EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

Servizi pubblicitari

Perugia, PG 2.505 follower

#dareprimadichiedere

Chi siamo

EVE-Elite Value exchange è una community che coinvolge Professionisti, Consulenti aziendali e PMI. I nostri obiettivi sono: favorire alleanze interprofessionali, la creazione di relazioni fra persone che condividono i nostri stessi valori, lo scambio di conoscenze e la divulgazione di contenuti formativi ed informativi che vadano a creare una cultura aziendale basata sul valore delle risorse umane e del win to win. Il nostro motto “dare prima di chiedere” racchiude il valore che diamo allo scambio in abbondanza ed alla reciproca fiducia, come base di collaborazione. Crediamo nel networking guidato da valori condivisi. Essi sono per noi: la libertà, la fiducia, il rispetto e la solidarietà. Non siamo un banale marketplace. Una community è, per definizione, molto di più e molto di più è quello che possiamo raggiungere insieme. Far parte della community è semplice. Siamo inclusivi eppure selettivi. La nostra arena di gioco è LinkedIn e la piattaforma di lancio il sito eveplatform.it. Ai membri di EVE non viene richiesta nessuna quota di adesione, bensì supporto e sostegno. Come? Seguendoci su LinkedIn, formalizzando l’adesione sul sito, commentando e condividendo i contenuti pubblicati tanto da EVE come dagli altri membri. #dareprimadichiedere si mette in atto facendo questo “lavoro” di sostegno ai membri della community che risponderanno facendo altrettanto. Dopo una prima fase di rodaggio, dove si dimostra il senso di appartenenza, concediamo uno spazio sul portfolio del nostro sito. Negli EVEnti organizzati da EVE diamo spazio alla conoscenza degli associati. Sono momenti d’incontro e di crescita. Invitare imprenditori, amici, conoscenti e clienti a partecipare è un requisito indispensabile per dare supporto allo sviluppo della nostra rete. Anche questo vuol dire #dareprimadichiedere. In ogni momento del percorso insieme potrai contare con l’aiuto dei fondatori e dei membri più veterani. Chiedi e ti sarà dato. Iscriviti, seguici e vinci insieme a noi.

Sito Web
https://eveplatform.it/
Settore
Servizi pubblicitari
Dimensioni dell’azienda
11-50 dipendenti
Sede principale
Perugia, PG
Tipo
Non profit
Data di fondazione
2020
Settori di competenza
pubbliche relazioni, consulenza manageriale, strategia di impresa, formazione, strategia di marketing, sviluppo vendite, pianificazione strategica, finanza di impresa, imprenditoria, analisi di bilancio, assistenza legale, investimenti, diritto del lavoro, mediazione, passaggio generazionale, diritto di impresa, sviluppo organizzativo, risorse umane, social media, digital marketing, analisi e gestione dei rischi e consulenza/assistenza assicurativa

Località

  • Principale

    Via I° Maggio, 06089 - Miralduolo Fraz. di Torgiano (PG)

    Perugia, PG 06089, IT

    Ottieni indicazioni

Dipendenti presso EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

Aggiornamenti

  • Tra miliardi di messaggi e informazioni, spiccare nella comunicazione significa soprattutto trovare il modo di creare un legame autentico, accattivante e originale con il proprio pubblico. In questo contesto, la personalizzazione – o “personal touch” – non è solo un vantaggio, ma un’esigenza cruciale per chiunque desideri instaurare una relazione di fiducia con i propri destinatari. La comunicazione online richiede nuove strategie: con il giusto tocco personale, un messaggio si trasforma da semplice contenuto generico a un’esperienza intima e diretta, che parla al singolo, facendo sentire chi ascolta o legge davvero riconosciuto e apprezzato. In particolare, profili social e brand digitali che riescono a integrare elementi di personalizzazione nei loro messaggi otterranno risultati più efficaci, stimolando non solo l’interazione immediata, ma anche una fidelizzazione a lungo termine.   PERCHÉ IL PERSONAL TOUCH È IMPORTANTE NELLA COMUNICAZIONE ONLINE Nell’era digitale, le persone sono esposte a una quantità enorme di messaggi giornalieri, molti dei quali si somigliano per tono e contenuto. Altri sono veri e proprie copia e incolla. Per emergere in questo mare di informazioni, di video fotocopia, di guru che propongono le medesime soluzioni rubate ad altri, i brand e i comunicatori devono puntare su un approccio che rende ogni interazione unica. La personalizzazione nella comunicazione online va oltre l’uso dei nomi nei messaggi; significa anche rispondere ai commenti, utilizzare un linguaggio che risponde alla personalità del pubblico e dimostrare un’attenzione sincera verso i dettagli che contano per le persone. Una comunicazione personalizzata si traduce in una sensazione di esclusività per il destinatario. Quando un messaggio risulta “tagliato su misura”, chi lo riceve percepisce un autentico interesse nei propri confronti, anziché sentirsi trattato come parte di una massa anonima. Questa attenzione favorisce l’engagement, ovvero il coinvolgimento attivo del pubblico, creando un circuito di interazioni positive che aumentano la fiducia e consolidano la relazione tra chi comunica e chi riceve i messaggi della comunicazione.   ELEMENTI CHIAVE PER COSTRUIRE UNA COMUNICAZIONE PERSONALIZZATA (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Pasquale Di Matteo 👇 Link 👉 https://lnkd.in/d6QuQiDi

