Il nostro Natale a New York

Il nostro Natale a New York

La vacanza a New York è andata sopra ogni mia più rosea aspettativa. È davvero una città stupenda (banalità) che soddisfa le esigenze di tutti ed è molto adatta a una famiglia contemporanea. Ho voglia di scriverne per ricordare i vari episodi, i diversi consigli ricevuti, la vita di questi pochi giorni americani.

VIAGGIATORI: Matteo (1), Federica (33), Io (35).

PERIODO: 19 dicembre – 30 dicembre 2018


DAY 1 – L’arrivo

Arrivo all’aeroporto di Newark nel primo pomeriggio. Abbiamo optato per questo aeroporto per ragioni squisitamente economiche di costo del volo. Un diretto da Malpensa operato da United Airlines. Newark in chilometri non è così più distante da JFK ma se, come noi, alloggi a Brooklyn, devi passare tutto Manhattan per arrivare a casa. Non essendo ora di punta, abbiamo impiegato meno di un’ora per arrivare a destinazione. Pomeriggio tranquillo in cui l’obiettivo è stato quello di restare svegli fino a sera per abituarci al nuovo fuso velocemente. Abbiamo fatto la spesa sotto casa, scoprendo il quartiere polacco di GreenPoint a Brooklyn tra Manhattan Avenue e MvGuiness Blvd. Molto carino! Il concetto di centro città è particolare, perché un quartiere X come questo è stracolmo di localini pieni a tutte le ore, dal breakfast al post dinner. Ritornando alla spesa, i costi sono decisamente più alti che in Italia ma si può sfruttare il fattore Casa Vs Hotel per poter cucinare, soprattutto con un bimbo piccolo.


DAY 2 – L’assaggio della città dall’alto e dal basso

Metropolitana fino a Times Square. Ecco la Metro non mi è piaciuta. Troppo spesso non adatta ai passeggini, non voglio davvero immaginare come un disabile possa muoversi. È grandissima, è antichissima ma davvero complicata anche per chi, come noi, aveva una fermata non scomoda sotto casa. Primo vero giorno dedicato ad assaggiare la città partendo dal quartiere più turistico. Capisci subito che quei grattacieli ti mancheranno terribilmente, te ne accorgerai ancora di più la sera, quando si aggiungeranno le luci. Giretti a zonzo tra la quinta, la sesta, Madison e Broadway, fermandoci ai primi negozi per bambini. Matteo è impazzito a correre dietro a Topolino e Saetta al Disney Store. Poi un giro in piazza a Rockfeller ad ammirare Albero di Natale e pista di pattinaggio con tutta la loro magia. Poi su su su Top of The Rock per vedere New York di giorno. Noi abbiamo fatto la New York CityPass che comprende 6 attrazioni a pagamento, tra cui appunto Top of the Rock, che vi consiglio se riuscite a fare tutto perché si risparmia davvero. Altro consiglio ricevuto che vi giro: se potete salire sia su ToR che sull’Empire, fate il primo di giorno e il secondo di sera. New York è sempre bella, con la luce e con il buio ma Top of The Rock è più a nord e quindi da qui potete ammirare di giorno il Central Park. Primo assaggio dall’alto di questa città che abbiamo cercato di fare un po’ nostra. Fortunati anche sulla temperatura, mai sotto lo 0, uguale a Milano in pratica. Scesi giu, pranzo nel consigliato Burger Joint, nascosto dentro l’Hotel Parker di New York. Location davvero particolare perché entri in questo Hotel super perfettino e poi giri un corridoietto e trovi un vero locale dal sapore newyorkese, pieno di poster e scritte, con un hamburger stra buono. Gli hamburger non sono grandi solitamente a NY. Di nuovo Rockfeller, di nuovo albero con Matteo che prima lo aveva perso per il riposino e poi FAO Schwarz, il più famoso negozio di giocattoli. Andateci anche se non avete figli piccoli. Stanchi dalla prima giornata, si torna a Brooklyn e ci si gode la bella casetta presa in affitto.


