🔵 Congedo di paternità: un diritto ancora inadeguato? Un’indagine di Valore D e SWG ha rivelato che l’80% degli uomini ritiene insufficiente il congedo di paternità obbligatorio di soli 10 giorni. Sempre più padri desiderano essere presenti nei primi mesi di vita del figlio, ma le normative attuali limitano questa possibilità. 📊 I numeri parlano chiaro: 3 uomini su 5 vorrebbero un congedo di paternità esteso a 1-3 mesi. Il 77% degli uomini e l’80% delle donne riconoscono che un congedo più lungo sarebbe utile non solo per il benessere familiare, ma anche per la crescita personale dei padri. Il diritto di essere padri: c'è una nuova generazione di uomini che non vuole solo essere presente alla nascita, ma contribuire attivamente alla cura dei figli, dalla prima visita dal pediatra all’inserimento all’asilo. È un passo cruciale verso una genitorialità più equa e condivisa. Le resistenze culturali: nonostante i cambiamenti nel sentiment generale, il 22% degli intervistati ritiene che la cura del neonato debba rimanere di esclusiva competenza delle madri nei primi mesi di vita, perpetuando così una divisione dei ruoli ormai superata. L'importanza delle aziende: Il ruolo delle aziende è fondamentale. Alcune realtà virtuose già offrono congedi paritari e politiche di welfare che facilitano l’equilibrio tra vita privata e professionale. 👨👩👧👦 Cosa serve ora? - Maggiore informazione: solo il 13% degli uomini conosce i dettagli del congedo di paternità e parentale. - Policy aziendali inclusive: le aziende possono fare la differenza, adottando misure per sostenere i neo-papà. - Cambiamenti culturali e legislativi: serve un cambiamento strutturale che riconosca il valore della genitorialità condivisa. - La strada per un congedo di paternità più equo non è solo una questione di diritti, ma di inclusione e uguaglianza di genere! Per approfondire: https://lnkd.in/dHjBzxZG #CongedoDiPaternità #GenitorialitàCondivisa #GenitorialitàAllaPari #EquilibrioLavoroFamiglia #MasterGenitori Sabrina Colombo, Giuliana Ferrari
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👨🍼 Nel 2024 è ancora difficile per un uomo che lavora prendersi cura dei propri figli senza subire giudizi o penalizzazioni? 📊 Tortuga Think-tank ha voluto approfondire le conseguenze dell’implementazione in azienda di un congedo di paternità più esteso rispetto a quello previsto dalla normativa nazionale, valutandone l’impatto sia sulle aziende che sui lavoratori. I dati emersi dall’indagine ci dicono che: - il 75% dei padri tra 30 e 39 anni aderisce al congedo, contro il 65% dei padri tra 40 e 49 anni - il tasso è più alto tra chi non può lavorare da remoto (80%) rispetto a chi può (68%). 🚫 Non tutti i padri utilizzano tutti i giorni previsti a causa di: pressioni sul lavoro, paura di ripercussioni negative sulla carriera o perché influenzati dai colleghi che non hanno usufruito del congedo. Chi non utilizza affatto il congedo cita ragioni simili, temendo un impatto negativo sulla propria carriera professionale nel 54% dei casi. Inoltre, quasi 1 padre su 4 dichiara di aver ricevuto pressioni da partner, amici, parenti, colleghi, superiori o dalla società. 