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Questo articolo è il “rovesciamento” di fronte rispetto a quello che ho pubblicato la settimana scorsa a proposito di quanto i genitori si facciano conoscere veramente dai loro figli. In quell’articolo scrivevo appunto che mentre i genitori conoscono bene i loro figli, il contrario avviene molto meno di frequente, ed è spesso il motivo per cui i figli si sentono autorizzati a giudicare i loro genitori, soprattutto per il rapporto che questi ultimi hanno – o hanno avuto – coi primi. Troppo spesso ho avuto a che fare con giovani (e anche non così giovani) adulti che provavano un astio tale per almeno uno dei genitori (tipicamente tra figlio maschio e padre… ma non solo), da indurli ad interrompere qualsiasi rapporto con la famiglia d’origine una volta usciti di casa. Questo è non solo triste, ma inaccettabile. A meno che i genitori (o uno dei due) non abbiano avuto comportamenti violenti o perfino abusivi nei confronti dei loro figli, niente può giustificare la scelta di interrompere ogni legame con la famiglia. E anche nel caso di genitori violenti o assenti, è necessario che i giovani – o anche meno giovani – trovino il modo di ritrovare almeno una parvenza di rapporto con chi li ha comunque cresciuti e accuditi, per quanto il modo possa essere stato discutibile. Questo è necessario non tanto per una questione prettamente morale, che comunque c’è, ma per il fatto che in questi casi chi finisce per pagare il prezzo più alto non sono i genitori, che per un distorto senso di giustizia potrebbe anche starci; ma i figli stessi, che recidendo del tutto il rapporto con la famiglia d’origine (spesso anche con fratelli e sorelle, magari solo per aver invece deciso di continuare ad avere un rapporto coi genitori), si trovano spersi, confusi, con pochi o deviati punti di riferimento e, soprattutto, emotivamente vulnerabili.   Se il genitore non prende l’iniziativa, lo facciano i figli. Lasciare la famiglia per disaccordi non è una buona scelta, per il semplice motivo che ovunque si vada, ci si porta dietro una frattura che non guarirà mai. Nemmeno rimanere in famiglia controvoglia scambiando a malapena due parole, però, è una valida alternativa. Nel mio ultimo articolo spiegavo cosa può fare un genitore per farsi conoscere dai propri figli perché credo che sia lì la vera causa del problema. Tuttavia, per una buona parte dei casi, i genitori potrebbero avere grossi problemi ad aprirsi ai loro figli per una miriade di motivi: sensi di colpa, senso d’inadeguatezza, paura del giudizio, paura di perdere la faccia e la propria autorità (soprattutto nel caso del padre), paura di esporsi, falso pudore, doversi mettere in discussione… non è proprio robetta di poco conto e fa rabbrividire il pensiero di quanti genitori si siano portati nella tomba tutta questa immondizia! 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Alessandro Carli 👇 Link 👉 https://lnkd.in/dvsNZAka

