Su Altreconomia parliamo di congedo di paternità e legge di bilancio. L’Italia, fanalino di coda rispetto ai congedi di paternità deve riconoscere i benefici a breve, ma anche a lungo termine di un coinvolgimento precoce dei padri nell’accudimento di bambine e bambini. https://lnkd.in/dfEvEiZu
Post di Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini onlus
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Aumentare il ruolo dei padri: 10 giorni di congedo non bastano. In Italia, la cultura della cogenitorialità è ancora in fase di sviluppo. Sebbene ci siano stati progressi legislativi, il congedo di paternità obbligatorio di soli 10 giorni lavorativi resta significativamente inferiore rispetto a molti altri paesi europei. Questa visione limitata della paternità rinforza l'idea che la cura dei figli sia principalmente una responsabilità materna. Di conseguenza, le donne si trovano spesso con opportunità professionali limitate, mentre i padri vengono privati di un ruolo più attivo nella crescita dei propri figli. Per promuovere una vera cultura della cogenitorialità, l'Italia dovrebbe: - Estendere la durata del congedo di paternità, - Implementare politiche che incentivino i padri a usufruire dei congedi, - Lanciare campagne per sfatare gli stereotipi di genere, - Incoraggiare le aziende a investire in benefit per il benessere di entrambi i genitori. - Anche se un cambiamento culturale profondo richiederà tempo, è essenziale per una società più equa, un migliore equilibrio tra vita e lavoro e una qualità di vita superiore per famiglie e bambini. Cosa ne pensi? #Cogenitorialità #CongedoDiPaternità #EquilibrioVitaLavoro #BenessereFamiliare #CulturaDelCambiamento #Italia #Lavoriamoci
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Congedo di paternità, dall'evoluta Svezia all'Italia fanalino di coda: il quadro in Europa In Francia il presidente Macron vuole estenderlo a sei mesi per entrambi i genitori. Il governo spagnolo prevede 16 settimane, mentre Svezia, Finlandia e Norvegia sono esempi vituosi. E in Italia? La legge concede solo 10 giorni, minimo previsto dalla direttiva Ue Un interessante articolo di Giulia Mengolini su Sky TG24 “Congedi retribuiti e maggiori aiuti per i padri con l'obiettivo di sostenere la genitorialità e promuovere la condivisione dei compiti di cura di padri e madri. E di conseguenza, anche per le mamme che grazie a un welfare più equo dovrebbero rinunciare sempre meno all'antica scelta tra carriera e famiglia. Dal 2019 l'Unione europea ha adottato una direttiva specifica che prevede linee comuni sui congedi di paternità, stabilendo che alla nascita di un figlio o una figlia i padri hanno diritto a 10 giorni lavorativi di congedo. Ma esistono differenze importanti tra i diversi Paesi. In Italia la legge garantisce il minimo di 10 giorni obbligatori e uno facoltativo solo per i padri lavoratori dipendenti, sia pubblici sia privati, retribuiti al 100%, utilizzabili tra i due mesi precedenti e quelli successivi al parto. Un obiettivo di equità, perseguito anche dall'Unicef: a inizio di marzo 2024 una delegazione ha raccolto 48mila firme della petizione "Io Voglio Esserci" per chiedere l'ampliamento del congedo di paternità adeguandolo per tempi e retribuzioni agli standard europei. Ma qual è la situazione negli altri Paesi? https://lnkd.in/dTp9Jtzs #flpnews Seguimi su LinkedIn: https://lnkd.in/dgUYdM5s.
