Post di Silvia Capurso

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SCAI HR Manager, trainer, training designer, job counselor

Iniziamo rispondendo alle domande - ma attendo le vostre risposte con molta curiosità ed interesse -, anche se ovviamente sono fortemente influenzata dalla mia esperienza personale: 1) Secondo voi, quante di queste abilità sono prese in considerazione e sviluppate nel percorso di studi, dalla scuola primaria all’università, nel sistema educativo italiano? Poche ma più che altro vengono affrontate spesso con scarsa consapevolezza da parte di docenti e studenti che proprio quella specifica soft skill sarà molto utile per vivere un percorso soddisfacente nel lavoro che si sceglierà. Mi sembra che la casualità nel trattare una di queste soft skill sia preponderante rispetto all'approfondimento specifico della stessa e al far notare i collegamenti con i profili degli studenti. 2)Quanti di voi hanno esperienze positive su sé stessi o sui propri figli, nipoti, conoscenti giovani? Anticipo una risposta anche alle domande successive: dipende molto - forse troppo - dal docente, dal professore, dall'insegnante che si dedica a trasferire tale abilità...e in parte anche qui la casualità la fa da padrona: se capiti con l'insegnante bravo/a sei fortunato/a e va tutto bene, altrimenti ci devi lavorare un po' tu in autonomia (che anche quello, però, non fa malissimo...). 3) Quali sono le materie scolastiche alle scuole secondarie che consentono di acquisirle ed in quale modalità e declinazione? Quanto conta il docente della materia? In realtà, credo che tutte le materie possano essere fonte di conoscenza e di acquisizione di soft skill, dalle cd umanistiche alle scientifiche, é la modalità di erogazione formativa e educativa che fa la differenza, consentendo agli "ignari" studenti di cogliere la profondità di tale trasferimento di competenze e riconoscimento di potenziale. Anni fa, un ragazzo di quinto anno di un istituto professionale, che seguivo per un progetto di orientamento, mi disse, presentandomi la referente della scuola: "é una Prof.ssa di matematica e di vita"... 🙂 Aggiungo un ultimo tema che mi é caro: ritroviamo il lavoro non solo come dovere ed obbligo o mero strumento di raccolta finanziaria ma come piena rappresentazione e realizzazione della nostra missione individuale sulla Terra (non l'ho detto io ma mi ci ritrovo molto) e piacere del nostro vivere quotidiano, forse così cambieremo punto di vista ed approccio... Che ne pensate?

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