Post di Ivan Borroni

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✔Consulente Aziendale

Uno degli esempi che ho seguito nella mia carriera sportiva, e anche per quella professionale.

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CEO & Founder at NEXUS Marketing B2B Lab®| Autore del Libro: IL FUTURO DEL MARKETING B2B | Marketing Professor

..L'operazione? Lampo, come si dice, a meno di 24 ore dall'infortunio. Decisione tutta sua. Scelta coraggiosa, irresistibile la voglia di rientrare. Ma come? Per un intervento del genere servono due mesi! Fate fare a me. Tanto coraggio, ma anche grandissima fiducia nei suoi compagni. Perché il Capitano s'infortunò nella, seconda partita azzurra. Finale ancora lontana. Nessuna certezza di arrivarci. Ma era l'unica gara che Baresi avrebbe potuto giocare, l'ultima con l'Italia. Che altro poteva fare? Tocca a voi, disse ai compagni. Io sarò pronto. Il “crack” al menisco lo aveva sentito bene. Già successo a inizio carriera, 1985. Ma stavolta c'era in gioco qualcosa di più grande: a 34 anni era l'ultima occasione di portare a casa il mondiale, il massimo per un calciatore come lui che comunque aveva già vinto tutto. Si operó a Manhattan. Lì fu raggiunto dalla moglie e i figli. Non si allenava, non gli serviva. Conosceva i meccanismi di difesa a memoria, Sacchi, il suo maestro, Maldini, Costacurta e Tassotti, suoi compagni al Milan. Quella squadra era sua e di nessun altro. Tenersi pronto, tanta palestra, corsa e sperare. “Grandi Speranze” in realtà. Perché gli azzurri avanzavano, aa che fatica: agli ottavi grazie all'1-1 con il Messico. Una prodezza di Roby Baggio a tempo scaduto tiene a galla l'Italia in 10 con la Nigeria, affondata poi da un rigore nell'extra time del Codino. Come contro la Spagna, 2-1 e magia nel recupero del numero 10 azzurro. Il quale, con due fiammate in mezzora, stende anche la Bulgaria, è la semifinale. La resa dei conti a Pasadena, Los Angeles. C'è il Brasile. Oh Capitano, mio Capitano. Avremmo bisogno di te. Eccomi. Lasciate fare a me. Ve lo avevo detto, no? È il 17 luglio, condizioni climatiche proibitive, roba da 40 gradi con umidità massima. Farlo giocare forse è un rischio. Balle. Fammi giocare mister. Dov'è il numero 6? E la fascia di capitano? Non gioca da un mese, ma sembra non si sia mai fermato. E infatti disputa una delle migliori partite della sua carriera. Il Brasile domina la sfida ma dopo 120 minuti finisce 0-0. Baresi annulla Romario, stoppa Bebeto, tiene a bada l'intero attacco verdeoro. Una diga invalicabile, uno scudo imperforabile. E diventa anche regista aggiunto quando l'azione riparte. Crolla nel finale, afflitto dai crampi. Ci sono i rigori, il capitano non può tirarsi indietro. Fammi calciare, mister. Dal dischetto, Franco ha sempre calciato centrale, forte. Lo fa anche stavolta. Ma i crampi, la stanchezza. Piega troppo all'indietro il busto e palla oltre la traversa. Il miracolo di Pagliuca su Marcio Santos non basterà. Anche Massaro e Baggio sbagliano. Coppa al Brasile. L'ultima immagine ha fatto il giro del mondo: il capitano è in lacrime, abbracciato da Arrigo Sacchi. Lo accarezza come un padre fa con il figlio. “È finita, figliolo. È finita” - Franco Baresi - Esempio perfetto di talento passione e duro lavoro.

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