Il rischio di autismo determinato dalla salute dell'intestino della mamma
Sarà per le polemiche sui vaccini, sarà per i recenti studi su corretta alimentazione, influenza dell’ambiente sull’espressione dei geni, ruolo del microbioma intestinale sul sistema immunitario e sull’attivazione di neuromodulatori, neuro-ormoni, neurotrasmettitori, fatto sta che il cerchio attorno all’autismo e alle sue cause si sta sempre più restringendo. Fino al punto che oggi è scientificamente corretto pensare che l’autismo si possa prevenire cambiando la dieta delle donne incinta, dal concepimento al parto.
Una ricerca della Facoltà di medicina dell’università della Virginia (UVA) ci porta a queste conclusioni:
• Il microbioma di una madre determina il rischio di autismo e di altri disturbi dello sviluppo neurologico nella prole.
• Il microbioma può essere manipolato cambiando ciò che mangiamo, consumando batteri benefici conosciuti come probiotici o anche trapiantando materiale fecale da una persona all'altra. Questo suggerisce semplici modi per prevenire lo sviluppo dell'autismo.
• I ricercatori dell'UVA hanno impedito lo sviluppo di disturbi di tipo autistico nei topi bloccando una molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario, una molecola già implicata nella sclerosi multipla e nell'artrite reumatoide.
• La scoperta potrebbe anche offrire un modo per rilevare l'autismo all'inizio della gravidanza.
Prima di proseguire occorre spiegare che cosa è il microbioma. Il corpo umano è colonizzato da un gran numero di batteri: quelli che una volta venivano chiamati “microflora” e che oggi definiamo meglio come “microbiota”. Il termine “microbioma” si riferisce invece all’insieme dei geni dell’intero microbiota.
Dopo la mappatura del genoma umano, nel 2008 fu avviato il Progetto Microbioma Umano (HMP Human Microbiome Project) frutto di collaborazioni tra grandi centri di sequenziamento genomico negli Stati Uniti ed in Europa (Metagenomics of Human Intestine) per studiare come questi microrganismi coesistano con l’uomo. In questo modo, è stato possibile comprendere quali siano le capacità metaboliche dei batteri, ovvero come avviene la costruzione delle cellule batteriche.
In molti lavori di ricerca, attualmente, gli autori si concentrano sulla valutazione del rapporto tra batteri presenti nel microbiota e la nostra salute ed emergono quasi giornalmente nuove evidenze sul legame stretto tra la presenza di un certo tipo di microbiota e lo stato di benessere.
E ora torniamo nei laboratori del Centro medico dell’UVA, a Charlottesville. Secondo lo studio, pubblicato sul Journal of Immunology, il rischio di sviluppare disordini dello spettro autistico potrebbe essere determinato dal microbioma della madre durante la gravidanza. Il lavoro solleva inoltre la possibilità che la prevenzione di forme di autismo potrebbe essere semplice: una mamma in attesa modifica la sua dieta o assume probiotici personalizzati.
Già è stato scientificamente dimostrato che il cibo spazzatura e i soft-drink dal momento del concepimento al parto possono agire sui geni dell’essere umano in via di sviluppo riguardo la predisposizione all’obesità e al diabete di tipo 2 in età precoce. Bere alcolici nei primi tre mesi di gravidanza aumenta il rischio di futuri disturbi cognitivi, di bipolarismo, di asocialità. Esperimenti in corso alla Mayo Clinic di Rochester hanno riscontrato un miglioramento dei sintomi autistici grazie all’assunzione giornaliera di 500 grammi di crucifere. Un certo tipo di plastica usata nelle bottiglie d’acqua minerale, in particolare la molecola che liberava in situazioni di stress chimico-fisico, sarebbe stata causa dell’endometriosi se la mamma durante la gravidanza di un feto femmina entrava in contatto con la molecola sotto accusa: la figlia, da adulta, sarebbe stata candidata all’endometriosi. I solfiti, che si trovano come conservanti in frutta e verdure crude già lavate e tagliate o nel vino bianco, in gravidanza potrebbero interferire sullo sviluppo delle cellule neuromotorie. Alcuni coloranti alimentari, alcuni metalli, alcuni anti-muffe… Tutto potrebbe agire sul microbioma materno durante la gravidanza e interferire sulla salute neurologica e immunitaria del futuro nascituro. D’altra parte, autismo, disturbi immunitari, allergie, intolleranze, eccetera sono patologie in netto aumento negli ultimi decenni nelle società cosiddette ricche, le stesse che hanno in modo esponenziale abusi di stili di vita scorretti nell’alimentazione, nella sedentarietà, nell’esposizioni a campi elettromagnetici.
