFcXFh

L’IMPORTANZA DI ESPORTARE Ieri, all’Assemblea Generale 2024 di Federvini , sono intervenuto con una relazione sul ruolo strategico che i mercati internazionali hanno assunto per la tenuta delle nostre filiere di vini, spirits e aceti. Negli ultimi vent’anni, se la produzione italiana di vino è rimasta più o meno costante (oscillando, tra alti e bassi, attorno ai 48 milioni di ettolitri) è grazie all’aumento intervenuto nell’export. Dal 2003 al 2023, i volumi di vino italiano venduti oltre frontiera sono cresciuti del 60% (a valore del 188%), a fronte di un crollo dei consumi interni del 25%. Grazie ad un riposizionamento qualitativo della nostra offerta (meno sfuso, più bollicine) siamo passati dal 17% al 22% di quota sull’export mondiale di vino, diventando leader in 46 mercati, contro gli appena 9 di vent’anni prima. Oggi, questo difficile equilibrio è messo in discussione dalle sempre più numerose tensioni geopolitiche che spesso conducono a vere e proprie guerre commerciali (e non solo, purtroppo). E per ricordare gli effetti nefasti collegati a tali contrasti, basta pensare alla “parabola” dei vini australiani in Cina – dove è in atto un’indagine antidumping sui vini europei - passati da 725 milioni di euro di export a meno di 600 mila euro in appena quattro anni a seguito dell’applicazione di un dazio del 218% da parte del governo di Pechino (dopo che li aveva azzerati a seguito di un accordo di libero scambio) oppure ai “super dazi” di Trump (25%) applicati nell’ambito del contenzioso Airbus-Boeing del 2020 che fecero crollare l’export di vino francese negli USA del 30% nonché di liquori italiani del 40%. E a riprova degli impatti negativi generati dalle barriere tariffarie, ho evidenziato il “cambio di passo” che hanno registrato le nostre esportazioni di vini e liquori in Canada a seguito dell’entrata in vigore del CETA. Nei quattro anni precedenti l’accordo (2013/2017) le importazioni canadesi di vino italiano viaggiavano ad un tasso medio annuo del +3,7%, quelle di liquori del +2,9%. Nei quattro successivi (2018/2022), sono passate rispettivamente a +7,6% e +13,1%.  #winemonitor #dazi #export