Per gli Incontri di Cultura, XI edizione: “LA TIRANNIA DEL MERITO: una società divisa fra eletti e reietti?”, lectio magistralis del prof. Roberto Miraglia, docente di Filosofia e teoria dei linguaggi all’Università degli studi di Milano Bicocca. Saluti istituzionali: sindaco Giovanni De Simone, assessore alla cultura Daniele Benincasa; interviene Daniela Scalese; presenta il giornalista aniello palumbo. Venerdì 20 dicembre, ore 18:30 presso l'Aula Consiliare del Comune, c.so Umberto I n.83, Vietri sul Mare (SA). Ingresso libero fino ad esaurimento posti. In collaborazione con comune di vietri sul mare e Proloco Vietri sul Mare. _______ C’è un’idea così radicata da essersi quasi fatta laico dogma: chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e sarà capace di elevarsi. È una retorica dell’ascesa, che anche il Partito democratico americano e i partiti della sinistra moderata europea hanno scelto come soluzione ai problemi della globalizzazione, primo fra tutti la disuguaglianza. Se tutti hanno le stesse opportunità, chi emergerà grazie al proprio talento o al proprio sforzo se lo sarà meritato; se invece non riuscirà a emergere, la responsabilità sarà soltanto sua. È questo il lato oscuro dell’età del merito. Le élite che pretendono di interpretare la tradizione della sinistra moderata hanno in realtà voltato le spalle a chi dell’élite non fa parte. In una società nella quale l’uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, l'altrettanto rischioso contraccolpo populista degli ultimi anni è stato una rivolta contro la “tirannia del merito”, che è umiliante e discriminatoria. In un'epoca di vincenti e perdenti, in cui le probabilità sono impilate a favore di chi è già fortunato, lo stallo della mobilità sociale e le disuguaglianze radicate hanno messo in discussione il credo americano e, per esteso, occidentale secondo il quale “puoi farcela se ti impegni”. La conseguenza è una miscela di rabbia e frustrazione che ha alimentato la protesta populista e l'estrema polarizzazione, e ha portato a una profonda sfiducia nei confronti dei governo, lasciandoci moralmente impreparati ad affrontare le profonde sfide del nostro tempo. Per superare le crisi che stanno sconvolgendo il nostro mondo, dobbiamo anche ripensare gli atteggiamenti verso il successo e il fallimento che hanno accompagnato la globalizzazione e la crescente disuguaglianza, distruggendo una l'arroganza che una certa meritocrazia genera tra i vincitori e il duro giudizio di cui bolla chi rimane indietro. Occorre un modo alternativo di pensare al successo, più attento al ruolo della fortuna nelle vicende umane, più favorevole a un'etica dell'umiltà e della solidarietà e più favorevole alla dignità del lavoro. #lacongregaletteraria #vietrisulmare #incontridicultura
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Per gli Incontri di Cultura, XI edizione: “LA TIRANNIA DEL MERITO: una società divisa fra eletti e reietti?”, lectio magistralis del prof. Roberto Miraglia, docente di Filosofia e teoria dei linguaggi all’Università degli studi di Milano Bicocca. Saluti istituzionali: sindaco Giovanni De Simone, assessore alla cultura Daniele Benincasa; interviene Daniela Scalese; presenta il giornalista Aniello Palumbo. Venerdì 20 dicembre, ore 18:30 presso l'Aula Consiliare del Comune, c.so Umberto I n.83, Vietri sul Mare (SA). Ingresso libero fino ad esaurimento posti. In collaborazione con comune di vietri sul mare e Proloco Vietri sul Mare. _______ C’è un’idea così radicata da essersi quasi fatta laico dogma: chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e sarà capace di elevarsi. È una retorica dell’ascesa, che anche il Partito democratico americano e i partiti della sinistra moderata europea hanno scelto come soluzione ai problemi della globalizzazione, primo fra tutti la disuguaglianza. Se tutti hanno le stesse opportunità, chi emergerà grazie al proprio talento o al proprio sforzo se lo sarà meritato; se invece non riuscirà a emergere, la responsabilità sarà soltanto sua. È questo il lato oscuro dell’età del merito. Le élite che pretendono di interpretare la tradizione della sinistra moderata hanno in realtà voltato le spalle a chi dell’élite non fa parte. In una società nella