La possibile riforma della medicina generale, con i medici inseriti nelle Case di Comunità come dipendenti pubblici, potrebbe rivoluzionare la sanità territoriale. Un progetto ambizioso che punta a migliorare l’accessibilità e l’organizzazione delle cure per i cittadini.
Post di Piero Andrea Cutaia
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La sanità italiana sta vivendo una trasformazione significativa 🇮🇹💡: i nuovi medici di famiglia saranno assunti direttamente dal Servizio Sanitario Nazionale e opereranno principalmente nelle Case di Comunità 🏥. Cosa cambia? 🔹 Da liberi professionisti a dipendenti: I futuri medici di famiglia non saranno più convenzionati, ma lavoreranno con contratti nazionali e orari definiti 📅. 🔹 Collaborazione in team: Opereranno con altri professionisti sanitari nelle Case di Comunità 🏘️, negli ospedali di comunità e nelle Centrali Operative Territoriali 🩺. 🔹 Focus sulla sanità territoriale: L’obiettivo è avvicinare le cure ai cittadini, riducendo la pressione su ospedali e pronto soccorso 🚑. E per gli attuali medici di famiglia? 👨⚕️ Potranno mantenere lo status di convenzionati, ma dovranno dedicare almeno 14-16 ore settimanali alle attività distrettuali, come vaccinazioni 💉, visite domiciliari 🏡 o servizi nelle Case di Comunità. Riflessioni Questa riforma mira a rafforzare la medicina territoriale, promuovendo un approccio integrato e multidisciplinare alle cure primarie 🩺🤝. Domande per la community ❓ Come valutate questa trasformazione nel ruolo del medico di famiglia? ❓ Quali opportunità e sfide prevedete con l’introduzione delle Case di Comunità? 👉 Per approfondire, leggi l’articolo completo su Il Sole 24 Ore. https://lnkd.in/drk8euda #Sanità #MedicinaGenerale #CaseDiComunità #RiformaSanitaria #CurePrimarie
Medici di famiglia, vecchio studio addio: i nuovi assunti dentro le Case di comunità
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𝐐𝐮𝐚𝐥 è 𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭à 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐒𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐍𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞? Condividiamo qui un’analisi storica su nascita, gioventù, maturità e senescenza e (forse) sopravvivenza del nostro SSN. 🩺 Quando constatiamo oggi, seguendo anno dopo anno le leggi di bilancio, il progressivo definanziamento del SSN e il suo conseguente progressivo disfacimento, occorrerebbe ampliare lo sguardo ad un periodo più ampio e notare come già da almeno 3 decenni le scelte politiche conducano inesorabilmente in questa direzione. Negli anni è progressivamente venuta meno la visione complessiva del SSN che lo aveva caratterizzato alla sua nascita ed è venuto ad essere mortificato proprio il concetto di “sistema”. 🩺Per questo oggi, nella fase senile nella quale ci troviamo, è troppo semplicistico dire che basterebbe un maggiore finanziamento per risolvere tutti i problemi. Da anni le scelte politiche si stanno muovendo per favorire il privato, grazie alle agevolazioni fiscali in forma diretta o intermediata dalle assicurazioni, e fondi sanitari contrattuali e non. Sono le agevolazioni fiscali delle spese sanitarie private che mettono in discussione la sopravvivenza del SSN, proprio perché ne minano i fondamenti stessi. 🩺 Procedere ad una progressiva riduzione della defiscalizzazione delle strutture private consentirebbe di avere un risparmio sulla spesa pubblica da destinare successivamente al SSN e al suo rifinanziamento. 🩺 Prendere consapevolezza del circuito perverso che oggi esiste tra sanità pubblica e defiscalizzazione delle prestazioni private è essenziale per muovere i passi verso un’inversione di rotta e una possibile (e auspicabile) salvezza del SSN che parte proprio dal rimettere al centro i suoi principi fondanti. 🩺 Noi Medici del CoAS continuiamo ad agire in difesa del SSN e dei Medici Dirigenti della dipendenza e a credere in una Sanità Pubblica equa e libera da strumentalizzazioni politiche. Ci impegniamo a combattere il degrado del SSN e ci adoperiamo per difendere i colleghi da interpretazioni distorte delle norme di legge. ➡️ Leggi l'articolo completo sul nostro sito: https://lnkd.in/d2wtkb2a 🩺 Se condividi i nostri principi, contattaci scrivendo a segreteria@coasmedici.it #coasmedici #sanitàpubblica #mediciitaliani #serviziosanitarionazionale
