«È un eufemismo definire deludenti le misure previste dalla legge di Bilancio per la #sanità. Poche risorse frantumate tra innumerevoli capitoli di spesa che servono solo ad accontentare qualche centro d’interesse, di certo non a rilanciare il Servizio sanitario nazionale né a migliorare l’offerta sanitaria per i cittadini. Esclusi categoricamente, dai benefici immediati delle misure adottate, i medici, se non per un aumento offensivo dell’indennità di specificità medica (circa 17 euro netti al mese), e gli infermieri, che ottengono un irrisorio aumento mensile di circa 7 euro netti. Per il resto, nulla. Nonostante le promesse, le belle parole, gli apprezzamenti: nulla». Così Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, commentano il testo della legge di Bilancio arrivato in Aula alla Camera dopo l’esame in Commissione. «Eppure nel suo complesso la legge di Bilancio fa cadere a pioggia risorse importanti su alcuni interventi, dal ponte sullo #StrettodiMessina ad un infinito elenco di #bonus quantomeno discutibili, confermando che non è vero che i soldi non ci sono, ma semplicemente non si vuole spenderli per la sanità #pubblica, preferendo strizzare l’occhio ad alcune categorie di cittadini-elettori cui si riconoscono regalìe di poche decine di euro e che contemporaneamente vengono private dell’accesso alla sanità pubblica, il bene più prezioso che abbiamo». «Ed è stata la stessa Corte Costituzionale – aggiungono - ad aver recentemente sottolineato in una importante sentenza come, “per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica”, debbano “essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il “fondamentale” diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost.”». «Non possiamo più continuare a portare esclusivamente sulle nostre spalle il peso della tutela della salute dei #cittadini, senza ottenere in cambio nemmeno quel riconoscimento minimo che il nostro ruolo e la nostra professione richiederebbero. Non possiamo più rinunciare alla nostra vita personale, alla nostra #sicurezza e alle nostre prospettive di crescita senza ricevere nemmeno una parte della valorizzazione che troviamo invece all’estero o in altri settori. Non possiamo più credere alle promesse o accontentarci delle pacche sulle spalle». «Ci prepariamo quindi ad un 2025 denso di battaglie sindacali da combattere su più fronti. Urge portare al centro del dibattito pubblico la questione sanitaria, che non deve essere più un mero ambito di scontro partitico ma diventare il fulcro dell’azione politica e dell’interesse #sociale» concludono Di Silverio, Quici e De Palma.
Post di FEDERAZIONE CIMO-FESMED
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SPOON RIVER LISTE DI ATTESA Come ci eravamo permessi di sottolineare qualche giorno fa, di fronte all’annuncio, oggi sul Corriere della Sera #MargheritaDeBac ci aggiorna sul fatto che il decreto sulle liste di attesa è "saltato" per diverse ragioni chiave. La sintesi è questa: Motivi del Fallimento del Decreto sulle Liste di Attesa 1. Insufficienza di Fondi - Il Ministero dell’Economia ha stanziato solo 300 milioni di euro per il provvedimento, una cifra ritenuta insufficiente per affrontare efficacemente il problema delle liste d’attesa. Inoltre, fino al 2025 non si prevedono ulteriori finanziamenti. 2. Priorità del Governo - Sebbene la riduzione delle liste d’attesa fosse una priorità dichiarata del governo, la #mancanza di #risorsefinanziarie adeguate ha impedito di implementare le misure necessarie. Questo ha bloccato il progresso delle iniziative pianificate, come l’aumento delle visite ed esami, l’apertura degli ambulatori nei fine settimana e in orari serali, e l’assunzione di personale aggiuntivo. 3. Cambio di Forma del Provvedimento - Invece di essere presentato come decreto, il provvedimento arriverà come disegno di legge al Consiglio dei ministri, il che implica tempi più lunghi per l'approvazione e l'implementazione. Questo cambiamento di forma ha contribuito al ritardo e all'incertezza sull'effettiva attuazione delle misure. 4. Vincoli di Bilancio - Le restrizioni di bilancio hanno limitato la capacità del governo di destinare fondi sufficienti per un intervento tempestivo ed efficace. Senza un adeguato supporto finanziario, le azioni proposte restano inattuabili. In sintesi, il provvedimento è saltato principalmente a causa dell'insufficienza dei fondi e delle difficoltà legate alle priorità di bilancio, oltre al passaggio da decreto a disegno di legge che ha comportato ulteriori ritardi. Considerazione “Triste y Final” Senza un ripensamento complessivo dell’assetto del welfare sanitario e, soprattutto, con una #valorizzazione del ruolo sussidiario del #secondopilastro del welfare (casse e mutue in primis), se non aumenterà il numero di contributori che con le loro tasse sostengono il sistema, lo sbocco non potrà che essere o la progressiva riduzione delle prestazioni o un aumento delle tasse … sulle spalle dei “soliti noti”. Ecco perché continuiamo a ribadire che gli attori attivi del nostro paese, e in particolare gli #imprenditori delle #PMI, devono agire con senso di #ResponsabilitàSociale, aprendo a una #basepiùampia di lavoratori l’accesso a soluzioni di #welfaresanitariointegrativo e contribuendo così ad alleggerire il peso del sistema pubblico. #welfarevero #salutesostenibile #listeattesa #PMI #CSR
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👉 Cosa cambia con la nuova legge sulla riduzione delle liste d'attesa? 📌 Ci viene ben spiegato in questo articolo di Fortune Italia
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#SSN - Che io sia convinta, ormai da diversi anni, che dietro all'incentivazione statale di polizze e fondi sanitari ci sia la volontà, neanche troppo mascherata, di privatizzare la sanità pubblica, credo sia cosa nota. Che a dire che i fondi sanitari integrativi aumentano la spesa sanitaria privata totale, senza ridurre quella a carico dei cittadini, e alimentano una privatizzazione strisciante del sistema SSN, sia anche Nino Cartabellotta (GIMBE) non fa che rafforzare le mie convinzioni. Le ragioni addotte da Cartabellotta sul motivo per cui i fondi sanitari aumentano la spesa sanitaria privata complessiva e alimentanto una privatizzazione strisciante della sanità sono due: ✅ almeno il 30% dei premi versati non genera servizi per gli iscritti perché viene eroso da costi amministrativi, fondo di garanzia (o oneri di ri-assicurazione) e utili delle compagnie assicurative; ✅ la defiscalizzazione dei fondi sanitari sposta risorse pubbliche verso l’intermediazione assicurativo-finanziaria e la sanità privata.
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Probabilmente sotto la spinta dell’imminente scadenza elettorale, in questi giorni si sta cercando di chiudere un decreto sul tema liste di attesa della Sanità che anticipi i tempi e i temi di un disegno di legge. Molti gli ostacoli: anzitutto mancano dati certi. I 21 Servizi Sanitari Regionali a volte rilevano i dati sui tempi di attesa e comunicano; altri rilevano e non comunicano; altri non rilevano e necessariamente nulla hanno da comunicare. Ma ancora, il come rilevano è oggetto di modalità differenti più o meno “furbe” anche perché la Legge prevederebbe precisi tempi di erogazione dei servizi. Ma a questo problema (non da poco) si aggiunge quello ben più grande delle risorse calate drasticamente in termini reali nel confronto Europeo negli ultimi decenni. A occhio questo dovrebbe essere il motivo del fatto che sia saltata l’ipotesi di “arruolare” le Farmacie almeno per alcune diagnostiche di base. La misura più potente per abbattere le liste di attesa non può che essere incrementare gli operatori che offrono il servizio: ma che siano Farmacie o Medici di Famiglia (altra ipotesi di soluzione interessante) si tratta di nuovi privati convenzionati che costano. E semplicemente non ci sono soldi. Perché tutto questo dovrebbe essere rilevante per un Consulente Finanziario? Perché è la cartina di tornasole della crisi del nostro Welfare Pubblico. Se sulla Salute, diritto di serie A per eccellenza, la sfida è così difficile, come possiamo pensare di aiutare le Famiglie nella loro Pianificazione Finanziaria senza considerare l’inevitabile ritirata del Welfare? #Salute #Sanità #LifePlanning #NonèConsulenzaSenzaProtezione
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Pagare di tasca propria o rinunciare a curarsi: è l'alternativa diabolica con cui fa i conti un numero sempre maggiore di famiglie italiane. Con le liste di attesa che rinviano di anni le prestazioni o addirittura sono chiuse e inaccessibili, l'unica possibilità è il ricorso alla sanità privata, per chi se lo può permettere. Sono le premesse per il definitivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico, gratuito e universalistico