🙋♂️ Ma chi lo utilizza cosa dice invece? - per 2 padri su 3 il congedo ha un effetto positivo sulla ridistribuzione dei carichi di cura domestici e sulle dinamiche familiari - il 96% dei padri dichiara un legame più stretto con i figli - il 95% riporta una maggiore serenità della partner - il 54% ritiene che il congedo renda più fattibile avere altri figli in futuro 🌀 Emerge quindi la necessità di una riforma nazionale che intervenga sul congedo di paternità attuale, mantenendo la retribuzione e l’obbligatorietà, ma garantendo maggiore flessibilità e un’estensione di durata (in media le aziende intervistate offrono un congedo di 8 settimane e mezzo, mentre oltre la metà dei partecipanti ritiene ideale un periodo di almeno 3 mesi). Il congedo di paternità non è solo un beneficio per il padre, ma rappresenta un passo avanti per tutta la famiglia. È uno strumento per ridefinire ruoli e responsabilità, promuovendo una maggiore equità domestica e quindi lavorativa. ❗️ Eppure, il fatto che molti uomini decidano di non usufruirne perché visto come penalizzante o, peggio, discriminante, ci dice che la genitorialità è oggi, ancora, il nucleo centrale del divario di genere. #CongedoParentale #CongedoPaternità #Paternità #Genitorialità #Padri #CarichiDiCura
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E' la #genitorialità ad essere spesso ancora oggi oggetto di discriminazione. Sono sempre di più i padri che utilizzano il congedo parentale e ancor di più quelli che vorrebbero utilizzarlo ma che sono frenati da pregiudizi e timore di ripercussioni negative sulla carriera. #CongedoParentale #CongedoPaternità #Genitorialità #Paternità
Consulente DE&I e per la Certificazione di Parità UNI PdR 125:2022 | Consigliera di Fiducia per Sapienza, Rai, ENAV e Greenpeace | Coordinatrice del Comitato Etico e di Comportamento di Medici Senza Frontiere | Psicologa
👨🍼 Nel 2024 è ancora difficile per un uomo che lavora prendersi cura dei propri figli senza subire giudizi o penalizzazioni? 📊 Tortuga Think-tank ha voluto approfondire le conseguenze dell’implementazione in azienda di un congedo di paternità più esteso rispetto a quello previsto dalla normativa nazionale, valutandone l’impatto sia sulle aziende che sui lavoratori. I dati emersi dall’indagine ci dicono che: - il 75% dei padri tra 30 e 39 anni aderisce al congedo, contro il 65% dei padri tra 40 e 49 anni - il tasso è più alto tra chi non può lavorare da remoto (80%) rispetto a chi può (68%). 🚫 Non tutti i padri utilizzano tutti i giorni previsti a causa di: pressioni sul lavoro, paura di ripercussioni negative sulla carriera o perché influenzati dai colleghi che non hanno usufruito del congedo. Chi non utilizza affatto il congedo cita ragioni simili, temendo un impatto negativo sulla propria carriera professionale nel 54% dei casi. Inoltre, quasi 1 padre su 4 dichiara di aver ricevuto pressioni da partner, amici, parenti, colleghi, superiori o dalla società. 🙋♂️ Ma chi lo utilizza cosa dice invece? - per 2 padri su 3 il congedo ha un effetto positivo sulla ridistribuzione dei carichi di cura domestici e sulle dinamiche familiari - il 96% dei padri dichiara un legame più stretto con i figli - il 95% riporta una maggiore serenità della partner - il 54% ritiene che il congedo renda più fattibile avere altri figli in futuro 🌀 Emerge quindi la necessità di una riforma nazionale che intervenga sul congedo di paternità attuale, mantenendo la retribuzione e l’obbligatorietà, ma garantendo maggiore flessibilità e un’estensione di durata (in media le aziende intervistate offrono un congedo di 8 settimane e mezzo, mentre oltre la metà dei partecipanti ritiene ideale un periodo di almeno 3 mesi). Il congedo di paternità non è solo un beneficio per il padre, ma rappresenta un passo avanti per tutta la famiglia. È uno strumento per ridefinire ruoli e responsabilità, promuovendo una maggiore equità domestica e quindi lavorativa. ❗️ Eppure, il fatto che molti uomini decidano di non usufruirne perché visto come penalizzante o, peggio, discriminante, ci dice che la genitorialità è oggi, ancora, il nucleo centrale del divario di genere. #CongedoParentale #CongedoPaternità #Paternità #Genitorialità #Padri #CarichiDiCura
