Consigli per la lettura. In questo articolo il professor Gabriele Pelissero, presidentre di Aiop Nazionale, affronta il tema di strettissima attualità relativo al rapporto tra comparto pubblico e privato. Molte delle attuali polemiche sono frutto di una strumentalizzazione e di una lettura fuorviante rispetto all’apporto del settore privato accreditato. Al paziente, quanto varca la soglia di un ospedale, non interessa se entra in una struttura pubblica o convenzionata ma è focalizzato sul ricevere la miglior risposta di salute possibile attraverso l'accesso gratuito al Servizio Sanitario Nazionale indipendentemente da quale sia la forma giuridica della struttura sanitaria che lo accoglie.
Post di Aiop Lombardia
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Riporto una affermazione di oggi dell'Assessore Bertolaso sul tema #listediattesa e la confronto con alcune tra le mie numerose affermazioni sull'importanza di riprendere i percorsi di presa in carico per garantire appropriatezza ed incidere sui tempi di attesa. BENE FINALMENTE Guido Bertolaso 15 luglio Andiamo nella direzione di riorganizzazione la presa in carico dei pazienti cronici per fornire una rete di assistenza integrata e di alta qualità migliorando la loro qualità di vita e riducendo il carico sulle strutture sanitarie. Come abbiamo più volte specificato, non è solo lavorando sul piano dell’offerta sanitaria che si riducono le liste d’attesa, anche se l’impegno su quel fronte rimane massimo”. Mario Alparone ✔ One Health 4 luglio 2024 I tentativi di riduzione delle liste di attesa effettuati solo con un aumento dell’offerta, peraltro finanziata con ore aggiuntive incentivate che vanno ad agire sugli stessi professionisti che sono già impegnati oltre gli orari ordinari da diversi anni, risulta una strategia criticabile perché inefficace e perché genera ulteriore domanda inappropriata. Circa il 70% delle prestazioni ambulatoriali erogate dalle strutture sanitarie sono di classe P (programmabile a 120 giorni). Trasformare quelle di classe P da Programmabili a Presa in carico. Vanno disincentivate le prescrizioni di prestazioni non assistite da PAI ✔ Post linkedin 2s Come abbiamo più volte richiamato la strategia di abbattere le liste di attesa con un aumento dell’offerta ed aperture di tipo straordinario sabato e domenica e’inefficace e dannosa in quanto crea altra domanda che peraltro è ad alto rischio di inappropriatezza. Più volte abbiamo sostenuto l’importanza di perseguire modelli di valutazione dell’appropriatezza delle prestazioni richieste per non vanificare gli sforzi che poi vanno ad incidere sullo stesso personale. L’ultima dgr di regione Lombardia però non affronta il tema dell’appropriatezza prescrittiva in maniera forte e richiede aumenti di prestazioni con ambulatori fuori orario e neanche lo fa il recente DDL e DL ministeriale. ✔ @quotidiano sanità- Alparone medicina del territorio 3 aprile Dal punto di vista organizzativo ricordo quando nella prima riforma lombarda, la L.R. 23/2015, abbiamo provato a coinvolgere i MMG nella predisposizione dei famosi PAI (piani assistenziali individuali) per le patologie croniche: è stato faticoso. Ma è la strada necessaria per garantire accesso alle cure equo ed appropriato per i cronici e gestire l’appropriatezza prescrittiva.
