I servizi di orientamento in Italia non funzionano. Questo leggevo sul numero di giugno di Ddp, e non potrei essere più d'accordo dopo anni di lavoro nel settore, affrontando quotidianamente numerose difficoltà. Ecco una breve panoramica sui servizi pubblici: ❌ Politiche attive per il lavoro: nella pratica "disattivano" le persone. Ho lavorato in orientamento professionale con centinaia di persone "orientate", o meglio incastrate, in opportunità formative senza un criterio oggettivo o un'analisi approfondita. Le persone non scelgono davvero i corsi e si ritrovano spesso con un elenco di formazioni disparate sul loro CV, senza comunque riuscire a trovare lavoro. E poi ci chiediamo anche perché?! ❌ Formazione finanziata: non dimenticherò mai quando mi è stato chiesto di insegnare in corsi gratuiti per il settore HR. Quando ho chiesto il target per preparare una formazione su misura, mi è stato risposto di fare qualcosa di GENERICO, perché il corso avrebbe incluso laureati ma anche persone di 50 anni che hanno perso il lavoro, perché "dobbiamo riempire la classe". Basita, ho declinato l'offerta, vedendo l'ennesima opportunità persa per il sistema educativo e un'ulteriore svalutazione del settore in cui lavoro! ❌ Università: da oltre due anni lotto con l'università per inserirmi nei percorsi di orientamento con le mie competenze, esperienze e qualifiche comprovate. Tuttavia, l'università preferisce assumere attraverso concorsi pubblici persone senza formazione specifica, senza collegamenti con il mondo del lavoro, e senza conoscenza delle professioni richieste dal mercato! È evidente che la nostra società sta attraversando un declino progressivo. Come possiamo impattare positivamente sulle persone se ai professionisti non viene dato spazio e devono spendere più tempo a rifiutare situazioni che danneggerebbero queste persone? Dovrei far parte di tutto questo? No, non ci sto ma a volte mi chiedo se valga davvero la pena lottare quando il sistema non ti supporta perché, onestamente, nonostante il mio entusiasmo, anche per me è davvero difficile. Parte II sulle criticità nei servizi privati in arrivo nei prossimi giorni. Se ti interessano i miei contenuti, mi trovi anche su Instagram come @recruiter.life.
La cosa più triste è dover fare i conti con il chi eravamo prima e durante l'università e chi siamo dopo,adesso . Ti ritrovi a pensare: " com'è possibile che la cosa più semplice come la formazione utile ai fini di un inserimento lavorativo diventi così difficile da effettuare se non addirittura assente nel momento in cui cerchi lavoro? Perché se so che posso dare, non mi permettono di farlo?' E ti ritrovi a considerare mille dinamiche, a fare i conti con doppie strade, pubblico, privato, semi privato, questo, quest'altro, i giorni passano e tu comprendi sempre di più quanto tutto sia diventato uno schema piramidale in stile azienda tossica, dove se hai i giusti contatti spesso avanzi, dove se la fortuna assiste, qualcosa esce. Altrimenti o perseveri o cambi tutto ciò che hai realizzato sinora. Grazie di questo post, mi ha fatto riflettere e pensare che queste cose sono più comuni di quanto possiamo immaginare e che, tristemente, siamo tutti molto e fin troppo consapevoli di un declino sociale , culturale, economico ma soprattutto relativo al mondo del lavoro
Concordo! Con tutto ciò che è stato scritto. Sulle politiche attive per il lavoro non si è mai investito a sufficienza, i corsi che vengono fatti non hanno nessun appeal. Alla mia età ho perso la speranza di vedere un vero cambiamento sulla gestione del lavoro in Italia.
Il mondo della formazione oggi risponde anch'esso a logiche di business, preminenti rispetto ai reali bisogni individuali. È un grande mercato, che specula all'inno del lifelong learning (che grande occasione sprecata).
Le università con cui ho avuto a che fare non assumono affatto: vanno di stage per studenti. Ma come fanno a orientare senza una formazione adeguata? Si riducono a dire ai loro colleghi di corso "fai questo esame" e "questo prof è antipatico". Una cosa assolutamente ridicola.
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8 mesiConcordo pienamente. Aggiungerei che uno dei problemi principali è la mancanza di un feedback efficace tra le istituzioni e il mondo del lavoro. Spesso si creano corsi e percorsi formativi senza una reale comprensione delle esigenze del mercato. Inoltre, c'è una carenza di monitoraggio e valutazione dei risultati ottenuti dai programmi di orientamento e formazione. Solo con un approccio più integrato e basato sui dati possiamo sperare di migliorare la situazione.