Il concetto di "Ruolo" in #Psicologia si riferisce alla posizione o funzione che un individuo assume all'interno di un gruppo, di una famiglia o nella società e come questa posizione influenzi la sua identità, i suoi comportamenti e le sue relazioni. Ogni individuo, quindi, nel corso della vita assume diversi ruoli, sia in ambito familiare che professionale, e la sua percezione e adattamento a questi ruoli può avere un impatto significativo sul #benessere psicologico e sull'#equilibrio interiore. 📌 Spesso però noi siamo chiamati a recitare un ruolo che non sentiamo più nelle nostre corde, ad essere protagonisti di una sceneggiatura che ci fa stare male e che ci provoca un disagio interiore forte e destabilizzante. 📌 La #Psicosintesi, uno degli approcci utilizzati dal Team di Psicarchè per il #sostegno psicologico, integra la dimensione psicologica e spirituale dell'essere umano mirando ad una sintesi o un'unificazione tra le diverse parti dell'individuo, che vanno dal subconscio all'inconscio fino all'aspetto più elevato e trascendente dell'essere; promuove inoltre una crescita verso l'autorealizzazione, il raggiungimento di un equilibrio tra le varie dimensioni dell'individuo. 📌 Nel contesto della Psicosintesi, il concetto di "Ruolo" è intimamente legato alla formazione dell’identità personale e alla sua evoluzione. L’ l'individuo, nel corso della sua vita, può rivestire vari ruoli, ma che questi non devono confondersi con il suo "Essere autentico". In altre parole, il ruolo non deve essere vissuto come una maschera definitiva perché questa identificazione, se non messa in discussione, può portare alla creazione di una personalità frammentata, che si allontana dal proprio centro di autenticità. 📌 La Psicosintesi propone di affrontare questi ruoli considerando che essi sono soltanto una parte di un'identità più grande e dinamica, che include anche la dimensione spirituale e l'integrazione di tutte le sue parti. ✅ Quando l'individuo è in grado di riconoscere, attraverso la #Consapevolezza che il ruolo non è l'unica definizione di sé e che esiste oggettivamente una differenza tra il suo "Essere autentico" e i vari ruoli che assume, può utilizzare questi ultimi come mezzi per esplorare e sviluppare il proprio potenziale
Post di STUDIO PSICARCHE
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𝑒𝑛𝑡𝑢𝑠𝑖𝑎𝑠𝑚𝑜/𝑒𝑛·𝑡𝑢·𝑠̣𝑖𝑎̀·𝑠̣𝑚𝑜/𝑠𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑚𝑎𝑠𝑐ℎ𝑖𝑙𝑒. I. 𝐼𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑛𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑠𝑝𝑖𝑛𝑡𝑎 𝑎𝑑 𝑎𝑔𝑖𝑟𝑒 𝑒 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑠𝑒́ 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜: [...] II. 𝑃𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐ℎ𝑖 𝑓𝑖𝑙𝑜𝑠𝑜𝑓𝑖, 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜, 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑙'𝑢𝑟𝑔𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑒𝑠𝑎𝑙𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑖𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑛𝑎. E n t u s i a s m o. È l'emozione principale che provo quando sto per conoscere per la prima volta una persona che vuole iniziare un percorso. Ed è anche la stessa emozione che provo ogni volta che rivedo ognuna delle persone che ne hanno già iniziato uno. È incontenibile, una sorta di boost di dopamina che mi aiuta a concentrarmi totalmente sull'Altro in relazione. Non si può prescindere da questo: passare un'ora o più ad Ascoltare, a tendersi verso l'Altro, a cercare di leggere anche il non detto è un coinvolgimento di tutto il proprio Sé. Pensare che da un momento all'altro vedrò un altro essere umano, che ha scelto in maniera ponderata di scegliere