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“Nostra figlia è nata nel 2022 e abbiamo finito di fruire i periodi di congedi obbligatori di maternità e paternità prima del 31.12.2022. Nostra figlia avrà così 3 anni nel 2025 e noi abbiamo diritto a congedi parentali per complessivi 9 mesi (3 mesi a testa per genitore + 3 mesi a scelta tra noi) pagati solo al 30% dello stipendio fino ai 12 anni di nostra figlia. Ovviamente non li useremo, come non li abbiamo usati finora, perché insostenibili economicamente.” “Nostro figlio è nato nel 2024 ma finiremo di fruire dei congedi obbligatori di maternità e paternità dopo il 31.12.2024. Nostro figlio compirà un anno nel 2025 e noi genitori avremo diritto a congedi parentali per 3 mesi pagati all’80% fino al compimento di 6 anni di nostro figlio e per i restanti 6 mesi al 30% entro i suoi 12 anni. Probabilmente useremo quei tre mesi pagati all’80% perché sono sostenibili economicamente.” Nel 2025 assisteremo a questo tipo di scenario che appare discriminatorio per l’accesso e la fruizione paritaria del diritto ai congedi parentali. Ecco dimostrato con un esempio pratico lo scenario appare di ingiustificata disuguaglianza in base all’età dei figli (tra genitori di una figlia di 3 anni e genitori di un figlio di un anno) e in base alla tempistica di esaurimento del congedo obbligatorio di maternità e paternità da parte dei genitori. Come si crea una normativa che appare discriminatoria e appare violare il principio di uguaglianza tra genitori e figli piccoli sui congedi parentali (cosiddetta maternità e paternità “facoltativa”)? Si crea dando diritto ai genitori a un indennità differente (30% o 80% della retribuzione) in base all’anno di conclusione del periodo di congedo maternità o paternità obbligatorio e quindi in base all’anno di nascita dei figli. Questo pare essere ciò che è già successo negli ultimi due anni (lì la differenza sul congedo era di due mesi e non tre) e potrà succedere nel 2025 con le modifiche normative in tema di congedi parentali effettuate dalle ultime 3 leggi di bilancio di fine anno. Forse è opportuno rendere le norme sui congedi parentali uniformi, per la fruibilità da parte dei genitori di figli under 12 anni di età, a prescindere da in quale anno sono nati i figli e da in quale anno i genitori hanno esaurito la fruizione dei loro congedi obbligatori di maternità e paternità? Forse sì. Ai congedi parentali pagati all’80% dello stipendio sarebbe giusto poter accedere a prescindere dall’anno di nascita dei figli entro il compimento dei loro 6 o 12 anni. ________ Se condividi che appare discriminatorio e diseguale non poter accedere a 3 mesi di congedo parentale pagato all’80% per quei genitori che hanno esaurito i congedi di maternità (i 5 mesi) e paternità (i soli 10 giorni) obbligatori prima del 31.12.2022, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #welfare #congedi #uguaglianza #genitori #figli #dirittodellavoro
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Il congedo parentale prolungato per padri lavoratori è stato testato in 24 grandi aziende italiane Negli ultimi anni, il tema della genitorialità condivisa ha iniziato a guadagnare maggiore attenzione in Italia, ma la strada da percorrere per una vera parità tra madri e padri sul piano lavorativo è ancora lunga. Attualmente, il congedo di paternità previsto dalla legge è di soli 10 giorni, una misura che molti ritengono insufficiente per consentire ai padri di partecipare attivamente alla cura dei propri figli nei primi mesi di vita. Il centro studi Tortuga ha proposto a 24 aziende italiane con un numero di dipendenti che va dai 200 a più di 10mila di testare il congedo parentale prolungato. Lo studio di Tortuga “Verso una genitorialità condivisa, che è stato promosso dalla deputata del PD Lia Quartapelle, è stato presentato alla Camera: il 70% dei lavoratori delle aziende coinvolte ha aderito alla proposta di estendere il congedo di paternità, portando la durata media da 10 giorni a un periodo compreso tra una e 26 settimane. In media, i padri hanno usufruito di 8,6 settimane di congedo, con una maggiore adesione tra le fasce di età 30-39 anni (75%) e 40-49 anni (65%). Mentre in Italia i padri stanno iniziando a fare progressi, il panorama europeo ci offre spunti interessanti: in paesi come la Svezia e la Norvegia, i congedi parentali sono molto più lunghi e possono essere suddivisi equamente tra i genitori, con effetti positivi sul benessere familiare e sulla parità di genere. #attualità #congedoparentale #lavoro #benesserefamiliare #LinkedIn #torcha