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Congedo di paternità e parentale: due diritti ancora poco utilizzati Un interessante articolo di Silvia Pasqualotto su #IlSole24Ore. “Pochi li chiedono per paura di veder compromessa la propria carriera, e c’è persino chi non sa nemmeno di averne diritto. #Congedo di #paternità e #congedo #parentale: due diritti che ancora non vengono considerati tali da molti papà che preferiscono persino rinunciarci a causa del timore di compromettere il proprio percorso lavorativo come accade da decenni alle donne. È quanto è emerso da un’indagine su congedi e conciliazione condotta da 4e-Parent Project: un progetto che fa capo all’Istituto superiore di sanità, ed è finanziato dalla Commissione europea con l’obiettivo di promuovere il coinvolgimento concreto dei papà fin dalla gravidanza, sostenere una genitorialità equa e responsabile e decostruire gli stereotipi di genere. L’indagine ha cercato di far uscire la voce dei papà sottoponendo loro due questionari. Il primo era rivolto ai genitori con figli nati tra 2018 e 2023, ed è stato diffuso sui social negli ultimi quattro mesi del 2023 coinvolgendo 4.500 intervistati – di cui 3811 mamme e 720 papà – da tutte le regioni italiane. L’altro questionario, rivolto ai dipendenti (genitori e non) di 6 aziende italiane è stato somministrato tra la fine del 2023 e l’inizio del ’24 e ha coinvolto 1000 persone. L’indagine online L’indagine ha rivelato che due terzi dei padri hanno effettivamente usufruito del congedo di paternità (10 giorni lavorativi retribuiti al 100%) ma solo il 20% ha scelto di utilizzare il congedo parentale (o genitoriale) perché poco pagato (solo il 30% della retribuzione media giornaliera). La maggior parte di loro ha infatti dichiarato che sarebbe più incentivata a richiederlo se venisse pagato almeno all’80%. A frenare ben il 35% degli intervistati è inoltre l’idea che chiedere il congedo parentale creerebbe loro problemi sul posto di lavoro. Dall’indagine online è emerso inoltre che sono ancora tantissimi – il 55,3% – i papà che non hanno potuto usufruire del congedo di paternità perché non ne avevano diritto in quanto liberi professionisti a partita Iva. Il 12,7% non ha potuto usarlo pur avendone diritto mentre il 15,2% non ha voluto usarlo. Un dato preoccupante riguarda chi non l’ha usato perché ignorava l’esistenza di questo strumento: ben il 6,6% dei papà. Per i padri che avrebbero voluto usare il congedo di paternità ma non hanno potuto, la motivazione sembra essere la presenza di resistenze da parte dei datori di lavoro. Un intervistato ha ammesso infatti di aver sentito «una pressione sociale che mi ha portato a non prendere più dei 10 giorni che venivano offerti. Avevo l’impressione che sarei stato penalizzato in futuro per la mia carriera». Chi invece ha scelto di non avvalersi di questo strumento l’ha fatto, nella maggior parte dei casi, perché ha ritenuto sufficiente la presenza della mamma e/o dei nonni.” #flpnews Seguimi su LinkedIn: https://lnkd.in/dgUYdM5s.