quale l’uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, l'altrettanto rischioso contraccolpo populista degli ultimi anni è stato una rivolta contro la “tirannia del merito”, che è umiliante e discriminatoria. In un'epoca di vincenti e perdenti, in cui le probabilità sono impilate a favore di chi è già fortunato, lo stallo della mobilità sociale e le disuguaglianze radicate hanno messo in discussione il credo americano e, per esteso, occidentale secondo il quale “puoi farcela se ti impegni”. La conseguenza è una miscela di rabbia e frustrazione che ha alimentato la protesta populista e l'estrema polarizzazione, e ha portato a una profonda sfiducia nei confronti dei governo, lasciandoci moralmente impreparati ad affrontare le profonde sfide del nostro tempo. Per superare le crisi che stanno sconvolgendo il nostro mondo, dobbiamo anche ripensare gli atteggiamenti verso il successo e il fallimento che hanno accompagnato la globalizzazione e la crescente disuguaglianza, distruggendo una l'arroganza che una certa meritocrazia genera tra i vincitori e il duro giudizio di cui bolla chi rimane indietro. Occorre un modo alternativo di pensare al successo, più attento al ruolo della fortuna nelle vicende umane, più favorevole a un'etica dell'umiltà e della solidarietà e più favorevole alla dignità del lavoro.
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Bistrattata dalla partitica nazionale, esclusa dal mercato del lavoro, priva della possibilità di incidere sull’agenda mediale: ecco la #GenZ. 👇🏻Proviamo, almeno per una volta, a dare voce ai diretti protagonisti di questa narrazione. #politica #giovani #lavoro
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NON C’È PIÙ IDEOLOGIA. E anzi mancano le idee. Oggi, il panorama politico sembra essere dominato in gran parte da individui la cui visione del mondo rimane oscura e indecifrabile. Molti di loro sembrano non possedere convinzioni chiare riguardo la struttura economica, non si esprimono su quali settori industriali dovrebbero essere incentivati o limitati, né su quali gradi di disparità economica potrebbero essere considerati tollerabili. Raramente esprimono giudizi su come intervenire quando la disuguaglianza eccede livelli ritenuti ideali, su come dovrebbero essere finanziati i servizi pubblici, su quale dovrebbe essere il carico fiscale ideale e come questo debba essere distribuito tra differenti strati sociali. Non si pronunciano nemmeno sulle direzioni produttive che le città dovrebbero prendere o su come dovrebbe essere organizzato l'ambiente urbano. Si tratta di considerazioni che nascono dal confronto quasi quotidiano con l’amico e collega di economia politica, Salvatore d’Acunto, del Dipartimento di Giurisprudenza | Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" , con cui quasi quotidianamente mi confronto da vicino o attraverso i social su temi che oramai sono affrontati in modo costantemente banale dai politicanti di turno. A volte, queste stesse figure politiche sollecitano il tuo voto, e se osi chiedere loro motivazioni concrete su perché dovresti supportarli piuttosto che altri candidati, la risposta che ricevi può essere di fastidio, quasi come se avessi posto una domanda inappropriata in un momento o luogo sbagliato. Le ideologie sembrano ormai un ricordo del passato e l'impressione prevalente è che anche le idee siano diventate non solo obsolete ma anche impopolari. Questo crea un vuoto in un campo, quello politico, che per sua natura dovrebbe essere il luogo dove le visioni del futuro si confrontano e si definiscono. Il dibattito sembra aver lasciato il posto a una sorta di pragmatismo vuoto, privo di una visione o di un progetto chiaro, rendendo difficile per gli elettori identificare una guida autentica e un percorso convincente per il futuro. La politica, in questa forma, non solo perde il contatto con le esigenze e le speranze dei cittadini, ma rischia anche di diventare irrilevante, se non addirittura nociva, per il progresso sociale e economico della collettività. Chi sembra lanciare un’idea, lo fa in modo divisivo, per uscire in TV, per scrivere un libro che contiene affermazioni assurde, e poi si lamenta pure che ne nasca una contestazione, giustificandone la repressione.
