Qualità del lavoro e retribuzione non sono dettagli. Sono i pilastri della sfera professionale
Foto di mohamed Hassan da Pixabay 

Qualità del lavoro e retribuzione non sono dettagli. Sono i pilastri della sfera professionale

Quando mio padre, all'età di 11 anni, faceva il garzone dal ciclista del paese, mio nonno gli diceva: "Tieniti stretta questa opportunità, perché il ciclista è l'unico che ti può insegnare un lavoro senza voler essere pagato". 

Ebbene, era il 1932 e stiamo parlando di un'epoca che – correggetemi se sbaglio – NON esiste più. O, meglio, non dovrebbe esistere più.

Molto spesso infatti si sente purtroppo parlare di ristoratori in cerca di camerieri disposti a lavorare sei giorni a settimana per 8/10 ore al giorno a fronte di un compenso mensile di 800/1000 euro. O di studi legali che tengono giovani avvocati in “apprendistato” a 500 euro al mese o poco più per anni. E potrei fare tanti altri esempi analoghi.

In tutti questi casi, io resto sempre molto molto perplesso quando sento parlare di giovani che devono fare la “gavetta”. Perché un conto è offrire uno stipendio più basso perché la risorsa sta imparando un lavoro, un altro è sfruttare il lavoratore. E di sfruttamento, purtroppo, ne vedo parecchio.

Poi c'è un altro discorso molto affine, quello legato all'ambiente di lavoro. Ci sono ambienti così tossici, pieni di tensione, mancanza di rispetto, competizione, mobbing e via dicendo, da provocare al lavoratore una sorta di stress costante e difficile da gestire.

Ecco, è successo che 

in questi ultimi anni tanti lavoratori o aspiranti tali hanno detto basta, lasciando posti che avevano da una vita perché eccessivamente tossici, oppure rifiutando proposte oggettivamente inaccettabili poiché equiparabili a sfruttamenti veri e propri.

L'innescarsi di queste dinamiche nuove è a mio parere molto positivo. Anche perché il focus del problema sono due temi estremamente importanti. I più importanti in assoluto: qualità del lavoro e retribuzione.

E qualità del lavoro e retribuzione non sono dettagli, sono i pilastri della sfera professionale.

Il mio parere è che il mercato del lavoro, fino a non molto tempo fa, si fosse un po' assestato su certi standard (spesso troppo bassi) e in qualche modo andasse avanti per forza di inerzia. Lo scossone provocato dalla pandemia ha innescato una serie di dinamiche che reputo decisamente positive.

E proprio a proposito di queste dinamiche, faccio due considerazioni.


La PRIMA

Da tanti anni sono a capo di un'azienda e penso di trattare bene le mie risorse sotto tanti aspetti (quello della sicurezza, quello economico, quello legato al comfort dell'ambiente di lavoro e via dicendo). Tutto sommato, il fatto che ci siano imprenditori o datori di lavoro che si comportano all'opposto implica anche che sul mercato ci saranno sempre di più risorse valide in cerca di posti migliori. Questa dinamica, per realtà come la nostra, è certamente un'opportunità unica.


La SECONDA,

che, più che una considerazione, è un grande dubbio che mi assale. Anzi due. Chi lascia un posto di lavoro “tossico”, poi cosa fa? Dove va?  E poi, chi ha lasciato il posto di lavoro “tossico” ha risolto il problema? Ha poi effettivamente migliorato il suo stile di vita? Ora si sente più realizzato/a e felice?

Mi piacerebbe conoscere la vostra esperienza in proposito...

Arnaldo Bollani

Business Development

2 anni

Ciao Stefano, aggiungeri anche il Tirocinio obligatorio per alcune professioni che hanno l'ordine professionale. Ovviamente è 1 anno "non pagato" per 24 ore settimana in media di lavoro vero, ma le cui spese sostenute non puoi neppure detrarre dal 730, perchè tuo figlio non è + studente universitario e perde le agevolazioni fiscali.

Paolo Desideri

Mechanical Engineer | Sales Manager | Pre-Engineered systems at ANSUL | Johnson Controls.

2 anni

Il ciclista del paese probabilmente girava in bicicletta, insegnava un lavoro per passione e forse non aveva neanche la possibilità di pagare il garzone. Oggi gli stessi ristoratori che si lamentano di non trovare più "appassionati" a costo zero avrebbero anche la possibilità di pagare ma preferiscono usare quei soldi per fare il pieno al Cayenne!

Stefano Garavaglia credo che sia logico offrire uno stipendio piu basso per il periodo di apprendistato/stage, che deve avere un inizio ed un termine ragionevole in funzione del lavoro dopo sei mesi si presume un cameriere sia in grado di svolgere le sue fuzioni Poi però bisogna assumerlo non licenziarlo e partire con un nuovo stagista.

Paolo Roccatagliati

Head of general and technical services at RSE S.p.A.

2 anni

Sono contento di averti ispirato a fare questo post su ns conversazione privata 😉

Paolo Guida

Key Account Manager

2 anni

Bellissimo post sig. Garavaglia. Faccio una premessa prima di rispondere : Il posto di lavoro va bene oggi ma non domani, il motivo è la nostra voglia di cambiamento/evoluzione, cambio di stile di vita, problemi famigliari o fisici, questo porta a dover rivedere tutto e quello che oggi no nè tossico lo può diventare. Non è una regola ovviamente ma è un fattore che molti non considerano. Detto questo credo che quando si arriva ad un livello tale di tossicità lavorativa (se il problema è solo nel mondo del lavoro) bisogna sicuramente trovare il modo di andare via. Da li si apre un mondo, lo trovo meno tossico ma a 30 km da casa, resisto per un po'. Lo trovo ma lo stipendio più basso, per ora reggo ma poi cambio e si ricomincia. Lo trovo tutto bene con i colleghi e l'ambiente, tranne il mio responsabile. Lo trovo ma non ho il famoso work-life balance. Insomma la cosa certa è che da un ambiente tossico bisogna FUGGIRE perché alla lunga ne paghiamo le conseguenze, dall'altra è trovare il lavoro perfetto, difficile per non dire impossibile.

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