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10 giorni di congedo di paternità sono ingiusti! “Il congedo di paternità di soli 10 giorni è contrario alla Costituzione. È costituzionalmente illegittimo.” Ecco, questa è la notizia che mi auguro potremo leggere prima o poi in prima pagina nei quotidiani se la durata del congedo di paternità non verrà equiparata per legge a quella di maternità. Perché? Seguimi nel ragionamento. Da una parte genitori donne con diritto di 5 mesi di astensione dal lavoro in congedo di maternità obbligatorio. Diritto sacrosanto! Dall’altra parte, però, ci sono genitori uomini. Uomini che per diventare padri o diventati padri sono stati relegati al ruolo di “panchinari” da norme come quelle che consentono al papà di fruire dei mesi di maternità obbligatoria al posto della madre solo in caso di sua grave infermità o decesso. Della serie “come se non bastasse”: per riconoscere il diritto a figli e padri di accudimento deve accadere una tragedia. Sì, ci sono gli uomini dall’altra parte. Uomini che fino al 2012 non avevano nemmeno un giorno di congedo di paternità “obbligatorio”. Dal 2012 siamo passati da 1 solo giorno sino ai soli 10 giorni che vengono riconosciuti oggi nel 2025. In 13 anni, 10 giorni. Wow! Che sviluppo! Forse nel 1970-80-90 esisteva una ragione, un sentire sociale per il quale la mamma era il genitore numero 1 nella cura dei figli e il papà era il gregario. Il papà doveva preoccuparsi di portare i soldi a casa. La mamma occuparsi di casa, gravidanze e figli. Ma nel 2025? Mmmmm, la società è cambiata! E la carta costituzionale va letta con gli occhi e valori dell’oggi, non di ieri. E allora oggi, a mio avviso, si potrebbe ragionevolmente sostenere che 10 giorni di congedo di paternità sono un’ingiustizia civile. Sono contrari ai principi della nostra Costituzione. Sono contrari al rispetto dei doveri genitoriali di cura che, per Costituzione (art. 30), devono essere condivisi. Sono contrari ai principi di non discriminazione e sono contrari al principio di uguaglianza nella misura in cui impediscono agli uomini il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione all'organizzazione sociale del Paese (art. 3). Sono contrari ai doveri individuali inderogabili di solidarietà sociale (articolo 2 Costituzione) di cui ogni genitore è portatore. Sono contrari al diritto dei figli di essere protetti da un adeguato sistema di previdenza sociale. Sono contrari al diritto delle donne di poter accedere ad eguali opportunità agli uomini nel mercato del lavoro. Sono contrari al diritto delle donne di veder spartito equamente il carico di cura post parto. Insomma, quei 10 giorni sono in palese contrasto con un bel po’ di principi previsti nella nostra Costituzione se la nostra carta fondamentale la leggiamo con gli occhi e i valori dell’oggi, nel 2025. ______ Se condividi, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #genitori #dirittodellavoro #giustizia #Costituzione
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Quello che dice il dr. Bruno Arbanassi è sacrosanto: Riepilogo a beneficio di tutti la cronologia degli eventi: 1. Nel 2012 Elsa Fornero introduce un provvedimento sperimentale che prevede 1 giorno di congedo obbligatorio e 2 giorni facoltativi per i padri lavoratori dipendenti, retribuiti dall'INPS 3. nel 2016 il congedo di paternità obbligatorio viene aumentato a 3 giorni (wow!) 4. nel 2017 il congedo obbligatorio viene ulteriormente esteso a 4 giorni, diventando 5 nel 2018 ed arrivando a 6 solo nel 2019 (ri-wow) 5. solo nel 2020 il congedo obbligatorio viene portato a 7 giorni con la possibilità di aumentarlo ad 8 giorni con un eventuale congedo facoltativo in sostituzione a quello che potrebbe prendere la Mamma (non sarà un po’ troppo?) A mio avviso nella nostra #Italia rimane un’enorme disparità tra i lavoratori, e non si capisce per quale motivo, in paesi nettamente più evoluti del nostro come ad esempio in Scandinavia, il congedo parentale non faccia differenza tra uomo e donna (90 giorni per entrambi retribuiti dallo stato al 100%), con l’eventuale opzione di salire a 480 giorno con retribuzione statale all’80% AssoGentile sarà sempre in prima fila verso una società più equa aperta alla parità di diritti tra donne e uomini #gendergap; #paritagenitoriale; #costituzione; #dirittodellavoro;
