Dove sta andando il fine dining ( in Italia )? E più in generale la ristorazione? E' sintomatico, in questo senso, leggere il punto di vista di uno degli CHEF-PATRON più rilevanti dello scenario nazionale. Mentre, nello stesso tempo, si mormora di un noto ristorante di Roma che, seppure osannato dalla critica gastronomica, sia stato messo in vendita. Il maestro che depreca l'allievo. L'allievo che non ha ancora una identità precisa. Tratti tipici di un momento di transizione, di cambio di paradigma. Esistono ( per fortuna ) numerosi casi di successo che sembrano avere in comune alcuni fattori: l'approccio manageriale prima del talento; un'anima 'pop' che convive con le spinte elitarie della creatività; la sostenibilità a 360° ( economica, ambientale, personale ); la 'comunicazione' come ingrediente fondamentale del proprio 'menu'. Ma più di tutti la consapevolezza che i numeri, i grandi numeri, sono importanti e non vanno biasimati. Si chiamino comparsate in TV, consulenze, bistronomie, catering & banqueting, nuovi format di fast food e persino prodotti per la GDO. Probabilmente il tema non è più l'affermazione della propria identità di chef, quanto quello della composizione di un sistema identitario eterogeneo costruito intorno alla personale 'idea di cucina'.