Se il payback “diventa” un contributo di solidarietà
Il payback sui dispositivi medici rimane al suo posto. Lo ha confermato la Corte Costituzionale, lo scorso 22 luglio, con due sentenze (139 e 140), mettendo di fatto la parola fine (per ora?) a una questione che nel tempo ha portato a confronti durissimi tra imprese e istituzioni.
Più in concreto, nella sua decisione, la Corte – pur rilevando che il meccanismo presenta in sé diverse criticità – considera il payback “non irragionevole” e “non sproporzionato” elevandolo, anzi, a “contributo solidaristico, correlabile a ragioni di utilità sociale, al fine di assicurare la dotazione di dispositivi medici necessaria alla tutela della salute in una situazione economico-finanziaria di grave difficoltà”.
A essere dichiarate incostituzionali, da parte della Consulta, sono invece le disposizioni governative del 2023 in materia di Payback, che limitavano la riduzione al 48% del pagamento (iniziativa messa sul tavolo dal Governo – con il decreto bollette – per limitare l’impatto della tassa sulle imprese) alle sole aziende che avrebbero rinunciato ai ricorsi al Tar.
Sulla questione, sono arrivate immediatamente le reazioni da parte degli imprenditori, che stimano in duemila le aziende a rischio fallimento. “Gran parte delle imprese non solo saranno nell’impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle regioni, ma saranno costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, a interrompere completamente la propria attività in Italia”, ha commentato Nicola Barni, presidente di Confindustria dispositivi medici. Il governo si è detto pronto ad ascoltare le richieste delle imprese. Mentre sul fronte delle Regioni, si registrano umori contrapposti.
Poco più di un anno fa AboutPharma si interrogava su chi avrebbe potuto disinnescare la bomba del payback: se il Governo, il Tar o la Corte Costituzionale. Ora sappiamo che anche da quest’ultima non è arrivata la parola fine a una norma che, a più riprese, è stata definita dannosa (da parte delle aziende) e con potenziali profili di incostituzionalità (da parte del Tar).
La questione nel tempo ha assunto i connotati di una vera e propria telenovela. Da quando nel 2022, per l’esattezza, il sistema del payback è stato inserito nel decreto legge “Aiuti bis” (n.115/2022) dal governo Draghi, che, con l’articolo 18, definisce le regole per l’applicazione di un sistema di compartecipazione delle imprese allo sforamento dei tetti regionali di spesa sanitaria per gli anni che vanno dal 2015 al 2018 (inclusi) e obbliga l’industria del settore a un esborso di oltre due miliardi.
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Da quel momento è iniziato un vero e proprio braccio di ferro tra le aziende e le istituzioni. Le prime hanno subito fatto sapere l’intenzione di mettersi sul piede di guerra, minacciando (e poi scatenando) una valanga di ricorsi presso i tribunali amministrativi con l’intento di tutelarsi fin da subito. La situazione ha scatenato così tante incertezze tra le aziende, da portare gli imprenditori (siamo a gennaio 2023) a scendere in piazza per protestare.
A placare l’ira degli industriali non è servito nemmeno uno sconto sulla tassa proposto dal Governo Meloni qualche settimana più tardi. L’esecutivo, infatti, era intervenuto sul tema stanziando un fondo da 1,085 miliardi di euro, utile per ripianare il deficit delle Regioni e delle Provincie autonome relativamente al periodo in questione e ridurre, almeno in parte, la richiesta di gettito in capo alle aziende fornitrici di dispositivi medici.
In ogni caso la partita resta aperta, anche perché la palla ora torna ai tribunali amministrativi che dovranno esprimersi sui tanti ricorsi presentati dalle aziende.
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3 mesiUna siffatta corte costituzionale, che stupra la medesima, non merita di esistere.
Chairman-HPS AboutPharma, CEO-AboutScience
8 mesiIn 570 parole tutto quello che è importante sapere sul #payback DM fino a oggi....
Vice President and General Manager, EMEA BD Life Sciences – Biosciences
8 mesiDa anni CDM si batte per la cancellazione del Payback. Questa misura è iniqua, scoraggia a fare impresa in Italia. Come si può definire il Payback una misura solidaristica, considerando il carico fiscale delle imprese ed il costo del lavoro in Italia?