Ciaodino - Digital Evolution Agency

Parliamo di un privilegio, lo sappiamo. Poter affrontare questo argomento presuppone che si siano affrontate già così tante cose che non funzionano che non è scontato che ci si arrivi. Eppure diventa sempre più urgente affrontare il tema. Da un report di BIP risulta che 8 italiani su 10 hanno sperimentato solitudine sul posto di lavoro. Ma cosa vuoi dire? Ce lo siamo chiesti anche noi. Soprattutto perché siamo in fully remote da sempre e questo potrebbe esporci un po' di più a sentirci soli. Abbiamo studiato, abbiamo chiesto in giro e ne abbiamo parlato tra di noi. Se vogliamo possiamo chiamarli fattori di rischio, e ne abbiamo individuati alcuni: - Tra i più diffusi, c'è l'isolamento fisico - passare da soli , a casa o in ufficio, gran parte del tempo, senza interazioni di qualità con i colleghi. Self esplicative! - Un altro fattore di rischio, stavolta totalmente indipendente dal numero di persone che si hanno intorno, è un clima tossico in azienda: lavorare in un clima di competizione, in cui ci si sente costretti a guardarsi costantemente le spalle, fa aumentare il senso di solitudine e isolamento, incide negativamente sulla saluta mentale delle persone e anche sulla crescita dell'azienda. - Strettamente collegato a quest'ultimo, un altro motivo della solitudine dilagante sembra essere legato al management: cattivi manager, che probabilmente incentivano la tossicità dell'azienda, hanno un impatto molto forte sia sulla resa che sulla psiche delle persone. Mai sottovalutare l'impatto di un pessimo manager sul benessere dell'azienda! - Purtroppo, senza alcun effetto sorpresa, un tema che emerge molto spesso è legato alle discriminazioni: in ambienti di lavoro discriminatori o poco inclusivi dilaga il senso di solitudine. Un esempio sono le “solite” discriminazioni di genere, ancora incredibilmente attuali: una donna in un ambiente prettamente maschile si sente spesso tagliata fuori. - Altri fattori risiedono invece nell'alienazione dovuta a mansioni ripetitive e non stimolanti, a una scarsa prospettiva di crescita o alla mancanza di fiducia. Cosa può fare quindi un'azienda per supportare il senso di comunità (non di famiglia!) tra persone che lavorano insieme e per accompagnare al meglio gli individui? Parliamone! Ci piacerebbe aprire una discussione onesta sul tema, confrontandoci e cercando insieme delle soluzioni. Cominciamo noi con quelle che mettiamo in campo: - Incontri trimestrali in presenza per passare del tempo insieme e incontri mensili online - Coaching basato sull'intelligenza emotiva per i manager affinché siano preparati non solo a fare un GANTT ma anche e soprattutto a diffondere una cultura basata su empatia ed ascolto - Survey anonime sul livello di soddisfazione dell’ambiente di lavoro con spazio per proposte e richieste - Supporto psicologico per chi ne dovesse avere bisogno - E ovviamente, l'AperiDino! Che altro si potrebbe fare?

📱 👑 Smartphone Smartphone delle mie brame, chi è l* più bell* del reame? Una nuova formula magica a riscrivere le fiabe con cui siamo cresciuti. E se non è ancora proprio così, presto potrebbe esserlo. Sarà lo smartphone a dirci quanto siamo belli e come prenderci cura di noi. Le tendenze digital del settore beauty parlano chiaro: realtà aumentata e realtà virtuale ormai sono il mai più senza dell’industry. Le aziende fanno a gara a offrire virtual try-on sempre più sofisticati, consulenze fatte dall’AI e Magic Mirrors. Ma quali sono i vantaggi che queste tecnologie offrono a chi si occupa di digital marketing? E alle aziende? Abbiamo provato a fare il punto in questo articolo scritto con Elisa e Giorgio. Puoi leggerlo sul nostro blog al link qui sotto.

