Sul 25 novembre e sui restanti giorni dell'anno: pensiero sul lavoro quotidiano dei CAV Ho visto donne capirsi, senza parlare; donne parlare senza doversi spiegare; donne raccontare l'inferno; bambine e bambini agire quell'inferno; donne trovare la forza di affrontare l'ignoto pur di essere libere; bambine e bambini ritrovare fiducia. Ho imparato che avere coraggio è già di per sé un atto rivoluzionario e che non è giusto dover “avere coraggio” per essere libere. Al movimento delle donne e alla cultura dei Centri antiviolenza dobbiamo molto: - che la violenza non è conflitto, - che la cultura della violenza pervade la società ed è "normalizzata", - che la violenza contro le donne ha tantissime forme, - che la violenza contro le donne non è - e non può - essere un fatto privato, - che si parla di “violenza assistita” quando bambine e bambini sono costrette e costretti ad assistere ai maltrattamenti contro le madri (mi riferisco a dati statistici inconfutabili) - che, proprio per questo, la “violenza assistita” non può essere decontestualizzata da quanto accade nel contesto familiare, - che garantire la protezione le madri può rappresentare “il superiore interesse” delle sue figlie e/o dei suoi figli, - che l'educazione alle relazioni e al rispetto è il primo strumento di prevenzione, - che nessun diritto è per sempre e che non bisogna mai abbassare l'attenzione, - che non possiamo parlare di violenza di genere solo nelle ricorrenze, - che la lotta per i diritti deve essere collettiva, - …e tanto altro… Mi piace ricordare quanto affisso in un Centro antiviolenza "Senza la tua libertà la mia non esiste". #centriantiviolenza
Post di Raffaella Di Cola
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Caro 25 novembre, per quanto la parità di genere sia ormai riconosciuta come una questione importante, dall'omicidio di Giulia Cecchettin, risalente a poco più di un anno fa, non è cambiata una virgola. In quei giorni, anche grazie all'uscita di un celebre film, molti di noi (io no) si erano illusi e che le cose stessero cambiando, e invece per tutta una serie di motivi anche quella è stata un'occasione sprecata. Ancora oggi una ragazza o donna su due viene molestata nei modi più vari, le donne ricevono una retribuzione che può essere addirittura due terzi rispetto a quella maschile e il numero di femminicidi è indicativamente lo stesso ogni anno. Fatta salva la buona volontà di molte persone, a partire degli operatori del settore, pensiamo a chi conduce le case famiglia per donne maltrattate o centri anti-violenza, politica e istituzioni laiche e religiose il più delle volte fingono che il problema non esista o addirittura i propri rappresentanti spostano il focus su altre questioni (come quella degli immigrati), troppo spesso le denunce rischiano di essere controproducenti per le stesse vittime, dispositivi come braccialetto elettronico e obbligo di distanza più che reali strumenti di prevenzione e dissuasione sembrano prese in giro, la maggioranza di uomini e ragazzi continua a dimostrarsi ineducata o addirittura in malafede rispetto alla questione, e anche alcune note esponenti di quello che dovrebbe rappresentare il nuovo movimento femminista, in aperta polemica con quello storico, sembrano più interessate a far pubblicità a sé e a quel che fanno che non al problema in questione. Da uomo sono arrabbiato e di una cosa sono certo: finché non si cambierà la mentalità di come ci si rapporta tra sessi, partendo da un'educazione di tipo sentimentale e civica, a partire proprio dai giovani maschi, tutto resterà drammaticamente com'è adesso. AleX #25novembre #paritàdigenere #sessismo #disparitàretrivutiva #femminicidi #educazionesentimentale #giornatacontrolaviolenzasulledonne
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Il 25 novembre è passato, ma la responsabilità resta. Noi, durante la giornata, abbiamo taciuto per ascoltare; letto per comprendere; osservato per riflettere. Oggi, però, non possiamo permetterci di tornare al silenzio. La violenza contro le donne non si combatte in un solo giorno: ogni "dopo" è altrettanto importante. Ogni gesto, parola, e decisione del nostro quotidiano può contribuire a cambiare una narrazione millenaria fatta di oppressione, stereotipi e ingiustizie. Parlare di rispetto, pari opportunità e consapevolezza – ogni giorno – è un atto necessario, per dare continuità a un impegno collettivo. Bisogna studiare, decostruire i propri preconcetti, rendersi conto che nessuno/a di noi è immune da stereotipi patriarcali. Per chi vuole approfondire, ecco alcune letture fondamentali: 1. "Il corpo delle donne" di lorella zanardo, che analizza la rappresentazione femminile nei media, dando la spinta per un cambiamento. 2. "Ferite a morte" di Serena Dandini, che ci racconta storie potenti e drammatiche che danno voce alle vittime di femminicidio. 3. "Donne che amano troppo" di Robin Norwood, un libro che aiuta a identificare i segnali tossici nelle relazioni. L’elenco non è esaustivo: l'invito è a continuare a scoprire voci, leggere e approfondire. Solo insieme possiamo creare una cultura che non tolleri alcuna forma di violenza o discriminazione. Continuiamo a leggere, parlare e soprattutto agire, perché ogni giorno può essere una giornata contro la violenza sulle donne. ---------- Foto del corteo "non una di meno" del 2023
