Milo De Angelis, tra «Somiglianze» (1976) e «Millimetri» (1983)

«In Somiglianze, un certo procedere narrativo permette di orientarsi e seguire il fil rouge della ricerca esistenziale, la ‘trama’ di quella sorta di Bildungsroman che è il libro, mentre in Millimetri ruoli e confini sintattici si fanno più ambigui e semoventi,[1] e la concatenazione verticale delle immagini rasenta l’aporia comunicativa (Eraldo Affinati ha parlato di una «euforia fantasmatica» contrapposta a una «estrema contrazione comunicativa»).[2] Le caratteristiche essenziali di Somiglianze, la dialettica interno-esterno (tra scene d’intimità e incontri nell’atmosfera urbana) e la dialettica tra i personaggi (alter ego del poeta) scompaiono in Millimetri, libro dell’apertura totale all’universo e della rinuncia al confronto, ai dialoghi, a vantaggio delle intonazioni oracolari (tra lo gnomico e lo iussivo):[3] a osservazioni e ragionamenti si sostituisce il massimo di densità possibile e scompaiono i tentativi di mediazione tra concezioni dell’esistenza, in un libro che appare totalmente nel segno di Nietzsche.»

(Estratto da F. Jermini, «Millimetri di Milo De Angelis (1983)», in «La poesia degli anni Ottanta. Esordi e conferme», a cura di S. Stroppa, vol. III, Lecce-Brescia, Pensa MultiMedia, 2019)



[1] Cfr. Andrea Afribo, Ritratti linguistici, «Nuovi Argomenti», 75 (luglio-settembre 2016), pp. 205-11.

[2] Eraldo Affinati, Milo de Angelis e la nobile tristezza dell’adolescenza, in De Angelis, Poesie, cit., p. XII. Ma si vedano altresì le osservazioni di Roberto Carifi, Milo De Angelis. Obbedienza e destino, in Anni ’80. Poesia italiana, a cura di Luca Cesari, Milano, Jaca Book, 1993, pp. 33-5; Eraldo Affinati, Patto giurato, Pescara, Trecce, 1996; Paolo Zublena, Milo De Angelis, in Parola plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli, a cura di Giancarlo Alfano [et alii], Roma, Sossella, 2005, pp. 173-4; Carlangelo Mauro, L’«orfismo metropolitano» di De Angelis: l’originalità di un ritorno, in Id., Liberi di dire. Saggi su poeti contemporanei, Sinestesie, Avellino, 2013, pp. 166-7.

[3] Zublena, Milo De Angelis, cit., pp. 173-4.




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