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Buon 2025 a tutti ! Ritorno con piacere a condividere i miei contributi nella Community EVE con una serie di riflessioni che questa volta non toccano tematiche “tecniche” dell’Import Export; mi perdonerete per questo. L’insediamento di Trump in uno scenario politico-economico come quello attuale rappresenta però una tentazione troppo forte per non tentare di avventurarmi in terreni non consueti rispetto alla mia programmazione editoriale; ovviamente, le mie riflessioni prescindono completamente da idee, scelte e gusti politici personali. Con l’insediamento della nuova amministrazione Trump, l’Italia potrebbe trovarsi ad affrontare una serie di sfide in ambito commerciale, difensivo e geopolitico che molti analisti considerano ancora delle incognite. In primo luogo, l’Italia, che vanta un forte surplus commerciale con gli Stati Uniti, potrebbe, da un lato, subire l’impatto delle politiche protezionistiche previste da Trump, in particolare l’imposizione di dazi su alcuni settori chiave dell’economia italiana, come quelli del Made in Italy. Questo potrebbe ridurre la competitività delle esportazioni italiane negli Stati Uniti, creando difficoltà soprattutto per le piccole e medie imprese, che dipendono fortemente dal mercato americano. Dall’altro, i buoni rapporti che la nostra premier ha saputo creare sia con l’ex presidente Biden che con l’attuale – sulla base di una comune visione nazionalistica e di contrasto all’immigrazione – potrebbe addirittura condurci ad una posizione di partner privilegiato degli Usa, specie se il nostro paese dovesse rimanere escluso dalla annunciata politica dei dazi di Trump. Tuttavia, anche questo ultimo scenario, positivo da un punto di vista commerciale, nasconde delle insidie dal punto di vista geopolitico, e addirittura l’approccio bilaterale che caratterizza la politica estera di Trump potrebbe mettere l’Italia in una posizione difficile; questo perché un eventuale rafforzamento delle relazioni dirette con l’Italia potrebbe entrare in contrasto con la tradizionale spinta multilaterale dell’Unione Europea. L’Italia dovrebbe bilanciare le sue relazioni con gli Stati Uniti, cercando di non compromettere l’unità dell’UE e di evitare la marginalizzazione delle politiche comuni europee. Questo scenario potrebbe creare tensioni tra le alleanze transatlantiche e le dinamiche internazionali più ampie. Per beneficiare di questa nuova “relazione speciale” con gli Stati Uniti, l’Italia dovrà gestire con grande attenzione questi temi. Un approccio equilibrato, che preservi la solidità dei legami con Washington senza compromettere il ruolo strategico dell’Italia nell’Unione Europea, sarà fondamentale (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Davide Crisci 👇 Link 👉 https://lnkd.in/d8_HSGsh

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • EVE - ELITE VALUE EXCHANGE ha diffuso questo post

    Visualizza il profilo di Ana M. Alvarez Romero, immagine

    Fondatore EVE - ELITE VALUE EXCHANGE|Co-Fondatore e Diret. Didattico Elite Academy|Autore del libro La Visione, del manuale L'Arte di guidare gli altri|Ghostwriter di presentazioni, corsi, manuali, riunioni ed articoli

