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TechCompenso ha sfornato il suo primo report sulla situazione lavorativa del tech nel 2024. E' consultabile da chiunque (basta citifonare a Fabrizio Lallo) e finalmente abbiamo qualche dato serio sugli stipendi tech in Italia. Per chi lavora in questo settore, è una lettura da non perdere. Perché leggerti sto report? Ecco un riassunto veloce: RAL media di settore: siamo sui 40k, ma come sempre l’Italia va a tre velocità: Nord in cima, Centro che tiene botta, Sud in coda. La disparità di genere purtroppo c’è ancora, con stipendi più bassi per le donne rispetto agli uomini – e su questo c’è ancora tanta strada da fare. Full remote: chi lavora da casa guadagna di più. Il motivo? Le aziende estere o quelle più moderne pagano meglio e non fanno storie sul remote, mentre le aziende più "tradizionali" – che spesso richiedono presenza in ufficio – tendono ad avere stipendi meno competitivi. Ruoli più pagati: il cash vero se lo portano a casa i bro della cybersecurity, seguiti dai CTO e da chi ricopre ruoli manageriali (Tech Lead e simili). Sviluppatori e sviluppatrici restano il cuore del settore, ma devono fare gavetta: gli stipendi salgono solo con la seniority, e inizialmente non sempre rispecchiano il loro vero valore. Il comparto "data cosi" se la cava bene, forse leggermente meglio dato "l'hype" del settore nell'ultimo periodo. Cosa ci racconta questo report? Che il tech in Italia si sta muovendo, ma va a RILENTO. Se sei in consulenza, il work-life balance rischia di essere un miraggio rispetto a chi lavora in aziende di prodotto. E se sei al Nord, hai più probabilità di trovare stipendi all’altezza rispetto al sud. Che ne dite? Ci sono altre considerazioni secondo voi utili da affrontare sulla situa del mercato, leggendo questi dati? Parliamone!
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In questo 2024 l'occupazione viaggerà a ritmi più lenti. Meno assunzioni e meno licenzianti. Lo stato dell'arte in Italia è lo stesso che negli Stati Uniti. Nick Bunker, direttore presso l’Effet Hiring Lab, su #FastCompany dichiara che sempre meno persone lasciano il #lavoro e le aziende, che licenziano meno, hanno difficoltà a trovare manodopera specializzata. L'attuale situazione economica preoccupa e le persone non vivono più le motivazioni che hanno generato le #grandidimissioni. Le persone stanno lasciando il lavoro essenzialmente allo stesso ritmo che avevano prima della pandemia. Per quelli che lo fanno, la retribuzione rimane il fattore più importante, mentre la #flessibilità ritorna al secondo posto - spiega Pawel Adrjan di #Indeed. Secondo il sondaggio condotto da #PageGroup, Il 70% dei lavoratori ha dichiarato che i propri datori, a parte concedere aumenti di stipendio, non hanno intrapreso nessuna azione per combattere gli effetti dell’inflazione. Il 41% sta cercando attivamente un impiego con stipendio superiore per far fronte ai costi della vita. Dato che riguarda il 96% degli intervistati. Quindi, in sintesi: sentiamo che l'inflazione ci sta tagliando le gambe, ma intanto (ci) licenziamo e assumiamo sempre meno. L'unico modo per darci un mano è concedere qualche aumento e non siamo più interessati alla flessibilità lavorativa. Intanto, c'è sempre più difficoltà nel trovare professionalità specializzate. Dovremmo essere più onesti e ragionare su retribuzione, crescita professionale e flessibilità come i pilastri sui quali costruire la nostra cultura aziendale e migliorare la nostra vita personale. Invece no, ritorniamo a trascorrere le nostre giornate nel fare per #dovere. Dove per un paio d'anni il coraggio ci ha guidati nel perseguire la qualità del nostro essere al mondo in un presente proiettato verso un futuro da costruire con coraggio e perseveranza, oggi viviamo un presente che non guarda al futuro. In questi ultimi anni abbiamo imparato che siamo noi gli artefici del cambiamento, ma oggi - a quanto pare - rimaniamo assuefatti dalle incertezze, ritornando a vivere in una sorta di limbo. Quale? Ci svegliamo e facciamo colazione - più o meno - alla solita ora. Accompagniamo i figli a scuola prima che suoni la campanella. Andiamo a lavoro entro l'orario. Il solito. Lo facciamo per dovere. Telefoniamo per dovere. Terminiamo i nostri task per dovere e, per dovere, facciamo la valigia per raggiungere quel cliente. Abbiamo il dovere di lavorare, di pagare le tasse, di essere dei bravi cittadini. Abbiamo il dovere anche di andare in vacanza. Nel dovere obbediamo, qualche volta diciamo la nostra, ma poi ricordiamo la busta paga, quella che manda i figli a scuola, lo stipendio che ci consente anche il regalo di Natale e la gratificazione di vivere un sorriso. Barattiamo il dovere del fare con il timore di perdere quanto ci è più caro. È ora di cambiare. Siamo pronti. Lo siamo già da un bel po'.
