Circa 2 anni fa, in tempi non sospetti in cui la peste suina africana ancora era relegata a territorio lontani, l’URCA, i cacciatori di selezione, e la Baldi Srl Jesi iniziarono una collaborazione per collocare sul mercato i cinghiali che i cacciatori di selezione della zona dei Monti Azzurri, a ridosso dei Sibillini, portavano a controllare e lavorare nel piccolo macello di Caccamo.
La caccia di selezione impone un abbattimento con un unico colpo su un centro vitale. L’animale neanche se ne accorge e le carni che ne derivano sono le più buone perchè non si innescano processi degenerativi enzimatici legati allo stess.
Si, il benessere degli animali, anche all’atto dell’uccisione, oltre che essere eticamente opportuno, è anche economicamente conveniente perché mantiene il massimo grado di qualità della carne stessa.
L’unico vero cinghiale Marchiano in commercio, controllato e tracciato come tale, è quello che mettiamo noi in commercio, nella ristorazione, contribuendo a risolvere così un altro grande problema: dato l’aumento del numero dei cinghiali, la loro pericolosità per le persone e l’agricoltura (la regione spende 6 milioni di euro l’anno tra risarcimenti e tentativi di controllo), si incentivano i cacciatori a praticare il loro sport evitandogli la macellazione privata, dandogli un reddito integrativo ed evitando le vendite in nero degli animali abbattuti, pratica pericolosa sanitariamente ed economicamente.
Dato il successo di questa operazione, almeno nel periodo di sperimentazione, siamo stati chiamati praticamente da tutti i parchi regionali e dalla regione stessa che, grazie all’interessamento dell’assessore Andrea Maria Antonini, ha inteso mettere a punto un piano strutturato e concordato con il Servizio Veterinario Regionale, i parchi, i funzionari regionali e i cacciatori.
Ciò avveniva circa 1 anno fa. Un anno.
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