Post di Mario Sassi

Visualizza il profilo di Mario Sassi, immagine

Senior Advisor & Blogger || Condivido Esperienze, idee, progetti innovativi su GDO, HR, Lavoro, Corpi Intermedi

Sinceramente non so se alla fine si imporrà Ettore Prandini o Barilla Group Se Mediterranea la spunterà su Filiera Italia, se troveranno un percorso comune e se la Grande Distribuzione continuerà a non schierarsi. Lo scontro che si è aperto, però, è al calor bianco. C’è in gioco la leadership dell’intera filiera alimentare nazionale e il rapporto con il Governo. Lanciare un’associazione contro l’altra con il rischio di renderle poco efficaci entrambe non ha però alcun senso. Eppure un’altra strada sarebbe possibile. Valerio De Molli Managing Partner e AD di THEA ci prova da otto edizioni a far comprendere all’intero comparto l’importanza e il peso dell’agroalimentare italiano, se affrontato e proposto unitariamente. Nel recente meeting di Bormio ha snocciolato i dati che raccontano in modo preciso e dettagliato di cosa stiamo parlando. La filiera agroalimentare nazionale si conferma un asset strategico per la competitività del Paese. 251 mdi di fatturato di cui 74,4 dal comparto agricolo, 66 mdi di valore aggiunto di cui 37 del comparto agricolo, 18 mdi di investimenti di cui 12 del comparto agricolo, 3,3 milioni di occupati di cui 2,8 mio del comparto agricolo, 1,2 milioni di imprese di cui 1,1 milioni nel comparto agricolo, 62 mld di export di cui 8,8 del comparto agricolo. La filiera agroalimentare nazionale è prima per valore aggiunto generato tra i principali settori manifatturieri. 66 mdi contro i 28 del tessile abbigliamento, il 24 della gomma plastica 14,9 dell’automotive, il 13 dell’elettronica, il 12 della chimica. Aggiungo che la filiera agroalimentare estesa (agroalimentare, intermediazione, Horeca, distribuzione e filiere attivate a monte e a valle) genera 334,5 miliardi di valore aggiunto (19% del PIL). Da questo scenario si comprende bene le ragioni dello scontro per assicurarsene la leadership. Nessuno vuole essere tagliato fuori dalle decisioni che contano e che incidono sul settore. È vero, Prandini si trova in pole mentre industria (e GDO) sanno benissimo cosa può comportare un disequilibrio di potere nella filiera. Filiera italia è stata ed è un’ottima intuizione. Unione Italiana Food dovrebbe prenderne atto e più che contrastarla dovrebbe collaborare. E Coldiretti da parte sua, dovrebbe capire che, puntare a stravincere, non è una buona strategia sui tempi lunghi. Spetta però al Governo sostenere i percorsi di valorizzazione del Made in Italy, dove destinare le risorse, e come gestire l’intero perimetro se le parti in gioco dovessero continuare a litigare. Ha un discreto potere di convincimento e di indirizzo. Spero lo utilizzi. (l’articolo completo è sul blog) https://bit.ly/3VVzomY

  • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
Valerio De Molli

Managing Partner e Amministratore Delegato, The European House - Ambrosetti S.p.A.

2 mesi

Grazie per menzione #TEHA The European House-Ambrosetti

Giusta osservazione!

Vedi altri commenti

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi