🇺🇸🚀 Lo scorso 20 gennaio, alcune ore dopo il discorso inaugurale di Donald Trump al Campidoglio, si è tenuto anche quello di Elon Musk, il potente magnate dell’alta tecnologia nominato dal tycoon alla guida del dipartimento per l’efficienza governativa (Doge), che ha rubato l’attenzione mediatica con il suo saluto romano (poi negato) alla folla. Gli interessi di Musk differiscono da quelli degli Stati Uniti su varie questioni, a cominciare dal rapporto con la Cina. Gli investimenti di Tesla nella Repubblica Popolare sono notevoli e il tentativo di Musk di inserirsi nei rapporti sino-americani per influenzarli (per esempio, ventilando di poter mantenere TikTok negli Stati Uniti se a X fosse permesso di operare in Cina) rischia di sovrapporsi alle pressioni anti-cinesi sempre più forti negli apparati e nella società americana. Su un altro fronte, corteggiando i movimenti populisti di destra europei, Musk mira a indebolire le capacità regolamentatrici dell’Unione Europea. Ma l’ipotesi che - per esempio - alternative für Deutschland vada al potere in Germania, con l’esplicita promessa di riaprire il gasdotto Nord Stream e ristabilire i rapporti russo-tedeschi pre-bellici, rappresenta una minaccia agli interessi americani intollerabile per qualunque amministrazione. C’è poi la questione dell’immigrazione. Oggi Musk si fa fautore di un rilassamento delle regole immigratorie, almeno per quanto riguarda il personale qualificato su cui si è largamente basato il successo dell’industria high tech, ma ciò si scontra non solo con l’opposizione della base più xenofoba della nuova dirigenza repubblicana, ma anche contro le preoccupazioni crescenti di parti dell’establishment securitario americano circa l’esposizione di aspetti centrali della sicurezza nazionale a influenze straniere. Tenuto conto di tutte queste differenze tra gli interessi di Musk e quelli della politica statunitense incarnati da Trump, è possibile che nel futuro prossimo si verifichi una rottura tra i due? Ne parliamo nell’ultimo report di Aliseo Plus, il servizio premium di Aliseo che puoi provare gratis a questo link https://lnkd.in/dQ94xbsz
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Il dibattito sul potere dei miliardari e le politiche antitrust si intensifica con le recenti dichiarazioni di Elon Musk su Lina Khan. Le sue affermazioni riflettono le tensioni crescenti tra grandi aziende e regolatori. #AI #IntelligenzaArtificiale #USA #Elezioni2024 #Antitrust #ElonMusk #LinaKhan #Economia #Politica #CorporatePower https://lnkd.in/dGZrkesu
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Elon Musk ha contribuito in modo decisivo alla vittoria elettorale di Trump🇺🇸, muovendosi abilmente tra le regole per orientare una delle campagne più importanti del 🌎 . Alcuni temono questa combinazione di poteri, ma personalmente la vedo come una scelta strategica dal punto di vista industriale, sebbene forse non soggetta a molte limitazioni normative⚠️ Trump sembra pronto ad affidare ruoli simili a quelli di un vicepresidente a un imprenditore che ha rivoluzionato i pagamenti digitali, l’industria della mobilità elettrica, le comunicazioni #satellitari, i viaggi #spaziali e la #tecnologia #neurale… e che non ha esitato a lanciare anche un lanciafiamme anti-zombie 🧟♂️. La nuova amministrazione si prepara seriamente a confrontarsi con i BRICS, puntando sull’ingegno e sulla visione di un innovatore. Mentre il blocco #BRICS cresce grazie alla manodopera a basso costo e poche regole, Trump conta sull’audacia e la genialità di Musk per competere a livello globale. Il #futuro richiede #visione, #coraggio e un tocco di #follia. Resta da vedere quanto sarà sottile la linea etica seguita, una questione tutt’altro che secondaria. Nel frattempo, l’Europa 🇪🇺 sembra intrappolata in una rete di regole e nelle divisioni di un’Unione poco coesa e priva di una leadership forte. Tesla PayPal X SpaceX xAI