DAY 3 – I dinosauri

Museo di Storia Naturale, quello di una notte al museo. La stanza con il tirannosauro ha affascinato tutta la mia famiglia ma tutto il piano dedicato ai dinosauri è davvero interessante. Ricostruzioni fedeli di quei bestioni. Bello, poi con un bimbo. Girato tutto senza stancarci. Pranzo in una catena di hamburger: Shake Shack. Buono anche qui. Ordini, paghi, suona, prendi, cerchi posto, ti siedi, mangi, sparecchi, ciao. Pomeriggio a girare Central Park, dove si trova anche il museo. Aveva appena piovuto, quindi il parco aveva una calma e una pace post pioggia che ti faceva sentire bene con te stesso ma ci era rimasta voglia di riprovarlo in un momento diverso. Ci siamo anche persi, mea culpa. Passeggiata aggiuntiva con Federica mentre Matteo ha dormito tutto il tempo, stanchissimo dalle corse tra i dinosauri. Si torna verso Times Square dove prendiamo la metro per casa. Ogni sera abbiamo fatto un’avventura diversa in metro tra cambi e scambi, direzioni e fermate.


DAY 4 – La libertà ventosa

La giornata più ventosa anche perché siamo stati tanto in fila ad attendere il ferry che ci portasse tra le isole in cui si erige la Statua della Libertà. Unico giorno in cui Matteo ha indossato il giubbotto da neve. Il giretto in nave è stato piacevole, non ci siamo neanche fermati sull’isola della statua ma l’abbiamo ammirata da sotto, dalla nave. Come dicono tutti, non è così grande come sembra nei film ma è davvero un simbolo di libertà. Posizionata all’ingresso dal mare della città, visibile dappertutto, ha il suo fascino. Siamo poi arrivati a Ellis Island e un giro veloce al museo dell’immigrazione. Poi siamo tornati in terra ferma. Metro fino a Union Square, in cui a Natale sorge un mercatino, non saprei nel resto dell’anno. Affamati e con passeggino, Federica ha potuto fare solo un giro veloce tra le bancarelle insieme a me e a Matteo addormentato. Ci dirigiamo verso East Village, quartiere attorno alla New York University ma c’era davvero vento freddo e ci rifugiamo in un locale di una catena belga a bere qualcosa di caldo e a far giocare Matteo con i colori. Per il bimbo, il momento peggiore della giornata è attorno alle 17.00, post riposino ma comunque stanco dalla mattina, ecco in quel momento devi trovare un posto in cui possa svagarsi al caldo. Usciamo per cercare una stazione di metro e nel tragitto troviamo lo splendido Washington Square Park, consigliato da un amico, in cui bolle di sapone, albero di natale gigante e pianista all’aperto allietano tutti noi, senza differenza di età o sesso.


DAY 5 – Gospel di giorno, luci di sera

È domenica e bisogna andare ad Harlem. Federica ci teneva tanto e aveva ragione. La messa con gospel è davvero bella. Harlem sta abbastanza a nord e bisogna arrivare non tardi, quindi consiglio taxi o ancora meglio: Via, un Uber ancora più economico perché potenzialmente il tuo driver può prendere altri passeggieri durante la corsa e non è un vero door to door ma devi raggiungere il punto di pick-up che comunque non è mai oltre i 600 metri di distanza. Anche Matteo ha apprezzato ballare e cantare, dopo un sonnellino mattutino. Noi abbiamo scelto il Greater Refuge Temple e arrivando attorno alle 10.30 ci siamo anche seduti in un buon posto. Il quartiere è pieno di chiese gospel e nelle guide ce ne sono diverse. La nostra scelta è molto consigliata. Pranzo in un vero locale di Harlem: Manna’s Soul Food Restaurant, consigliato da un amico. Self service, brutto esteticamente, in cui non entreresti mai, ma dove puoi apprezzare la cucina afroamericana fatta non solo di pollo fritto. Ci sono anche i black eyed peas, non il gruppo, il piatto. Mentre il proprietario giocava con Matteo, un altro commensale, capita la mia provenienza, mi spiegava l’immigrazione in Italia, dicendo che i neri dall’Africa vengono in Italia perché è il paese più comodo da raggiungere ma poi vogliono andare nel resto d’Europa e non restare da noi. Gli rispondo che ha ragione e le barriere sono inutili ma ci vorrebbe una politica più europea di gestione dei flussi migratori per tutto il territorio. Siamo pienamente d’accordo. Giornata interamente Federichiana che, dopo il gospel, sceglie Macy’s, il grandissimo centro commerciale, quello di miracolo della 34esima strada. Purtroppo non siamo riusciti a prenotare per tempo l’entrata in un mezzo piano dedicato interamente al natale ma non ad accesso libero. Ricordatevi, consiglio che vi giro, di dire di essere stranieri perché riceverete un 10% di sconto extra che praticamente annulla il costo delle tasse che pagate su tutti i prodotti. Occhio perché sia sul vestiario che sul cibo, il costo della tassa non è mai visibile ma lo aggiungono al momento del pagamento. Dopo qualche piccolo acquisto andiamo all’Empire State Building, ormai fa buio e possiamo goderci le luci dall’alto. Se potete scegliere solo un grattacielo da visitare, consiglio l’Empire di sera. Le luci newyorkesi dall’alto sono davvero imperdibili.