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Founder&Ceo DIGITAL HORIZON. Direttore Master Rel Ist e Human Capital e Executive Consumatori LUISS. Editorialista QN, AVVENIRE, RTL, PRIMA. Cda SVILUPPO LAVORO ITALIA. Resp. GIUBILEO 2025 per CONFINDUSTRIA. Scrittore
Continua inarrestabile la "lunga marcia" (di recupero, rispetto alla media UE) dell' #occupazione in #Italia. Impreziosita dal trend favorevole del #lavoro a tempo indeterminato e dalla diminuzione degli #inattivi 🚦. 📍Tutto ciò avviene nonostante una crescita modesta del #PIL, nonostante l'evidente moltiplicazione dei fattori di instabilità a livello internazionale, nonostante la presenza nell'opinione pubblica di innumerevoli "profeti di sventura" sul tema. 🔭 Da cosa dipende questo fenomeno? È solo un effetto ottico derivante dalla costante riduzione della popolazione in età lavorativa? In parte si, ma in altra parte no. Perché è figlia anche dello stato di salute delle #imprese italiane, che (ormai possiamo dirlo) hanno superato brillantemente l'avvento della globalizzazione e che si presentano oggi in media più forti, innovative, internazionalizzate e redditizie di 10 anni fa, e delle politiche del lavoro pro-mercato varate da questo #Governo che hanno rimediato alla "corsa all'assistenzialismo" dei Governi precedenti. 🛠️ Oggi, in Italia, chi cerca un lavoro di solito lo trova. Magari non della qualità desiderata, spesso pagato meno che negli altri Paesi avanzati, ma lo trova. Non era affatto scontato, guardando all'Italia e alle imprese italiane dei primi anni Duemila. Ed è proprio questa consapevolezza che ci consente oggi di lavorare sulla frontiera del "Lavoro Sostenibile". Stay tuned! Stefano da Empoli Giovanni Marconi Sara Romanelli Sara Gatti Vincenzo Coppola walter rizzetto Deborah Bergamini Massimo Temussi Paola Nicastro Patrizia Polliotto Marco Gay Eleonora Faina Vincenzo Caridi Maurizio Tarquini Maurizio Politi Francesco Baroni Chiara Violini Antonio Bonardo Grazia Paparella Maria Cristina Muglia Gianluca Perin Matilde Marandola Stefano Rossi Andrea Picardi Pamela Pace Tonia Garofano Manuela Perrone Marino Masucci
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Segnalo questa survey a tutti i professionisti IT tra i miei contatti. Ritengo che sia una tematica di grande interesse anche per chi come me si occupa di #recruitment nel mondo tech e si trova nella posizione di dover "𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎𝑟𝑒" (che spesso diventa un 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒) alle aziende i budget delle posizioni ricercate!
