La recente approvazione della Legge 86/2024 sull'autonomia differenziata ha acceso il dibattito su come questo provvedimento potrebbe influire sul Sistema Sanitario Nazionale (SSN), amplificando le già evidenti disuguaglianze tra le regioni italiane. Secondo l'ultimo Rapporto GIMBE, l’impatto potrebbe essere devastante, soprattutto per le regioni del Sud, peggiorando l’accesso ai servizi sanitari essenziali e alimentando ulteriormente il divario Nord-Sud.
Le disuguaglianze regionali in sanità
Nonostante la definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) risalga al 2001, le analisi di GIMBE evidenziano un quadro drammatico:
- Adempimenti LEA: Dal 2010 al 2022, nessuna regione del Sud è riuscita a posizionarsi tra le prime dieci per adempimento dei LEA. Al contrario, Lombardia e Veneto, promotrici dell’autonomia differenziata, si collocano stabilmente ai vertici.
- Aspettativa di vita: Nel 2023, la differenza di aspettativa di vita tra Trento (84,6 anni) e Campania (81,4 anni) ha raggiunto un gap di 3,2 anni. In tutte le regioni meridionali, il valore è al di sotto della media nazionale di 83,1 anni, segno della bassa qualità dei servizi sanitari.
- Mobilità sanitaria: Il decennio 2012-2021 ha registrato un saldo negativo di 14,5 miliardi di euro per 14 regioni, quasi tutte del Centro-Sud, mentre Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna vantano un saldo positivo, attirando pazienti da tutto il Paese. Nel 2021, il 93,3% della mobilità attiva si concentra in queste regioni.
- Missione Salute del PNRR: Le regioni del Centro-Sud mostrano ritardi significativi nell’assistenza domiciliare agli over 65, nell’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico e nella creazione di strutture come Case della Comunità e Ospedali di Comunità.
Rischio per le Regioni del Sud
L’autonomia differenziata, richiesta principalmente dalle regioni più ricche del Nord, rischia di consolidare e amplificare queste disuguaglianze:
- Ripartizione delle risorse: Le regioni potrebbero trattenere una quota maggiore delle entrate fiscali, riducendo i fondi redistribuiti a livello nazionale. Questo impoverirebbe ulteriormente le regioni del Sud, già penalizzate da sottofinanziamenti cronici.
- Capitale umano: Maggiore autonomia nella contrattazione potrebbe favorire un’esodo di professionisti sanitari verso le regioni che offrono migliori condizioni economiche, aggravando la carenza di personale sanitario nel Mezzogiorno.
- LEP e finanziamenti: Sebbene i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) siano centrali per garantire l’equità, non è previsto alcun fabbisogno finanziario associato al loro raggiungimento. Questo mina alla base l’obiettivo costituzionale di uguaglianza nell’accesso alla sanità.
- Mobilità sanitaria: L’aumento della mobilità da Sud a Nord potrebbe saturare ulteriormente i servizi sanitari nelle regioni settentrionali, causando un effetto boomerang sulla qualità dell’assistenza per i residenti.
Criticità della Legge 86/2024
Il testo della legge, sebbene migliorato durante l’iter parlamentare, presenta numerose lacune:
- Negoziazione limitata: I negoziati tra governo e regioni si svolgeranno senza un reale coinvolgimento parlamentare, limitando il dibattito democratico.
- Clausola di salvaguardia: La legge esclude costi aggiuntivi per lo Stato, rendendo impossibile finanziare nuove prestazioni o colmare i divari esistenti.
- Tempi e modalità: Le autonomie potranno essere concesse prima che i LEP siano effettivamente finanziati e raggiunti, aumentando ulteriormente le disuguaglianze territoriali.
Un disastro annunciato
Secondo GIMBE, l’autonomia differenziata potrebbe trasformare la sanità pubblica in un bene di consumo per le regioni più svantaggiate, contravvenendo al principio costituzionale di uguaglianza ed equità nell'accesso ai servizi. Mentre le regioni del Nord migliorerebbero le proprie performance, il Mezzogiorno subirebbe un ulteriore indebolimento. Per evitare il collasso del SSN, è necessario:
- Modificare i criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale per garantire equità.
- Potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle regioni.
- Bloccare l’estensione delle autonomie in sanità fino a quando non saranno risolte le disuguaglianze strutturali.
- L’autonomia differenziata, così com’è, rischia di minare definitivamente il concetto di sanità pubblica e universale, compromettendo il diritto alla salute per milioni di cittadini italiani.
Il Rapporto GIMBE fa parte delle attività di #SalviamoSSN, la campagna della Fondazione GIMBE che con attività di ricerca indipendente, advocacy e comunicazione pubblica si batte dal 2013 per rimettere al centro del dibattito pubblico e dell'agenda politica l'importanza della sanità pubblica e per difendere il diritto costituzionale alla tutela della salute.
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4 mesiPare il libro dell'Apocalisse! Un pochino più di equilibrio?!