Il criterio del costo ammortizzato per la valutazione dei debiti, dei crediti e dei titoli immobilizzati.

Il criterio del costo ammortizzato per la valutazione dei debiti, dei crediti e dei titoli immobilizzati.

Il D.Lgs. n.139 del 18.8.2015, attuativo della Direttiva 2013/34/UE in materia di bilancio d’esercizio e consolidato delle società di capitali, ha introdotto nel nostro ordinamento il criterio del costo ammortizzato per la valutazione dei crediti, dei debiti e dei titoli immobilizzati.

L’art. 2426 n.8 del codice civile recita infatti: “i crediti e i debiti sono rilevati in bilancio secondo il criterio del costo ammortizzato, tenendo conto del fattore temporale e, per quanto riguarda i crediti, del valore di presumibile realizzo”. Il n.1 del medesimo articolo dispone: “le immobilizzazioni rappresentate da titoli sono rilevate in bilancio con il criterio del costo ammortizzato, ove applicabile”. Il criterio di valutazione del costo ammortizzato, pur restando ancorato al costo di acquisto o al valore nominale, tiene anche conto delle eventuali differenze fra i tassi di interesse nominali e quelli effettivi, secondo una logica finanziaria.

Le imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata (art. 2435bis) e le microimprese (art. 22435ter) hanno la facoltà di non applicare il costo ammortizzato e di continuare a valutare i debiti al valore nominale, i crediti al presumibile valore di realizzo e i titoli al costo di acquisto eventualmente svalutato per perdite durevoli di valore.

Il codice civile non indica una definizione di “costo ammortizzato”, ma l’articolo 2426 c.2 rinvia espressamente ai principi contabili internazionali adottati dall’Unione europea. Lo IAS 39 par.9 definisce il costo ammortizzato di un’attività o passività finanziaria come “il valore a cui è stata misurata al momento della rilevazione iniziale l’attività o la passività finanziaria  al  netto  dei  rimborsi  di  capitale,  aumentato  o  diminuito dall’ammortamento complessivo utilizzando il criterio dell’interesse effettivo su qualsiasi differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza, e dedotta qualsiasi riduzione (operata direttamente o attraverso l’uso di un accantonamento) a seguito di una riduzione di valore o di irrecuperabilità”. Inoltre il tasso di interesse effettivo è definito come “il tasso che attualizza esattamente i pagamenti o incassi futuri stimati lungo la vita attesa dello strumento finanziario al valore contabile netto dell’attività o passività finanziaria”. L’applicazione di tale criterio di valutazione impone dunque di ripartire i costi o ricavi derivanti dallo strumento finanziario (titolo, credito o debito) lungo tutta la durata dell’attività o della passività. Quando il valore di iscrizione iniziale e il valore di rimborso coincidono e gli interessi sono costanti per tutto il periodo, il criterio del costo ammortizzato coincide con quello del costo storico o del valore nominale, in quanto il tasso di interesse nominale (incassato o pagato) è identico a quello effettivo. Laddove, invece, vi siano differenze fra valore iniziale e valore di rimborso (per effetto di costi iniziali, aggi o disaggi di emissione), oppure gli interessi prevedano tassi differenti lungo la durata dello strumento finanziario, il tasso di interesse nominale è differente da quello effettivo e occorre iscrivere in Stato patrimoniale l’attività o la passività a un valore diverso dal costo storico (per i titoli) o dal valore nominale (per i crediti ed i debiti).

Il valore iniziale di iscrizione in bilancio del debito è pari:

  • per i finanziamenti, al valore nominale al netto dei costi iniziali;
  • per i prestiti obbligazionari, al valore di emissione al netto dei disaggi di emissione e degli altri costi iniziali.

 valore nominale/di emissione -­ costi iniziali (oppure + aggi di emissione)= valore iniziale di iscrizione del debito

Negli esercizi successivi, il valore del debito deve essere rettificato dell’ammortamento (ripartizione) della differenza tra il valore iniziale di iscrizione e il valore a scadenza del debito (generalmente coincidente con il valore nominale). In pratica, il valore del debito iscritto nello Stato patrimoniale sarà pari al costo ammortizzato, determinato come segue:

valore iniziale di iscrizione ± ripartizione della differenza iniziale - quote capitale rimborsate = costo ammortizzato del debito

Gli interessi passivi vengono imputati a Conto economico, non in base al tasso nominale (con il quale si calcolano gli interessi da corrispondere alla banca), bensì in base al tasso di interesse effettivo, che risulta differente da quello nominale, proprio per effetto della presenza dei costi iniziali (o di aggi di emissione). La somma erogata a titolo di finanziamento, infatti, risulta diversa dal valore nominale del prestito, che costituisce la base di calcolo degli interessi. Il tasso effettivo di interesse è il tasso interno di rendimento che rende uguale il valore attuale dei flussi di cassa in uscita futuri (per interessi e rimborso del capitale) al valore iniziale di iscrizione in bilancio del debito. Il tasso interno di rendimento può essere determinato utilizzando un foglio di calcolo elettronico (excel) e applicando la funzione TIR.COST.

Esempio.

La Società XYZ ha ottenuto in data 1° gennaio 2018 un finanziamento bancario per la durata di 10 anni del valore nominale di 1.000.000 di euro, al tasso annuo di interesse del 5%. Gli interessi devono essere corrisposti al 31 dicembre di ogni esercizio e il prestito deve essere rimborsato in unica soluzione alla scadenza (31 dicembre 2027). La società ha corrisposto alla banca spese di istruttoria e commissioni per 20.000 Euro.