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🔴 InfoNurse La proposta di Saverio Proia: una riforma storica per restituire dignità, sicurezza e protagonismo ai professionisti della salute: In un sistema sanitario che cerca ancora di trovare un equilibrio tra efficienza e umanità arriva una proposta che potrebbe rappresentare una svolta storica per tutti i professionisti della salute. Saverio Proia, già consulente in materia di professioni sanitarie e relazioni sindacali presso il ministero della Sanità, nonche consulente Aran per i contratti della sanità, […] L'articolo La proposta di Saverio Proia: una riforma storica per restituire dignità, sicurezza e protagonismo ai professionisti della salute proviene da Nurse Times. Infermieri & OSS 👇
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In queste settimane ci hanno ammorbato con la favola di sistemare la sanità pubblica. Ma quanti anni sono che ce la raccontano? Almeno 20 anni in cui la sanità è andata giù a picco. I responsabili del dissesto della sanità pubblica, quindi, hanno un nome e un cognome e sono coloro di qualsiasi colore politico che hanno approvato, firmato e permesso un taglio complessivo oltre 40 miliardi di euro negli ultimi 20 anni e fino ad oggi. Fra i tanti problemi del nostro paese la sistemazione della sanità è la favola più facile da raccontare ai Taliani perché dimenticano presto, perché finché non tocca loro personalmente va tutto bene. È una questione di prosciutto. Se ascoltiamo o leggiamo il programma politico finanziario dei partiti sono tutti per una migliore sanità che poi nella pratica sono gli stessi che in questi anni hanno depotenziato il sistema ospedaliero italiano attraverso una costante riduzione dei numeri di posti letto blocco delle assunzioni ecc.ecc. una situazione che si protrae da un ventennio a questa parte in cui i fondi alla sanità pubblica non sono mai arrivati alle strutture sanitarie ospedaliere. Viva l'Italia
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"Quello su cui si dovrebbe investire è anche la promozione di un engagement consapevole dei cittadini nella loro fruizione del sistema sanitario nazionale, volto a valorizzarne la dimensione di bene comune, e quindi di corresponsabilità dei fruitori stessi nella sua efficienza e sostenibilità”. È una delle chiavi di lettura delle "attese". Passando dalle infinite ore per i codici a bassa gravità nei PS e arrivando al tempo necessario per avere una prestazione ambulatoriale. Ma nei PS la decisione è del fruitore, per le prestazioni ambulatoriali è di un collega, pressato o meno dal fruitore. E le dinamiche sono diverse. Tra una prestazione ambulatoriale ed un intervento chirurgico, le storie, sono diverse. Nel secondo caso può esserci un problema di risorse, nel primo, su tutto, spicca l''inappropriatezza. Possiamo girarci intorno ma analizzando la questione torneremmo sempre al punto di partenza: le liste di attesa sono generate dalle prescrizioni.
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Il mio nuovo editoriale su laDiscussione: "Gli ospedali pubblici siano garanzia di equità, cura e assistenza per tutti i cittadini".
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“Dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese emerge che, in Italia, il 79% dei cittadini è preoccupato per il futuro del SSN, temendo di non poter accedere a cure tempestive e adeguate. Il 75,8% dichiara di aver percepito un peggioramento nell’accesso alle prestazioni sanitarie nella propria regione e manca fiducia nell’universalismo del sistema: ben l’89,7% dei cittadini è ormai convinta che solo i ceti abbienti abbiano un accesso privilegiato alle cure”. Cosa possiamo fare noi operatori del settore? OIS Medical Center è nato con l’obiettivo di contrastare l’universalismo diseguale, creando consapevolezza e percorsi non solo di cura, ma prima di tutto di mantenimento e potenziamento della salute, basati sull’idea di benessere globale. Per persone che si prendono cura della propria salute sempre. Con ODONTOCOOP Odontoiatria Ospedaliera, il nostro service odontoiatrico, promuoviamo l’unione virtuosa tra pubblico e privato con l’obiettivo di assicurare cure dentali accessibili e sostenibili per tutti, un modello che abbiamo chiamato Odontoiatria Ospedaliera.
