AL MUSEO NOVECENTO di Firenze Una mostra di JOSE’ DAVILA ispirata a un’opera di MARIO RADICE
Un pittore messicano, Jose Dávila (1974) si ispira ad un’opera di Mario Radice per una importante mostra al Museo Novecento di Firenze, da poco inaugurata e aperta fino all’11 ottobre. Una scelta particolare, quella di Dávila, per questa esposizione monografica che si inserisce nel ciclo di rassegne “ Duel” ideato dal direttore artistico del museo, Sergio Risaliti, in cui un artista contemporaneo internazionale prende spunto da un’opera presente nel Museo Novecento per creare una rassegna site specific per gli spazi del museo stesso.
In questo caso l’opera di riferimento è Composizione C.F. 124, 1939, di Mario Radice e la sua scelta come suggestione per la mostra, che ha per titolo Not all those who wander are lost (Non tutti quelli che vagano sono persi) , è spiegata così dall’artista a Lorenzo Bruni, curatore dell’esposizione:
“In questa mostra di Firenze tutte le opere ruotano attorno alla nuova consapevolezza che la mia generazione deve prendere in esame quando deve confrontarsi con il sapere. Ho affrontato tutto ciò a partire da un dialogo con l'opera di Mario Radice del 1939 scelta tra quelle nella collezione del museo. Ci sono due motivi per cui mi ha colpito quest'opera. Il primo è collegato al periodo storico in cui era attivo Radice e che era il ventennio fascista. È un periodo che ho studiato molto soprattutto per il contributo degli architetti razionalisti come Terragni a cui il pittore originario di Como era molto legato. Partendo da questo dialogo ho provato a creare un'apertura, una finestra, differente con cui osservare il tempo presente, attraversato da varie forme di populismo e di conservatorismo estremo. L'altro motivo è legato alla riflessione sui codici astratti della mia intera pratica. Ho voluto osservarla a partire da un nuovo punto di vista del tutto inusuale per mezzo della presenza del gesto storicizzato, ma anche a-storico di Mario Radice. Per me, però, non si tratta solo di un processo concettuale, bensì di una riattivazione dei sensi. Ecco perché è importante da sempre nella mia pratica lavorare sul modo di percepire le forme astratte e non solo di crearle. Punto sempre a rendere evidente il loro peso e la loro gravità e di conseguenza a trasformare in esperienza attiva il dialogo con lo spazio”.
L’opera di Radice scelta da Dávila riprende e rielabora uno dei dipinti murali che Radice realizzò nel 1936 per la sala del Direttorio della Casa del Fascio di Como, l’architettura razionalista più significativa del razionalismo italiano progettata da Giuseppe Terragni . Sul suo impianto l’artista messicano costruisce un suo lavoro, mettendo ben in evidenza in esso la derivazione dell’opera dal dipinto dell’artista comasco.
Nella foto: Jose Dávila, Untitled (Composizione C.F. 124), Stampa a pigmenti di carbone /Archival pigment print , Courtesy of the artist