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10 giorni di congedo di paternità sono ingiusti! “Il congedo di paternità di soli 10 giorni è contrario alla Costituzione. È costituzionalmente illegittimo.” Ecco, questa è la notizia che mi auguro potremo leggere prima o poi in prima pagina nei quotidiani se la durata del congedo di paternità non verrà equiparata per legge a quella di maternità. Perché? Seguimi nel ragionamento. Da una parte genitori donne con diritto di 5 mesi di astensione dal lavoro in congedo di maternità obbligatorio. Diritto sacrosanto! Dall’altra parte, però, ci sono genitori uomini. Uomini che per diventare padri o diventati padri sono stati relegati al ruolo di “panchinari” da norme come quelle che consentono al papà di fruire dei mesi di maternità obbligatoria al posto della madre solo in caso di sua grave infermità o decesso. Della serie “come se non bastasse”: per riconoscere il diritto a figli e padri di accudimento deve accadere una tragedia. Sì, ci sono gli uomini dall’altra parte. Uomini che fino al 2012 non avevano nemmeno un giorno di congedo di paternità “obbligatorio”. Dal 2012 siamo passati da 1 solo giorno sino ai soli 10 giorni che vengono riconosciuti oggi nel 2025. In 13 anni, 10 giorni. Wow! Che sviluppo! Forse nel 1970-80-90 esisteva una ragione, un sentire sociale per il quale la mamma era il genitore numero 1 nella cura dei figli e il papà era il gregario. Il papà doveva preoccuparsi di portare i soldi a casa. La mamma occuparsi di casa, gravidanze e figli. Ma nel 2025? Mmmmm, la società è cambiata! E la carta costituzionale va letta con gli occhi e valori dell’oggi, non di ieri. E allora oggi, a mio avviso, si potrebbe ragionevolmente sostenere che 10 giorni di congedo di paternità sono un’ingiustizia civile. Sono contrari ai principi della nostra Costituzione. Sono contrari al rispetto dei doveri genitoriali di cura che, per Costituzione (art. 30), devono essere condivisi. Sono contrari ai principi di non discriminazione e sono contrari al principio di uguaglianza nella misura in cui impediscono agli uomini il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione all'organizzazione sociale del Paese (art. 3). Sono contrari ai doveri individuali inderogabili di solidarietà sociale (articolo 2 Costituzione) di cui ogni genitore è portatore. Sono contrari al diritto dei figli di essere protetti da un adeguato sistema di previdenza sociale. Sono contrari al diritto delle donne di poter accedere ad eguali opportunità agli uomini nel mercato del lavoro. Sono contrari al diritto delle donne di veder spartito equamente il carico di cura post parto. Insomma, quei 10 giorni sono in palese contrasto con un bel po’ di principi previsti nella nostra Costituzione se la nostra carta fondamentale la leggiamo con gli occhi e i valori dell’oggi, nel 2025. ______ Se condividi, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #genitori #dirittodellavoro #giustizia #Costituzione
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Un papà in Italia potrebbe non sentirsi libero nell’utilizzare tutti i giorni di paternità e di congedo parentale. Se fossi padre ti sentiresti libero e sentiresti come giusto usare magari 5 mesi di paternità obbligatoria qualora la durata e l’indennità della paternità fosse equiparata a quella della maternità obbligatoria? Se un papà avesse diritto a 5 mesi di paternità cioè 150 giorni, invece dei soli 10 giorni attuali, quel papà si sentirebbe libero di usufruirne per intero o la pressione sociale dell’ambiente di lavoro lo ostacolerebbe? Proviamo a evidenziare un reale nodo da sciogliere nella nostra cultura del lavoro. Se un padre non si sente o non si sentisse libero di usufruire di un’astensione di paternità o di un congedo parentale per colpa di un contesto lavorativo, ci sarebbe un’evidente responsabilità sociale d’impresa su cui lavorare. Un certo contesto manageriale negli ambienti di lavoro ha subordinato per anni, e subordina ancora oggi, la paternità e la responsabilità genitoriale paritaria, alla priorità da dare alle performance lavorative che un uomo dovrebbe fornire anche quando diventa neo genitore. Proviamo a fare un bagno in un principio di realtà. Veramente possiamo pensare che il funzionamento di un’organizzazione del lavoro e la carriera di un uomo, che sarebbe composta di 40 