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La legge italiana sui congedi di maternità e paternità e sui congedi parentali è ormai un vero e proprio pasticcio per tre motivi: 🔴congedo di maternità e paternità hanno 140 giorni di differenza dove il primo dura almeno 5 mesi mentre il secondo dura solo 10 giorni; 🔴i congedi parentali vengono pagati di meno e per meno tempo di quanto un genitore di figlio sotto l’anno di età avrebbe diritto di percepire con la NASPI in caso di dimissioni volontarie convalidate dall’Ispettorato del Lavoro. Ne ho scritto spesso in passato e ciò che ho scritto è stato validato da esempi concreti. 🔴il diritto al congedo parentale è adesso anche discriminatorio in base all’età dei figli: nel 2025, i genitori di figli dai 3 anni d’età in su avrebbero diritto a congedi parentali pagati al 30% dello stipendio (quindi inaccessibili perlopiù perché indennizzati troppo poco) mentre i genitori di figli di un anno di età avrebbero diritto a 3 mesi di congedi parentali pagati all’80% dello stipendio (quindi accessibili!) e i restanti 6 mesi al 30%. E poi si pensa che il calo demografico sia un problema solo culturale ed economico? È di certo un problema causato da regole del gioco come queste che lo favoriscono. E poi si parla di disparità di genere nel lavoro? Con regole del gioco di questo tipo che in 11 anni hanno triplicato l’aumento delle dimissioni di madri e padri lavoratori (stragrande maggioranza madri) nei primi 3 anni di vita dei figli (da 19.000 persone nel 2013 a 60.000 nel 2022), non si fa altro che alimentarla la disparità di genere del lavoro. Bisogna fare regole migliori. C’è bisogno di regole del gioco migliori. Per favore. Partiamo dalle basi. Miglioriamo queste regole. 🟢Equiparando congedo di maternità e paternità obbligatori ad almeno 5 mesi. 🟢Prevedendo congedi parentali che abbiano durata e vengano pagati almeno quanto la NASPI. 🟢Prevedendo congedi parentali pagati ugualmente all’80% per almeno tre mesi senza discriminare in base all’età dei figli piccoli. Questa è un’evoluzione sociale che non ha alcun senso rinviare. _______ Se credi che le regole su congedo di paternità e congedi parentali andrebbero migliorate rispetto a quelle esistenti, lascia una reazione, un commento e diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #welfare #congedi #crescita #figli #demografia #gendergap
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Congedo di 5 mesi anche per i papà: l’obiettivo parità è ancora un miraggio L’attuale sistema costa 2,7 miliardi l’anno, ampliandolo il conto supererebbe i 4 miliardi Un interessante articolo di Rosaria Amato su #LaRepubblica “ROMA — «Congedo paritario retribuito al 100% di cinque mesi per mamme e papà». La proposta potrebbe ridurre le discriminazioni nei confronti delle donne sul lavoro, tracciando forse una linea definitiva sull’odioso fenomeno delle dimissioni “volontarie” delle lavoratrici madri (che riguarda una neomamma su cinque). Ed è in linea con la legislazione di diversi Paesi europei: dalla Spagna che prevede un numero inferiore di settimane retribuite al 100% rispetto all’Italia, 16, ma assegnate in modo paritario al padre e alla madre, alla Svezia, dove le madri e i padri hanno oltre tre mesi di congedo esclusivo, a cui si aggiungono 43 settimane di congedo condiviso. O la Finlandia, dove sono previsti 164 giorni di congedo per genitore. Distribuire il “peso” della maternità tra uomini e donne accorcerebbe forse finalmente la distanza siderale tra il tasso di occupazione femminile in Italia (52,8% nel 2023) e quello maschile (71%), ma anche tra donne con e senza figli (il gap nella fascia di età compresa tra i 25 e i 54 anni è di 11 punti percentuali secondo l’ultimo Rapporto di Save the Children Italia). Almeno in teoria. Perché quello che l’Inps certifica ogni anno, da quando esiste