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💔 𝟮𝟱 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 - 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹'𝗘𝗹𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗲 𝗗𝗼𝗻𝗻𝗲 𝟓 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐜𝐢𝐝𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟒, 𝟗𝟔 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚. Dietro questi numeri ci sono vite spezzate e famiglie distrutte. La violenza contro le #donne è una ferita sociale, e non si tratta solo di aggressioni fisiche: le molestie, verbali e non, sono un’altra forma di violenza che troppe lavoratrici subiscono ogni giorno. 🔴 𝑉𝑖 𝑑𝑎̀ 𝑓𝑎𝑠𝑡𝑖𝑑𝑖𝑜 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒 𝑓𝑟𝑎𝑠𝑖 𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑒 𝑑𝑒𝑛𝑖𝑔𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒? 𝐴𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑎 𝑛𝑜𝑖. Ma sono proprio queste le parole che molte donne si sentono rivolgere sul posto di lavoro, mentre cercano solo di svolgere il proprio mestiere. La vergogna non è riportare parole volgari. La vergogna è dirle e pensarle. Per questo oggi vogliamo dare fastidio, fare rumore, e denunciare tutte le forme di violenza e molestia, in ogni contesto. CGIL, CISL e UIL Marche si impegnano ogni giorno per prevenire e contrastare la violenza di genere, promuovendo la parità, l’educazione al rispetto, e il lavoro stabile come strumento di autodeterminazione per le donne. Hai bisogno di aiuto? Chiama il 1522, il numero antiviolenza e stalking: gratuito, anonimo e attivo 24/7. Non solo il 25 novembre, ma 365 giorni l’anno. #25Novembre #NoAllaViolenzaSulleDonne #StopMolestie #StopFemminicidi #ParitàDiGenere
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Oggi vogliamo ricordare che la violenza contro le donne non è solo fisica, ma include anche molestie, discriminazioni e soprusi sul luogo di lavoro. Dati recenti dimostrano che più di una donna su due ha subito comportamenti inappropriati o discriminazioni da colleghi o superiori. Come aziende e individui, abbiamo il dovere di creare spazi sicuri, rispettosi e inclusivi. È fondamentale riconoscere questi problemi e impegnarsi attivamente per combatterli, a partire da politiche aziendali efficaci. #NoAllaViolenza #25Novembre #GiornataInternazionale #StopMolestie
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#25novembre. Lavorando nella comunicazione ed essendo legata da anni ai temi di #parità di #genere, non posso che condividere alcune riflessioni di voci femministe che stimo profondamente, in merito a molte delle campagne di #comunicazione che vediamo oggi. La maggior parte delle iniziative di brand e istituzioni si concentra sulla figura della donna abusata: si parla di riconoscere la violenza, di denunciare, di proteggersi. Messaggi importanti, certo, ma che rischiano di raccontare solo una parte del problema. Oggi è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢𝐥𝐞 sulle donne, eppure, in molti messaggi, gli uomini sembrano solo spettatori passivi, mai protagonisti di una riflessione attiva sul cambiamento. Come ha sottolineato Francesca Cavallo, è fondamentale spostare il focus sulla responsabilità di chi la violenza la compie: parlare di salute mentale maschile significa investire nella prevenzione della violenza, parlare di educazione emotiva e sessuale nelle scuole rappresenta una chiave concreta per un cambiamento culturale. E come ha scritto #CarolinaCapria, non bastano immagini di donne ferite o slogan che invitano alla denuncia. È urgente parlare a chi agisce la violenza, non solo a chi la subisce. È tempo di creare campagne, eventi e messaggi che coinvolgano anche gli uomini nella riflessione e nel percorso verso un cambiamento. “Anche se ti controlla il telefono, è violenza”. “Anche se non ti fa uscire in minigonna, è violenza”. Ma forse potremmo scrivere anche: “Se le controlli il telefono, sei violento”. “Se non le permetti di uscire in minigonna, sei violento”. Un cambiamento culturale richiede tempo, lo sappiamo, e non si può affidare a una sola campagna annuale. Ma possiamo iniziare subito, ripensando le parole, le immagini e il modo in cui raccontiamo questa giornata. Cambiare prospettiva è il primo passo.
