"Chi sono io?" -Aldo Palazzeschi-
"Chi sono io?"
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
follìa.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
malinconìa.
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
nostalgìa.
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia."
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Questa poesia di Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani), apparsa per la prima volta nel volumetto Poemi (1909) pubblicato in autoedizione, rappresenta una scherzosa e rivoluzionaria autorappresentazione dell'autore, una sorta di "autoritratto in negativo". Come altre poetiche dell'epoca, da "Desolazione del povero poeta sentimentale" di Corazzini alla "Signorina Felicita" di Gozzano ("...Io mi vergogno/sì, mi vergogno d'essere un poeta" vv.306-307) fino a "Les dimanches" Francis Jammes ("...Penser cela est-ce etre poète?/Je ne sais pas. Qu'est-ce que je sais?"vv.14-15), vi è il rifiuto del ruolo poetico tradizionale. Non trascurabile è il fatto che siamo in piena epoca di poeti-vati e di poesia autocelebrativa (D'Annunzio) e dunque la posizione "negativa" rappresenta la forte opposizione culturale e la naturale reazione al superomismo dannunziano. L'analisi di Palazzeschi, pur se in modo aggraziato e con fare gioioso, verte sulla negazione delle attività intellettuali più nobili, il comporre poesia, il dipingere, il fare musica, e tutto viene ridotto all'ironica immagine funambolesca del poeta-saltimbanco.
Ricercatrice
2 anniGrande Aldo Palazzeschi !! Leggere, studiare i suoi lavori è stata una bellissima esperienza ❤️