Il “peso” dell’estremo
Se vi dico Nicholas Perry vi viene in mente niente? E invece Nikocavo Avocado?
Probabilmente il nome vi dirà poco, ma se lavorate con social e siete attenti al mondo dei creator forse qualcosa emergerà.
Nicholas è un noto creator statunitense con un forte focus sui video food o, più esattamente, sui mukbang, quelle challenge che spingono le persone a consumare quantità di cibo abnormi solo per intrattenere il pubblico. Una delle tante derive estreme (e pericolose) a cui stiamo assistendo da tempo e che sono sfociate spesso in situazioni al limite del drammatico (vedasi il caso The Borderline).
Nei suoi video Nicholas si mostrava estremamente sovrappeso e spesso con problemi di salute connessi a questa situazione tanto da far preoccupare molti sulla sua salute e su questo suo utilizzo del corpo a favore dei desideri (o patologie) degli utenti.
Ma la cosa più strana è che dopo 2 anni Nicholas ha realizzato un video in cui racconta che era tutto finto e si mostra con almeno 100 kg meno. Una montatura che andava avanti video dopo video realizzata solo ed esclusivamente per fare da mangiare al proprio pubblico e farlo contento.
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Ecco. Parte proprio da qui la mia riflessione: far contento il proprio pubblico. Un principio valido e che travalica i soli social. Lo scrivo spesso dell’importanza di comprendere cosa interessa e sia utile alla nostra audience e lavorarci, sfruttando questi elementi come driver per generare attenzione relazione. Il problema è che però, come spesso accade, tutto questo ci sta scappando di mano (o forse è già scappato) portando ad un approccio estremo in tal senso. Estremo appunto, proprio come i contenuti di Nicholas. Un eccesso che diventa una via preferenziale per tenere attaccati gli utenti, ma che si tramuta ben presto un circolo vizioso in cui la posta sale sempre di più, sino a giungere a livelli non solo faticosamente gestibili, ma che di comunicazione hanno ben poco, più vicini ad esperimenti sociali che campagne.
Un po’ come succedeva con i fenomeni da circo, in cui a comandare non sono più interessi, passioni, behaviour, ma la “fame” dell’estremo, la voglia di vedere fino a che punto si arriverà, andando oltre soggetto e oggetto. Una sorta di polarizzazione, proprio quella che tanto domina i social oggi, in cui solo gli estremi, appunto, diventano strade percorribili per ottenere views e ritorno. A scapito però di senso e valore spesso.
Una situazione che fa emergere diverse riflessioni, ma tra le tante credo che meritino attenzione 3 in particolare. La prima è la deformazione, totale, quasi caricaturale, della narrazione. Un’alterazione ancora più pericolosa (direi dannosa) se ragioniamo in ottica di brand. La seconda è l’assenza di attenzione e critica di chi guarda e, brutto da dire, la spesso assente capacità di discernere cosa sia reale e cosa no. Il problema è che spesso pare non interessi neanche capirlo o, addirittura, porsi la fatidica domanda. Qualcosa che stona (e che porta a riflettere) sul concetto di spontaneità che viene da anni incensato, ma che spesso, fatti alla mano, non sempre pare così core. L’ultima riflessione è che tutto questo soverchia il messaggio stesso e la sua rilevanza, in un atteggiamento più voyeuristico e morboso che funzionale e che spesso non lascia sul piatto valore reale, valore da spendere anche in futuro.
Mi resta solo una domanda: vogliamo davvero che a trainare il tutto sia la cieca rincorsa del trend o della polarizzazione? Un’accontentarsi di risultati (?!?) che guardano a pochi minuti data la natura effimera degli stessi e che ci costringe, come scrivevo mesi fa, a una strategia che va di add-on in add-on, aggiungendo layer basati appunto su cosa “tira” oggi l’attenzione e che, però, ci espone a tutti i rischi (e limiti) del caso, trasformando strategia e investimenti in una sorta di rincorsa continua, dispendiosa e assolutamente poco funzionale. Non si vive di sole challenge o di real time marketing come dico spesso…. almeno io non voglio.
Digital Social Media and Innovation manager. Former WPP, Sprinklr, Tbwa, Ey. Automotive and tech passionate
4 mesiesperimento sociale non indifferente quello di Nikocado Avocado. Con annesse teorie del complotto
Freelance Strategic Innovation Consultant
4 mesiQuesto pezzo sembra quasi l'output perfetto di uno strumento di AI! Forse una nota a piè di pagina per ringraziare il tuo co-autore digitale sarebbe appropriata? Tra di noi... pssst... non dirlo a nessuno: il mio commento era solo una battuta giocosa, non sto dicendo che sia davvero così... Ma sì, come sempre, ci saranno sicuramente uomini, i veri re dei commenti, con tantissime risposte, che si prendono molto sul serio e non sanno accettare una battuta. Con i loro piedi lunghi e il loro ego esagerato, diranno sicuramente che lo faccio solo per aumentare la mia visibilità come 'commentatore'. E sai che c’è? Hanno proprio ragione! Ben visto. Ho solo tre contributi! 😄 Sì, proprio un influencer in erba qui!