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“Prima della sanità obbligatorio tagliare altre spese”: la Consulta dichiara incostituzionale una norma della legge di bilancio per il 2024 Il diritto alla salute, "coinvolgendo primarie esigenze della persona umana", non può essere sacrificato "fintanto che esistono risorse che il decisore politico ha la disponibilità di utilizzare per altri impieghi che non rivestono la medesima priorità", scrive la Corte Un interessante articolo di Paolo Frosina su #IlFattoQuotidiano “In un contesto di risorse scarse, “per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica dettate anche da vincoli eurounitari, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il fondamentale diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione, che chiama in causa imprescindibili esigenze di tutela anche delle fasce più deboli della popolazione, non in grado di accedere alla spesa sostenuta direttamente dal cittadino, cosiddetta out of pocket“. Lo scrive la Corte costituzionale nelle motivazioni, depositate venerdì, di una sentenza con cui ha dichiarato l’illegittimità di una norma della legge di bilancio per il 2024, “nella parte in cui non esclude dalle risorse che è possibile ridurre, a seguito del mancato versamento del contributo dovuto da parte delle Regioni (pari a 350 milioni di euro, ndr) quelle spettanti per il finanziamento dei diritti sociali, delle politiche sociali e della famiglia e, in particolare, della tutela della salute“, spiega un comunicato della Consulta. Accogliendo in parte un ricorso della Regione Campania, la sentenza puntualizza che, “nemmeno nel caso in cui la Regione non abbia versato la propria quota del contributo alla finanza pubblica, lo Stato può “rispondere” tagliando risorse destinate alla spesa costituzionalmente necessaria, tra cui quella sanitaria – già, peraltro, in grave sofferenza per l’effetto delle precedenti stagioni di arditi tagli lineari – dovendo quindi agire su altri versanti che non rivestono il medesimo carattere”. Il diritto alla salute, infatti, “coinvolgendo primarie esigenze della persona umana”, non può essere sacrificato “fintanto che esistono risorse che il decisore politico ha la disponibilità di utilizzare per altri impieghi che non rivestono la medesima priorità”, si legge nella sentenza, scritta dal giudice Luca Antonini. Citando una propria sentenza precedente, emessa nel 2016, la Consulta ribadisce quindi che è “la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”. La Corte ha poi sollecitato il legislatore, al fine di scongiurare l’adozione di “tagli al buio”, ad “acquisire adeguati elementi istruttori sulla sostenibilità dell’importo del contributo da parte degli enti ai quali viene richiesto”.” #flpnews #sanità
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Relativamente alle liste d'attesa , un obiettivo : disporre che le direzioni strategiche di Asp e Aziende Ospedaliere attivare degli open day ambulatoriali , con prolungamenti ambulatoriali dalle 09 alle 20 , dal Lunedì alla Domenica . Le Direzioni strategiche di Asp ed Aziende , devono attivarsi per negoziare con le o.o.ss la corresponsione buono pasto , per ogni turno di guardia medica notturna , festivi e pomeridiani ( in continuazione con orario diurno). Intanto, giusta l'inammissibilità in Senato del Decreto di mandare in pensione i dirigenti medici a 72 anni . Infine , questo potrebbe essere il primo passo per ottenere anche l'abrogazione della legge di attuazione titolo V , autonomia differenziata con il referendum abrogativo Ribadisco che il Mef deve incrementare il cuneo fiscale al 28% fino a reddito di 50 mila euro, per medici e infermieri , mentre per amministrativi 35 mila euro. Un doppio cuneo fiscale per ogni figlio minore a carico In attesa di riscontro
