Finalmente la pallavolo italiana ha vinto l’oro olimpico; fa riflettere il fatto che questo risultato sia stato ottenuto dalla nostra squadra femminile guidata da un tecnico ultra settantenne, cioè da rappresentanti di due delle categorie più penalizzate, nel mondo del lavoro ma non solo, vale a dire le donne e le persone non più giovanissime. Caterina Bosetti, Paola Egonu, Anna Danesi, Myriam Sylla e tutte le altre hanno disputato un torneo olimpico eccezionale concedendo alle avversarie un solo set nel girone iniziale e poi, nella fase a eliminazione diretta, le hanno spazzate via una dopo l’altra: 3 set a 0 alla Serbia, campione del mondo in carica, alla Turchia, campione d’Europa in carica e agli Stati Uniti, vincitori dei giochi di Tokyo (per ritrovare una superiorità cosi schiacciante in uno sport di squadra dobbiamo tornare indietro di decenni, per esempio al Dream Team statunitense di basket maschile di Barcellona ‘92). Julio Velasco ha preso in mano la squadra solo quattro mesi fa e in un tempo così breve è riuscito a prepararla per Parigi (molti manager dovrebbero ascoltare le dichiarazioni che lo stesso Velasco ha rilasciato dopo la partita, imparerebbero qualcosa su come si gestisce e si motiva un gruppo). Si potrebbe obiettare che si parla di sport agonistico, non della vita della gente comune; ricordo però che lo sport ha delle ricadute specifiche enormi, sociali ed economiche. Le prime sono costituite dal fatto che le vittorie sportive provocano un forte spirito di emulazione, soprattutto nei giovani; molte bambine che hanno visto la partita chiederanno ai loro genitori di iscriverle a un corso di pallavolo; non tutte arriveranno a giocare a livello agonistico ma la pratica sportiva le aiuterà ad adottare abitudini di vita più sane, a schivare trappole quali fumo, alcol e droga e a seguire un'alimentazione corretta, evitando future situzioni di obesità o di anoressia; inoltre chi pratica sport socializza di più, capisce l’importanza dell’allenamento (quindi dell’impegno e del lavoro) e soprattutto impara a perdere, dunque a gestire le proprie frustrazioni (magari un ragazzo, se la fidanzata lo lascia perché non lo ama più lo accetterà, se ne farà una ragione, non andrà ad aspettarla sotto casa con un coltello in tasca). I benefici che derivano da quanto appena descritto hanno anche un’importante valenza economica, soprattutto a livello macroeconomico in quanto una popolazione che pratica più sport è in media più sana (sia a livello fisico che mentale); questo comporta minori costi di assistenza sanitaria, una voce di spesa molto rilevante in un qualsiasi bilancio nazionale (per chi vuole leggersi qualche dato in proposito: urly.it/310gts). Concludendo, mille grazie, non solo alle ragazze della pallavolo ma a tutti, atleti e atlete, che in questi giorni hanno portato in alto il nome dell'Italia: le loro medaglie non sono solo dei pezzi di metallo color oro, argento o bronzo, dietro ognuna di esse c’è tanto, tantissimo.
Post di Roberto Gandini
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PALLAVOLO SPORT VINCENTE In un'estate che avrà le Olimpiadi di Parigi come grande evento sportivo mondiale, si registrano purtroppo le cadute di alcuni degli sport più popolari in Italia. Il calcio italiano, non classificatosi per le Olimpiadi, considerate comunque un evento marginale per questo sport, sta attraversando uno dei momenti più complicati della sua storia. L'eliminazione della nazionale ai quarti negli europei in corso e le ultime mancate qualificazioni ai mondiali hanno provocato una forte delusione da parte dei tifosi, degli sponsor e dei media. La pallacanestro non vive un momento migliore, è di questi giorni la mancata qualificazione alle Olimpiadi e una certa difficoltà del movimento vissuta con grande sofferenza dagli appassionati. Nel basket femminile si sono ritirate contemporaneamente dalla serie A1, Bologna, Ragusa e Roma. Una speranza si è accesa con l'argento