Ti abbiamo raccontato di avere una digital nomad tra le nostre fila. Ma sappiamo che per molti, anche lavorando in fully remote, la realtà è diversa...e meno flessibile! I nostri Client Partner e Digital Consultant, ad esempio, hanno molto spesso le giornate impegnate in call con i clienti e timing più serrati. Ma questo non vuol dire che loro non giovino dei vantaggi della flessibilità e del fully remote. Anche loro hanno lavorato da posti peculiari, trovando l’equilibrio perfetto per rispettare scadenze e call senza sentirsi confinati nella propria stanza. Forti di queste esperienze ci è venuta in mente una cosa: pensi possa essere utile un appuntamento (quasi) fisso qui su LinkedIn in cui condividiamo (non solo noi, anche tu!) esperienze e consigli per quelli che da ora in poi possiamo definire i "Soft nomads" - cioè quelli che amano viaggiare e spostarsi, ma che per un motivo o per un altro non possono godere della libertà estrema di quei nomadi digitali che va bene anche se sono a 6 fusi orari di distanza? Destinazioni family friendly in cui puoi serenamente portare i bambini, baite di montagna isolate ma con ottima connessione e a non troppe ore di macchina dalla città, paesini piccoli che offrono tutti i servizi di cui un digital nomad ha bisogno o coworking particolari che abbiamo scovato nelle capitali europee. Un po’ più estremo del coworking in centro, ma senza dover necessariamente arrivare in Thailandia. Un appuntamento digitale da cui magari possono nascere anche incontri reali in giro per il mondo! Rispondi al sondaggio e facci sapere se ti sembra una proposta interessante!

Settembre è tipo Capodanno. Si ricomincia, o in certi casi si comincia. Noi per esempio cominciamo a scrivere di Paid Media, SEO, Retail Media, AI, e tanto altro sul nostro blog. Vorremmo poter promettere un tot di uscite al giorno, alla settimana, al mese. Ma non lo faremo. Promettiamo però che scriveremo ogni qual volta avremo qualcosa che ci sembra utile condividere. Racconteremo del nostro approccio strategico o di finezze tecniche che scopriamo lavorando con gli algoritmi ogni giorno. A volte, conoscendoci, è probabile che decideremo di raccontare i valori in cui crediamo e come impattano il nostro lavoro. Insomma, sarà un modo per farci conoscere, ma anche per conoscerti. Se vuoi approfondire uno dei temi di cui parleremo potrai sempre contattare noi o direttamente l’autore dell’articolo e fissare un Aperidino. Era un po’ che avevamo in mente questa cosa di aprire il nostro blog. Siamo davvero felici di metterlo online. E per aprire le danze parliamo di SEO, con un articolo sulla clusterizzazione delle keyword. Ne avevamo parlato su LinkedIn qualche tempo fa. Se ti sei perso l’articolo ora lo trovi sul Dinoblog - il blog targato Ciaodino.

📱 “Sto vivendo in una casa galleggiante su un lago al confine tra Serbia e Bosnia e la corrente va e viene. Ma va bene così, perché mi sono venute un paio di idee che sto approfondendo” Ieri sera Nina, la nostra Communication Strategist, ha mandato questo messaggio a Matteo, CEO & Founder di Ciaodino. Da quando è entrata in Ciaodino non ha partecipato a più di due call consecutive dallo stesso posto, tanto che ormai prima ancora di chiederle come sta le chiediamo dove sta. Nina ama viaggiare: potremmo definirla una digital nomad, per fare il suo lavoro ha bisogno del suo pc e di una connessione… a quanto pare nemmeno troppo stabile! Ma come si fa a lavorare così? Lo chiedono a lei e pure a noi. Noi non abbiamo una risposta univoca, ma sappiamo che funziona meglio di quanto ci aspettassimo. Nina temeva che essere assunta a tempo indeterminato le avrebbe impedito di spostarsi. Noi temevamo che una persona sempre in viaggio faticasse ad entrare nel cuore di un’azienda. E’ stato incredibile scoprire che invece è accaduto l’esatto contrario. Per Nina è importante trovare nuovi stimoli, confrontarsi con persone sempre diverse per alimentare la sua creatività. Per noi è importante che i nostri contenuti portino valore, ci raccontino in maniera onesta e parlino la nostra lingua, e abbiamo scoperto che questo a Nina riesce particolarmente dopo un’ora di windsurf, o davanti a un panorama mozzafiato. Comprendere in quali condizioni i nostri Dini lavorano meglio e permettergli di viverle con serenità è la chiave della nostra modalità di lavoro: è importante che il potenziale di ciascuno abbia terreno fertile per essere espresso. E se per Nina questo vuol dire flessibilità estrema, una volta rispettate le scadenze e il tempo di colleghi e partner, a noi va bene così. Garantire la crescita dell’azienda vuol dire anche questo: fare in modo che ciascuno possa lavorare nell’ambiente (in senso fisico ma anche figurato) che più gli si addice.  Forse siamo monotoni, ma perché dovremmo sostituire la fiducia col controllo, se la fiducia per noi sembra funzionare benissimo? Abbiamo chiesto a Nina quali sono per lei i vantaggi del fully remote, e lei ci ha risposto così ⬇