In Datapizza vogliamo cambiare il mondo del lavoro Tech in Italia 🇮🇹 Ma per farlo abbiamo bisogno del tuo aiuto! Abbiamo appena lanciato la più grande survey sulle retribuzioni (e non solo) che il nostro paese abbia mai visto 🚀 Perché lo stiamo facendo? 👉 Perchè crediamo che ci debba essere maggiore trasparenza salariale in Italia 👉 Perchè crediamo che sia doveroso avere un benchmark quando si contratta lo stipendio 👉 Perchè da sempre crediamo nel valore della community e nella sua forza Vogliamo rendere pubblico a tutti un Benchmark delle retribuzioni in Italia: ✅ Per ogni professione Tech ✅ In ogni città Italiana ✅ Per ogni tipologia di azienda Se anche tu vuoi partecipare a questa rivoluzione ecco il link 👇 https://lnkd.in/dUbt6uET #tech #lavoro #ai
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Ci sono attuari in tutti paesi. E i demografi hanno uno dei campioni più perfetti che possa esistere. Eppure sembra che alcuni stiano scoprendo la macchina a curvare le banane. Quando scopriranno l'acqua caldo inizieranno a realizzare che i lavoratori sono anche consumatori. Consumatori più vecchi, bloccati nel tunnel della pensione. Le pensioni saranno sotto pressioni e con essa la proporzione di spesa discrezionale ancora di più. In tanti casi vicina allo zero. E li si vedrà sul fatturato di queste aziende che avrebbero potuto ingaggiare un attuario per convalidare le loro scelte su prodotti, servizi, investimenti. Per le nuove aziende, quelle bellissime 'start-up' vale lo stesso. Soluzioni di mobilità, vestiario high tech, servizi 'innovativi' dovranno fare in conti con un mercato per il quale con pochi soldi dovrà prima di tutto nutrirsi, mantenere un tetto sulla propria testa ed avere un pò di compagnia. Non avranno il budget per altro. E non contare su questo segmento della popolazione per ripagare il debito, questo sarà a carico dei più giovani sotto forma di nuove tasse colpendo il potere di acquisto in modo notevole. Eppure in nessun business plan sembra che ci sia una sezione dedicata all'argomento. L'analisi di coorte sarà forse roba da nerd, conta di più il marketing e lo storytelling per convincere il capitale a seguirci verso il giardino dell'Eden. https://lnkd.in/eU2BQ9_v
La crisi demografica rimuove 150mila lavoratori all’anno, le professioni più colpite
https://quifinanza.it
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Uno dei dati che scricchiolando ha generato il caos di questi giorni arriva dal mondo del #lavoro. Cresce il numero di persone che chiede la #disoccupazione per 2 settimane di fila... #Newsletter settimanale: https://lnkd.in/dwZtKBWB #consulenzafinanziaria #educazionefinanziaria #investimenti
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Nel mondo del lavoro a remoto nell'IA, Scale AI e Outlier affrontano sempre più critiche. I lavoratori denunciano ritardi nei pagamenti, incertezze salariali e licenziamenti improvvisi, evidenziando una realtà difficile e precaria. #LavoroRemoto #IntelligenzaArtificiale #AI #ScaleAI #Outlier #Lavoratori #Precarietà #StorieDiLavoro
Lavoratori di Scale AI angosciati tra ritardi salariali e licenziamenti improvvisi
magia.news
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Ottima iniziativa.. compilato subito
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L’apparente dato positivo sull’#occupazione rischia di distogliere l’attenzione da quelle che sono le reali criticità del nostro #mercato del #lavoro che, nonostante i dati, non sarebbe per nulla in salute. La stabilizzazione di #profili con bassa qualificazione a condizioni #retributive e lavorative scadenti, la difficoltà a reperire risorse con il giusto set di #competenze e l’aumento degli #inattivi rappresentano la vera emergenza. Leggi il mio commento su Il diario del lavoro sui dati ISTAT sull’occupazione.👇🏻👇🏻 Centro Studi Nodus #lavoro #occupazione #competenze #retribuzione
Occupazione, dall’Istat segnali incoraggianti ma restano molte criticità
https://www.ildiariodellavoro.it
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