dell'U17 maschile ai mondiali, ma è davvero poco per rilanciare un movimento molto più attento all'NBA che al campionato nazionale. Il volley sta vivendo ormai da alcuni anni una crescita costante di risultati delle proprie squadre nazionali, femminili e maschili, tanto a livello di rappresentative senior che giovanili, sia a livello europeo che mondiale (è di pochi giorni fa la vittoria nella VNL e nell'europeo U.22 delle nazionali femminili), così come dei club che vincono praticamente tutto in Europa e spesso a livello mondiale. Uno sport vincente significa aumento degli spettatori, dei praticanti e, sebbene ancora un po' a rilento, dell'attenzione di sponsor e media. Altri sport hanno conquistato spazi importanti in questi mesi, specialmente negli sport individuali, su tutti, tennis, nuoto e atletica. Da sportivi amiamo lo sport in generale, agonistico o amatoriale, speriamo che tanto il calcio come il basket risorgano e, nel frattempo, ci sentiamo orgogliosi di vedere come tra gli sport di squadra, il nostro sia quello che più successi ottiene e che tra quelli femminili sia quello più vincente, praticato e seguito. Mancano meno di 20 giorni ai Giochi Olimpici, siamo pronti a goderci lo spettacolo di tutti gli sport e poi, toccherà nuovamente a noi con nuove sfide e nuovi obiettivi. #sport #olympics #paris #roma #volleyball #media #sponsor #sfide
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Olympic sliding doors Finita la jamboree olimpica, dove, as usual, abbiamo visto in campo una fenomenologia planetaria di gruppi e campioni in ogni disciplina, dal cubano che da inizio secolo vince puntualmente un oro ogni 4 anni a un astista che sale da anni 20 cm sopra la testa dei suoi avversari, al tennista che a 37 anni batte alla distanza il più giovane e quotato avversario. Storie stupende, che andrebbero studiate a fondo, non solo sul podio, ma anche oltre la logica del medagliere. Mi soffermo solo sull'ultimo oro italico, perché fa emergere un incrocio profili- competenze - risultati straordinario. Un gruppo di ragazze iper talentuoso al punto da non avere la dovuta empatia, viene affidato ad uno staff tecnico calibrato dal coach più iconico del suo sport (il volley) ovvero Julio Velasco, connesso a tre assistenti umili, ma a loro volta esperti quali Massimo Barbolini, Lorenzo Bernardi e Manuela Leggeri (tutti ottimi allenatori con importanti trascorsi da giocatori). Da qui il gruppo attracca in riva alla Senna, in 2 settimane perdono un solo set e finalmente fanno vedere la quantità di risorse tecniche che insieme riescono a sprigionare sino a vincere il torneo. Quale messaggio? Attacchi sulla parallela o sulla diagonale? Posizione dei centrali in ricezione? Servizi floating o schiacciate in salto da 9 metri? Non è argomento che mi interessa. Forse vale la pena di soffermarsi sulle skills che la Federazione Italiana Pallavolo ha richiesto per governare l'eccellenza indisciplinata: 1) Un conoscitore dello sport che 30 anni fa ha trascinato la pallavolo italiana costantemente al vertice mondiale. 2) Un viaggiatore studioso nel mondo che ha allenato realtà sportive agli antipodi (non ultimo un importante periodo da coach in Iran). 3) Una persona di grande apertura mentale che non ha mai rinunciato a confrontarsi anche in discipline molto diverse dalla sua (per esempio ricoprendo incarichi manageriali nel calcio all'Inter e alla Lazio). 4) Un meritevole condivisore e testimone di esperienze su team building e relazioni umane presso Aziende (Banca Popolare di Milano, oggi Banco Bpm, all'epoca lo ebbe per qualche giorno come formatore di middle management). Mixato insieme, un'expertise di valore per condurre relazioni di gruppo non banali. Questa storia, beninteso senza alcuna pretesa, potrebbe forse fornire uno degli spunti su cui fare una piccola riflessione in questa pausa estiva in cui preparare i budget e sprintare per le imminenti chiusure di esercizio. Dicembre non è lontano...