proprio me come custode delle sue gioie e dei suoi dolori...credo che questo basterebbe per rendere entusiasta chiunque: è, infatti, un grande Dono poter armonizzare le proprie frequenze, per così dire, per risuonare con quelle del cuore dell'Altro. Sempre più spesso leggo di lamentele legate alla fisiologica stanchezza che molti professionisti (in tanti settori) provano nel rapportarsi al pubblico e mi dispiace perché la Persona è il centro di questa rel-azione. Mi dispiace per il professionista perché deve stare bene con sé stesso per essere pronto all'Altro e mi dispiace per l'Altro perché potrebbe ipotizzare una mancanza di interesse ma, credetemi, non è affatto così. Le rel-Azioni sono complesse, richiedono impegno, rinnovo continuo di energie; ancora di più le rel-Azioni di aiuto perché significa doversi proteggere dagli inganni dell'Ego che crede di sapere cosa sia meglio per l'Altro anziché sospendere il giudizio e prendersi una pausa. Quando sentiamo -e anche me è capitato, sono umana- di non riuscire più a provare questo friccicorio, fermiamoci. Perdoniamoci. Abbracciamoci. Ricarichiamoci. E poi riprendiamo. È proprio l'entusiasmo che esprimiamo per l'Altro che lo aiuta a vedersi finalmente, a capire che il suo malessere è meritevole, è importante, è reale. Noi abbiamo un grande compito, non dimentichiamolo: trasmettere l'idea che la vita sia degna di essere vissuta, 𝑛𝑜𝑛𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜. Parlo di entusiasmo e compassione professionale anche nel mio Ebook "Mindfulness per Professionisti Sanitari", don't miss It ---> https://lnkd.in/dtsi_bZZ https://lnkd.in/eCz6J6F
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Riconoscere e accettare le proprie fragilità è visto come un passo cruciale per raggiungere una maggiore consapevolezza di sé e promuovere il cambiamento personale. Ecco alcuni punti chiave: 1. Accettazione come Conoscenza di Sé: Secondo la psicoanalisi, spesso le nostre debolezze, insicurezze o aspetti meno piacevoli della nostra personalità sono inconsci e ci sfuggono. L’accettazione implica il processo di portare alla luce queste parti di noi stessi, non per cambiarle immediatamente, ma per conoscerle e riconoscerle. 2. Superamento dei Meccanismi di Difesa: Le difese psichiche come la repressione, la negazione o la proiezione sono spesso impiegate per evitare il dolore o l’ansia legati alle nostre debolezze. La psicoanalisi aiuta a riconoscere questi meccanismi e a ridurre la loro forza, favorendo una visione più autentica di sé. 3. Integrazione delle Ombre: Carl Jung parla dell’importanza di integrare l’“ombra”, ovvero quella parte di noi stessi che tendiamo a rifiutare. Accettare le proprie debolezze significa anche dare spazio a questi aspetti ombra, comprendere il loro ruolo e integrarli nella nostra identità. 4. Lavoro sulla Vergogna e l’Accettazione: Sentimenti di vergogna o colpa possono spesso accompagnare la scoperta di proprie debolezze. In psicoanalisi, il percorso terapeutico è orientato a elaborare questi sentimenti e a sostituirli con un senso di auto-compassione, favorendo un’accettazione più genuina. 5. Crescita e Autenticità: Una volta accettate le proprie debolezze, diventa possibile vivere in modo più autentico e connesso agli altri. Le relazioni possono diventare più profonde e libere, perché non sentiamo più il bisogno di nascondere o di difenderci da parti di noi stessi. In generale, l’accettazione delle proprie debolezze non è una resa, ma piuttosto una forma di crescita personale. Accettare non significa necessariamente smettere di migliorarsi, ma partire dalla comprensione di ciò che siamo per promuovere una trasformazione autentica e sostenibile.