    PERCHE' LAVORI? Se fai questa domanda a 1000 persone, la maggior parte (probabilmente 998) risponderà qualcosa del tipo “perché ho bisogno di guadagnare soldi” “perché devo mantenermi o mantenere la mia famiglia” “perché bisogna lavorare” …o risposte simili. Diciamo che sono risposte quasi scontate, meccaniche. Ci hanno insegnato che per vivere bisogna lavorare senza farci tante domande, a testa bassa, che dovremmo guadagnarci il pane con il sudore della nostra fronte, che si lavora per portare a casa soldi, che il lavoro è fatica, ecc. Se nel lavoro non riesci a trovare un senso più profondo che va oltre lo scambio economico, temo che vivrai un piccolo purgatorio o peggio, un inferno. E non è consolatorio il fatidico “male comune mezzo gaudio” … per niente! Solo alcuni, alla stessa domanda, risponderanno diversamente, perché solo pochi riescono ad uscire dai cliché, e vedono oltre, considerando il lavoro il mezzo per realizzare una Visione. Il lavoro è un mezzo e lo sono anche i soldi che ne ricaviamo. Capisco perfettamente che sia facile cedere a questa visione effetto. Anch’io come tutti, da piccola ho subito l’influenza della mentalità all’antica. Dico “all’antica” perché non desidero giudicare come sbagliate o peggio le azioni o le influenze che i miei genitori, i miei insegnati o chiunque altro sia, ha esercitato su di me. Loro hanno fatto quello che potevano e sapevano, loro hanno fatto del loro meglio, ecco. Tant’è che anche grazie a loro oggi sono l’anima libera che sono. A qualcuno riesce difficile capire in cosa lavoro, talvolta mi è persino capitato di sentirmi dire che sembra che non lavoro. Non è facile comprendere la diversità. Nel deserto, le oasi, possono sembrare miraggi. Ricordo una volta che da piccolissima mia mamma mi chiese: Ana, che vuoi fare da grande? E ricordo la mia risposta immediata: io voglio scrivere. Lei altrettanto immediatamente mi rispose: si, ma di lavoro? Messaggio subliminale (manco tanto subliminale): scrivere non è un lavoro. Per lei. Per me, scrivere può essere un lavoro. Anzi, lo è. Io oggi per lavoro scrivo, fra le altre cose. Non sono un premio Nobel (al meno non ancora), non scrivo romanzi (al meno non ancora) ma scrivo. Scrivo manuali, seminari, corsi, testo per riunioni o eventi aziendali, discorsi, articoli per il nostro blog, post nei social. Scrivo. Per me, riuscire a trasmettere emozioni attraverso la scrittura è una soddisfazione, riuscire ad accendere anche soltanto una piccola luce dentro qualcuno, seminare con parole l’anima delle persone è la mia Passione. Insieme al mio anticonvenzionale marito, Alessandro, abbiamo creato business attorno alle nostre passioni, creando una Visione fatta di autorealizzazione, di potenziamento dell’unicità di ognuno di noi, perché la diversità è un valore aggiunto. (...segue) continua nel blog 👇 https://lnkd.in/dis3yftV

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • "Perché lavori?" un articolo di Ana M. Alvarez per il blog EVE - ELITE VALUE EXCHANGE https://lnkd.in/dE_iKf95

    Visualizza il profilo di Ana M. Alvarez Romero, immagine

    Fondatore EVE - ELITE VALUE EXCHANGE|Co-Fondatore e Diret. Didattico Elite Academy|Autore del libro La Visione, del manuale L'Arte di guidare gli altri|Ghostwriter di presentazioni, corsi, manuali, riunioni ed articoli

    PERCHE' LAVORI? Se fai questa domanda a 1000 persone, la maggior parte (probabilmente 998) risponderà qualcosa del tipo “perché ho bisogno di guadagnare soldi” “perché devo mantenermi o mantenere la mia famiglia” “perché bisogna lavorare” …o risposte simili. Diciamo che sono risposte quasi scontate, meccaniche. Ci hanno insegnato che per vivere bisogna lavorare senza farci tante domande, a testa bassa, che dovremmo guadagnarci il pane con il sudore della nostra fronte, che si lavora per portare a casa soldi, che il lavoro è fatica, ecc. Se nel lavoro non riesci a trovare un senso più profondo che va oltre lo scambio economico, temo che vivrai un piccolo purgatorio o peggio, un inferno. E non è consolatorio il fatidico “male comune mezzo gaudio” … per niente! Solo alcuni, alla stessa domanda, risponderanno diversamente, perché solo pochi riescono ad uscire dai cliché, e vedono oltre, considerando il lavoro il mezzo per realizzare una Visione. Il lavoro è un mezzo e lo sono anche i soldi che ne ricaviamo. Capisco perfettamente che sia facile cedere a questa visione effetto. Anch’io come tutti, da piccola ho subito l’influenza della mentalità all’antica. Dico “all’antica” perché non desidero giudicare come sbagliate o peggio le azioni o le influenze che i miei genitori, i miei insegnati o chiunque altro sia, ha esercitato su di me. Loro hanno fatto quello che potevano e sapevano, loro hanno fatto del loro meglio, ecco. Tant’è che anche grazie a loro oggi sono l’anima libera che sono. A qualcuno riesce difficile capire in cosa lavoro, talvolta mi è persino capitato di sentirmi dire che sembra che non lavoro. Non è facile comprendere la diversità. Nel deserto, le oasi, possono sembrare miraggi. Ricordo una volta che da piccolissima mia mamma mi chiese: Ana, che vuoi fare da grande? E ricordo la mia risposta immediata: io voglio scrivere. Lei altrettanto immediatamente mi rispose: si, ma di lavoro? Messaggio subliminale (manco tanto subliminale): scrivere non è un lavoro. Per lei. Per me, scrivere può essere un lavoro. Anzi, lo è. Io oggi per lavoro scrivo, fra le altre cose. Non sono un premio Nobel (al meno non ancora), non scrivo romanzi (al meno non ancora) ma scrivo. Scrivo manuali, seminari, corsi, testo per riunioni o eventi aziendali, discorsi, articoli per il nostro blog, post nei social. Scrivo. Per me, riuscire a trasmettere emozioni attraverso la scrittura è una soddisfazione, riuscire ad accendere anche soltanto una piccola luce dentro qualcuno, seminare con parole l’anima delle persone è la mia Passione. Insieme al mio anticonvenzionale marito, Alessandro, abbiamo creato business attorno alle nostre passioni, creando una Visione fatta di autorealizzazione, di potenziamento dell’unicità di ognuno di noi, perché la diversità è un valore aggiunto. (...segue) continua nel blog 👇 https://lnkd.in/dis3yftV