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AI e Big Tech in catene: il tributo imposto dalla "corte" di Trump è un fatto globale non solo USA Il ricatto economico e il ruolo controverso di Musk Mentre il mondo si trova ad affrontare una rivoluzione tecnologica senza precedenti, le Big Tech, custodi dell’intelligenza artificiale, sembrano piegarsi a una logica politica che sa di ricatto. La Silicon Valley, storicamente vicina all’ideologia progressista e ai suoi valori liberali, oggi appare come un gruppo di cortigiani obbligati a rendere omaggio a Donald Trump per ottenere il via libera necessario alla propria operatività. Negli ultimi anni, la concentrazione di potere nelle mani dei colossi tecnologici ha attirato critiche, ma è oggi sotto l’egida di un’amministrazione minacciosa e vendicativa che questo potere sembra destinato a rimanere "a pagamento". L’accusa è chiara: Trump esercita un’influenza opprimente sulla scena economica e tecnologica, imponendo implicitamente che l’innovazione passi attraverso il filtro del suo consenso politico. I CEO, da Mark Zuckerberg a Sam Altman, uno dopo l’altro, si sono affrettati a offrire sostegno, timorosi delle ripercussioni di un leader noto per il suo temperamento vendicativo. Il carattere vendicativo di Trump Trump ha più volte dimostrato di non dimenticare gli avversari. Critiche pubbliche, minacce di misure fiscali o regolatorie e attacchi personali rappresentano gli strumenti della sua politica. Non è un caso che figure influenti come Jeff Bezos, che in passato è stato un avversario dichiarato attraverso il Washington Post, si siano riallineate nel corso del tempo. Lo stesso Zuckerberg, dopo aver subito critiche feroci sul ruolo di Facebook nelle elezioni e sulla libertà di parola, ha preferito "mettere da parte" le differenze per preservare i propri interessi. Tutto questo pone una domanda cruciale: che spazio resta per l’etica e l’indipendenza dell’innovazione tecnologica, se i giganti del settore vengono costretti a sottostare al potere politico di turno? Il ruolo ambiguo di Elon Musk In questo panorama, Elon Musk si distingue come figura controversa. Considerato un alleato informale di Trump, Musk ha abbracciato posizioni ideologiche che hanno aperto a speculazioni sul suo ruolo di mediatore o "cavallo di Troia". Mentre la sua influenza cresce sia nei settori tecnologici che politici, il suo approccio spregiudicato sembra funzionare da modello per altri imprenditori. Tuttavia, questa vicinanza solleva dubbi: Musk agisce per proteggere l’interesse della propria azienda o per rafforzare ulteriormente il suo dominio tecnologico in un’epoca di crescente controllo governativo? Un futuro a rischio La sudditanza delle Big Tech a Trump e ai suoi ricatti fiscali o normativi non è solo una questione americana. Con l’IA pronta a definire il futuro dell’economia e della società, la dipendenza di queste aziende da un unico attore politico rappresenta un rischio immenso per la democrazia e per il progresso umano. Le conclusioni a voi 😉
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𝐄𝐥𝐨𝐧 𝐌𝐮𝐬𝐤, 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐚: 𝐁𝐞𝐫𝐥𝐢𝐧𝐨 𝐞 𝐋𝐨𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐜𝐜𝐨 Le tensioni tra Elon Musk e i governi europei si intensificano. La Germania e il Regno Unito reagiscono agli attacchi e alle influenze digitali del magnate, delineando una strategia di difesa istituzionale e normativa contro la sua crescente influenza sui social media e sulla politica interna. Leggi l’articolo integrale 👉🏼 https://lnkd.in/dKCwYHZH #ItaliaInforma #ElonMusk #SocialMedia
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Avete presente l'isteria collettiva scatenata dal cuore di Elon Musk? Sì, quello gettato al pubblico nel suo intervento all'insediamento di Trump, che qualcuno ha voluto trasformare in un presunto saluto nazista? Roba da matti. Manco Musk avesse mandato armi al battaglione Azov - quello sì nazista - o avesse applaudito i crimini di Israele a Gaza, che sono l'effetto di comportamenti che somigliano molto al nazismo. Ma si sa, il mondo ormai funziona così: ti condannano per un gesto, ma applaudono con nonchalance chi, dietro una scrivania, firma scelte ben più discutibili. Prendiamo Joe Biden. Un presidente talmente "inabile" da doversi