Il coraggio di fare impresa
Gli imprenditori devono confrontarsi quotidianamente con rischi e ostacoli che le tensioni congiunturali di questi anni hanno reso più complessi e gravosi rispetto al passato.
Di Luca Albertoni direttore di Cc-Ti - Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi del Canton Ticino
Malgrado le difficoltà di ogni genere, gli imprenditori ticinesi hanno continuato a fare tenacemente il loro lavoro, con flessibilità e grande spirito di adattamento hanno affrontato la grave crisi del 2008, il successivo sconvolgimento del cambio franco-dollaro-euro, le radicali trasformazioni tecnologiche del sistema produttivo, i repentini alti e bassi dei mercati internazionali che hanno imposto veloci cambiamenti dei modelli di business, la pandemia, la crisi delle materie prime, i problemi di approvvigionamento, le conseguenze della guerra in Ucraina e gli abnormi rincari dei costi dell’energia.
Non si è mai rinunciato a investire, a innovare per salvaguardare e migliorare la competitività delle aziende. Ad esempio, pur tra i contraccolpi della pandemia sulle supply chain, l’aumento dei costi dell’energia, il rincaro e la difficoltà di reperire materie prime, il trend positivo degli investimenti è stato confermato dall’Inchiesta congiunturale della Cc-Ti del 2022: nel settore industriale ha investito il 67% delle aziende, percentuale che sale al 77% per le imprese con oltre 100 dipendenti. L’indagine ha pure rilevato per l’anno in corso un 44% di aziende che ha già investito o che intende farlo.
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Purtroppo a volte si tende a demonizzare il profitto, motore essenziale per garantire investimenti e innovazione, mantenere competitiva l’impresa, continuare a produrre quei beni e servizi che i consumatori richiedono, per conservare i posti di lavoro e offrirne di nuovi. È così che si consolidano pure i legami col territorio e la comunità locale, si accresce la fiducia dei clienti, dei fornitori e degli stessi dipendenti che si sentono rassicurati dal buon andamento aziendale.
Tutto questo ha permesso di creare migliaia di nuovi posti di lavoro, rafforzando la base economica e occupazionale del Cantone. Le cifre parlano chiaro. In Ticino l’occupazione continua a crescere. Secondo gli ultimi dati dell’Ustat, anche nel secondo trimestre del 2023 è aumentato il numero degli occupati attivi sul mercato del lavoro: più 5600 unità, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, con un incremento del 2,4% che ha portato il numero totale degli occupati oltre quota 242.650.
Il lavoro non si crea per legge, lo creano le imprese se sono messe nelle condizioni di farlo. I nostri imprenditori, che già operano in una situazione difficile, contrassegnata da profondi cambiamenti strutturali, da un risorgente nazionalismo economico e da tensioni geopolitiche che destabilizzano di continuo i mercati, chiedono solo che la loro attività non sia resa ancora più complicata. Vorrebbero che quando si discute di politica economica si ragionasse sulla base di dati e fatti concreti e non di preconcetti ideologici. Una sfida non da poco.