DAY 6 – Ricordo

Giorno di vigilia che passiamo al memoriale dell’11 settembre. Anche per un non americano, è un’esperienza straziante, anche solo la visione delle fontane ricavate dalle basi dei due palazzi abbattuti. Il ricordo dell’11 settembre 2001 è vivo per la mia generazione. Matteo per fortuna non capisce e gioca con una guardia donna. In generale gli americani non sono super simpatici ma amano i bambini. La parola che ho sentito più spesso, ripetuta per strada, sui mezzi, nei locali, nei musei è stata “So Cute” riferita chiaramente a Matteo. Passaggio da Wall Street, foto con il toro, ribattezzato da mio figlio mucca di Wall Street. Poi si va di nuovo in East Village perché ci hanno detto che la più buona cheesecake di New York è fatta in un posto italiano: pasticceria Venerio’s. Federica ha gradito. Non sappiamo se sia la più buona di New York ma era eccellente. Purtroppo nei giorni di Natale non ci si poteva sedere in pasticceria perché strapiena di gente che comprava dolci da portare a casa, quindi torniamo a Union Square dove troviamo un locale Bio su due piani, in cui a pianterreno puoi fare la spesa e al primo piano puoi prendere il caffè e sederti liberamente. Una formula low cost diffusa a New York che funziona. In serata proviamo ad andare nel Greenwich Village, alla ricerca di locali jazz che ci avevano consigliato ma erano davvero non praticabili per un 1enne, scomodi, piccoli, pieni o aperti solo di notte, quindi abbiamo dovuto desistere. Next time.


Day 7 – Natale a Brooklyn

Natale. Ci consigliano un locale franco-americano a Brooklyn in cui pranzare tra steak ed eggs: Bar Tabac. Non il classico pranzo natalizio ma davvero piacevole. Per Matteo, oltre a portare qualcosa di pronto cucinato in casa, abbiamo spesso preso hamburger welldone senza salse o condimenti che possono essere magnati dai bimbi molto piccoli, anche fish burger o salmone potrebbero andar bene. Abbiamo mandato foto alla pediatra che ha accettato queste eccezioni vacanziere. Dopo pranzo, si va verso Dumbo Park, un bel parchetto che sta sulla costa di Brooklyn ai piedi del famoso ponte. Pieno di gente e turisti in una giornata soleggiata. C’erano pure degli sposi gelati che facevano le foto di rito. Poi ponte a piedi. Due chilometri e mezzo. Straconsiglio di farlo. Consiglio di farlo in prima serata. Consiglio di farlo da Brooklyn verso Manhattan per goderti la vista della città. Finito il ponte si arriva nel parco più brutto di New York, vicino al municipio. Da lì andiamo via velocemente, prendiamo una macchina che ci porta in un quartiere sperduto di Brooklyn: Dyker Heights. Cos’è? È una tappa natalizia immancabile. È un posto non turistico in cui un tizio ha addobbato la casa con luci enormi colorate e i vicini per gelosia hanno iniziato a fare la stessa cosa e la situazione è sfuggita di mano e ha coinvolto tutto il quartiere allargato. Ecco oggi al 25 di dicembre c’è più gente a Dyker Heights che a Times Square.


Day 8 – Mutazioni

Ci dirigiamo verso Chelsea, mattinata sulla High Line. Prima della vacanza avevo rotto le scatole a tutti gli amici e i conoscenti che avessero avuto contatti con New York e tutti mi avevano parlato di questa linea ferroviaria, ristrutturata e trasformata in un parco lineare di qualche chilometro in cui si susseguono panchine e installazioni, piante e murales. Davvero una bella storia di mutazione da posto degradato ad attrazione primaria della città. Dopo la passeggiata, giro al Chelsea Market dove non ho il coraggio di mangiare un Lobster intero e ci rifugiamo in riso e gamberi e fish e cheaps. Non è grande il market, quindi usciamo, troviamo uno shop interamente dedicato a topolino, poi prendiamo la metro per la Grand Central Station ma anche lì non c’è tantissimo da girare o vedere, facciamo quindi un giro all’NBA store (lo so, lo so, adesso c’è anche a Milano) e torniamo a casa a provare una pizza da asporto da veri americani. Tutte le sere avevamo visto decine di persone con cartoni di pizze in giro. Una quasi familiare con nome italiano a 30 dollari, non malvagia in verità.