ritirare dalla corsa per un secondo mandato, ma ancora abbastanza "abile" per firmare una serie di grazie preventive che stanno facendo tremare Washington. Milley, Fauci, la commissione del 6 gennaio: tutti salvati da potenziali guai giudiziari con una mossa senza precedenti nella storia americana. Fauci, il volto della pandemia, l’uomo che – diciamocelo – se ci avesse detto che per combattere il Covid bisognava saltellare su una gamba sola e andare in giro nudi, avremmo avuto le strade piene di nudisti che imitavano i canguri. Perché graziare chi è innocente? E, se non è innocente, perché evitare che la giustizia faccia il suo corso? Proviamo a fare chiarezza. Perché il teatro politico non smette mai di stupire e, ogni tanto, vale la pena guardarlo senza il filtro della propaganda. Perciò, gettarla in caciara con Musk serve a distrarre dai problemi reali della democrazia? 👉 Leggi l'articolo completo qui: https://lnkd.in/d6Kq8qmg Non fatevi bastare le verità preconfezionate da chi vi ha raccontato che i soldati russi erano costretti a combattere solo con delle pale perché Mosca non aveva più i soldi per costruire munizioni. O che i green pass servivano a creare luoghi sicuri, senza uno straccio di studio scientifico a supporto di tale sciocchezza. Se un cuore di Musk diventa uno scandalo, le grazie di Biden meritano almeno un minuto di riflessione. #Biden #Musk #nazismo #grazie #Covid #vaccini #giustizia #Fauci #futuro #democrazia #politica #informazione #giornalismo
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Ho scritto un articolo in cui parlo del conflitto tra i giganti tecnologici e la sovranità degli Stati, con uno sguardo che va oltre la figura di Elon Musk, al centro di tante polemiche in questi ultimi tempi. Un tema importante per chi si interessa di tecnologia, geopolitica e tutela dei diritti. #Tecnologia #SovranitàDigitale #Geopolitica
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Un'alleanza inaspettata tra **Donald Trump** ed **Elon Musk** sta scuotendo le fondamenta della politica americana. A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, emergono dubbi sul futuro della **giustizia** e su cosa significhi questa partnership per le istituzioni legali statunitensi. Mentre i sostenitori vedono in Musk un innovatore capace di portare fresche idee al governo, i critici sollevano interrogativi riguardo ai conflitti di interesse e alla sua mancanza di esperienza politica. Questo potrebbe non solo ridisegnare il panorama politico, ma anche influenzare radicalmente le **riforme legali**. In un contesto in cui la **tecnologia** gioca un ruolo sempre più rilevante, Musk potrebbe apportare innovazioni nel **sistema giudiziario**, migliorandone efficienza e trasparenza, ma sollevando al contempo preoccupazioni sulla **privacy** e la sicurezza dei dati. Scopri di più sulle implicazioni di questa alleanza controversa e ciò che potrebbe significare per il futuro della giustizia negli Stati Uniti. Leggi l'articolo completo sul mio blog: [Trump e Musk: alleanza controversa e il futuro della giustizia](https://lnkd.in/dAuhsqAC). #Trump #Musk #Giustizia #Politica #Tecnologia #RiformeLegali
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Il grande Elon Musk” e “il patriota americano” Vivek Ramaswamy guideranno il “dipartimento per l’Efficienza” che vuole tagliare burocrazia e costi eccessivi dell’apparato statale americano: non è un ministero, dovrà ricevere il mandato ufficiale dal Congresso (molti dicono che il Congresso è scettico, ma se c’è una cosa che evapora quando c’entra Musk è la voglia di metterselo contro) ma già nel suo acronimo – Doge – si ritrova la propensione del presidente eletto Donald Trump a coccolare il suo potentissimo consigliere-finanziatore: la criptovaluta preferita da Musk si chiama Dogecoin, ed essendo uno fissato con i nomi, per lui questi dettagli contano. Del dipartimento si sa soltanto quel che è stato detto negli ultimi mesi da Trump e da Musk (Ramaswamy è una comparsa premiata per fedeltà e soldi), cioè che questo nuovo progetto “lancerà una scossa al sistema e a chiunque è