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🏥 𝐏𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐒𝐍: 𝐂𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐢 𝐍𝐮𝐦𝐞𝐫𝐢, 𝐌𝐚 𝐂𝐚𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢 📉📈 Secondo l'ultimo rapporto del Ministero della Salute, il personale sanitario nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è aumentato di quasi 30.000 unità negli ultimi cinque anni, raggiungendo un totale di 709.029 professionisti. Tuttavia, il dato positivo nasconde una preoccupante diminuzione dei medici, con 4.590 camici bianchi in meno rispetto al 2017. D'altra parte, cresce la presenza di medici nelle case di cura convenzionate (+2.481) e non convenzionate (+1.564). Questi ati riflettono uno scenario complesso. Da un lato, l'aumento di personale infermieristico e tecnico è un segnale positivo per la capacità assistenziale anche se va certamente valutato alla luce dell'invecchiamento della popolazione che si presenta sempre più comorbida. Dall'altro, il calo dei medici, soprattutto nelle strutture pubbliche e sul territorio, sottolinea una crescente difficoltà nell’attrarre e trattenere i camici bianchi, sempre più attratti dal settore privato. 📖 Leggi di più nel rapporto del Ministero della Salute al link: https://lnkd.in/d4b_dRCs #Sanità #Medici #Infermieri #Ssn #PersonaleSanitario #CuraDeiPazienti #RapportoMinisteroSalute
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Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, ieri è stato audito dalla #CommissioneAffariSociali della #CameradeiDeputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie. Il Presidente ha sottolineato l’imprescindibilità di una definizione chiara di atto #medico, che affidi in modo esclusivo ai medici attività quali il consenso informato, l’anamnesi, la diagnosi e la terapia: «Occorre prendere atto come, in un sistema sanitario in profondo cambiamento – si legge nel documento presentato alla Commissione -, sia necessario definire con precisione i confini di ciascuna professione sanitaria. Non è un caso che i percorsi formativi necessari a svolgere una determinata professione #sanitaria siano profondamente diversi tra loro. L’anarchia delle competenze può mettere a rischio la #sicurezza delle #cure». Analizzando poi le cause della carenza di professionisti, che affondano le radici nella lunga stagione dei tagli in sanità e nell’assenza di una vera politica per il personale sanitario, è stata evidenziata la necessità impellente di rendere nuovamente attrattivo il lavoro negli ospedali pubblici, risolvendo in tempi rapidi alcune delle criticità che risultano alla base del malcontento dei medici ospedalieri e, dunque, della loro fuga dal SSN. La Federazione CIMO-FESMED ha dunque richiesto lo sblocco del tetto sulla spesa per il personale sanitario, una seria rivisitazione del fabbisogno di personale, la depenalizzazione dell’atto medico, maggiore sicurezza nei presìdi sanitari, la corretta applicazione dei contratti di lavoro, il miglioramento dei rapporti tra direzioni ospedaliere e dipendenti e della formazione aziendale e una #riforma della formazione specialistica che preveda gli #ospedali di formazione e l’assunzione diretta degli #specializzandi. VIDEO DELL'INTERVENTO AL LINK: https://lnkd.in/dHky22NB Documento integrale presentato alla Commissione Affari Sociali disponibile al LINK: https://lnkd.in/dJEbCFwN
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La determinazione della quantità e composizione del personale non può essere guidata da logiche di minutaggio, ma deve essere allineata agli obiettivi di salute. Lo studio RN4CAST, frequentemente citato, non è riuscito ad entrare ancora tra le priorità politiche, nonostante abbia raggiunto un risultato significativo: ha identificato e verificato l’esistenza di interconnessioni dirette tra la dotazione standard di assistenza infermieristica e l’incidenza di complicazioni nei pazienti dimessi dalle strutture sanitarie, oltre a esaminare il rapporto tra il numero di pazienti per infermiere e la qualità dell’ambiente di lavoro. L’indagine ha coinvolto 486 ospedali in 12 paesi europei, tra cui Belgio, Inghilterra, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera, Svezia e Spagna, ed è stata successivamente estesa agli ospedali italiani. Alcuni dei risultati più significativi ⬇️ ✅Ogni paziente aggiuntivo rispetto allo standard gestito da un infermiere aumenta il rischio di mortalità a 30 giorni dalla dimissione. ✅Un aumento del 10% degli infermieri con formazione accademica è associato a una riduzione del rischio di mortalità del 7%. La California ha già adottato leggi sul rapporto infermiere-pazienti nel 1999, il Galles ha seguito nel 2016 e la Scozia si appresta a fare lo stesso, riconoscendo l’importanza di questo rapporto sulla mortalità dei pazienti. Si spera che anche in Italia queste evidenze vengano considerate al più presto.