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • EVE - ELITE VALUE EXCHANGE ha diffuso questo post

    Visualizza il profilo di Alessandro Bertoldi, immagine

    Imprenditore | CEO | Affianco Imprenditori con 20/100 Collaboratori nel far crescere le proprie Imprese | oltre 400 | Imprenditori | seguiti in 25 anni di attività | Vivo in | Spagna | Lavoro ovunque

    Il 24 febbraio riparte la vera essenza di ELITE ACADEMY Formazione Integrale per il Tuo Business, quella che ha permesso a migliaia di persone e a qualche decina di #Imprenditori di dare una svolta alla propria #Impresa, rendendola estremamente solida, forte e riconosciuta sul proprio territorio. Riparte da #Perugia e grazie a un #Imprenditore con il quale collaboro da un periodo relativamente breve dove, conoscendoci, stiamo iniziando ad apprezzarci, chi? Potrete scoprirlo leggendo l'articolo, buon fine settimana a Tutti! EVE - ELITE VALUE EXCHANGE

    La Rinascita parte dalla Visione!

    La Rinascita parte dalla Visione!

    Alessandro Bertoldi su LinkedIn

  • MUSICA È VITA VITA È MUSICA MUSICA IN TRADUZIONE   Dalla Moda alla Musica.   Posso fare tutto? No. Posso tradurre vari argomenti? Sì, a condizione di essere specializzata in quel settore. Nulla è lasciato a caso. Un Musicista improvvisa una composizione musicale, perché è il suo settore. Un Traduttore non improvvisa, suona utilizzando le parole specifiche.   Che legame c’è tra Musica e Traduzione? Per una come me, che ha fatto della musica la sua ragione di vita, non può esserci traduzione senza musica, così come non c’è tempo libero in silenzio, senza suono della musica.   Se mi chiedessero “Perché la Musica è tanto importante per te?” E “Che nesso c’è tra Musica e Traduzione”?   Risponderei, senza esitazione   MUSICA É COMUNICAZIONE Comunico le mie idee in musica Ritengo che la traduzione sia uno strumento per comunicare idee e i traduttori siano coloro che costruiscono ponti tra due lingue, culture e, in alcuni casi, individui.   Bridges over Troubled Languages Se andiamo oltre le definizioni tradizionali di traduzione, diventa chiaro che la traduzione sia molto di più che semplicemente rendere disponibili i contenuti nella lingua di destinazione. Per capire che cosa intenda con questa distinzione, si può fare riferimento all’accento posto su Traduzione Umana vs. Traduzione Automatica. Singing and Dancing with the Boss Evidente il riferimento al mio modus operandi, di Cantare e Ballare con the Boss mentre traduco. Il perché è presto spiegato nelle righe che seguono. Il miglior esempio di una traduzione al massimo della creatività è la traduzione di canzoni. Questo perché la traduzione delle canzoni dà ai traduttori ‘una colorita e colorata libertà di pratica’ più di qualsiasi altro campo. È incredibile vedere come la traduzione della musica, caratteristica di una cultura o di una lingua, riesca a riunire persone provenienti da tutto il mondo, che si tratti di ninne nanne, della propria canzone preferita di un film d’animazione o di un canto natalizio. Ma hai mai pensato a quanto tempo e competenza ci vogliono per tradurre queste famose canzoni? Verifichiamo insieme. Come possono essere tradotte le canzoni? (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Cecilia Di Pierro 👇 Link 👉 https://lnkd.in/dA_u5Hjh