anni e oltre di lavoro (cioè di oltre 480 mesi), peggiorerebbero o verrebbero compromesse da 5 mesi di paternità? Se volessimo essere ragionevoli la risposta sarebbe: non possiamo pensarlo. Se un padre usufruisse di 5 mesi di paternità obbligatoria starebbe invece assolvendo una sua responsabilità sociale fondamentale. Una responsabilità sociale che darebbe una lezione di giustizia del lavoro e di equità sociale a chi pensa o ha pensato che la funzione genitoriale nei confronti dei neonati e del neo contesto familiare che si allarga sia una questione da donne, da madri. No, genitorialità non è sinonimo di maternità. Magari in passato lo è stato ma il mondo va avanti. La società evolve e leggendo la nostra Costituzione con gli occhi della contemporaneità lo fa chiaramente capire. Genitorialità è sinonimo di genitorialità. Tanto di paternità quanto di maternità. Prevedere e poter utilizzare migliori diritti di paternità nel mondo del lavoro significa semplicemente far esercitare liberamente ai papà le proprie responsabilità genitoriali e di cura familiare e domestica. Significa costruire una società più evoluta. Significa offrire alle future generazioni l’esempio di una società e di un mondo del lavoro più giusti, più equi. Semplicemente più a misura di persone. _________ Se credi che migliorare i diritti di paternità e liberare l’effettivo esercizio delle responsabilità paterne possano contribuire a far evolvere con equità la nostra società, i nostri ambienti di lavoro e il nostro mercato del lavoro, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #diritti #responsabilità #genitori #esg
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La legge italiana sui congedi di maternità e paternità e sui congedi parentali è ormai un vero e proprio pasticcio per tre motivi: 🔴congedo di maternità e paternità hanno 140 giorni di differenza dove il primo dura almeno 5 mesi mentre il secondo dura solo 10 giorni; 🔴i congedi parentali vengono pagati di meno e per meno tempo di quanto un genitore di figlio sotto l’anno di età avrebbe diritto di percepire con la NASPI in caso di dimissioni volontarie convalidate dall’Ispettorato del Lavoro. Ne ho scritto spesso in passato e ciò che ho scritto è stato validato da esempi concreti. 🔴il diritto al congedo parentale è adesso anche discriminatorio in base all’età dei figli: nel 2025, i genitori di figli dai 3 anni d’età in su avrebbero diritto a congedi parentali pagati al 30% dello stipendio (quindi inaccessibili perlopiù perché indennizzati troppo poco) mentre i genitori di figli di un anno di età avrebbero diritto a 3 mesi di congedi parentali pagati all’80% dello stipendio (quindi accessibili!) e i restanti 6 mesi al 30%. E poi si pensa che il calo demografico sia un problema solo culturale ed economico? È di certo un problema causato da regole del gioco come queste che lo favoriscono. E poi si parla di disparità di genere nel lavoro? Con regole del gioco di questo tipo che in 11 anni hanno triplicato l’aumento delle dimissioni di madri e padri lavoratori (stragrande maggioranza madri) nei primi 3 anni di vita dei figli (da 19.000 persone nel 2013 a 60.000 nel 2022), non si fa altro che alimentarla la disparità di genere del lavoro. Bisogna fare regole migliori. C’è bisogno di regole del gioco migliori. Per favore. Partiamo dalle basi. Miglioriamo queste regole. 🟢Equiparando congedo di maternità e paternità obbligatori ad almeno 5 mesi. 🟢Prevedendo congedi parentali che abbiano durata e vengano pagati almeno quanto la NASPI. 🟢Prevedendo congedi parentali pagati ugualmente all’80% per almeno tre mesi senza discriminare in base all’età dei figli piccoli. Questa è un’evoluzione sociale che non ha alcun senso rinviare. _______ Se credi che le regole su congedo di paternità e congedi parentali andrebbero migliorate rispetto a quelle esistenti, lascia una reazione, un commento e diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #welfare #congedi #crescita #figli #demografia #gendergap