un congedo di paternità obbligatorio (il 2013), che attualmente ammonta a dieci giorni ed è retribuito al 100%, è la persistente “riluttanza” dei neopadri di usufruirne. Anche se ci sono stati significativi miglioramenti: si è partiti dal 19,25% nel 2013, per arrivare al 64,02% nel 2022, ma con forti differenze tra Nord e Sud (dove lo utilizza in media un padre su tre). Eppure è un obbligo di legge. Ma le differenze maggiori nella fruizione emergono per il congedo parentale, cioè quello facoltativo: sei mesi per la madre, fino a sette per il padre, da richiedere entro i 12 anni di vita del bambino, retribuiti al 30% fino a 9 mesi (poi subentrano tetti di reddito; i congedi sommati di padre e madre non possono superare gli 11 mesi). Quanto costerebbe pagare cinque mesi di congedo parentale, al padre e alla madre, al 100%? Per calcolarlo si può partire dai costi delle misure attuali. L’Inps calcola che per il 2023 si siano spesi 2,7 miliardi per i trattamenti obbligatori di maternità (cinque mesi con indennità pari all’80% della retribuzione) e 1,5 miliardi per i congedi parentali. La relazione tecnica della legge di Bilancio 2024 calcola che l’aumento dell’indennità per il congedo parentale costerà 138 milioni nel 2024, e man mano aumenterà fino a raggiungere i 194 milioni nel 2033. La misura costerebbe sicuramente alcuni miliardi, non meno di 4. Ma l’aumento dell’occupazione femminile avrebbe un impatto positivo sul Pil, compensando in parte il calo in atto della popolazione in età da lavoro.” #flpnews
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🌟 Le tre cose che devi sapere sui congedi di maternità e paternità Scopri alcuni aspetti fondamentali delle normative sui congedi parentali e come possono influenzare positivamente la tua azienda. Sfoglia il nostro carosello per conoscere i dettagli! #GenitorialitàInAzienda #CongedoDiMaternità #CongedoDiPaternità #ParitàDiGenere #WelfareAziendale #MasterGenitori Sabrina Colombo, Giuliana Ferrari
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👨🍼 𝐋𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞 𝐩𝐚𝐭𝐞𝐫𝐧𝐢𝐭à: 𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨? La normativa italiana prevede per i papà 10 giorni di congedo obbligatorio. Luisa Quarta, coordinatrice del #GruppoDonne di Manageritalia, ci spiega cosa occorre sapere e come la misura viene applicata. 🔎 𝐋𝐞𝐠𝐠𝐢 𝐥'𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐨 𝐚𝐬𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚𝐥𝐨 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐚𝐥𝐢𝐭à 𝐚𝐮𝐝𝐢𝐨/𝐩𝐨𝐝𝐜𝐚𝐬𝐭: ➡️ 🎧 https://bit.ly/3YNcGiR 📍 Parlando di paternità, nel nostro Paese la legge prevede che i neopapà fruiscano di un congedo dal lavoro obbligatorio e retribuito di dieci giorni, misura che si affianca ai cinque mesi di maternità delle donne lavoratrici. 📍 Siamo ben lontani dalle 16 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐞 𝐫𝐞𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐢𝐭𝐞 𝐚𝐥 100% 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐩𝐚𝐠𝐧𝐚, ma è comunque uno strumento importante per valorizzare il ruolo del padre, ridurre l’eccessivo carico di cura sulle spalle delle donne e migliorare l’occupazione femminile. 📍 È importante quindi lavorare per aumentare i giorni di congedo obbligatorio, ma anche per far sì che tutti i padri ne usufruiscano. 📍 Sebbene la percentuale di uomini che si avvale della paternità si sia più che triplicata dal 2013 al 2022 (rapporto Save the Children “Le equilibriste: la maternità in Italia 2024”), siamo ancora lontani da una piena fruizione: 𝐧𝐞𝐥 2013 𝐧𝐞 𝐡𝐚 𝐟𝐫𝐮𝐢𝐭𝐨 𝐢𝐥 19,26%, 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 2022 𝐢𝐥 64,02%. E tutto questo nonostante la legge preveda, per quelle aziende i cui padri non rispettano la normativa, una sanzione amministrativa e l’esclusione dai benefici della certificazione della parità di genere. 📍 Manageritalia, anche con il suo #GruppoDonneManager, lavora da anni per favorire un miglioramento culturale e fattuale della situazione. Tra le tante iniziative c’è anche #UnFioccoinazienda, per rendere la genitorialità un momento di valorizzazione e non di tensione tra collaboratore e azienda. ❓❓❓ Cosa ne pensate, papà e non?