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L’AGGRESSIVITÀ AIUTA A VINCERE? Aspettando la finale olimpica del volley femminile, mi tornano alla mente le parole di uno dei coach più amati nel mondo dello sport, Julio Velasco. Tra le dichiarazioni seguite alla qualificazione in finale contro la Turchia, i più hanno sottolineato: 1️⃣ l’importanza del qui ed ora come sforzo di focalizzazione totale sul presente; 2️⃣ la necessità di trascendere il passato, evitando di ancorarsi a pensieri o credenze negative come la cosiddetta “maledizione olimpica” che avrebbe colpito da tempo le nazionali italiane del volley. Oltre a questo, però, il Coach ha riflettuto sul valore della fame agonistica, che a volte sfocia in un’aggressività eccessiva e compromette la pulizia dell’esecuzione sportiva. Troppa voglia di dimostrare rischia di portare a una spinta eccessiva nei confronti del risultato, finendo per comprometterlo. Per questo affrontare nel modo migliore la finale olimpica implica lavorare in modo particolare sulle proprie emozioni e atteggiamenti di base, livellando i picchi di adrenalina con una buona iniezione di serotonina. Nel caso di uno sport di squadra, questa termoregolazione emotiva è un esercizio corale, come dice il Coach, che parla di impegno di tutti per “far rientrare l’entusiasmo e recuperare la concentrazione”. Lo stesso avviene nella vita dei team aziendali, per i quali si tende però spesso a sottovalutare l’orchestrazione degli aspetti comportamentali, confondendo la determinazione con aggressività. Aspettando domani, credo valga la pena farci un pensiero e, ancora una volta, grazie Julio per la tua lucidità di visione. #HRchallenges #coaching
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Quando lo sport è SPORT
“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato nel giro di 24 ore della grande e doppia delusione del volley e della pallanuoto maschile. E non scriviamo a caso “maestro”, perché quest’uomo italiano per scelta - che ha vinto tutto ciò che è umanamente possibile vincere tranne un solo titolo… - ancora una volta ha dato una lezione a tutti. A pochi minuti dall’ennesimo trionfo, da un risultato mai raggiunto dalla pallavolo femminile azzurra ai Giochi olimpici, si è concesso un momento di festa con i familiari e poi ha chiesto loro scusa perché era il momento di parlare con i giornalisti. Con il tono di sempre - quello stesso sereno, consapevole eppure deciso usato anche nei momenti di difficoltà delle azzurre durante i timeout - ha ricordato: “La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell'oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l'erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l'oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l'importante è che i nervi non ci tradiscano”. Come non pensare alla sempiterna cultura degli alibi, così cara a una certa Italia. Come quella messa in campo dalla pallanuoto, dopo il quarto di finale perso con l’Ungheria. Una partita in cui - è vero - abbiamo subito un torto arbitrale, ma in cui abbiamo anche sbagliato due rigori durante i quattro quarti regolamentari e altri tre durante i tiri di rigore decisivi. Un po’ troppo per prendercela solo con i direttori di gara, lanciando accuse non si sa bene a chi e sostenendo che cosa via social. Poche ore dopo, un uomo che se ne poteva stare comodamente a commentare le Olimpiadi in Tv facendosi strapagare si trovava per l’ennesima volta a bordo campo, a soffrire senza poterlo far vedere. Perché le sue ragazze (lui lo sa) devono poter girarsi in qualsiasi momento e vedere un allenatore in controllo della situazione, un punto di riferimento. Un signore con i capelli ormai grigi che non può permettersi mattate, escandescenze o altre cialtronate tipiche di un certo modo di interpretare lo sport. Lui è Julio Velasco ed è in missione, insieme al suo ex fenomeno in campo Lorenzo Bernardi, oggi assistente. Il più forte giocatore di volley di ogni tempo che con spirito di servizio si è messo a disposizione del suo antico maestro. Consapevole di dover stare in seconda fila. Immaginate CR7 fare da assistente a Pep Guardiola… La missione non è finita, c’è un lavoro da portare a casa, una finale da giocare con gli Usa. La più bella partita della vita di queste splendide ragazze. Il maestro si ferma, ci pensa un po’ e poi ricorda di non aver ancora visto la sua squadra giocare al meglio. È il suo modo di dare appuntamento a domenica. Senza parlare di mancanze e maledizioni, solo di sport. Di momenti di vita da ricordare. La Ragione