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IN-SANITÀ (MENTALE) Cosa già nota, ma repetita juvant, il Centro per la Ricerca Economica Applicata alla sanità (CREA), nell'evidenziare le criticità del SSN che lo stanno portando al collasso, sottolinea come esso sia finanziato non solo insufficientemente, ma anche iniquamente, perché solo il 20% dei contribuenti provvede a sostenere la sanità anche per il rimanente 80% che versa meno di quanto riceve; spesso addirittura versa niente né come imposte né come ticket. Qui qualche solerte fiscalista difensore d'ufficio di chi si sottrae al fisco, preciserà che per finanziare il SSN esiste la tassa di scopo IRAP, fingendo di non vedere che i flussi di entrate e uscite dello Stato e delle regioni avvengono attraverso vasi comunicanti e soprattutto che il gettito IRAP arriva a sostenere meno del 20% del totale necessario per la sanità. Il resto arriva dalle imposte dirette e dai ticket. Che l'80 % dei contribuenti abbia bisogno di essere sostenuto in tutto o in parte è totalmente incredibile a chiunque sia in possesso delle proprie facoltà mentali, a meno che non si voglia credere che il nostro paese sia neppure in via di sviluppo, ma sottosviluppato senza speranza. Il far finta di credere a questo panorama irrealistico da parte dei politici si perpetra da decenni e, anzi, le misure che vengono costantemente prese a danno del 20%, ticket, superticket, blocchi alle detrazioni e via dicendo, incentivano chi si nasconde a continuare a farlo e chi non lo fa, ma in teoria potrebbe, a cominciare. Per restare nell'ambito del SSN, la soglia di 36.000 € di reddito lordo che un over 65 o una famiglia con figli di età inferiore ai 6 anni non deve superare per essere esentato dai ticket, implica che il contributo ai servizi viene chiesto proprio a coloro che, a monte, hanno finanziato il SSN. Per non parlare dei superticket che anni fa colpivano in alcune regioni solo i redditi superiori a 100.000 € lordi , cioè coloro che al finanziamento dei servizi avevano contribuito per moltiplicatori della media. In questo panorama da film fantasy, c'è anche oggi chi suggerisce di tagliare le detrazioni delle spese sanitarie ai redditi più alti; un ulteriore invito al sommerso. A valle di tutto ciò non c'è da meravigliarsi se, con l'implicito consenso dei governanti, la sanità si ritrovi senza risorse e con la prospettiva di averne sempre meno, dato che i limoni quando sono spremuti a fondo finiscono il succo. Infine va notato che il PIL procapite nel nostro paese è del 19,7% inferiore alla media europea, la spesa per la sanità pubblica lo è del 44,1% e la spesa per la sanità privata dell'8,7% . Da questi dati si può desumere sì che la nostra produttività è bassa trascinandosi basse retribuzioni, ma anche che una parte consistente della popolazione può sostenere spese per la sanità privata quasi a livello europeo, ma si guarda bene dal finanziare la sanità pubblica. Corriere della Sera 1-2-2024 ALDAI-Federmanager Federmanager CIDA Manager MANAGERITALIA
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- Novembre 2024 Abbattimento liste d’attesa: evidenza di malasanità - Tema affrontato apparentemente con le migliori intenzioni - a livello di Governo centrale - declinato nel “nulla totale” a livello regionale. Come è noto dei € 2Mld nel periodo 2019:2024 per il contenimento delle “liste d’attesa” la Corte dei Conti ha dimostrato come la gestione dei flussi informativi della spesa sanitara nazionale faccia acqua, e quei fondi siano stati destinati - senza alcun controllo, e con criteri di rendicontazione approssimativi - alla copertura dei disavanzi regionali, non destinati quindi ai target preposti. Ora si apprende che del D.L. della scorsa estate, dove la maggioranza parlamentare aveva dato semaforo verde a tutta una serie di iniziative per arginare l’inefficienza delle liste d’attesa, fra cui una flat tax pari al 15% per agevolare e sostenere l’ingaggio dei medici: le Regioni abbiano dimostrato - e stiano confermando - un totale disallineamento, vanificando tempo e risorse investite dal Governo a suo tempo, e sopratutto portando a valore zero gli obiettivi e le finalità poste da questo. Il tutto, a svantaggio della qualità del servizio ai pazienti e del riconoscimento - assolutamente disatteso - alla professionalità e dedizione della classe medica. Ancora una volta: questione di Responsabilità che latitata, e questo perché non sono evidenti gli strumenti per poterne misurare il livello di aderenza, rispetto a quanto atteso e dovuto.
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