L’insopportabile aridità culturale dell’avvocato moderno
Non ci sto: perderemo tempo
E saremo tutti trasformati
In oche selvatiche o in scimmie
Dalla fronte mostruosamente bassa.
Mi sto annoiando….
Mi sto annoiando e la colpa è di quello che i miei colleghi e l’avvocatura sono diventati.
Siamo una categoria monocroma, tediosamente ripiegata a parlare un linguaggio esoterico come il legalese e che appena si cerca di portarla fuori dal suo piccolo hortus conclusus corre a nominare un consulente esterno, alzando poi a copertura delle proprie mancanze nella progettazione del servizio la scusa che la responsabilità di un eventuale esito infausto di una causa è da dare a un altro professionista (la colpa è del commercialista per la causa di usura, del consulente del lavoro per la causa previdenziale e/o di differenze retributive, dello psicologo per la causa di famiglia, dell’ingegnere per la causa di brevetti ecc.) e non dell’avvocato che non aveva capito di cosa si stava parlando.
Ma non eravamo così.
Io che nasco processualista e che ai tempi dell’università leggevo, OLTRE il programma di studio, gli scritti di Satta, Calamandrei, Allorio e Carnelutti (e persino quella polemica affascinate del mio maestro Sergio Chiarloni sulla c.d. tutela giuridica differenziata ) forse noto più d altri la metamorfosi che abbiamo subito, metamorfosi che mi fu chiara leggendo uno scritto di Mario Libertini quando 3 anni fa preparavo una causa sull’abuso di posizione dominante nella distribuzione del carburante:l’ambiente esterno, e in particolare i ceti dirigenti, politici ed economici, non hanno bisogno di grandi principi e di grandi teorie giuridiche, ma di consulenze di breve respiro,tanto più apprezzate, quanto più specialistiche.
Da classe dirigente che spaziava in ogni campo del sapere, ci siamo volontariamente rinchiusi in celle da anacoreti, per diventare mercenari efficienti abbiamo dimenticato la nostra storia e per adeguarci alle domande del mercato, invece di dettare noi le regole, abbiamo accettato di essere meri ripetitori di parafrasi legislative sempre più oscure, ignorando la realtà fenomenica sottostante (compito di qualcun altro indagarla) e consapevolmente rifiutando la chiarezza espositiva in favore di una comunicazione che, se da un lato dimostra il nostro expertise, è arcaica, barbarica, vetusta e piena di anacoluti che potremmo tranquillamente abbandonare (oltre che di infinite subordinate per cui non ci si ricorda più quale è la proposizione principale al terzo passaggio).
Io, personalmente, se leggo troppi commenti a sentenza vedo che la mia esposizione tecnica si arricchisce di costrutti e tropi da utilizzare efficacemente nei mie atti giudiziari, ma la mia capacità narrativa (sintesi, efficacia, chiarezza pittorica) avvizzisce a tal livello che devo correre ad aprir un romanzo russo o un racconto breve di Maupassant prima di ridurmi a parlare per pittogrammi come avviene su una chat di whatsapp.
“Ma la coerenza, la dedizione a un unico scopo…
Ma io non do valore al dedicarsi a un unico scopo, io valuto la completezza. Io penso che è dovere di ciascuno sviluppare tutte le sue potenzialità, intendo proprio tutte. Non restare stupidamente attaccato a una sola. Devozione a un unico scopo! Solo le ostriche e le formiche pensano a una cosa soltanto.
Così fanno i santi.
Bene, questo conferma la mia determinazione a non essere un santo.”