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Ottimo articolo di Gilberto Gentili sul tema delle liste d'attesa. Condivido tutte le argomentazioni presentate. Aggiungerei tra le misure da adottare una maggiore e decisa valorizzazione del ruolo delle professioni sanitarie. Sono necessari nuovi modelli organizzativi, in cui il ruolo di infermieri e tecnici preveda responsabilità nell’erogazione di quei servizi in cui la competenza medico-clinica non è strettamente necessaria. Ovviamente associando maggiore responsabilità ad un'adeguata valorizzazione economica #tempiattesa; #taskshifting
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I pannicelli caldi per la problematica delle liste di attesa in Sanità. Pensare di affrontare il problema dell'abbattimento delle liste di attesa con provvedimenti tampone, senza affrontare i veri problemi che affliggono la Sanità Pubblica è assolutamente non risolutivo. Oggi il più grande problema è la carenza di medici specialisti! Come si può pensare di abbattere le liste di attesa quando gli stessi pochi medici che sono costretti a turni massacranti di lavoro per tentare di garantire la presenza nei reparti di degenza o ancor di più nelle aree di emergenza urgenza degli ospedali, dovrebbero anche garantire il recupero delle prenotazioni per le visite ambulatoriali ! È possibile pretendere che un medico lavori 50/60 ore a settimana? Con pochi riposi, senza possibilità di assentarsi per esigenze varie perché altrimenti si interromperebbe un servizio essenziale ? L'elemento fondamentale continua ad essere la capacità del sistema a immettere nel contesto sanitario nuove professionalità, ma che con l'attuale normativa ( caratterizzata ancora dal numero chiuso per la facoltà di medicina ) impiegherebbe 10 anni almeno e il rischio di impiegare medici inesperti e non adeguatamente formati per gestire i bisogni assistenziali. È indispensabile una normativa straordinaria e di emergenza! È necessario portare in contesti complementari la formazione dei nuovi medici e sopratutto degli specialisti all'interno delle realtà sanitarie ospedaliere e territoriali, ma questo ovviamente non piace alla lobby universitaria. Fino a quando la politica avrà come interlocutori primari, pezzi di baronato universitario ( ovviamente senza fare banali automatiche equiparazioni, e con le doverose differenziazioni ), si continuerà a non affrontare la vera emergenza che sta facendo collassare la Sanità Pubblica. Tutto il resto, per quanto importante, diventa secondario ed eventualmente complementare. Il Medico non può essere vicariato, e quando manca, è impossibile garantire assistenza sanitaria. Sembrerebbe banale come considerazione ma viene lasciata come problematica di fondo e non primaria, per la quale è indispensabile la messa in essere di interventi emergenziali, anche provvisori. Ai colleghi medici parlamentari verrebbe voglia di dire che dovrebbero ricordarsi meglio del mondo da cui provengono, e che quando collassa il sistema dell'assistenza sanitaria pubblica il rischio è che collassi l'intero sistema, perché nessun sistema sanitario privato, neanche il più illuminato e capace, può sostiuirsi all'esigenza di garantire quel diritto alla tutela della salute universale ed ecquo, che contribuisce a quella giustizia sociale che rimane pilastro fondamentale della democrazia.
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La sostenibilità del SSN: LE SOLUZIONI SONO NEI FONDI SANITARI E NEL MIGLIORAMENTO DELL’APPROPRIATEZZA DELLE PRESTAZIONI Desidero richiamare l’attenzione sull’appello che illustri scienziati hanno fatto in difesa del Servizio Sanitario Pubblico alcuni giorni fa: di seguito la lettera originale. Come si potrà leggere, le considerazioni sono tutte giuste e suffragate da dati, ma non propongono alcuna soluzione o meglio chiedono un aumento dei soldi da destinare al nostro Servizio Sanitario Pubblico come panacea, dimostrando di ignorare totalmente i vincoli finanziari che hanno limitato la crescita del fondo nazionale negli ultimi dieci e che certamente nessun governo ha dimostrato di avere la bacchetta magica per risolverlo perché esistono precisi vincoli di bilancio. Va peraltro ricordato che l’attuale governo ha varato misure comunque di aumento della spesa sanitaria anche se non sufficienti proprio perché le ragioni di cui sopra. Il punto quindi è’ come e dove trovare le risorse finanziarie per assicurare la salvaguardia dell’assistenza alla salute che i cittadini hanno goduto in passato e hanno diritto come da costituzione. In realtà la soluzione esiste ma viene trascurata ….perché? A parte agire su interventi di efficientamento e miglioramento dell’ appropriatezza delle prestazioni (per es. alcune integrazioni alla legge sulla colpa medica potrebbero recuperare importanti miliardi di euro spesi in medicina difensiva), un elemento fondamentale di contributo alla spesa sanitaria è’ quello proveniente dai FONDI SANITARI. Mi sto riferendo solo ai FONDI SANITARI e non alla sanità integrativa in generale, cioè a quegli enti che per loro natura non svolgono alcuna attività profit (come le assicurazioni), derivano da accordi tra parti sociali, quelli veri (cioè regolati dai contratti di lavoro firmati congiuntamente da datore di lavoro e sindacati), che hanno la finalità di spendere tutte le risorse raccolte dal datore e dal lavoratore per fornire assistenza sanitaria. Sono stati spesso pregiudizialmente visti come antitetici al SSN da certa parte politica di sinistra o da chi demagogicamente ha interessi non realmente in difesa della salute del cittadino, solo perché enti giuridicamente privati, ma la loro natura non profit e la loro origine adempie a funzioni di interesse pubblico quanto gli ospedali privati del nostro paese che lavorano in regime di convenzione e vengono catalogare come servizio pubblico. Desidero solo fornire un dato che Valore alcuni anni fa ha stimato sulla base dei dati statistici sui contratti di lavoro per fascia di reddito: SE TUTTI I CONTRATTI DI LAVORO prevedessero una destinazione ad un fondo sanitario le risorse di questi a disposizione potrebbero coprire la spesa out of pocket!
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