Il valore iniziale di iscrizione del debito è determinato come differenza fra il valore nominale del debito e i costi iniziali, ed è pari a 980.000 euro

Valore nominale (di rimborso) 1.000.000

‐ Costi iniziali (20.000)

= Valore iscritto in bilancio 980.000

I flussi di cassa in uscita futuri sono determinati come segue:

2018 Interessi 50.000

2019 Interessi 50.000

2020 Interessi 50.000

2021 Interessi 50.000

2022 Interessi 50.000

2023 Interessi 50.000

2024 Interessi 50.000

2025 Interessi 50.000

2026 Interessi 50.000

2027 Interessi e capitale 1.050.000

Ai fini del calcolo del tasso interno di rendimento occorre applicare la funzione TIR.COST. Il  tasso  di  rendimento  interno  è  il  tasso  di  interesse  applicato  ad  un  finanziamento caratterizzato da entrate (valori positivi) ed uscite (valori negativi) che avvengono ad intervalli regolari. Non è necessario che i flussi di cassa siano costanti, ma devono occorrere a intervalli regolari, ad esempio mensilmente o annualmente. La sintassi della formula è TIR.COST(val; [ipotesi]).

Gli argomenti della sintassi della funzione TIR.COST sono i seguenti:

  • Val:Argomento obbligatorio. È costituito dalla matrice o dal riferimento a celle che contengono i numeri di cui si desidera calcolare il tasso di rendimento interno. La matrice/riferimento deve contenere almeno un valore positivo e uno negativo. La funzione  utilizza  l’ordine  di  successione  dei  valori  per  interpretare  l’ordine  di successione dei flussi di cassa. Pertanto i valori relativi alle entrate e alle uscite devono essere immessi secondo una sequenza temporale. Se una matrice o un riferimento contengono testo, valori logici o celle vuote, tali valori verranno ignorati.
  • Ipotesi: Argomento facoltativo. È il numero che si suppone vicino al risultato di TIR.COST. Viene utilizzata una tecnica iterativa per eseguire il calcolo della funzione TIR.COST. Iniziando con ipotesi, TIR.COST applica il metodo delle iterazioni fino a quando la precisione del risultato non rientra nello 0,00001%. Se TIR.COST non riesce a trovare un risultato valido dopo 20 tentativi, verrà restituito il valore di errore #NUM!. Nella maggior parte dei casi non è necessario definire l’argomento ipotesi per calcolare TIR.COST. Se ipotesi è omessa, verrà considerata uguale a 0,1 (10%). Se TIR.COST restituisce il valore di errore #NUM! o se il risultato non si avvicina a quello previsto, occorre specificare un altro valore per ipotesi e rieseguire l’operazione.

Al termine del primo anno, dovranno essere iscritti in Conto economico interessi passivi per un importo pari al 5,262% del valore iniziale di iscrizione (980.000 euro), cioè 51.571 euro. Poiché gli interessi effettivamente dovuti sono pari a 50.000 euro, la differenza di 1.571 euro è la prima imputazione al Conto economico della differenza tra il valore iniziale (980.000 euro) e il valore di rimborso (1.000.000 euro). La contropartita è costituita dal debito. Al termine del primo anno il valore del debito esposto nello Stato patrimoniale sarà dunque pari a 981.571 euro. La scrittura contabile al 31.12.2018 sarà pertanto:

Data Conti Descrizione Dare Avere

31/12/2018 INTERESSI PASSIVI interessi di competenza 51.571

31/12/2018 BANCA X C/C pagamento interessi 50.000

31/12/2018 FINANZIAMENTI BANCARI quota differenza costo iniziale 1.571 

Al termine del secondo anno, gli interessi da iscrivere in Conto economico saranno pari al 5,262% del valore del debito all’inizio dell’anno (981.571 euro), cioè 51.653 euro. La differenza di 1.653 euro è la seconda imputazione al Conto economico della differenza tra il valore iniziale (980.000 euro) e il valore di rimborso (1.000.000 euro). Al termine del secondo anno, quindi, il valore del debito esposto nello Stato patrimoniale sarà pari a 983.224 euro. La tabella seguente riporta i valori di bilancio nei 10 esercizi di durata del prestito.

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Come risulta evidente dalle esemplificazioni numeriche, a parità di costo complessivo affluito al Conto economico in 10 anni (520.000 euro), sono differenti la ripartizione del costo nei diversi esercizi, nonché la classificazione delle voci di costo. L’introduzione del criterio del costo ammortizzato ha comportato l’eliminazione dagli schemi di Stato patrimoniale del disaggio e dell’aggio di emissione, in quanto il valore iniziale di iscrizione dei debiti ne deve comprendere l’effetto. Così, ad esempio, con riferimento a un prestito obbligazionario emesso sotto la pari, il disaggio di emissione rappresenta un costo aggiuntivo rispetto agli interessi passivi. Il prestito verrà dunque iscritto inizialmente al suo valore di emissione (pari al valore nominale al netto del disaggio) e il disaggio verrà gradualmente imputato al Conto economico secondo una logica finanziaria. La contropartita patrimoniale dell’ammortamento del disaggio è costituita dal valore del debito che si modificherà anno dopo anno.


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