E tu? Sei stato in vacanza o in vacansia? No, non ce lo siamo inventato noi. Stavolta lo abbiamo preso in prestito da Tlon. Il termine "vacansia", perché il fenomeno non serviva inventarselo. Lo abbiamo visto, osservato e addirittura vissuto ogni estate negli ultimi anni: essere fisicamente in un luogo di vacanza, senza riuscire a staccare mail il cervello dal lavoro, dagli impegni, da ciò che ci aspetta al rientro in ufficio. Come si fa quindi a riposarsi davvero? Come si fa a ricominciare carichi? Spesso, purtroppo, non si fa. Si torna dalle ferie più stressati di prima, con un carico di lavoro che sembra raddoppiato, ci si sente in ritardo e in colpa per essersi fisicamente allontanati dal lavoro. Gli ultimi giorni di ferie arrivano quasi sempre accompagnati dallo stress da rientro, così i primi giorni di lavoro si trasformano in un mix esplosivo di nervosismo e fatica. Come se lo stress da rientro non bastasse, in questo periodo dell’anno più che in altri ci si ritrova ad affrontare anche l'ansia da performance. Dopo giorni (o settimane) di inattività lavorativa e il senso di colpa per la lunga pausa, ci si ritrova con la paura di non essere più all’altezza. “Sarò ancora capace di fare il mio lavoro? Non so proprio da dove cominciare”. Siamo in tanti a sentirci così, ma lo facciamo in segreto, sentendoci in difetto rispetto a tutti gli altri per cui il rientro sembra una passeggiata. Al massimo qualche battuta coi colleghi, ma nessuna discussione onesta su quanto poco siamo riusciti a staccare la spina, su quanto ci sentiamo in difetto al rientro e su quanto stress stiamo vivendo. E allora, se siamo in tanti, parliamone. Affrontiamo insieme lo stress che stiamo vivendo, le paure e il rientro. Iniziamo noi con una lista di consigli non proprio rivoluzionari, ma che possono rendere il rientro meno duro

🎶 Le prime due sono state apprezzatissime. Stavolta abbiamo voluto strafare: tanto saremo in ferie. Al mare o in montagna, in qualche capitale europea o nel paesino in cui siamo cresciuti, un paio di ore (Si! 2 ore!) di musica ci faranno bene! Una playlist estiva piena di tormentati invece che di tormentoni. Un modo per farci conoscere un po’ meglio… a vostro rischio e pericolo! Dove ti aspetteresti il reggaeton noi c’abbiamo la versione metal, che guai a ballare troppo! Quando ti aspetti che stia per partire una lambada noi facciamo partire gli annunci della metro rossa di Milano, nel caso in cui dovessi sentire la mancanza della città. Quando proprio ti servirebbe una canzone spensierata per staccare da quello che succede, ci pensiamo noi a ricordarti che Europe is Lost. E se vuoi goderti il mare in riviera, fallo pure, ma te lo facciamo cantare da PopX. Al posto di musica leggerissima scegliamo il Colapesce introspettivo. E al posto di Alessandra Amoroso… beh, abbiamo Alessandra Amoroso, perché piace a Luisa e noi non ci opponiamo. Due ore di caleidoscopio musicale per non farti mancare proprio niente. E se arrivi fino in fondo ci trovi una sorpresa: una canzone che nel bene o nel male, qualunque siano i nostri gusti musicali, ci riporta in estate. E come sempre, siamo aperti a suggerimenti musicali inaspettati! https://lnkd.in/djSvQ4VT