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🤔 Possiamo definire 'pacifica' una società che, anche fosse priva di conflitti armati, continuerebbe a perpetuare violenze strutturali attraverso lo sfruttamento ambientale e le disuguaglianze intersezionali? È possibile una comunicazione pubblica credibile quando ignoriamo sistematicamente chi ha perso fiducia nelle istituzioni? Come possiamo risolvere problemi complessi escludendo dal processo decisionale proprio chi più li vive ogni giorno? 🎯Come promesso ecco il resoconto della seconda giornata della Scuola di Politiche, che ha riunito tre voci autorevoli per esplorare alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo. La complessità del disordine mondiale e il futuro dell'Europa sono stati al centro dell'intervento di Paolo Guerrieri, che ha portato nel suo intervento la profondità analitica maturata come docente alla Sapienza e la concretezza dell'esperienza nelle maggiori istituzioni internazionali, dalla Banca Mondiale all'OCSE. La comunicazione pubblica, con le sue potenzialità e criticità, è stata analizzata attraverso la duplice lente dell'esperienza accademica e sul campo da Monica Nardi, che ha condiviso preziosi insight dal suo ex-ruolo di portavoce governativa e dalla sua attuale posizione dirigenziale delle Dogane. Il Policy Lab, un ambizioso progetto che ci porterà a elaborare una raccomandazione per il Parlamento Europeo, è stato inaugurato sotto la guida esperta di Andrea Lamberti, che unisce l'esperienza nelle istituzioni europee a un profondo know-how in politiche pubbliche e comunicazione strategica. 📚Grazie anche agli appunti integrativi dell'ormai socia Caterina, ho prodotto e curato un documento che vuole rendere questi temi accessibili attraverso un linguaggio chiaro e diretto. Il testo si rivolge sia a giovani advocate sia a chi è più lontano dai centri di potere. Infatti, oltre ad essere uno strumento per comprendere le dinamiche del nostro presente, è una guida concettuale per chi vuole diventare parte attiva della comunità. 💭 Al suo interno troverai anche le riflessioni critiche in me affiorate durante le lezioni, che spero possano stimolare un dialogo più profondo, intimo e costruttivo. In un momento storico dove le vecchie certezze mostrano i loro limiti, sono le domande radicali e penetranti che possono aprire nuovi spazi di immaginazione e azione collettiva. 🤝 Se anche tu credi nel potere trasformativo della conoscenza condivisa, ti invito a leggere e condividere questo documento. Solo attraverso un dialogo inclusivo e consapevole possiamo davvero costruire istituzioni al servizio di tutti. #AScuoladiPolitichePerTutti
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(US 5.7.2024) “La democrazia non è la normalità per gli abitanti del mondo di oggi”. Solo il 17,8% di essi vive in Stati pienamente democratici. La maggioranza (39,4%) vive in regime autoritari, il 37,6% in democrazie imperfette, il 15,2% in regimi ibridi. Sul quotidiano Il Sole 24 Ore di oggi, il Direttore Generale di Federcasse Sergio Gatti – Componente del Comitato Scientifico ed Organizzatore della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia in corso a Trieste sul tema “Al cuore della democrazia” – propone una riflessione sul tema della democrazia e dell’importanza di una forma di economia che guardi al benessere delle comunità. “Se la democrazia, piena o imperfetta, riguarda poco più del 45% della popolazione – scrive Gatti – , va anche evidenziato come la democrazia non sia uno status conquistato una volta per sempre: non respira da sola, non matura, non