"Ah l'uomo che se ne va sicuro..."​. L'ascolto ci salverà dalla stupidità?

"Ah l'uomo che se ne va sicuro...". L'ascolto ci salverà dalla stupidità?

Si prospetta una lettura stimolante, quella del libro qui recensito del filosofo francese Maxime Rovere (Sole24Ore, domenica 14 aprile). Perché va a toccare una delle tante questioni che il presente ci pone, quasi con ferocia, quella appunto della "stupidità" (anche se il francese cons del titolo originale ha suono un po' diverso...). Il punto è che, come appunto il titolo suggerisce, stupidi lo siamo tutti e quindi si tratterebbe di smettere di esserlo.

A questo scopo faccio una (minima) proposta, cioè farci suggerire da Montale una possibile soluzione (posto che lui l'avesse pensata come soluzione!). Uno dei passi più significativi delle sue poesie è "Ah l'uomo che se ne va sicuro / agli altri ed a se stesso amico / e l'ombra sua non cura che la canicola / stampa su uno scalcinato muro".

Strofa centrale, questa, di quella poesia che comincia "Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe...". Montale cioè ci fa intuire una correlazione tra chi "se ne va sicuro" (l'uomo forte , quello che non deve chiedere mai, quello che sa sempre tutto...) e quello (lui, il poeta; augurabilmente anche noi) che rifugge dalle parole che trasudano certezze, che sanno, quindi ammettere la propria limitatezza. Parole che sanno ascoltare, sanno di essere limitate, sanno di aver bisogno di quelle degli altri.

E siccome stupidi (sembra dire Rovere) ci nasciamo, possiamo imparare a non esserlo. Per dirla con il maestro Manzi: non è mai troppo tardi (se lo vogliamo).

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