La prima giornata di #intersections2024 è stata foriera di spunti, raccolti principalmente dalle conversazioni private avute lungo tutta la giornata con clienti, prospect, competitor, fornitori (e possibili tali) e, ovviamente, amici e conoscenti, alcuni dei quali conosciuti per la prima volta dal vivo dopo anni di interazioni online. I temi caldi: - andamento del mercato in Italia: non ho sentito i dati presentati in mattinata sul palco, ho preferito parlare direttamente con protagonisti e protagoniste, lato agenzia e lato azienda. La maggior parte delle voci non sono state ottimiste: il mercato è in contrazione, e lo sappiamo. Le principali problematiche, in ordine vario: outlook pessimistico, soprattutto legato agli scenari sociopolitici, che portano le aziende a ridurre gli investimenti, con tempi decisionali sempre più lunghi, se non proprio a disinvestire. Fortunatamente c'è stata qualche voce (poche, ma c'erano) che ha parlato di aziende attive e in fermento. Poi ci sono anche i casi paradossali di aziende che vanno bene e potrebbero fare ancora di più ma o la proprietà (soprattutto quando straniera e non pratica con le dinamiche del mercato italiano) o gli investitori ci mettono del proprio per mettere i bastoni tra le ruote. Trattandosi poi di un evento legato al digitale, è tornata forte la tematica della carenza di figure preparate sul mercato a supportare le aziende. Che potrebbe acuirsi per colpa dell'AI (generativa e non; vedi punto successivo). E per colpa di un sistema formativo italiano ancora non all'altezza. - AI: la sessione più interessante che ho seguito è stata quella che ha coinvolto i vertici di grandi player del media, comunicazione, creatività e consulenza sugli scenari futuri. Alcuni spunti di riflessione che mi sono portato a casa: A proposito della frenesia imposta dalla AI generativa nella creatività, "ma dove vogliamo andare più veloci di così?" (Simona Maggini, country manager WPP Italia), affermazione che è stata applaudita in sala. E sulla quale mici ritrovo. Così come mi ritrovo in quello che ha detto Marco Girelli, CEO di OMG Italia, che non solo ha detto esplicitamente quello che molti boss e titolari di agenzia stanno pensando ("cosa ne faremo delle persone?"), su cui tornerò in un prossimo post perché, decontestualizzata, la frase potrebbe far pensare all'inutilità dell'uomo. Mentre invece è l'esatto contrario. Ma, soprattutto, ha dato luce a un potenziale, serio problema: l'adozione dei nuovi strumenti basati su AI potrebbe portare alla perdita del learning by doing, a quella "sana gavetta" necessaria per la curva esperienziale. Corriamo quindi il rischio di avere persone che sanno fare grazie ai tool, ma che non ne capiscono il perché e senza la possibilità di portare quel valore aggiunto che deriva dall'esperienza. == Scrivo di #performancemarketing #ecommerce #SEO #strategy Attiva 🔔 per non perderti i miei aggiornamenti 📧 Contattami se vuoi incrementare le performance del tuo e-commerce
Ciao Marco, rispetto al tema della velocità in una altra tavola ho ascoltato una riflessione quasi ovvia ma non scontata o da sottovalutare (* che credo sia di Bill Gates, ma non ho verificato). L’automazione, la velocitá, possono essere applicate sia ai flussi che funzionano, sia a quelli che non funzionano. E non è detto che una azienda/agenzia sia consapevole di cosa davvero funzioni bene e possa essere accelerata e scalata. Il fattore umano, pensiero critico, controllo, rimane chiave.
Sai che io vedendo la stessa tavola rotonda con gli occhi del cliente ho avuto una percezione totalmente opposta alla tua e molto negativa? Ho percepito paura e immobilismo. Quando è stato detto che la industry media/adv non aveva proprio bisogno di questa cosa dell’intelligenza artificiale generativa avevo voglia di alzarmi dalla sedia e dire ‘ma invece è proprio quello che la può rigenerare dopo tanti anni di crisi!’. Se le vecchie grandi agenzie che ieri erano sul palco non impareranno in fretta a governare questo cambiamento arriverà qualcuno che invece lo farà. Ma se invece abbracceranno l’innovazione potrebbero trovare delle risposte ai problemi che affrontano da anni. La produttività stagnante per esempio. Il learning by doing mi pare poi francamente un falso problema, non è che per guidare una macchina io debba conoscere come funziona il motore a scoppio, e se domani salgo su un auto elettrica o a guida autonoma la direzione la decido sempre io. Quindi alla domanda ‘dove dobbiamo andare così tanto più veloce’ risponderei ‘dove stiamo andando così lenti?’.
Ieri non c’ero, quindi applaudo in differita al “ma dove vogliamo andare più veloci di così”. Grazie per il recap, condivisibile in toto.
Grazie del recap Marco. Sui commenti circa l’IA, mi sembra di sentire gli eco di quando il web e l’automation furono introdotte. Però non essendo stato presente, mi baso sulle tue parole. Credo però che quando ti sporchi le mani con l’IA, riesci meglio a dare una dimensione alle cose e a capire che più che correre, si tratta discernere dove c’è la possibilità di lavorare meglio.
Consulente Seo / Sem | Responsabile Seo Calciomercato.com / IlBianconero.com | Web Marketing Strategist & Coach
5 mesiQuello che citi sul finale, la perdita del learning by doing, è un problema già a livello formativo, come accenni qualche riga prima. Il saper fare senza sapere il perché è il rischio che attualmente vedo nei programmi dei corsi che tengo o di cui guardo le opzioni. Il fattore AI mi ricorda, semplificando un po', quello che è successo al web design: tutti capaci di creare un sito senza sapere una riga di HTML, senza valutare la UX, la SEO, i path interni e gli obiettivi finali. Tanta carne ma senza contorno.