Chiusa la lunga parentesi, gli scienziati UVA sono stati anche in grado di utilizzare la loro scoperta per prevenire disturbi dello sviluppo neurologico simili all'autismo nei topi di laboratorio. Hanno scoperto che potevano fermare lo sviluppo di tali disturbi bloccando una particolare molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario. Mirare a questa molecola, l'interleuchina-17a, offre un'altra strada potenziale per prevenire l'autismo nelle persone, sostengono i ricercatori. Tuttavia, questa via sarebbe molto più complessa a causa del rischio di effetti collaterali. Correggere il microbioma è più semplice, più sicuro e meno costoso. Insomma, meglio agire con una dieta anti-autismo che “modifichi il microbioma e conseguentemente la molecola infiammatoria, IL-17a", sostiene il capo della ricerca John Lukens, neuroscienziato ed esperto di Immunologia del cervello dell’UVA. E aggiunge: "Si potrebbe anche usare IL-17a come un biomarker per la diagnosi precoce della suscettibilità all’autismo".
Spiega Lukens: “Stiamo svelando la complessa relazione tra la salute del microbioma della madre e lo sviluppo sano dei suoi figli. Il microbioma può modellare il cervello in via di sviluppo in diversi modi e per calibrare il sistema immunitario della prole, cioè su come poi reagirà a un'infezione o a delle lesioni o allo stress".
Ma un microbioma malsano nella mamma può creare problemi: il lavoro di Lukens dimostra che può rendere la sua progenie non suscettibile ai disordini dello sviluppo neurologico. I ricercatori hanno scoperto che la molecola di IL-17a era un fattore chiave nello sviluppo di sintomi simili all'autismo nei topi di laboratorio. La buona notizia: il microbioma può essere modificato facilmente, sia attraverso la dieta, integratori probiotici o trapianto fecale. Tutti questi approcci cercano di ristabilire un sano equilibrio tra i diversi microrganismi che vivono nell'intestino.
"In termini di ricaduta pratica per gli esseri umani, penso che il prossimo grande passo sarebbe quello di identificare le caratteristiche del microbioma nelle madri in gravidanza correlate al rischio di autismo", dice Lukens. "Penso che la cosa veramente importante sia capire che tipo di cose possono essere usate per modulare il microbioma nella madre nel modo più efficace e sicuro possibile".
Il blocco di IL-17a potrebbe anche offrire un modo per prevenire l'autismo, ma Lukens spiega che il percorso comporta un rischio maggiore: "Se si pensa alla gravidanza, il corpo della donna sta sostanzialmente accettando un tessuto estraneo che è quello del feto un bambino. E il mantenimento della salute embrionale richiede un complesso equilibrio di regolazione immunitaria, così si tende a evitare di manipolare il sistema immunitario durante la gravidanza".
L'IL-17a è già stato implicato in situazioni autoimmuni come l'artrite reumatoide, la sclerosi multipla e la psoriasi, e ci sono già farmaci disponibili che lo prendono di mira. Ma bloccare IL-17a potrebbe aprire la strada a tutti i tipi di infezioni. E bloccarlo durante la gravidanza potrebbe avere complessi effetti a catena, compreso l’eventuale uso di antibiotici che poi agiscono negativamente sul microbioma, sullo sviluppo di un bambino. Effetti a catena che gli scienziati dovrebbero prima cercare di risolvere.
Lukens e il suo team, quindi, stanno ora esplorando il potenziale ruolo di altre molecole immunitarie nello sviluppo dell'autismo e in altre condizioni simili. IL-17a potrebbe essere solo la tessera di un puzzle molto più grande.
Il lavoro di Lukens collega quindi il sistema immunitario con i disordini dello sviluppo neurologico, con l’autismo. "Ma - avverte – abbiamo anche visto che il legame non ha nulla a che fare con i vaccini. L’innesco avviene prima. Molto, molto prima".
Peraltro, gli studi dei ricercatori UVA sul microbioma avevano già scoperto che i probiotici nello yogurt possono invertire i sintomi della depressione.