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𝘽𝙞𝙨𝙤𝙜𝙣𝙖 𝙘𝙤𝙡𝙩𝙞𝙫𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙖 𝙘𝙖𝙡𝙢𝙖 𝙚 𝙧𝙞𝙘𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙧𝙨𝙞 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙥𝙤𝙨𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚. 🌃 Nella società della frenesia, del fare e dell'avere, dell'ambizione portata all'estremo e delle tappe anagrafiche scandite culturalmente, nella società in cui non c'è giusta misura, ecco che starsene in pace è l'atto di cura pedagogicamente più alto e ribelle che ci si possa autorivolgere. 🙏🏻Le pratiche contemplative sono per loro natura a matrice pedagogica, poiché guidano il soggetto ad autoeducarsi a percepire il dato di realtà per come appare fenomenicamente senza anteporre giudizi e perché ci educano alla presenza e la presenza necessita di ascolto, osservazione ed altre micro percezioni. 🤯 Se non si è presenti con l'altro e per l'altro che professionisti della relazione saremmo ? La dimensione ontologica dell'esserci permea ogni aspetto della #pedagogia come pratica della #relazione di aiuto. Oggi sappiamo che possiamo allenarci ad essere più presenti, soprattutto perché ne abbiamo disperatamente bisogno in un mondo di persone #distratte da continui distrattori. 🧘🏻♂️ La meditazione #mindfulness, cioè quella sul #respiro, rappresenta l'architrave per eccellenza delle pratiche volte a migliorare la propria #consapevolezza. Quando si medita si sperimenta una nuova forma di cura verso se stessi che porta inevitabilmente anche ad un agire più presente, ponderato e sicuramente riflessivo. Infatti l'esercizio della presenza mentale durante una seduta di meditazione garantisce transfert di pensiero e azione anche nelle attività di vita quotidiana, quando parliamo con una persona, quando siamo nel #traffico, quando leggiamo. Possiamo costantemente #educarci ed #educare alla #presenza. 🧠 Medit-azione; cioè se apparentemente quando si medita si ricerca la non azione, è proprio attraverso la meditazione che noi vogliamo poter agire nel mondo in maniera migliore, più giusta, più consapevole e tendente al bene. Non a caso quando parliamo di azione pre-meditata significa che abbiamo fatto della nostra capacità di pensiero qualcosa che struttura e da forma ad un nostro possibile agito, ecco perché meditare non vuol dire NON pensare, anzi, ma allenarsi a #pensare meglio per agire meglio, uscire quindi dal perimetro del solipsismo. Nulla di nuovo per i #filosofi antichi, si tratta solo di rispolverare e attualizzare alcuni concetti. Io qui mi sto godendo il "silenzio" e i colori del crepuscolo in un parco dei Monti Sibillini, precisamente a Montemonaco (AP).
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L’arroganza e l’autostima sono due atteggiamenti molto diversi, sebbene possano sembrare simili a prima vista. L’arroganza nasce da un senso di superiorità e porta a sminuire gli altri per sentirsi migliori; è spesso accompagnata da un bisogno di dominare o impressionare. L’autostima, invece, è la consapevolezza serena del proprio valore senza bisogno di confronto o prevaricazione. Chi ha autostima sa riconoscere i propri limiti e rispettare gli altri, mentre chi è arrogante tende a ignorarli e a mettersi su un piedistallo. In sintesi, l’autostima è forza interiore, l’arroganza è una maschera.
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#coaching Il tema di oggi è importante nella vita per diversi motivi. Aprire gli occhi simboleggia l’essere presenti nel momento, osservare attentamente il mondo intorno a noi e acquisire maggiore consapevolezza delle situazioni in cui ci troviamo. Questo atteggiamento ci permette di comprendere meglio noi stessi, le circostanze e le persone con cui interagiamo. L’osservazione attenta può rivelare dettagli e sfumature che altrimenti potremmo perdere se fossimo troppo concentrati su noi stessi e sulle nostre parole. Imparare ad ascoltare è una delle abilità più importanti nelle relazioni umane. Ascoltare con attenzione gli altri ci permette di capire le loro esigenze, i loro sentimenti e le loro prospettive. Prendersi il tempo per osservare e riflettere prima di parlare ci consente anche di rispondere in modo più sensato. In sintesi, questa frase sottolinea l’importanza di essere più attenti e ricettivi nel nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri.