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • EVE - ELITE VALUE EXCHANGE ha diffuso questo post

    Questo (breve) articolo è ispirato ad uno speech tenuto da Alessandro Bertoldi qualche anno fa, a una platea di imprenditori e i loro agenti. Durante l’intervento formativo si metteva in risalto l'importanza fondamentale di essere affidabili per ispirare fiducia e conquistare la fedeltà dei clienti e, di conseguenza, vendere di più.   La fiducia è il pilastro su cui costruire relazioni solide, durature e soprattutto fruttuose. Non è solo una questione di acquisire nuovi clienti, ma di mantenerli nel tempo, trasformandoli in promotori entusiasti del tuo brand.   Ricorda: il passaparola dei clienti soddisfatti è il più potente strumento di marketing che tu possa avere. Ma per quale motivo un cliente dovrebbe consigliarti? Lo farà solo ed esclusivamente se si fida di te e della tua azienda.   I tre pilastri della fiducia sono:   1. Competenza/Qualità: La qualità è ormai scontata; senza di essa, sei fuori dal mercato. Ma è la tua competenza che fa la differenza, rendendo unico il tuo approccio. 2. Trasparenza: La comunicazione aperta è essenziale, sia all’interno del tuo team che con i tuoi clienti. Essere chiari e sinceri genera fiducia. 3. Responsabilità: Mantenere gli accordi e dimostrarti affidabile è il modo migliore per costruire relazioni solide.   Atteggiamenti che puoi adottare per alimentare la fiducia: Sia all’interno del tuo team (collaboratori, soci, partner) che con clienti, fornitori e alleati, i principi sono gli stessi...   - Mantieni la comunicazione aperta. - Fai della responsabilità un atteggiamento condiviso (dai l'esempio) - Rispetta gli accordi. - Interessati sinceramente alle persone. - Sii onesto: la sincerità paga sempre e comunque. - Dà prima di chiedere.   Il mercato è cambiato radicalmente: ieri si vendeva spremendo il mercato; oggi si vende coltivandolo. Puntare sulla fiducia significa costruire relazioni a lungo termine, capaci di superare le sfide e generare valore.   Nel movimento caotico del mercato, la fiducia offre un punto fermo.   Coltivala con costanza e vedrai crescere non solo il tuo fatturato, ma anche la tua autorevolezza e la tua reputazione. Ana M. Alvarez 👇

    VENDERE COLTIVANDO LA FIDUCIA

    VENDERE COLTIVANDO LA FIDUCIA

    ELITE ACADEMY Formazione Integrale per il Tuo Business su LinkedIn

  • Ogni storia suscita emozioni. A prescindere dal tipo di emozione. Mi ricordo di una storia perché mi ha fatto sentire bene, mi ha commossa oppure perché mi ha fatto guardare al di là e oltre la cortina fumogena delle mie incertezze, delle paure sul mio futuro. Oppure perché mi ha motivata ad agire: che bello! E lo storytelling del tuo personal branding non sfugge a questa logica. Senza manipolazione, ma con quella onestà intellettuale che può e deve convivere con la persuasione.   Qual è la differenza? Tra le tante differenze, ce n’è una su tutte ed è a quella che bisogna guardare come a una stella polare. - Ti accorgi che ti sto manipolando quando percepisci che il mio scrivere, il mio parlare entra nel tuo processo di valutazione, di giudizio. Le famose foto dell’arresto di Trump - con tanto di monna Ivana indignata – oppure quelle del Papa “piumino-munito” e create con l’AI, sono una manipolazione perché capaci di - verosimiglianza: tecnicamente idonee a sembrare, all’occhio profano, la riproduzione fotografica di un fatto realmente avvenuto. E per proprio per questa ragione di - toccare le corde emotive della rabbia nei trumpiani oppure di rivalsa felice nei detrattori dell’ex presidente e, di conseguenza, - determinarsi ad azioni di protesta più o meno violenta oppure di pubblica soddisfazione. La manipolazione intrinseca a quelle foto sta proprio in questo: nella loro idoneità a orientare, un certo tipo di pubblico e nelle migliori delle ipotesi, - a imbracciare un’arma, mettersi al volante della propria auto e compiere azioni dimostrative a sostegno di Trump - a rilanciare sul proprio profilo social quelle foto corredate di hate speech. - Ti accorgi che ti stia persuadendo se, utilizzando un certo tipo di scrittura o di linguaggio parlato, mi limito a farti vedere il miglior profilo di una determinata cosa.   Osserva bene questo post. Io desidero (e spero) che tu segua la mia rubrica sullo storytelling nel personal branding professionale. Affinché la mia speranza si avveri, ho formulato questo post in modo che tu possa apprezzarne l’utilità nella tua comunicazione e nella costruzione del tuo storytelling personale. Ma la decisione - se seguire i prossimi post di questa rubrica oppure no - se avvalerti della mia professionalità per imparare a formulare e scrivere il tuo storytelling oppure per costruire direttamente il tuo story …quella decisione è e rimane solo tua. Non ho alcuna intenzione di entrare nei tuoi meccanismi cerebrali e cognitivi per orientare a mio favore la tua libertà di giudizio e autodeterminazione. Quindi, il primissimo attrezzo da mettere nella cassetta del tuo storytelling è di ordine etico ed è il seguente - suscitare emozioni nei lettori o negli ascoltatori, sì, ma con la persuasione. Zero manipolazione. Katia Bovani