DAY 9 – Cibo

Alla fine decidiamo di fare un giro a Litlle Italy. Molte guide ormai lo sconsigliano ma se vai a New York, puoi dedicarci un’oretta. La realtà è che ormai è quasi inglobato da China Town quindi Little Italy si riduce quasi a una strada. Il quartiere cinese invece è grande e mangiamo in un posto consigliato in cui si condividono i tavoli e si assapora la vera Cina: Great New York noodle town. Peccato per Federica che non è riuscita a ordinare i suoi noodles preferiti perché non sapevamo che si chiamassero “Cantonese Style”. Io e Matteo abbiamo gradito: noodles in brodo con duck per me, riso, pollo e soya per lui. Pomeriggio a Soho. Quartiere davvero bello. Pausa in un Joy e The Juice e poi passeggiata tra i vari negozi e boutique. A New York molta più gente che in Italia fuma liberamente spinelli per strada. Noi ne abbiamo trovato soprattutto in alcuni angoli di questo quartiere. Federica trova anche il Georgetown cupcake, in cui può soddisfare la sua voglia del dolce. Io invece porto tutti a cena da Katz's Delicatessen, in cui c’era più fila che a Top of The Rock per entrare ma posso gustare il panino con il pastrami nel locale celebre per la famosa scena di orgasmo mimato di Harry ti presento Sally.


DAY 10 – Pioggia

Piove a dirotto. Pensavamo di avere un’entrata al Museum of Modern Art MoMA e invece ci rendiamo conto in ritardo di avere un’entrata al Metropolitan Museum of Art. Andiamo comunque perché con la pioggia non si può stare in giro. Non ci piace troppo. Due piani troppo densi e troppo vari che non ci permettono di apprezzarne il contenuto. Per fortuna che tra pass e carrozzina abbiamo saltato le varie file di ingresso e controllo. Torniamo verso casa e ci rifugiamo in un grazioso locale del quartiere: Milk & Roses. Ecco i localini di quartiere belli come se fossero in pieno centro.


DAY 11 – Sole

Giornata solegiatissima. Decidiamo di tornare a Central Park. Quando Matteo dorme ce lo rigodiamo noi passeggiando dolcemente in un clima diverso dalla volta prima, quando Matteo si sveglia se lo gode lui correndo tra un sax, una fisarmonica, un’anatra, una bimba cinese, una bolla e una papera. Nella sua personale classifica sta nella top 3 insieme ai dinosauri e alle luci di natale, ma anche i grossi negozi di giocattoli hanno posto in questa lista. New York è splendida. Caffè da Maison Kayser e serata in un altro locale dell’ormai nostro quartiere: Esme, in cui proviamo l’ennesimo hamburger e la qualità media resta alta.


DAY 12 – La partenza

Orario di arrivederci alla città: 18.30. C’è tempo per l’ultimo pranzo vicino casa da Brooklyn Label in cui provo il Mac&Cheese non immaginando per mia ignoranza che fosse una pasta al formaggio. Buona (aiuto i cultori della cucina mi uccideranno). Poi aeroporto, poi volo. See you soon.


Giuseppe Bilancia

dottore commercialista, revisore legale, consulente tecnico d'ufficio, giornalista pubblicista.

5 anni

Grazie, mi hai fatto tornare indietro nel tempo quando ho passato una settimana a NY con i miei piccoletti!!

Fabio Terenzi

Digital Sales and Marketing @ CAIRORCS MEDIA

6 anni

Bellissimo reportage! .. vedo che anche voi siete stati colpiti dai Paw Patrol :)

Silvia Pintor

E-Commerce Manager danilocascella.com| Digital Marketing-Manager d-table.com

6 anni

Grazie mi hai fatto fare un tuffo a NY🤩 leggendoti vedevo le vostre giornate . Ci ho vissuto per 2 anni e la adoro!! Bellissima famiglia,complimenti🤩

Patrizia Stea

Direttore generale presso Top Image s.r.l. formazione e consulenza Retail

6 anni

Cronaca completa! Ma la meraviglia è il bambino!!!

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