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𝗜𝗻 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 è 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗹𝗲 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗶 e – di conseguenza – i “giochi” che utilizziamo di solito. Questo perché ruoli e “giochi”, oltre a rappresentare una fonte stabile di attenzioni, 𝘁𝗲𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗮 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁à. In altre parole, le persone fanno fatica ad allontanarsene perché 𝘁𝗲𝗺𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗱 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗲 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲. Il processo di presa di consapevolezza e di acquisizione di nuove e migliori strategie è spesso lento, passando per 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗱𝘂𝗮𝗹𝗶. Ricordo che Mentoring, Coaching e Counselling agiscono 𝗻𝗲𝗹𝗹'𝗮𝗺𝗯𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗲𝗺𝗽𝗼𝘄𝗲𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁 (personale, aziendale, genitoriale in base alle specializzazioni) mentre l'𝗮𝗺𝗯𝗶𝘁𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗼 è 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗼 alle professioni di Psicologo, 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗮, 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝘁𝗿𝗮, Medico, #iltuomentore #empowerment #mentoring
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𝗜𝗻 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 è 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗹𝗲 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗶 e – di conseguenza – i “giochi” che utilizziamo di solito. Questo perché ruoli e “giochi”, oltre a rappresentare una fonte stabile di attenzioni, 𝘁𝗲𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗮 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁à. In altre parole, le persone fanno fatica ad allontanarsene perché 𝘁𝗲𝗺𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗱 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗲 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲. Il processo di presa di consapevolezza e di acquisizione di nuove e migliori strategie è spesso lento, passando per 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗱𝘂𝗮𝗹𝗶. Ricordo che Mentoring, Coaching e Counselling agiscono 𝗻𝗲𝗹𝗹'𝗮𝗺𝗯𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗲𝗺𝗽𝗼𝘄𝗲𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁 (personale, aziendale, genitoriale in base alle specializzazioni) mentre l'𝗮𝗺𝗯𝗶𝘁𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗼 è 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗼 alle professioni di Psicologo, 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗮, 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝘁𝗿𝗮, Medico, #iltuomentore #empowerment #mentoring
I Giochi Psicologici
iltuomentore.eu
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🔍 𝗟𝗲 𝟱 𝗙𝗲𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗘𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗲 𝗶𝗹 𝗟𝗼𝗿𝗼 𝗜𝗺𝗽𝗮𝘁𝘁𝗼 𝘀𝘂𝗹 𝗡𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼: 𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗥𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲 𝗖𝗮𝗿𝗿𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗦𝗼𝗻𝗼 𝗜𝗻𝗳𝗹𝘂𝗲𝗻𝘇𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗘𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗜𝗻𝗳𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮 Ognuno di noi porta con sé delle "ferite" emotive, frutto di esperienze vissute nell'infanzia. Una delle teorie psicologiche più conosciute è quella di Lise Bourbeau delle 5 ferite: 𝗿𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗼, 𝗮𝗯𝗯𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼, 𝘂𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝗶𝗻𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮. La Bourbeau fornisce una descrizione non solo di queste ferite emotive, ma anche delle 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿𝗲 che vengono sviluppate per non vederle o sentirle, ossia comportamenti e atteggiamenti difensivi che ci fanno sentire protetti, ma che possono limitare il nostro potenziale e le nostre relazioni personali e professionali. Anche se possono sembrare “strategie di sopravvivenza”, nel lungo termine queste maschere influenzano profondamente il nostro modo di relazionarci, tra cui la scelta del lavoro e come affrontiamo le sfide professionali. 