L’uso di armi all’uranio impoverito nei Balcani: una questione di diritto internazionale umanitario
L’uranio impoverito è un sottoprodotto del processo utilizzato per arricchire l’uranio, impiegato per produrre armi nucleari o combustibile per le centrali elettriche. A causa della sua estrema densità e della capacità di bruciare all’impatto, il materiale viene utilizzato in munizioni e nei proiettili perforanti dei carri armati. Nello specifico, viene fatto ricorso all’uranio in un dardo o in un proiettile in un’arma chiamata penetratore.
A livello chimico, l’uranio impoverito può anche essere prodotto da combustibile nucleare riprocessato: in questo caso, generalmente sono contenute tracce di rifiuti del reattore, come il plutonio.
Con queste premesse, è possibile definire le armi all’uranio come armi convenzionali contenenti uranio proveniente da varie fonti. A differenza delle armi nucleari, le armi all’uranio non causano danni impiegando la fissione radioattiva, bensì si affidano all’alta densità che consente di penetrare l’armatura se sparati ad alta velocità.
A cura di Valentina Chabert
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