La scelta di Amazon di richiamare tutti i dipendenti in ufficio è l’ennesimo caso di flexshaming. E non porterà a niente di quello che promette 👇
Siamo in piena retromarcia rispetto a quelli che solo pochi anni fa sembravano diritti acquisiti: lavoro da remoto, flessibilità.
E il caso di Amazon è solo l’ultima dimostrazione, disperata, di come alcune aziende stiano facendo di tutto per non lasciare andare la loro vecchia idea di lavoro e di ufficio.
Il CEO di Amazon spiega che è per “collaborare, fare brainstorming e inventare” meglio. Come se negli ultimi 3 anni non fosse stato possibile farlo.
Come se non esistessero centinaia di strumenti che ci permettono di farlo a distanza.
Perché, dopo quattro anni dalla pandemia, siamo (di nuovo) qui?
Perché la nostra cultura non è davvero cambiata.
Siamo ancora immersi e immerse in una cultura che, da un lato, inneggia alla flessibilità, al tempo libero, al benessere, e con l’altra cancella ogni possibilità di vivere secondo questi principi.
Siamo ancora immersi e immerse in una cultura dove la flessibilità, quella vera, dei tempi e degli spazi, viene ostacolata, criticata, presa in giro, se non completamente abolita (e questa è la definizione di flexshaming: far vergognare chi chiede politiche flessibili).
La nostra cultura, oggi, è soprattutto questa.
E ci resta davvero poco tempo per cambiarla, se non vogliamo tornare indietro a come lavoravamo quattro, ma anche quarant’anni fa, come se niente fosse successo.