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“Nostra figlia è nata nel 2022 e abbiamo finito di fruire i periodi di congedi obbligatori di maternità e paternità prima del 31.12.2022. Nostra figlia avrà così 3 anni nel 2025 e noi abbiamo diritto a congedi parentali per complessivi 9 mesi (3 mesi a testa per genitore + 3 mesi a scelta tra noi) pagati solo al 30% dello stipendio fino ai 12 anni di nostra figlia. Ovviamente non li useremo, come non li abbiamo usati finora, perché insostenibili economicamente.” “Nostro figlio è nato nel 2024 ma finiremo di fruire dei congedi obbligatori di maternità e paternità dopo il 31.12.2024. Nostro figlio compirà un anno nel 2025 e noi genitori avremo diritto a congedi parentali per 3 mesi pagati all’80% fino al compimento di 6 anni di nostro figlio e per i restanti 6 mesi al 30% entro i suoi 12 anni. Probabilmente useremo quei tre mesi pagati all’80% perché sono sostenibili economicamente.” Nel 2025 assisteremo a questo tipo di scenario che appare discriminatorio per l’accesso e la fruizione paritaria del diritto ai congedi parentali. Ecco dimostrato con un esempio pratico lo scenario appare di ingiustificata disuguaglianza in base all’età dei figli (tra genitori di una figlia di 3 anni e genitori di un figlio di un anno) e in base alla tempistica di esaurimento del congedo obbligatorio di maternità e paternità da parte dei genitori. Come si crea una normativa che appare discriminatoria e appare violare il principio di uguaglianza tra genitori e figli piccoli sui congedi parentali (cosiddetta maternità e paternità “facoltativa”)? Si crea dando diritto ai genitori a un indennità differente (30% o 80% della retribuzione) in base all’anno di conclusione del periodo di congedo maternità o paternità obbligatorio e quindi in base all’anno di nascita dei figli. Questo pare essere ciò che è già successo negli ultimi due anni (lì la differenza sul congedo era di due mesi e non tre) e potrà succedere nel 2025 con le modifiche normative in tema di congedi parentali effettuate dalle ultime 3 leggi di bilancio di fine anno. Forse è opportuno rendere le norme sui congedi parentali uniformi, per la fruibilità da parte dei genitori di figli under 12 anni di età, a prescindere da in quale anno sono nati i figli e da in quale anno i genitori hanno esaurito la fruizione dei loro congedi obbligatori di maternità e paternità? Forse sì. Ai congedi parentali pagati all’80% dello stipendio sarebbe giusto poter accedere a prescindere dall’anno di nascita dei figli entro il compimento dei loro 6 o 12 anni. ________ Se condividi che appare discriminatorio e diseguale non poter accedere a 3 mesi di congedo parentale pagato all’80% per quei genitori che hanno esaurito i congedi di maternità (i 5 mesi) e paternità (i soli 10 giorni) obbligatori prima del 31.12.2022, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #welfare #congedi #uguaglianza #genitori #figli #dirittodellavoro
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valutazioni molto interessanti
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Simuliamo insieme cosa potrebbe succedere con un congedo di paternità veramente obbligatorio di durata di 5 mesi invece del “finto” obbligo di 10 giorni di paternità attuale? -Negli annunci di lavoro inizieremmo a veder scritto “sostituzione di genitorialità” o “sostituzione di paternità” e non più solo “sostituzione di maternità”; -le domande rivolte perlopiù alle donne “Desidera figli?” oppure “Ha figli? Se sì di che età?” oltre ad essere illecite sarebbero anche inutili perché andrebbero rivolte a chiunque. Chi, invece, volesse continuare a farle, avrebbe rischi legali, di insostenibilità sociale e di brand reputation troppo grossi da affrontare; -negli ambienti di lavoro gli uomini non si sentirebbero più in “soggezione”, in “costrizione” o “disagio” professionale e manageriale qualora dovessero usufruire di congedo di paternità perché diventando padri sarebbero obbligati ad usufruirne pena le sanzioni al datore di lavoro (come nella maternità); -negli ambienti di lavoro i percorsi di carriera non verrebbero diversificati tra uomini e donne perché il carico di accudimento della prima infanzia verrebbe almeno in parte riequilibrato; -gli uomini svilupperebbero capacità di cura, pazienza, responsabilità ed empatia utili a migliorarli come persone ma anche come manager e lavoratori nel momento della ripresa dell’attività professionale; -crescerebbero generazioni con un giusto e concreto esempio di parità di genere ad oggi perlopiù inesistente sul piano normativo e di usi familiari secolari. Ora le domande sono: quali sono gli uomini e i padri contrari ad avere un congedo