ll Cambio Di Ruolo Come Fattore Predittivo e Causa di Ansia, Depressione e Disturbi Alimentari


Dott. Paolo Squillante, Psicologo-Psicoterapeuta

Tutti noi nella nostra vita abbiamo dei ruoli che gli altri ci impongono, o che la società ci affibbia: mi riferisco all'essere figlio, madre, moglie, padre e via dicendo, ma spesso questi ruoli non si addicono alla nostra persona, ma anzi sono totalmente opposti. Spesso capita che le persone stesse scelgono un ruolo che non gli appartiene spinte da motivazioni inconsce, illogiche e solo emotive.

Questi ruoli sono assolutamente dannosi per la psiche della persona, tanto che spesso generano disturbi a volte molto gravi, come Ansia, Depressione e Disturbi Alimentari. Nella mia esperienza di psicoterapeuta mi sono accorto che lavorando su questo e facendo prendere coscienza che tali ruoli devono essere abbandonati le persone stanno decisamente meglio.

Per capirci vi farò alcuni esempi di soggetti che si sono rivolti a me per avere un aiuto.

Carol, era una ragazza di 25 anni, con un buon lavoro e una laurea conseguita con il massimo dei voti. Tuttavia questa ragazza giunse da me in quanto affermava di avere un tono dell’umore molto depresso che la spingeva a mangiare in modo compulsivo. La madre della ragazza venne a mancare quando la stessa aveva circa 15 anni, da allora si è occupata dei suoi fratelli più piccoli, della gestione della casa ed ovviamente del padre, tanto da arrivare a dormire nello stesso letto con l’uomo. In poche parole da subito ha sostituito la madre, diventando ella stessa madre e moglie. Questo ha avuto anche delle ripercussioni sulla famiglia, in quanto il padre non è riuscito più a mantenere una relazione stabile con un’altra donna ed i fratelli la trattavano male, spesso anche in modo aggressivo.

Questo cambio di ruolo in Carol è stato oltre modo dannoso, spingendola, soprattutto la notte, momento in cui morì la madre, ad alzarsi ed a divorare quasi tutto quello che la dispensa in cucina aveva da offrirle. Il nostro lavoro è stato lungo è tortuoso in quanto nel caso specifico della ragazza non furono gli altri, come verrebbe da pensare, ad affidargli tale ruolo, non fu il padre che gli chiese di occuparsi dei fratelli, anzi lui aveva fin da subito preso una persona di fiducia che si occupasse di loro e della casa: fu Carol ad assumersi questo ruolo, mandando via la donna e facendosi carico di tutto. La motivazione era semplice, lei era capace di mandare avanti la casa come la madre aveva fatto in passato. Una volta presa consapevolezza del cambio di ruolo e riappropriandosi di quello di figlia e non di moglie e madre, una volta superate le resistenze inconsce, Carol ha perso diversi chili, è tornata a dormire nella sua camera e tra pochi mesi si sposerà con un uomo. Anche il resto della sua famiglia ha giovato di tale cambiamento tanto che il padre si è riaccompagnato con una donna ed i fratelli sono più sereni e meno rabbiosi nei confronti di Carol.

Tuttavia spesso il cambio di ruolo ci viene imposto dall’altro e non da noi stessi. Questo è il caso di Marco.

Marco ha 43 anni, un lavoro precario, vive con la madre ed il fratello. Il padre venne a mancare circa 13 anni fa per una grave malattia e già durante il periodo di convalescenza dell’uomo Marco lo aveva sostituito in tutto. In questo caso fu la madre ad affibbiargli quel ruolo, chiedendo, non in modo esplicito, di occuparsi della famiglia come il padre aveva fatto fino a quel momento. Marco andava a pagare i bollettini alla posta, dava la ‘paghetta al fratello’ e lo puniva se non faceva il bravo o andava male a scuola. Accompagnava la madre a fare la spesa oppure la portava in vari posti, come visite mediche o giri familiari, tutte mansioni che fino a pochi mesi prima appartavano solo e soltanto al padre. Marco si è rivolto a me in quanto soffre di una disturbo d’Ansia Generalizzato che non lo fa vivere bene, ma gli invalida la vita costringendolo a chiudersi sempre più in se stesso ed a trattare male gli altri, soprattutto la madre.

