Hanno tutti ragione.
Al liceo, avevo un professore di filosofia che non amava le parafrasi e correggeva i sinonimi. Durante le interrogazioni, le frasi dovevano essere così come lui le aveva spiegate in classe o come risultavano dal libro, altrimenti le riformulava, su sottofondi di "e io cosa ho appena detto?".
Inutile sottolineare quanto non lo sopportassi.
Non tanto per la risicata sufficienza che mi ritrovavo in pagella, ma per la sua palese i n c o e r e n z a : ogni professore millantava l'importanza di sviluppare il pensiero critico, senza ripetere favolette a memoria, salvo dimenticarsene ad ogni rielaborazione personale.
Ho resistito quel tanto da capire ciò che anche Paolo Sorrentino ha siglato quale mantra salvifico: hanno tutti ragione. Quindi alle interrogazioni ho iniziato a ripetere le stesse, noiose parole, messe in fila nelle stesse, monotone frasi.
Risultato? Sì, andavo meglio, ma mai del tutto bene.
In quello che dicevo, non c'era n i e n t e che venisse da me, nulla che sentissi mio.
Anche oggi, dopo aver riscattato i miei debiti filosofici all'università, cerco di fare ciò che mi rappresenta di più. Provo a capire come destreggiarmi nella giungla di parole che guru/pa-guru del settore, specie nel campo della comunicazione, postano su ogni canale. Leggo di tutto, non mi faccio mancare nulla. Nemmeno i dubbi, anzi, soprattutto quelli.
Ovunque trovo vademecum, how to, analisi, liste... So che in quel groviglio dovrei appigliarmi alla liana dei miei eroi, quelle due o tre persone che fanno (bene) ciò che anche io vorrei fare (bene). Ma fatico ad attenermi alle regole, e per quanto tutto sia già stato scritto, creato, pensato, da far sentire chiunque uno scopritore di acqua calda, io non vorrei mai riproporlo uguale. Non voglio essere il mio insegnante di filosofia, in questa storia.
Se tutti sembrano improvvisarsi maghi della comunicazione e del savoir-faire mediatico, io temo per gli studenti, per i testardi e per i sovversivi-a-modo-loro. Temo l'appiattimento dettato dalle strategie e allo stesso tempo le studio e le interiorizzo, per trovarne i vantaggi. Come fare? Se non ci fosse spazio per nuovi stili, né voglia di lasciarsi andare a contenuti fuori asse? C'è pazienza per chi non si omologa? Chi dice che sia tutto vero, per tutti?
] Stop thinking and stop to think. [
Alla fine, hanno tutti ragione?