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📍In questa giornata in cui si rischia di dire tutto e niente, io voglio parlare di una cosa fondamentale: la cultura. La cultura è il terreno su cui crescono le nostre idee, le nostre relazioni e i nostri valori. E se quel terreno è contaminato da stereotipi, da visioni distorte della mascolinità, da un’educazione che normalizza il controllo e la prevaricazione, non possiamo sorprenderci che la violenza sulle donne, questa piaga sociale, continui a prosperare. Parliamo di dati: in Italia, nel 2023, i femminicidi hanno rappresentato quasi il 40% degli omicidi totali. Numeri che non sono semplici statistiche, ma vite spezzate, famiglie distrutte, sogni infranti. E dietro ogni caso c’è un contesto che affonda le sue radici in una mentalità che perpetua la disuguaglianza. La violenza sulle donne è il risultato di anni, decenni, secoli di una narrazione che ha spesso relegato la donna in una posizione di subordinazione rispetto all’uomo. È la conseguenza di battute che riducono una donna al suo aspetto fisico, di un’educazione che insegna alle bambine a essere “dolci e remissive” e ai bambini a non piangere mai. È il frutto di un’immagine tossica di virilità, secondo cui essere uomini significa dominare e non ascoltare, pretendere e non rispettare. Questa non è una giustificazione, ma una chiamata alla riflessione. Non basta più indignarsi di fronte ai numeri, serve un cambiamento profondo, che parta dalle famiglie, dalle scuole, dalle conversazioni quotidiane. Serve che ogni uomo e ogni donna si chiedano quali messaggi stanno trasmettendo ai loro figli e al mondo. E tu, uomo che credi di avere il diritto di alzare la voce, di alzare le mani: non dimostri forza, ma fragilità. Non dimostri amore, ma paura. Se pensi di possederla, stai solo distruggendo la tua stessa dignità. Amala, ascoltala, rispettala. Non rubarle la libertà, non rubarle i sogni. Rubale il cuore, non la vita. #25novembre #giornatainternazionalecontrolaviolenzasulledonne
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🧱㇄闩 尸尺讠爪闩 尸讠🝗〸尺闩 CONTRO-POST Rosa, l’insegnante di Matematica di mio figlio Andrea, è di nuovo in dolce attesa. Sabato, con gli occhi velati di lacrime e la voce tremula, ci ha comunicato che non potrà accompagnare i bambini alla conclusione del loro percorso (V elementare) perché la ginecologa le ha intimato il riposo assoluto. Si chiama gravidanza a rischio. Ha dovuto fare una scelta ed è indubbiamente la scelta giusta. Ma è una scelta dolorosa perché Rosa deve accantonare una parte di sé per tutelare il suo bambino. La parità in Natura non esiste. È evidente nel modo ineguale in cui sono stati distribuiti i carichi della creazione. Per l’uomo non cambia nulla, se non donare all’amplesso una seconda utilità: al piacere personale 𝑠𝑖 𝑎𝑔𝑔𝑖𝑢𝑛𝑔𝑒 il trasferimento del seme. Per la donna cambia tutto. Senza considerare che il concepimento potrebbe non essere associato affatto al piacere ma a un atto di violenza fisica e psicologica. Nessuna addizione qui. Soffermiamoci un momento sulla 𝑣𝑖𝑜𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎. Da dove nasce la Violenza? In tedesco 𝐺𝑒𝑤𝑎𝑙𝑡 significa violenza ma anche potere legittimo, forza pubblica. In effetti in Natura vige la legge del più forte, e la violenza è lo strumento che consente la sopravvivenza della specie. L’atto della nascita è, a ben guardare, un atto violento: per la madre e per il bambino. Anche l’atto di sopravvivere è violento: abbiamo bisogno di una casa, di abiti per coprirci dal freddo e di cibo e acqua per nutrirci. E questo ci impone il peso di lavorare per ottenere i mezzi che ci consentono di accedere a questi bisogni. Oggi, 25 novembre, ricorre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Non è in nostro potere eliminare del tutto la violenza. Però possiamo lavorare per ridurne l’impatto. Magari smettendola di polarizzare, mettendo maschi contro femmine. L’opposto non è l’unica varianza. Possiamo essere contro (in greco ἀντί) ma anche accanto (πаρά). Esiste anche la possibilità di integrarsi, di compenetrarsi senza per questo perdere la propria identità e specificità. D’altronde la vita non si crea per partenogenesi ma dall’unione di due elementi distinti. La sfida lanciata da Donne per Roma 2024 è un’urbanistica più inclusiva e sostenibile in cui la donna, nella sua veste di lavoratrice e madre è elemento generativo e non servente. In che senso generativo? Nel senso di Plutarco. Iside e Osiride. Meno ἀντί , più πаρά. #homehunter #consulenzaimmobiliare #laprimapietra