cresce senza la cura dei cittadini. La democrazia è reversibile, non vive di inerzia. Anzi, di pigra indifferenza può sfiorire. Poco alla volta rischia di indebolirsi nella distrazione di chi ha la fortuna di averla ereditata insieme alla libertà”. Ma il voto è solo una delle forme della partecipazione. La Settimana Sociale di Trieste “sta facendo emergere come in tanti ambiti – lavoro, studio, volontariato, associazionismo, impegno personale nelle amministrazioni pubbliche e altro ancora – vi siano centinaia di migliaia di persone impegnate in modo duraturo nella cittadinanza attiva. Ecco allora i primi due antidoti: far sì che non vi siano più analfabeti di democrazia e allenarsi al partecipare: per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme. Anche in campo economico”. Parliamo, ricorda ancora Gatti citando le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’assemblea Confindustria del settembre scorso, di quel “concetto ampio di “economia civile” che trova nella lezione dell’Illuminismo settecentesco napoletano e, puntualmente,in Antonio Genovesi un solido riferimento”. “A Genovesi – sottolinea il Dg di Federcasse – 270 anni fa venne attribuita dall’Università Federico II la prima cattedra di economia in Europa. Significativamente la denominò Scienza della pubblica felicità. Indicò i quattro elementi essenziali dell’Economia civile: fiducia, mutualità, bene comune e appunto la pubblica felicità. Che evocano, tra l’altro, i quattro princìpi fondamentali dell’Insegnamento sociale cristiano: solidarietà, sussidiarietà, bene comune e partecipazione”. “Proprio il territorio del Friuli Venezia Giulia – conclude Gatti – conosce la straordinaria forza propulsiva anche della democrazia economica partecipata e solidale. Preziosa e talvolta sottovalutata: banche e imprese a proprietà diffusa con finalità mutualistiche, natura popolare, radici rurali, forte dimensione comunitaria. Con quote di mercato rilevanti creano occupazione e reddito e il risparmio trasformato in credito per chi abita e lavora nel territorio".
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“Ogni volta che un uomo difende un ideale, agisce per migliorare il destino degli altri, o lotta contro un’ingiustizia, trasmette una piccola onda di speranza.” Queste parole, ricordano che il progresso è frutto di impegno e resilienza, e che la lotta per i diritti è alla base di ogni conquista duratura. Spendere una vita per essere riferimento di rivendicazione e di lotta da un significato all’esistenza stessa e rende portatori di speranza. Lottare per i propri diritti è una battaglia fondamentale per costruire un futuro di dignità e giustizia, sia individualmente che collettivamente. I diritti non sono concessi una volta per tutte, ma sono il risultato di impegno e sacrifici di chi ha saputo alzare la voce per difendere il proprio spazio e valore. Questa lotta, nel contesto attuale, non riguarda solo la rivendicazione di migliori condizioni di vita e di lavoro, ma anche la difesa delle opportunità e della qualità della vita delle generazioni future. Difendere i diritti significa spesso sfidare le resistenze di chi vorrebbe conservare lo status quo, anche quando questo non risponde più alle esigenze di una società in evoluzione. È in questo sforzo di cambiamento che si apre la strada per un futuro migliore. La lotta per i diritti diventa quindi un’azione per garantire non solo la tutela del presente, ma anche la costruzione di una società capace di crescere e migliorarsi, di dare dignità al lavoro, sostenibilità all’ambiente e un futuro alle nuove generazioni.