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Usare un alibi per coprire un errore può sembrare la soluzione più facile, ma non è mai quella giusta. Affrontare gli sbagli con onestà e trasparenza è il primo passo per crescere e migliorare. Ricorda: un errore è un'opportunità di apprendimento, non un fallimento da nascondere. #LavoroEtico #CrescitaProfessionale #ImparareDaglierro
“Smettiamola di parlare di quello che manca“. Parole del maestro Julio Velasco, dopo una serata magnifica che ci ha ripagato nel giro di 24 ore della grande e doppia delusione del volley e della pallanuoto maschile. E non scriviamo a caso “maestro”, perché quest’uomo italiano per scelta - che ha vinto tutto ciò che è umanamente possibile vincere tranne un solo titolo… - ancora una volta ha dato una lezione a tutti. A pochi minuti dall’ennesimo trionfo, da un risultato mai raggiunto dalla pallavolo femminile azzurra ai Giochi olimpici, si è concesso un momento di festa con i familiari e poi ha chiesto loro scusa perché era il momento di parlare con i giornalisti. Con il tono di sempre - quello stesso sereno, consapevole eppure deciso usato anche nei momenti di difficoltà delle azzurre durante i timeout - ha ricordato: “La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell'oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l'erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l'oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l'importante è che i nervi non ci tradiscano”. Come non pensare alla sempiterna cultura degli alibi, così cara a una certa Italia. Come quella messa in campo dalla pallanuoto, dopo il quarto di finale perso con l’Ungheria. Una partita in cui - è vero - abbiamo subito un torto arbitrale, ma in cui abbiamo anche sbagliato due rigori durante i quattro quarti regolamentari e altri tre durante i tiri di rigore decisivi. Un po’ troppo per prendercela solo con i direttori di gara, lanciando accuse non si sa bene a chi e sostenendo che cosa via social. Poche ore dopo, un uomo che se ne poteva stare comodamente a commentare le Olimpiadi in Tv facendosi strapagare si trovava per l’ennesima volta a bordo campo, a soffrire senza poterlo far vedere. Perché le sue ragazze (lui lo sa) devono poter girarsi in qualsiasi momento e vedere un allenatore in controllo della situazione, un punto di riferimento. Un signore con i capelli ormai grigi che non può permettersi mattate, escandescenze o altre cialtronate tipiche di un certo modo di interpretare lo sport. Lui è Julio Velasco ed è in missione, insieme al suo ex fenomeno in campo Lorenzo Bernardi, oggi assistente. Il più forte giocatore di volley di ogni tempo che con spirito di servizio si è messo a disposizione del suo antico maestro. Consapevole di dover stare in seconda fila. Immaginate CR7 fare da assistente a Pep Guardiola… La missione non è finita, c’è un lavoro da portare a casa, una finale da giocare con gli Usa. La più bella partita della vita di queste splendide ragazze. Il maestro si ferma, ci pensa un po’ e poi ricorda di non aver ancora visto la sua squadra giocare al meglio. È il suo modo di dare appuntamento a domenica. Senza parlare di mancanze e maledizioni, solo di sport. Di momenti di vita da ricordare. di Fulvio Giuliani
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Nello sport come nel business non serve per forza essere innovativi, ma saper cogliere le novità e specializzarsi. Se avete seguito le partite di beach volley alle olimpiadi avrete sicuramente notato la squadra svedese: vincitori dell'oro. Hanno usato una tecnica tanto semplice quanto efficace: ogni secondo tocco veniva fatto in sospensione. In questo modo se c'era il muro pronto, il giocatore alzava e lo schiacciatore poteva attaccare senza muro. Se invece il muro era assente attaccava direttamente. È una tecnica inedita? No. È efficace? Tantissimo. E allora perché non lo fanno tutti? Perché è difficile, serve una buona ricezione e alzare in sospensione non è facile, senza contare il dispendio di energie. La coppia svedese nasce come squadra di beach, non sono ex pallavolisti. Fin dal principio sì sono allenati per eseguire questa tecnica in maniera costante, precisa. Il beach volley da questo momento non sarà più lo stesso e loro continueranno a vincere finché tutti gli altri non adotteranno la stessa tecnica o delle contromisure. La stessa cosa accadde quando nel volley si iniziò a schiacciare, senza limitarsi a tirare la palla nel campo avversario in palleggio (sì una volta era così). Questo ragionamento è valido in qualsiasi campo. Cerca una cosa che funziona, anche senza inventarla, specializzati, sfruttala finché puoi, e quando arriveranno gli altri tienti pronto a cambiare tecnica. Sei d'accordo?