Chi non lavora non fa l’amore. Tra tutte le cose che potremmo essere in grado di fare o non fare in base al fatto che lavoriamo o non lavoriamo questa ci suona un po’ strana. Una fallacia dimostrata: semmai è il contrario, ora come ora. Chi troppo lavora non fa l’amore. Perché è sotto stress, perché non ha il tempo, perché si sente costantemente sull’orlo di una crisi di nervi. La questione è semplice: ci hanno venduto la vita privata come ricompensa dopo il duro lavoro. Ci hanno cresciuti nel mito dell’iperproduttività, ci hanno fatti sentire inadeguati, ci hanno detto che non lavorando non avremmo mai avuto una vita privata soddisfacente. Per cui per molti anni, solo negli ultimi qualcosa pare stia cambiando, non ci è sembrato affatto strano sentirci dire, soprattutto in questo periodo: “ho preso una settimana ma sai com’è, lavorerò anche durante le ferie” o “no, per ora niente ferie che a settembre abbiamo le consegne ma magari poi le recupero”. O sentir parlare di orari improbabili nella speranza di essere promossi o notati. Non solo non ci sembrava strano, ma era un vanto. -Più lavoro più vengo percepito come importante. Più sono impegnato più valgo. A discapito di riposo, vita privata, benessere mentale. Non è intrinsecamente sbagliato dare priorità alla carriera. Quello che vogliamo sia chiaro però è che non è sbagliato quando si ha possibilità di scelta, quando è una decisione consapevole dell’individuo. Non quando è una condizione imposta da un'azienda che dispone del tuo tempo come vuole, o da un mercato del lavoro tossico, che ha anteposto il falso mito della produttività ad ogni costo a quello del benessere. E se fosse solo un’illusione? Perché l’essere umano ha bisogno di riposo: se non riposa abbastanza produce di meno. Perché l’essere umano ha bisogno di una rete sociale e di relazioni interpersonali soddisfacenti: è dal rapporto con l’altro che si impara, è nella socialità che si cresce. Perché l’essere umano ha bisogno di cura, spazio e tempo. E se avere più tempo per se stessi, per occuparsi del proprio benessere e della propria vita privata fosse il modo più intelligente per mantenere gli standard imposti di produttività? A metterli in discussione tout court, questi standard, magari un giorno ci arriveremo.

Luglio ci ha fatto una promessa. 🌞 🏖 🍉 E la mantiene ogni anno: no, non il caldo, il mare, anguria. Quelli ormai arrivano quando vogliono, e come vogliono. 🤑 L’unica vera promessa di luglio, che mantiene sempre, sono i saldi estivi! I nostri carrelli online sono pieni da settimane, e allo scattare della mezzanotte del fatidico giorno che soddisfazione vedere quel totale dimezzarsi come per magia: compriamo pure i vestiti per i bambini che forse un giorno il nostro vicino di casa potrebbe decidere di avere. Vabbe’ magari stiamo esagerando: però tutti abbiamo comprato qualcosa in saldo, e tutti di sicuro in questi giorni abbiamo i feed pieni di percentuali di sconto, call to action, video promozionali. Ma dove tu vedi una buona occasione per comprare finalmente un costume nuovo, cosa vede chi quell’ adv l’ha pensata, creata e settata? Se non lo sai, te lo diciamo noi, che di campagne per i saldi ne abbiamo fatte! Scorri il carosello e fai un giro nella giornata tipo di un digital marketer in periodo di saldi: ma quale relax?!?!?

Chi sono i Client Partner? Vittoria, Alessandro, Corrado e Nicolò. Questa sarebbe la risposta facile. La risposta più lunga invece vorrebbe che spiegassimo nel dettaglio tutte le cose che fanno, che si occupano della gestione dei vari team sui vari progetti, che si assicurano che tutto fili liscio e che il cliente sia felice. La risposta onesta invece è che sono il cuore nevralgico della riuscita dei nostri progetti, i principali responsabili della soddisfazione dei nostri clienti. Nomen omen del resto: si tratta letteralemnte di partner strategici per i nostri clienti. Ascoltano con attenzione le loro necessità, conoscono ogni loro desiderio. E conoscono il team, e gli strumenti. Sanno come trasformare le idee in azione e come farlo bene! Lavorano fianco a fianco quindi sia con con i reparti marketing interni delle aziende che con i nostri digital consultant, riuscendo sempre a tirare fuori il meglio dalla sinergia di questo team allargato. Perché te lo raccontiamo? Solo per ringraziarli...e raccontarti un po' di fatti loro!