Quante sono le PMI-Target che vogliono fare concretamente Innovazione digitale?
La domanda basilare che noi Innovation manager ci poniamo in questo periodo di pianificazione dell’attività futura è la seguente: quanto è vasta (o ristretta) la platea della aziende PMI realmente pronte e convinte di ricorrere a specialisti per impostare ed avviare progetti di trasformazione digitale?
Il quesito non è di poca rilevanza, in quanto per attivare un processo virtuoso di cambiamento tramite l’innovazione, è necessario prima definire la numerosità della aziende destinatarie per evitare dispersioni di energie e risorse, selezionando solo quelle elettivamente predisposte ad una profonda revisione del loro modello di business attuale.
Un aiuto per quantificare le dimensioni del target ci può venire da un interessante studio condotto dall’Osservatorio di Industria 4.0 del Politecnico di Milano su un campione di ca. 250 PMI, intervistate sul grado di attuazione alcuni capisaldi della strategia Industria 4.0.
Proiettando le percentuali riportate nel grafico qui sopra sui dati Istat del 2015 (i più aggiornati al momento disponibili) si ottengono ordini di grandezza che – pur senza valenza scientifica – rendono abbastanza bene l’idea quantitativa dello spazio di intervento a disposizione degli Innovation manager.
Infatti, se si calcolano le percentuali medie aggregate si ricava che circa un 8-10% del campione è consapevole delle proprie carenze e vuole colmarle con il ricorso a risorse esterne all’azienda (evidenziato con 2), mentre un altro 25-30% (evidenziato con 1) ha già avviato un percorso formativo/esplorativo per ridurre il Gap.
Secondo le rilevazioni statistiche dell’Istat le PMI - comprese nella forbice tra 10 e 250 dipendenti - sono ca. 198mila (4,6%) del totale MPMI, pertanto il target principale di riferimento (2) ammonta a poco meno di 18mila. L’altro gruppo che si è invece già attivato con l’acquisizione di qualche know-how (Dove? Da chi? Su cosa?) corrisponde a una quantità di ca. 55mila.
Un altro grande interrogativo riguarda il ca. 25% che non ha ancora fatto alcunché (perché?), ma soprattutto l’incredibile percentuale media del 30% che si è dichiarata pronta riguardo i vari campi di applicazione delle tecnologie abilitanti. Stiamo parlando di 60mila aziende che hanno già applicato le logiche ed i criteri di Industria 4.0, investendo in innovazione digitale. Se questo dato fosse realistico, non si capirebbe come mai dovremmo lamentare tutto questo grave divario digitale che ci divide dalle economie più evolute.
Apparentemente, per il primo gruppo di manager già certificati da Federmanager (finora un’ottantina) esiste sulla carta un ampio spazio di manovra. Il problema di non facile risoluzione, però, consiste nella grande difficoltà di individuazione, selezione e contatto con le aziende in target.
Senza un supporto esteso, convinto, continuativo e coerente (oltre che immediato) su tutto il territorio per favorire il nostro accreditamento presso le PMI da parte di Istituzioni, Associazioni, Enti e dai neo-costituiti Competence Center e Digital Innovation Hub, saremo costretti a far leva ancora una volta sui singoli network personali, sperando di essere fortunati ed intercettare almeno una di quelle realtà più evolute.
Non mi sembra questo il modo migliore per ottenere un ritorno dell’investimento in selezione e formazione dei professionisti e trarre il maggior beneficio dalla loro attività per tutto il comparto industriale.
Copyright Andrea Donato – Innovation Manager certificato