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Alcuni colori identificano squadre sportive e, come tutti sanno, quello tipico degli atleti e delle atlete italiani è l’azzurro. Ma perché proprio questo colore? Perché sono “gli azzurri” e “le azzurre”? Il mio articolo su Olympic Channel Services. #sport #sports #azzurri
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LEZIONI DI LEADERSHIP Ieri la nazionale italiana di volley ha veramente fatto un capolavoro a livello mentale. Una partita giocata male e praticamente persa, sotto 2 set a 0 e 24-21 nel terzo per un Giappone che fino a quel momento aveva dominato, è stata ribaltata e vinta al quinto set. Bravissimi i ragazzi in campo perché non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine. Ancor più bravo Fefé De Giorgi, a mio modo di vedere colui che ha permesso che ciò accadesse. Tecnicamente non posso fare commenti perché incompetente, ma alcune osservazioni sulla sua leadership le voglio condividere perché potenzialmente utili per tutti. - quando la partita era praticamente persa e lo si poteva vedere anche negli sguardi e nel linguaggio del corpo di alcuni giocatori, De Giorgi esprimeva una calma ed una sicurezza molto più che olimpica, come se il punteggio fosse solo un'opinione e non un dato di fatto. Nei momenti difficili, se sei un leader devi essere consapevole che diventi ancor più un punto di riferimento e quello che fai vedere diventa quello che poi faranno gli altri. - ha chiamato dei time out e dei video challenge "geniali", nei momenti in cui doveva spezzare il ritmo dei giapponesi prima di giocate decisive più che per dare indicazioni ai suoi. Nei momenti decisivi, un vero leader mantiene una lucidità ed una concentrazione assolute e utilizza tutti i mezzi a disposizione per portare a casa il risultato. - quando le cose andavano male, non ha mai alzato la voce di mezzo tono. Quando l'inerzia è cambiata ed è tornata nelle mani dei suoi giocatori, ha iniziato ad un usare un tono molto più alto per motivarli ancor di più, concludendo con quella frase iconica : "Ragazzi, concentrati, non molliamo e andiamo a prenderci le cose che ci spettano". Un vero leader è anche un ottimo comunicatore. - Nei time out parlava con tutta la squadra, poi si metteva in disparte con capitan Giannelli e parlava solo a lui. Se sei un leader, individua un co-leader all'interno della squadra a cui delegare alcuni aspetti che non puoi (e soprattutto non devi) controllare. Tutti ottimi insegnamenti applicabili in ogni ambito in cui serva una vera ed efficace leadership.
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La retorica del medagliere Paralimpico e Olimpico Abbiamo, almeno a parole, tutti gioito per la devastante prova degli Azzurri del nuoto Paralimpico e per tutti i risultati che ci hanno portato in top ten sia nel medagliere Olimpico (noni) che Paralimpico (sesti). Mentre si concludeva l’avventura azzurra a Parigi, sui giornali locali trova però spazio questa notizia: stop all’agonismo nella piscina di Cento, troppo costoso per il gestore. Che siamo il Parse delle contraddizioni é risaputo, come é risaputo che l’agonismo, tanto più di élite, e figuriamoci Paralimpico, abbia un costo molto più elevato. Ed è pure vero che chi gestisce ha oggi costi sempre più elevati, soprattutto se associazioni sportive alle prese con la riforma e nuovi adempimenti. Ma se cade il caposaldo che le strutture e le società sportive DEVONO avere come obbiettivo (tra i vari, ma doverosamente in posizione primaria) la scoperta e la tutela del talento, la crescita dei giovani e la spinta verso l’attività agonistica (non lo dico io ma lo dicono gli obbiettivi di CONI e CIP che sono il motivo delle agevolazioni fiscali del settore) crolla l’intero sistema sportivo italiano di vertice, quello che ci fa tanto esultare ed essere orgogliosi quando vinciamo, come arrabbiare quando i risultati non arrivano. E, ancora una volta dico, figuriamoci nel caso Paralimpico dove dietro ci sono tante implicazioni aggiuntive. Le società e i gestori devono essere tutelate, aiutate e sostenute in questo, ma per nessun motivo devono perdere questa finalità per interesse economico. #riformadellosport
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La vittoria dell’Oro Olimpico da parte della Nazionale italiana di Volley femminile costituisce un grandissimo risultato di squadra i cui meriti vanno attribuiti alle giocatrici, allo staff tecnico ed a tutti i collaboratori. Vorrei però soffermarmi in particolare sul ruolo di Julio Velasco. Sono ben note le sue notevoli capacità tecniche, comunicative e motivazionali. Oggi metterei però in evidenza soprattutto la sua estrema tranquillità nel gestire le varie fasi, di gioco e di pausa, di tutti gli incontri disputati dalla Nazionale. Poche indicazioni, chiare e precise, ed una grande fiducia nelle giocatrici (messe a proprio agio ed in condizione di dare il meglio di sé stesse). È un approccio che può essere considerato valido anche in azienda ed in generale nel mondo del lavoro. Per ottenere risultati importanti non servono riunioni, pressioni e verifiche continue (a mio avviso controproducenti). I colleghi ed i collaboratori vanno motivati facendoli sentire elementi fondamentali di un progetto dalla cui riuscita tutti potranno trarre benefici. Non c’è bisogno di ricordare continuamente gli obiettivi da raggiungere ma vanno fornite indicazioni concrete su come raggiungerli, trasmettendo le necessarie conoscenze e competenze e mettendo tutti in condizione di lavorare intensamente ma allo stesso tempo con serenità. Mi rendo conto che non è facile ma dovrebbe essere il compito di un Manager!
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