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“L’indagine conoscitiva promossa dalla Commissione Affari Sociali della Camera non sembra portare a nulla di nuovo rispetto a quanto denunciato, in questi anni, dalla Federazione CIMO-FESMED. Partendo dalla medicina del territorio, alla carenza di posti letto, alla riduzione delle liste di attesa, al potenziamento e tutela del personale sanitario, fino alla riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, prendiamo atto dell’ennesimo documento di analisi di un contesto che richiede, semplicemente, atti concreti e urgenti decisioni politiche”. Ha commentato Guido Quici, presidente del sindacato medico CIMO-FESMED, a seguito dell’indagine conoscitiva della Commissione Affari Sociali presentata alla Camera. “Di #diagnosi ne abbiamo a sufficienza, le #terapie le conosciamo, ma manca il #farmaco perché probabilmente costa e non è più il tempo di somministrare l’ennesimo #placebo. I medici ospedalieri e, in particolare, i #medici che lavorano nell’emergenza-urgenza sono stufi di essere aggrediti, di essere sottopagati, di essere privi di una #vita familiare, di morire professionalmente perché in questi ultimi 20 anni nessuno si è curato di loro. Come Federazione CIMO-FESMED, cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMOP, CIMO e FESMED, intendiamo aprire una vertenza, quella del #medico #ospedaliero, che dimenticato dal post covid, continua a vivere un profondo disagio umano e professionale. Se davvero si vuole risolvere parte delle problematiche che affliggono i nostri #ProntoSoccorso, allora occorre recuperare il 50% dei 38.000 posti letto chiusi in questi anni; risolvere urgentemente la questione della responsabilità #penale con interventi strutturali e non attraverso documenti finalizzati unicamente a scoraggiare la “lite temeraria”; potenziare gli ambulatori territoriali per recuperare gli oltre 80 milioni di prestazioni non erogate in questi anni; recuperare immediatamente la grave carenza di medici ed #infermieri in deroga al blocco del tetto di spesa. Noi aggiungiamo, perché non rilevato nel documento, adeguare il #salario dei professionisti notoriamente sottopagati rispetto ai colleghi europei”. #emergenzaurgenza #emergenza #urgenza #ospedali #uominiedonne #cure
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“Dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese emerge che, in Italia, il 79% dei cittadini è preoccupato per il futuro del SSN, temendo di non poter accedere a cure tempestive e adeguate. Il 75,8% dichiara di aver percepito un peggioramento nell’accesso alle prestazioni sanitarie nella propria regione e manca fiducia nell’universalismo del sistema: ben l’89,7% dei cittadini è ormai convinta che solo i ceti abbienti abbiano un accesso privilegiato alle cure”. Cosa possiamo fare noi operatori del settore? OIS Medical Center è nato con l’obiettivo di contrastare l’universalismo diseguale, creando consapevolezza e percorsi non solo di cura, ma prima di tutto di mantenimento e potenziamento della salute, basati sull’idea di benessere globale. Per persone che si prendono cura della propria salute sempre. Con ODONTOCOOP Odontoiatria Ospedaliera, il nostro service odontoiatrico, promuoviamo l’unione virtuosa tra pubblico e privato con l’obiettivo di assicurare cure dentali accessibili e sostenibili per tutti, un modello che abbiamo chiamato Odontoiatria Ospedaliera.
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I contenuti principali del Decreto-legge sui “tempi di attesa” delle visite specialistiche erano già noti. Le ultime modifiche – afferma il dr. ANDREA FRASOLDATI, Presidente Eletto AME e Direttore Struttura Complessa Endocrinologia AUSL Reggio Emilia – riguardano elementi giuridico-amministrativi, in particolare il ruolo dei governi regionali. "Apprezzo l'incremento della spesa per il personale, ma le difficoltà nel reclutamento di #medici e #infermieri restano un problema serio. Come Presidente Eletto di un’associazione con oltre 2500 endocrinologi, vorrei evidenziare che le liste di attesa non si risolvono solo con nuove visite. Serve un governo della domanda secondo il principio dell’appropriatezza clinica. Molte visite sono ridondanti e potrebbero essere sostituite da teleconsulti o protocolli condivisi. Dobbiamo promuovere un’alleanza medico-paziente per un utilizzo corretto delle risorse, rifacendoci ai principi della campagna Choosing Wisely. Ogni indagine o visita prescritta sottrae risorse ad altri pazienti. In conclusione, spero che le #aziendesanitarie trovino il giusto equilibrio in questa fase di carenza di personale. Risolvere i tempi di attesa richiede un intervento sulla domanda, distinguendo tra visite necessarie e quelle sostituibili con contatti alternativi. Il diritto alla salute ci unisce tutti”.