💼 Come influenzano le nostre scelte lavorative? 𝗥𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗼 | Maschera: 𝗙𝘂𝗴𝗴𝗶𝘁𝗶𝘃𝗼. Chi è segnato dalla paura del rifiuto potrebbe preferire ruoli in cui può mantenere un certo distacco, come lavori individuali o di consulenza. La tendenza è quella di proteggersi evitando situazioni in cui potrebbe sentirsi “messo alla prova” o esposto a critiche. 𝗔𝗯𝗯𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 | Maschera: 𝗗𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲. La paura di rimanere soli può portarci a cercare ambienti di lavoro dove il team è al centro, evitando ruoli solitari. Chi ha questa ferita tende a cercare approvazione e supporto negli altri e potrebbe trovarsi in difficoltà nei contesti competitivi o poco strutturati. 𝗨𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 | Maschera: 𝗠𝗮𝘀𝗼𝗰𝗵𝗶𝘀𝘁𝗮. Chi ha vissuto questa ferita tende a evitare ruoli in cui si senta “al centro” e potrebbe scegliere lavori di supporto o in cui non si trova sotto i riflettori. La paura di essere giudicati può portare a trattenere le proprie opinioni o idee, anche quando valide. 𝗧𝗿𝗮𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 | Maschera: 𝗖𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝗹𝗹𝗼𝗿𝗲. Spesso chi ha questa ferita sviluppa una maschera di controllo, che lo spinge a preferire ruoli di leadership. Tuttavia, il desiderio di controllo e l’eccessiva attenzione ai dettagli possono creare tensioni con i colleghi. 𝗜𝗻𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 | Maschera: 𝗥𝗶𝗴𝗶𝗱𝗼. La spinta a cercare il controllo e l’ordine può portare a eccellere in ruoli strutturati e altamente regolamentati. Tuttavia, la tendenza a essere ipercritici e perfezionisti può rendere difficile collaborare in ambienti più flessibili. Investire nella consapevolezza delle proprie ferite è un atto di coraggio, che ci aiuta a riconoscere le nostre vulnerabilità e a trasformarle in punti di forza. È il primo passo verso un approccio al lavoro più libero, consapevole e soddisfacente. 🌱 #timeforchange #nevergiveup #makeithappen
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Pareidolia nei punti di vista: vediamo solo quello che vogliamo vedere? (A cura di Letizia De Rosa) Abbiamo davvero la convinzione che il nostro punto di vista sia l’unico corretto? La realtà che percepiamo è spesso il risultato di ciò che vogliamo vedere, proprio come nella pareidolia, grazie alla quale il nostro cervello dà vita a forme e significati lì dove a volte non ci sono. Certo che è difficile ascoltare e accogliere punti di vista diversi dai nostri, e ci rendiamo conto di quanto ogni pensiero possa essere influenzato dalla prospettiva individuale. Ecco perché potrebbe essere utile ad esempio avere almeno tre punti di vista prima di arrivare a una visione completa. Se avessimo la capacità di osservare ogni cosa da diverse angolazioni, potremmo ridurre il gap tra soggettività e oggettività. Ma quanta disponibilità abbiamo a farlo? E quante volte tendiamo a imporre il nostro giudizio come se fosse l’unico valido? Utilizziamo forse la pareidolia per "riempire i vuoti", ciò che non conosciamo a fondo, tendendo a raccogliere visioni e interpretazioni che più si avvicinano alle nostre convinzioni. In che modo questo impatta sulle nostre relazioni? E come possiamo allenarci ad essere più flessibili nel considerare le diverse interpretazioni che emergono da un unico fatto, gesto, situazione? Esistono davvero verità assolute o solo punti di vista molteplici? E se fossero tutti sbagliati? O se fossero a loro modo tutti giusti? La flessibilità mentale, l’empatia e la capacità di vedere oltre il nostro naso sono elementi chiave per comprendere meglio tutto, ed esercizi come quelli degli archetipi o l’approccio dei cappelli colorati potrebbero aiutarci ad approfondire, capire e accogliere prospettive differenti, per valutare ogni circostanza in maniera più obiettiva. Altro aspetto: quanto il nostro ego ostacola il dialogo? Il confronto tra punti di vista diversi non dovrebbe essere una competizione, ma un incontro. Allora perché è così difficile lasciare spazio all’altra persona? Fermarci e ascoltare, accogliere le impressioni altrui senza sovrapporre il nostro filtro, potrebbe aiutarci a creare connessioni più profonde e autentiche, a capirci meglio. ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ ⬇️ 🤔 ❓ E tu, quanta bravura hai ad accogliere punti di vista diversi dal tuo? Questo post è un contenuto collaborativo. Grazie alle varie voci che hanno partecipato stamattina alla live!
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