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Un lavoro che meglio concili vita familiare e professionale non ha genere e riguarda anche i papà. Sebbene le mamme siano molto discriminate nel mercato del lavoro, anche i papà subiscono pressioni sociali e iniquità normative e forse non se ne parla abbastanza. Un papà dipendente oggi ha solo 10 giorni di congedo di paternità “obbligatorio” per accudire figlio e mamma, con le relative conseguenze di distacco e il relativo squilibrio tra figure genitoriali e nell’accudimento. Un problema che crea gabbie sociali, emotive e generazionali non indifferenti. Un papà non può chiedere un permesso se non con il rischio di sentirsi rispondere “ma una mamma questo bimbo non ce l’ha? Perché devi andare tu dal pediatra?” (Tratto da una storia vera, anzi più di una). Questo solo per fare due esempi, tra tanti. Per fortuna, però, c’è un sempre crescente desiderio di rivendicazione della figura paterna e una sempre crescente richiesta di diritti e opportunità per vivere la genitorialità nel modo più pieno possibile. Ricordiamoci che negli ultimi 10 anni è più che triplicato l’utilizzo del congedo di paternità da parte dei papà. Per questo è importante ricordare che per ogni diritto di una mamma, ci dovrebbe essere un diritto di un papà. Rompere questa barriera iniziando a chiedere e a parlare di diritti genitoriali è un’opportunità. Ecco perché insieme a Taryn Di Ventura abbiamo deciso di scrivere questo post e di indicare alcuni diritti troppo frequentemente affidati alle mamme, di cui invece possono usufruire anche i papà: - congedo di maternità utilizzabile dal padre in caso di decesso della madre; - diritto alla NASPI (disoccupazione) e all’indennità sostitutiva del preavviso in caso di dimissioni volontarie entro l’anno del bambino/a per il padre che ha usufruito del congedo obbligatorio di paternità; - riposi giornalieri entro l’anno del bambino (due ore al giorno se orario giornaliero superiore alle sei ore; un’ora se inferiore) nel caso in cui non ne usufruisca la madre per rinuncia o perché madre rientrante in una delle categorie previste dalla legge; -3 mesi di congedo parentale non trasferibili alla madre; - diritto di richiesta al lavoro flessibile come previsto dalla direttiva europea 1158/2019 relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. Sullo sfondo notiamo un problema: il papà sembra esser trattato dalla legge come un “panchinaro”. Quando la mamma non può, non riesce o non vuole, allora entra in campo il padre per sostituirla ma… I padri non sono sostituti delle madri e i tempi delle responsabilità paterne relegate al fine settimana non sono più accettabili, non credete? Se ritieni necessario un progresso sociale e normativo sui diritti e sul tempo delle responsabilità paterne lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. P.S. Se ti interessa che proseguiamo con post su questi temi, faccelo sapere! #lavoro #paternità #responsabilità #diritti
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Devo ammettere che è la prima volta che leggo questo ottimo rapporto di Save the Children Italia sulla maternità nel nostro Paese, probabilmente spinto dal fatto di avere in casa una neo "equilibrista". I dati sul rapporto tra maternità e lavoro sono inaccettabili per una società avanzata. Tra le numerose statistiche sono stato colpito dalle seguenti: - In Italia una lavoratrice su 5 esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre; - Il 72,8% delle 61 mila convalide di dimissioni volontarie di neogenitori riguarda le donne; - Tra le neomamme, il 63,6% dei motivi di convalida delle dimissioni è associato a impegni legati alla cura dei bambini, per il 78,9% dei neopapa' il motivo è di natura esclusivamente professionale; - Tra le donne che hanno figli la percentuale di quelle impiegate part-time è del 36,7%, tra gli uomini che hanno figli del 4,6%. Per incentivare la condivisione della cura gli autori propongono, tra le altre cose, di introdurre un congedo di paternità obbligatorio di 3 mesi per tutti i lavoratori, per poi estenderlo ed equipararlo ai 5 mesi del congedo di maternità, e di riconoscere una retribuzione adeguata per i congedi parentali aumentando l'attuale indennizzo del 30% dello stipendio ed estendendolo a tutti i lavoratori. È tempo che pubblico e privato facciano qualcosa per trovare in fretta delle soluzioni.
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