coinvolto negli sprechi, cioè un sacco di gente” (ci sono molte emoji di fiamme), che sarà all’insegna della trasparenza, che ci sarà una classifica delle spese più idiote, che “sarà allo stesso tempo tragico e divertente” e che, dice Trump al solito rassicurante, è il “Manhattan Project” di quest’epoca, quello di allora portò alla bomba atomica. Soprattutto questo dipartimento è il sigillo di un’alleanza che vuole torcere le regole del sistema. Vuole combattere una guerra politica, di potere e culturale: E’ così, con soldi e presenza, che Musk è diventato Musk, rompendo gli argini retorici, disseminando bugie, barzellette, meme, annunci – per restare in termini di efficienza: ha detto di voler licenziare fino all’80 per cento dei dipendenti pubblici, abolire il ministero dell’Istruzione, dichiarare incostituzionale la Federal Reserve – e riuscendo così ad attrarre elettori e riacciuffare gli investitori che in questi anni di operazioni abrasive si erano allontanati da lui. Il titolo di Tesla è in crescita a ritmi inusuali da quando Trump ha vinto . Musk approfitta di questo potere ottenendo quel che desiderava di più: l’accesso, non soltanto a Trump (anche se sembra enorme, per esempio: la sua presenza non era prevista durante la conversazione con Volodymyr Zelensky, ma Musk è arrivato nella stanza e Trump gli ha passato il telefono) ma agli apparati della sicurezza e della difesa, militari ed economici. E’ questa la merce di scambio per Musk, che ora ha mandato di sburocratizzare lo stato ma che ha l’ambizione di sostituirsi allo stato, di fare quello che lo stato non fa e farlo meglio, smantellando le istituzioni con la scusa dell’efficienza (bisogna rileggere Ayn Rand per decifrare il rapporto che Musk ha con lo stato, e come vuole trasformarlo). Intanto smantella le consuetudini, suggerisce di cambiare i media che hanno accesso, di nuovo, alle conferenze stampa alla Casa Bianca, per dare una posizione ai new media che hanno trainato il voto per Trump. Bloomberg scrive che una definizione esatta del ruolo di Musk c’è: è un oligarca.
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Nella vittoria di Trump Elon Musk non è solo l’imprenditore eccentrico e visionario, è il miliardario che ha trasformato la sua influenza in un motore politico capace di spostare masse e determinare risultati. Con la sua super PAC “My America PAC” — un comitato di azione politica che può raccogliere e spendere somme illimitate di denaro per sostenere candidati senza coordinarsi ufficialmente con le loro campagne — Musk ha diretto l’operazione di mobilitazione elettorale più massiccia mai vista, spendendo oltre 175 milioni di dollari per raggiungere quasi 11 milioni di elettori nelle zone chiave. Mentre Trump affidava il suo destino politico a un outsider, Musk dettava le regole di un gioco che la democrazia americana stenta a riconoscere. Canvassers, ossia volontari o professionisti incaricati di contattare gli elettori porta a porta, venivano pagati, con bonus per reclutare voti, persino incentivi economici mascherati da appelli al patriottismo: tutto pur di accendere un riflettore su un sistema dove la voce di chi ha denaro urla più forte di quella degli elettori. Il connubio tra Trump e Musk non è solo un’alleanza elettorale. È la prova che la politica si è fatta spettacolo per pochi ricchi protagonisti, e Musk – con la sua piattaforma X trasformata in megafono personale – ne è il regista e attore principale. Le tattiche sfacciate, dagli incentivi al controllo delle operazioni sul campo, mostrano come le campagne politiche si stiano trasformando in laboratori per esperimenti finanziati da miliardari. “Una stella è nata”, ha detto Trump tra applausi e sorrisi, mentre Musk pianificava già le prossime mosse per influenzare le elezioni di midterm. E così, in un’America sempre più strattonata tra potere e capitale, resta una domanda inquietante: quanto è lontana la democrazia quando la politica diventa l’affare personale dei miliardari? Buon giovedì. (il mio #buongiorno per Left) https://lnkd.in/gqhxq_j8
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