di paternità universale realmente obbligatorio di durata di 5 mesi? Quali dovrebbero essere i validi e ragionevoli motivi, per chi oggi desiderasse diventare padre, di opporsi ad un congedo di paternità obbligatorio di durata di 5 mesi? Di validi e ragionevoli motivi non ne vedo. Le risorse? Salvo trovarne di nuove, si potrebbero anche cominciare a spostare i contributi per la NASPI (pagata ai padri dimissionari entro l’anno del bambino) in un congedo obbligatorio di paternità di durata di 5 mesi, ad esempio. Per cambiare le “regole del gioco” serve essere padri investendo tempo non solo per portare a casa un reddito ma anche per occuparsi delle faccende quotidiane di responsabilità genitoriale alla pari di una madre. Quando nasce un figlio si diventa genitori. Un padre non è un genitore panchinaro e non è nemmeno un mammo. É semplicemente un genitore con responsabilità pari a quelle della madre. E una madre non deve sacrificare la sua individualità e il suo percorso professionale perché le “regole del gioco” nel lavoro e nella società sono squilibrate e inadeguate. _________ Se credi non ci siano valide ragioni per non equiparare l’obbligo di congedo di paternità a quello di maternità per la durata di 5 mesi, lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. E grazie per l’attenzione. #lavoro #responsabilità #paternità #maternità #genitori
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Un lavoro che meglio concili vita familiare e professionale non ha genere e riguarda anche i papà. Sebbene le mamme siano molto discriminate nel mercato del lavoro, anche i papà subiscono pressioni sociali e iniquità normative e forse non se ne parla abbastanza. Un papà dipendente oggi ha solo 10 giorni di congedo di paternità “obbligatorio” per accudire figlio e mamma, con le relative conseguenze di distacco e il relativo squilibrio tra figure genitoriali e nell’accudimento. Un problema che crea gabbie sociali, emotive e generazionali non indifferenti. Un papà non può chiedere un permesso se non con il rischio di sentirsi rispondere “ma una mamma questo bimbo non ce l’ha? Perché devi andare tu dal pediatra?” (Tratto da una storia vera, anzi più di una). Questo solo per fare due esempi, tra tanti. Per fortuna, però, c’è un sempre crescente desiderio di rivendicazione della figura paterna e una sempre crescente richiesta di diritti e opportunità per vivere la genitorialità nel modo più pieno possibile. Ricordiamoci che negli ultimi 10 anni è più che triplicato l’utilizzo del congedo di paternità da parte dei papà. Per questo è importante ricordare che per ogni diritto di una mamma, ci dovrebbe essere un diritto di un papà. Rompere questa barriera iniziando a chiedere e a parlare di diritti genitoriali è un’opportunità. Ecco perché insieme a Bruno Arbanassi sempre molto presente su questi temi, abbiamo deciso di scrivere questo post e di indicare alcuni diritti troppo frequentemente affidati alle mamme, di cui invece possono usufruire anche i papà: - congedo di maternità utilizzabile dal padre in caso di decesso della madre; - diritto alla NASPI (disoccupazione) e all’indennità sostitutiva del preavviso in caso di dimissioni volontarie entro l’anno del bambino/a per il padre che ha usufruito del congedo obbligatorio di paternità; - riposi giornalieri entro l’anno del bambino (due ore al giorno se orario giornaliero superiore alle sei ore; un’ora se inferiore) nel caso in cui non ne usufruisca la madre per rinuncia o perché madre rientrante in una delle categorie previste dalla legge; -3 mesi di congedo parentale non trasferibili alla madre; - diritto di richiesta al lavoro flessibile come previsto dalla direttiva europea 1158/2019 relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. Sullo sfondo notiamo un problema: il papà sembra esser trattato dalla legge come un “panchinaro”. Quando la mamma non può, non riesce o non vuole, allora entra in campo il padre per sostituirla ma… I padri non sono sostituti delle madri e i tempi delle responsabilità paterne relegate al fine settimana non sono più accettabili, non credete? Se ritieni necessario un progresso sociale e normativo sui diritti e sul tempo delle responsabilità paterne lascia una reazione, un commento o diffondi l’argomento. #lavoro #paternità #diritti
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