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Prima di arrivare ai trial clinici, i #farmaci devono essere testati su due diverse specie, un roditore e un non roditore. A livello europeo, questo requisito è previsto dalla Direttiva 2001/83/CE, ma lo ribadiscono anche le linee guida dell'ICH, riferimento a livello globale. La ragione di questa richiesta normativa segue il principio generale della sperimentazione sugli animali per i nuovi farmaci: evidenziare eventuali effetti negativi così da ridurre il rischio nei trial clinici condotti sugli esseri umani. L’uso di due specie, in particolare, limita il rischio di dipendere esclusivamente da una singola fisiologia #animale, che potrebbe non rappresentare accuratamente la risposta umana, e aumenta la probabilità di identificare potenziali effetti tossici o collaterali. Ma è possibile, in ottica #3R, restringere i test a una sola specie animale? In alcuni casi, in particolare riguardanti i farmaci biologici, questo è già previsto. E negli ultimi anni sono stati condotti degli studi per cercare di capire se sia possibile ampliare ulteriormente i casi in cui non siano richiesti, per legge, i test su due specie. 🔗 https://lnkd.in/d7nm9hEw Istituto Mario Negri, Alleanza Contro il Cancro, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Italian Society for Neuroscience - SINS, Farmindustria, Federchimica, Assobiotec, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli Studi di Ferrara, Università di Trento

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