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Dall'inizio del 2024 fino allo scorso 8 Novembre, secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale Femminicidi Lesbicidi Transcidi (FLT) di Non Una Di Meno, sono 104 i casi di morte indotta da violenza di genere in Italia, di cui: • 87 Femminicidi accertati; • 7 suicidi causati da violenza di genere (5 donne, 1 uomo trans, 1 uomo cis); • 10 casi ancora in fase di accertamento. Tra i femminicidi accertati, in 42 casi l'omicida era il partner, in 12 l'ex-partner. Dieci femminicidi sono avvenuti nonostante le denunce e le segnalazioni avvenute nei mesi precedenti alla violenza. Infine, i figli minori che hanno assistito all'omicidio della madre sono in 9, tra i 43 rimasti orfani. Il femminicidio non nasce da un gesto isolato, ma è l'esito di una lunga serie di atteggiamenti, pregiudizi e violenze, che vanno smantellati a partire dalle nostre parole e azioni quotidiane. Anche per questo Digital One si impegna ogni giorno a costruire un ambiente di lavoro in cui la parità di genere è un valore fondamentale, promuovendo il rispetto e l’inclusione in ogni sua forma. Lo facciamo attraverso politiche aziendali inclusive, iniziative di sensibilizzazione e percorsi di crescita che valorizzano equamente ogni talento, senza distinzioni di genere. #digitalone #giornatainternazionale #donne #femminicidio
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Oggi, 25 novembre, celebriamo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nonostante le numerose iniziative di sensibilizzazione, i dati restano allarmanti: 🔺 nel 2024 il 40% delle donne dichiara di aver subito contatti fisici indesiderati sul posto di lavoro 🔺 quasi 7 donne su 10 sentono allusioni e commenti rispetto alle conseguenze negative della maternità per un’azienda Questi numeri non sono solo statistiche, ma storie di ingiustizie, pregiudizi e sofferenze che non possiamo ignorare. La violenza di genere non è sempre evidente: può nascondersi in comportamenti quotidiani, nelle disparità salariali, nel mobbing o nella mancanza di rispetto per la dignità altrui. Cosa possiamo fare? Tutti possiamo contribuire a rendere gli ambienti lavorativi più sicuri e inclusivi. È fondamentale educarci e sensibilizzare chi ci circonda, sostenere chi denuncia, e agire per eliminare i pregiudizi che alimentano la discriminazione. In MatchGuru crediamo nel valore di ambienti di lavoro rispettosi e paritari, e ci impegniamo, provando a promuovere pratiche che supportino le persone in ogni fase della loro carriera, senza discriminazioni di nessun tipo. E tu, cosa fai nel tuo quotidiano per dire #NoAllaViolenza? Condividi con noi e aiutaci a diffondere consapevolezza. Se ti trovi in una situazione di pericolo, non esitare a chiedere aiuto: chiama il numero antiviolenza 1522. Non sei sola. ❤️
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Un altro anno si chiude ed è tempo di bilanci: 📌 109 donne sono state vittime di femminicidio, 95 di loro in ambito familiare (e quindi no, non è stato l'uomo cattivo nel vicolo buio); 📌 70.000 (SETTANTAMILA) uomini, in un'ombra oscura della rete, si scambiano consigli su come sedare e perpetrare violenza sulle donne; 📌 oltre 50 uomini, tra i 26 e i 74 anni, hanno abusato di Gisèle Pélicot, con il benestare del marito (consiglio di leggere la sua storia). #NotAllMen ma iniziano ad essere tantini, per non sentire la responsabilità di un cambiamento che parta da ognuno di noi. Dietro queste cifre si cela un problema strutturale, radicato nel #patriarcato. Un sistema che, ancora oggi, assegna ruoli e poteri in base al genere, legittimando forme di dominio e controllo sulle donne. Le donne, sempre più consapevoli, cercano strumenti per difendersi. Ma quando gli uomini, invece di trincerarsi dietro un comodo "io non lo farei", inizieranno a decostruirsi, facendosi magari promotori di una riflessione profonda sulle radici culturali della violenza? È necessario un impegno collettivo, partendo da un'educazione non basata sui ruoli di genere. Alcune letture che consiglio per approcciare questi temi, porsi domande e iniziare a decostruirsi sono "Parità in pillole" di Irene Facheris e "Il costo della virilità" di Ginevra Bersani e Lucile Peytavin. Per il nuovo anno, vi auguro di riconoscere il valore del vostro privilegio e di usarlo per fare la differenza, anche cambiando una sola cosa 🌱
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Impiegata amministrativa presso Cooperativa Sociale ISKRA
4 mesiCara Raffa, hai saputo descrivere con chiarezza e profondita', il processo di resilienza che le donne attivano nei CAV. grazie per la condivisione.