Una cosa sono i social
E un’altra è la vita reale. Oggi i social media sono parte integrante delle nostre vite e mezzo di trasporto e comunicazione di pensieri e idee da parte di persone, istituzioni, media, aziende e tutti gli attori della nostra società. Chi non c’è non esite; abbiamo tutti qualche amico che critica aspramente i social media ma ha account che utilizza per leggere notizie e ciò che postano gli altri. Perché nessuno vuole sentirsi escluso, e questa realtà superficiale ma allargata al mondo incuriosisce e, prima o poi, prende tutti.
Nulla di male, ammesso che riusciamo a non dimenticare una cosa importante: ciò che vediamo online è solo un riflesso, spesso distorto, della realtà. Ciò che osserviamo tramite i nostri account social è la nostra bolla, creata da algoritmi in conseguenza di ciò che pensano che noi siamo interessati a vedere. Un circolo vizioso di idee simili alle nostre oppure polemiche diventate virali grazie al numero di interazioni.
Non parliamo dei filtri della perfezione e della mancanza di autenticità, oggi voglio concentrarmi su altro. La disinformazione e la polarizzazione dei contenuti sono fenomeni che contribuiscono a rendere i social una dimensione parallela e spesso distorta. Sui social le notizie sono presentate in modo rapido e sensazionalistico, suscitando reazioni immediate che non lasciano spazio a riflessioni approfondite. Ma la realtà è molto più complessa e raramente può essere ridotta a un titolo urlato o a un’immagine virale.
Oltre alla manipolazione delle informazioni, si sviluppano bolle di opinioni e punti di vista che, anziché arricchire il confronto, limitano la visione di chi li legge. Gli algoritmi tendono a mostrare contenuti affini alle idee e alle convinzioni dell’utente, rafforzando le sue credenze e isolandolo da opinioni contrarie. E invece la vita vera è fatta di dialogo, di compromessi e di prospettive diverse, elementi difficili da ritrovare in un feed progettato per confermare le nostre convinzioni e influenzare le preferenze. E la cosa peggiore è che questi meccanismi sono sottili, impercettibili e difficili da annullare, se non prendendo del tempo per scegliere attivamente cosa osservare e leggere, senza essere vittime dello scrolling passivo offerto dall’algoritmo.
La comprensione è un processo che richiede tempo e non offre risposte facili e veloci. Quella velocità che invece richiedono i social per non arrivare tardi alla festa di chi spara la propria opinione con due righe sulla propria bacheca. La realtà ci mette di fronte alla complessità delle situazioni e ci costringe a confrontarci con la diversità e con il dubbio, ma sempre più spesso non accettiamo la sfida e ci limitiamo ad assorbire ciò che ci viene proposto.
Nella mia bolla è un continuo argomentare sull’importanza di una leadership gentile, per aumentare la produttività in azienda e non creare ambienti tossici, per ottenere risultati e motivare le persone. E ieri è diventato Presidente degli Stati Uniti un personaggio che non è proprio quel che si può definire un leader gentile. Come è possibile? La realtà ha le sue logiche, a volte difficili da comprendere e sfuggenti, ma quasi sempre differenti da ciò che passa sui social e che diventa un trend comunicativo accettato dalla massa degli utenti.
Nel periodo del covid siamo passati attraverso varie psicosi e polemiche. Ricorderai facilmente la paura di molti sulla questione dell’essere osservati e addirittura le teorie complottiste di un falso virus per aumentare il controllo sulla popolazione. Cosa incomprensibile visto che tramite i social media questo è già realtà: controllo, influenza, pressioni che possono essere facilmente esercitate su milioni di persone dai pochi che indirizzano il flusso di informazioni e notizie, decidendo a chi e a cosa dare visibilità. Se proprio vogliamo preoccuparci, forse è il caso di pensare a questo e fare in modo di trovare qualche antidoto davvero efficace.
I social media sono uno strumento potente e possono essere utilizzati per ottenere risultati importanti, nel bene e nel male. Ma è importante creare un bilanciamento con qualche azione concreta:
- seguire anche chi ha idee contrarie,
- scegliere le proprie fonti di informazione e andare attivamente a cercarle invece di osservare passivamente ciò che proprina l’algoritmo,
- mettere in dubbio tutto, anche quelle notizie che sembrano darci ragione … il bias di conferma è diffusissimo e colpisce tutti,
- creare spazio per portare nella vita reale contatti e connessioni realizzati sui social,
Consigliati da LinkedIn
- provare a rendere concreti progetti e idee che passano sulle bacheche social, anche per mettere alla prova il pragmatismo di chi incontriamo … il tempo è limitato e prezioso,
- focalizzarsi e concentrarsi su alcuni progetti senza disperdere energie e risorse,
- eliminare, ridurre, ripulire e dedicarsi a cose e persone che siano davvero un valore aggiunto.
Non è facile, serve impegno e consapevolezza, ma è l’unico modo per provare a tenere la testa alta, esser capaci di osservare attorno a noi e anche a lunga distanza, per lasciare accesa la luce e creare una realtà che sia davvero reale e sempre meno sintetica.
Esercizio. Prova ad applicare i consigli che hai letto nell’articolo, declinandoli nel modo più adatto alla tua situazione personale. Impegna parte del tuo tempo nella lettura e ricerca di informazioni su quello che succede nel mondo, oltre la tua limitata area di interessi. Comprendere quel che succede nel mondo è importante anche per capire meglio il contesto nel quale ci muoviamo ogni giorno. Buon lavoro.
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