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Stiamo vivendo oggi un periodo di crisi del Sistema Sanitario Nazionale; le ragioni sono varie, ma riconducibili alla perdita dell’equilibrio tra mantenimento dell’offerta di cura e sostenibilità dei costi. L’iperspecializzazione della medicina conduce il malato a vivere un percorso di cura frammentato e senza chiari riferimenti a chi lo cura. Di qui il bisogno di coniugare le competenze tecniche e scientifiche con il sapere umanistico e l’etica comportamentale, con l’obiettivo di ritrovare una medicina centrata sulla persona: una medicina sostenibile e proiettata in un orizzonte di riumanizzazione delle scienze e delle cure mediche.
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Finche si penserà che i medici di famiglia debbano dialogare con ospedali e strutture sanitarie sarà sempre un bagno di sangue. Sono i medici che erogano i servizi, sono gli unici abilitati a farlo! Quando si capira che i MMG devono dialogare con gli specialisti che erogano il servizio presso queste strutture allora ci sarà si risparmio, ma soprattutto il paziente avrà una presa in carico adattata alla sua patologia. Alcuni punti devono essere analizzati: Superare lo scoglio tra specialisti convenzionati e non convenzionati (odioso vedere che esistono medici di serie A e di serie B). Far si che i medici specialisti che lavorano con e per il SSN abbiano un contratto collettivo simile sia che lavorano in strutture ospedaliere. Rimuovere l obbligo del secondo operatore in sala operatoria e rendere obbligatoria la presenza di un secondo operatore nella struttura (oggi molti interventi necessitano di un solo operatore e questo permetterebbe al 2° medico di svolgere attività ambulatoriali e di reparto, aumentando di fatto la disponibilità del personale e dei servizi al cittadino) Obbligare tutti i medici ad avere una comunicazione scritta, esaustiva e tracciabile riguardante la presa in carico (che lo stato deve supervisionare - la pec degl ordini professionali, tra l altro gratuita, si adatterebbe a queste comunicazioni tracciabili) Forse a questo punto, con il dossier medico centralizzato, il paziente sarà al centro del suo percorso clinico terapeutico! ....e la spesa pubblica forse non abbattuta completamente, ma quantomeno tracciabile per quanto riguarda l appropriatezza.... Colpevolizzare medici e strutture quando il problema riguarda l organizzazione dello stato circa l erogazione dei servizi e l organizzazione strutturale della categoria medica e di altri operatori sanitari, mi sembra ingiusto! Adiuvantibus
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L’Epilessia rappresenta una delle sfide più complesse e multiformi in ambito neurologico che il Sistema Sanitario si trova ad affrontare, dall’Emergenza alla Cronicità e con utenti in tutte le età della vita. Con oltre 50 milioni di persone nel mondo, 6 milioni in Europa, 500.000 - 600.000 in Italia, l’Epilessia nelle sue diverse forme va ben oltre il mero ambito clinico, configurandosi come una problematica di vasta portata che impatta il Sistema Paese. L’inserimento dell’Epilessia nel nuovo Piano Nazionale Cronicità del 2024 è un intervento che comprova una maggiore attenzione istituzionale verso la strutturazione di percorsi condivisi in grado di migliorare la presa in carico e continuità assistenziale di questa patologia. È in questo contesto di elevata complessità che è emersa l’esigenza di realizzare una fotografia aggiornata delle prospettive di assistenza alle PcE, attraverso l’analisi dello stato dell’arte e l’esame di tutte le opportunità di cura ed assistenza che sono, quantomeno in via teorica, disponibili.
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