Anche in Marco il cambio di ruolo, da figlio a padre, è stato dannoso. Il lavoro svolto insieme a lui nella stanza di psicoterapia è stato leggermente più facile di quello svolto con Carol, in quanto l’uomo non aveva scelto consapevolmente o inconsapevolmente di diventare altro, bensì gli era stato affibbiato dalla madre. Certamente lui, spinto dalla situazione e dalla necessità, aveva accettato. Del resto non poteva andarsene via di casa in quanto il lavoro molto precario non gli consentiva neppure di prendere una stanza in affitto, e di conseguenza il cambio di ruolo era stato coadiuvato dalla necessità della madre di avere un uomo al proprio fianco e da Marco stesso che non poteva svincolarsi in alcun modo. Una volta presa consapevolezza che lui non era il padre, ma era soltanto il figlio ed il fratello, Marco ha iniziato a vivere. Ha deciso di cercare un nuovo lavoro, che ha ancora non ha trovato, e di stabilirsi con una amico presso una abitazione, rendendosi conto che la sua situazione economica era solo una scusa per mantenere tale ruolo. Lui continua ad aiutare la madre in alcune faccende, ma adesso è consapevole di essere il figlio e di doversi comportare in modo diverso.

Il cambio di ruolo tuttavia, in alcuni casi, sembra essere una scelta consapevole della persona, ma è anche in questo caso molto dannoso, non solo per il soggetto stesso ma anche per chi gli sta intorno.

Luca ha 41 anni, di recente è andato a convivere con una donna la quale ha un figlio avuto da una precedente relazione. In questo caso, Luca, ha iniziato a prendersi cura del bambino come se fosse il padre biologico. In un primo momento questo sembrerebbe opportuno e del tutto giustificabile, ma solo se non si considera il fatto che il piccolo ha già un padre e che nonostante la separazione si prede cura di lui. La madre non ha impedito in alcun modo questo cambio di ruolo, anzi l’ha agevolato poiché non può sopportare il padre biologico. Luca oggi è depresso, si è allontanato da tutti e si è chiuso in se stesso. Dorme male la notte ed è iper-protettivo verso il bambino. Anche il piccolo ha subito delle conseguenze dannose dal cambio di ruolo, infatti, dai racconti di Luca, egli è nervoso, va molto male a scuola, non ha amichetti, e le maestre delle elementari lamentano un comportamento violento ed irrispettoso verso tutti: comportamento che fino a qualche mese prima non aveva.

Luca ha deciso, spinto dall’affetto verso il bambino, di diventarne il padre e spesso giustifica questa scelta affermando che i padri adottivi sviluppano lo stesso legame con i loro figli. Questo è vero, un padre adottivo arriva a volere bene al figlio esattamente come un padre biologico, ma quest’ultimo non deve allontanare consapevolmente l’altra figura genitoriale, in quanto la stessa è andata via, abbandonando il neonato. Luca ha cambiato ruolo è sta soffrendo, certo è stata una sua scelta, ma si sta facendo del male e lo sta facendo anche al bambino. Ad oggi Luca, consapevole di aver assunto un ruolo che non gli spetta, sta un po’ meglio, sta cercando di far riallacciare i rapporti tra il figlio ed il padre, ha cambiato atteggiamento verso la compagna iniziando con lei una relazione più sana e matura e con la stessa sta cercando di avere un figlio suo.

I cambi di ruolo ci sono e ci saranno sempre, basti pensare ad un uomo che si sposa ed a cui gli nasce un figlio: egli di conseguenza deve assumersi il ruolo di marito e di padre. Ma questi sono cambi sani, che prevedono una crescita personale e psichica. I cambi di ruolo dannosi sono quelli che non ci permettono una evoluzione, che non ci appartengono, come nei casi sopra citati.

Dott. Paolo Squillante

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