Ed allora, tra i compiti della nuova avvocatura non vi può essere la limitazione alla lettura del solo scritto giuridico:
- Bisogna (continuare a) leggere romanzi per arricchire il proprio fraseggio e la costruzione sintattica: niente più difficile che essere semplici, ma si può essere semplici se si ha un bagaglio semantico che permette di andare al cuore dei problemi
- Bisogna (cominciare e proseguire a)leggere scritti in lingua straniera per diventare mediatori culturali e uscire da certe (terribili) forme di provincialismo
- Si leggono saggi sia storici che politici per avere la capacità di progettare il futuro e leggere la realtà che ci circonda e fare progetti di medio, lungo periodo (i dirigenti nascono sul campo ma hanno sempre modelli precisi)
- Ci si interessa di matematica per influire sull’impostazione di quelle consulenze che partendo da dati algebrici giungono a conclusioni e risultati economici
- Si conoscono fondamenti di fisica, meccanica e idraulica per conoscere la realtà fenomenica e le interazioni tra enti che poi danno luogo a sinistri e responsabilità nell’esecuzione dei contratti
- Si va alle mostre per capire così cos’è la capacità creativa che difendiamo nelle cause di IP e per prendere un attimo di respiro alle nostre anime dall’invereconda bruttezza delle scadenze di ufficio
- Si studia lo sviluppo tecnologico e non ci si limita a descriverlo, ma lo si vede in un’ottica relazione cercando di qualificarlo giuridicamente per prevenire i conflitti
- Si leggono poesie per acquisire figure retoriche di impatto nelle nostre argomentazioni o avere un attimo i respiro da concettualizzazioni troppo meccaniche(chi ha detto pensiero laterale e neuro marketing?)
- Si va a teatro a imparare toni e posture dell’esposizione che dalla finzione scenica passano nel breve ma fondamentale respiro dell’udienza
- Si ascolta (buona) musica mentre si lavora o a casa quando si è tornati dall’ufficio, perché questo aumenta la nostra memoria fino al 15% e allevia lo stress
- Non si ascolta il cliente nello studio, si va in azienda da lui a vedere come è il suo processo produttivo, il suo sito internet, l’organizzazione del lavoro e POI si offre una soluzione
Non si può ESSERE avvocati se si rinuncia a (o peggio si rifiuta) tutto questo.
Se scegliete di autolimitarvi, state solo FACENDO il mestiere di avvocato e nel medio lungo periodo…. Siete destinati a perdere contro chi lo è davvero, perché finchè c’è abbastanza mondo e tempo…. Nihil sibi alienum putat.
«Mio caro Paul, nessuno può considerarsi un giurista
veramente competente se non è un uomo di cultura.
Se fossi in te, dimenticherei qualsiasi preparazione
tecnica per quanto concerne il diritto. II miglior
modo per studiare il diritto è quello di giungere a tale studio
come una persona già ben istruita.
Solo così si può acquisire la capacità di usare
la lingua inglese, scritta ed orale, ed avere un metodo di
pensiero chiaro, che solo una educazione genuinamente liberale
possono conferire. Per un giurista non è meno importante
coltivare le facoltà immaginative leggendo poesie,
ammirando grandi quadri, nell'originale o in riproduzioni
facilmente accessibili, ascoltando grande musica.
Rifornisci la tua mente di tanta buona lettura
e amplia e approfondisci i tuoi sentimenti
sperimentando indirettamente ed il più possibile
i magnifici misteri dell'universo e dimenticati della tua
futura carriera ...»
(Lettera del giudice della Corte Suprema Felix Frankfurter ad un giovane dodicenne con l'ambizione di diventare avvocato)
Avvocato - diritto civile
6 anniComplimenti Alessandro, per il coraggio di analizzare la professione forense nella sua evoluzione e per segnalare criticità evidenti, ma che al contempo si tende solitamente a nascondere (o a non voler vedere). Con pochi tratti di penna (rectius, di computer) sai sempre dare consigli preziosi a chi, come me, crede che fare l'Avvocato sia qualcosa di più che contare quanti fascicoli si abbiano nel proprio archivio. GRAZIE
Head of Intellectual Property at Enel X Global Retail • Executive MBA • Creating value and reducing risks through Strategic IP Protection and portfolio optimization
6 anniAlessandro Benvegnù... sottoscrivo il 100% delle tue parole. Sei comunque troppo avanti per me :)