DIFESA DEL NARCISISMO
Basta digitare su qualsiasi motore di ricerca la parola “narcisismo” per imbattersi in post, articoli, frasi ad effetto – talvolta sostenute anche da colleghi psicologi – che promulgano una visione di chi manifesta un disturbo narcisistico di personalità semplicistica nel migliore dei casi, ma distorta e pregiudizievole nella più nefasta delle ipotesi.
La stigmatizzazione veicolata da frasi come “i consigli per riconoscere un narcisista ed evitarlo”, oppure “relazioni tossiche, come riconoscere un narcisista”, hanno la terribile conseguenza di non considerare che, come in ogni forma di problematica psichica, anche il disturbo narcisistico è accompagnato da sofferenza.
Facendo un passo indietro in quella che potremmo definire la genesi del disturbo narcisistico, una lettura molto chiara ed esaustiva viene fornita da due psicoterapeuti, a cui questo articolo si ispira, ovvero Luigi Cancrini e Lorna Smith Benjamin. È necessario però premettere che un pattern relazionale infantile come quello che segue non è in rapporto di causalità diretta con lo sviluppo di un disturbo di personalità, semplicemente potrebbe spiegare l’eziologia di tale disturbo, assieme ad altre e più complesse spiegazioni.
Secondo gli autori appena citati, il bambino che vive un’infanzia narcisistica e che probabilmente svilupperà nell’età adulta un disturbo in questa sfera, vive relazioni con adulti di riferimento connotate da instabilità. Quando parliamo di adulti significativi facciamo spesso riferimento ai genitori, ma questa figura potrebbe essere benissimo rappresentata ad esempio da zii, insegnanti, nonni.
Il genitore nutre generalmente una fortissima ammirazione, che spesso assume il carattere di condiscendenza e ossequio, nei confronti di una particolare qualità dimostrata dal bambino; questa dote può andare dalla bellezza fisica, all’intelligenza, alla capacità sportiva e così via. L’investimento eccessivo su questo singolo talento non permette al bambino di essere visto nella sua totalità: l’ammirazione non viene accompagnata dai connotati affettivi e di cura, che dovrebbero caratterizzare una relazione sana. Gli adulti in questo caso, probabilmente, non terranno conto di quelli che sono i desideri, i bisogni, le paure e i timori che vive il piccolo.
Dunque il bambino vede l’adulto comportarsi con totale deferenza nei suoi confronti, interiorizzando l’idea del senso di diritto che ha sull’altro. Col passare del tempo, questa rappresentazione mentale della relazione potrebbe assumere i connotati di arroganza, di pretesa, che alimentano lo stereotipo legato al narcisista, ma che costituiscono solo la punta dell’iceberg di una realtà ben più profonda.
Inoltre, tornando alla sofferenza provata da chi vive questa problematica, il bambino all’interno di una relazione così connotata, è costantemente sottoposto alla minaccia di instabilità della relazione e perciò delle cure di chi rappresenta per lui un punto di riferimento: nel caso in cui non si mostrasse più all’altezza delle aspettative dell’adulto, teme di poter perdere la sua presenza e la sua ammirazione.
Sarebbe bene tenere a mente, al fine di comprendere meglio la realtà della personalità narcisistica, che l’atteggiamento di superbia nelle relazioni è di fatto una corazza difensiva necessaria alla sopravvivenza di fronte ad un dolore relazionale troppo intenso per poter essere affrontato direttamente.
Infine, sarebbe opportuno ricordare che, per la maggior parte di quelli che definiamo “disturbi psicologici”, non è possibile pensare in termini categoriali del tipo presenza/assenza di una patologia; sarebbe molto più corrispondente alla realtà una visione dimensionale dei disturbi che contemplino non solo la presenza di diversi tratti all’interno della singola persona (chiaramente con gradazioni differenti), ma anche in momenti diversi della vita di ciascuno.
Dott.ssa Luciana Prudente
BIBLIOGRAFIA
Smith Benjamin, L. (2004). Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità. Las: Roma.
Cancrini, L. (2013). La cura delle infanzie infelici. Raffaello Cortina: Milano.
Specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapeuta | Psicoanalisi, Crescita professionale per Psicologi e Consulenza Aziendale
3 anniSono completamente d'accordo, se ne deve parlare di più in questi termini. Ormai c'è una deriva incontrollata sul tema! Grazie per il contributo
Bravissima 👏