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine
  • Vorrei iniziare questo nuovo anno riflettendo su cosa consideriamo essere “medicina” per noi.  Cosa mi aiuta a stare meglio, cosa considero essere una mia personale medicina? Riuscire a comprenderlo ci aiuta a fare scelte più consapevoli nelle azioni che decidiamo di agire, le persone che decidiamo di frequentare e così via. Quest’anno, con la ripartenza del mio corso “Move into Confidence”, mi sono ricordata di quanto il movimento possa essere medicina. In un mondo che spesso ci spinge a correre, raggiungere obiettivi e superare continuamente i nostri limiti, riscoprire il potere del movimento consapevole è un atto di cura profonda verso noi stessi. Lavorando da anni con il corpo come danzatrice e come coach olistica, ho avuto il privilegio di osservare in prima persona come il movimento possa trasformarsi in una forma di medicina, non solo per il corpo ma anche per la mente e lo spirito. Recentemente, ho ripreso a condurre un corso che ho progettato insieme a una psicoterapeuta, unendo movimento e mindfulness per supportare il benessere e il processo di guarigione delle persone. Questo corso, nato in collaborazione con The Place e il Recovery College del NHS in Inghilterra, è uno spazio sicuro dove i partecipanti possono esplorare il proprio corpo in modo autentico, seguendo le proprie possibilità e ritmi. Ogni sessione è una testimonianza del potere silenzioso ma trasformativo del movimento consapevole. Osservare i partecipanti muovere i loro corpi – magari inizialmente con timidezza o insicurezza – e vederli progressivamente ritrovare connessione con sé stessi è profondamente commovente. Attraverso piccoli gesti, respiri guidati e movimenti che nascono dall’ascolto interiore, emerge qualcosa di straordinario: le persone iniziano a fidarsi di nuovo di loro stesse. Questo processo non è solo fisico; è una vera e propria riconnessione con la propria essenza. Il movimento consapevole, infatti, non richiede grandi performance o sforzi eccessivi. Al contrario, invita a esplorare la semplicità del momento presente, permettendo al corpo di comunicare ciò di cui ha bisogno. È uno strumento di guarigione che ci ricorda che il nostro corpo è un alleato, non un nemico da combattere o perfezionare. Uno degli aspetti più potenti di questo lavoro è la possibilità di creare un ponte tra corpo e mente. Per molti partecipanti, il movimento consapevole diventa un’ancora, un modo per gestire ansie, stress o dolori emotivi. Questo processo di guarigione, però, non è mai lineare: può essere fatto di piccoli passi, di momenti di stasi o di regressione. Ma ogni singolo movimento porta con sé la promessa di una maggiore connessione e fiducia. (...segue) 👇 CONTINUA LA LETTURA dell'articolo di Livia Massarelli Link 👉 https://lnkd.in/dBhh8kRa

    • Nessuna descrizione alternativa per questa immagine

Pagine simili