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(US 5.7.2024) “La democrazia non è la normalità per gli abitanti del mondo di oggi”. Solo il 17,8% di essi vive in Stati pienamente democratici. La maggioranza (39,4%) vive in regime autoritari, il 37,6% in democrazie imperfette, il 15,2% in regimi ibridi. Sul quotidiano Il Sole 24 Ore di oggi, il Direttore Generale di Federcasse Sergio Gatti – Componente del Comitato Scientifico ed Organizzatore della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia in corso a Trieste sul tema “Al cuore della democrazia” – propone una riflessione sul tema della democrazia e dell’importanza di una forma di economia che guardi al benessere delle comunità. “Se la democrazia, piena o imperfetta, riguarda poco più del 45% della popolazione – scrive Gatti – , va anche evidenziato come la democrazia non sia uno status conquistato una volta per sempre: non respira da sola, non matura, non cresce senza la cura dei cittadini. La democrazia è reversibile, non vive di inerzia. Anzi, di pigra indifferenza può sfiorire. Poco alla volta rischia di indebolirsi nella distrazione di chi ha la fortuna di averla ereditata insieme alla libertà”. Ma il voto è solo una delle forme della partecipazione. La Settimana Sociale di Trieste “sta facendo emergere come in tanti ambiti – lavoro, studio, volontariato, associazionismo, impegno personale nelle amministrazioni pubbliche e altro ancora – vi siano centinaia di migliaia di persone impegnate in modo duraturo nella cittadinanza attiva. Ecco allora i primi due antidoti: far sì che non vi siano più analfabeti di democrazia e allenarsi al partecipare: per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme. Anche in campo economico”. Parliamo, ricorda ancora Gatti citando le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’assemblea Confindustria del settembre scorso, di quel “concetto ampio di “economia civile” che trova nella lezione dell’Illuminismo settecentesco napoletano e, puntualmente,in Antonio Genovesi un solido riferimento”. “A Genovesi – sottolinea il Dg di Federcasse – 270 anni fa venne attribuita dall’Università Federico II la prima cattedra di economia in Europa. Significativamente la denominò Scienza della pubblica felicità. Indicò i quattro elementi essenziali dell’Economia civile: fiducia, mutualità, bene comune e appunto la pubblica felicità. Che evocano, tra l’altro, i quattro princìpi fondamentali dell’Insegnamento sociale cristiano: solidarietà, sussidiarietà, bene comune e partecipazione”. “Proprio il territorio del Friuli Venezia Giulia – conclude Gatti – conosce la straordinaria forza propulsiva anche della democrazia economica partecipata e solidale. Preziosa e talvolta sottovalutata: banche e imprese a proprietà diffusa con finalità mutualistiche, natura popolare, radici rurali, forte dimensione comunitaria. Con quote di mercato rilevanti creano occupazione e reddito e il risparmio trasformato in credito per chi abita e lavora nel territorio".
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Non è un’illusione o una metafora o una chimera e nemmeno un’utopia, e’ un percorso in #tuttiicoloridelrosso, ecologismo, femminismo, diritti civili, diritti del lavoro, per attualizzare una risposta di economia reale e sociale alle questioni sempre più urgenti che coinvolgono chi non vuole tornare indietro ma guardare avanti con coraggio: prove tecniche di ricostruzione della sinistra oggi su La Repubblica Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
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Il dibattito Walz/Vance ha un vincitore: la gentilezza. Il vero protagonista del dibattito è stato il fair play, una cosa a cui non siamo più abituati, non solo negli USA, ovunque, è per questo che ci stupisce. Una delle principali cause dell’astensione al voto è la totale assenza di civiltà nella comunicazione politica odierna. Lo scontro politico non è più scontro dialettico, è muro contro muro, urlo contro urlo, offesa contro offesa. L’arte oratoria diventa slogan ed i programmi politici diventano un orpello sconosciuto ai più. Si toccano due, tre punti che aizzano la propria tifoseria e niente altro. Questo porta alla disaffezione che alla lunga porta alla delegittimazione. I candidati non parlano delle proprie idee ma criticano gli altri, la buttano sul personale. È una tendenza bipartisan che ha come futuro solo l’auto implosione del sistema, la polarizzazione genera saturazione. Ecco, l’altra notte abbiamo visto che si possono avere idee differenti senza offendersi, è stato un dibattito dal sapore antico, uno sprazzo di sobrietà che occorre raccogliere per far sì che la politica possa continuare a generare passione.
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🔍 Oggi condividiamo con voi un'interessante riflessione di Giovanni Orsina sulla politica contemporanea e le sue sfide. Cosa ci manca rispetto ai tempi di Cavour? - La politica moderna spesso manca di una visione a lungo termine. - Siamo immersi nel presentismo, dove si privilegia la risposta a breve termine. - Questo favorisce una politica più demagogica e populista. Orsina enfatizza la necessità di ripristinare una grande politica, specialmente in un mondo complesso come quello di oggi. Abbiamo talenti che potrebbero fare la differenza, ma spesso preferiscono altre attività poiché vedono la politica come poco meritevole. ✨ Come possiamo ispirare le nuove generazioni a vedere la politica come una vocazione nobile? Condividi la tua opinione nei commenti! #Politica #Leadership #Innovazione #VisioneFutura #Produttività #Giovani #
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